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3. L’opera

3.4 Il primo atto: Jason in Colchis

3.4.7 Il conflitto interiore di Medea

Dopo l’uscita di scena di Giasone, si assiste ad un dialogo tra Medea e il coro. La giovane chiede a quest’ultimo se abbia preso la decisione giusta a fidanzarsi con il capo degli Argonauti, in contrasto con il volere del padre. Come nei testi classici, Medea è divisa tra l’amore per lo straniero e il rispetto per la sua famiglia. I tre monologhi che scandiscono il travaglio emotivo di Medea nelle Argonautiche sono animati dalla contrapposizione di due pulsioni antitetiche, ossia il “desiderio” (Ap. Arg., III, v. 653), che la spinge a riconoscere l’amore per Giasone, e la “vergogna” (Ap. Arg., III, v. 652), che la vincola al rispetto dei legami familiari. Per uscire dall’impasse e risolversi all’azione, Medea ha bisogno dell’alibi della sorella Calciope, che la supplica di aiutare lo straniero e salvare così i figli dalla furia di Eeta90. Nelle

Metamorfosi, il conflitto tra “parens” (Ov. Met., VII, v. 38) e “advena” (Ov. Met., VII, v. 39) è governato da due facoltà mentali contrapposte, la ratio, intesa come il raziocinio, la capacità di riconoscere il giusto e, per questo, schierarsi a difesa della propria famiglia e il furor, la passione che la conduce verso lo straniero. Nell’extravaganza di Planché, la protagonista si abbandona alla medesima riflessione, ma soltanto dopo aver preso le parti di Giasone e, così posticipato, il suo conflitto interiore perde la tradizionale potenza drammatica.

Il coro, che dovrebbe assolvere alla funzione di confidente illustrata nel prologo, non riesce ad articolare una risposta, interrotto in ciascuno dei suoi tentativi di prendere la parola da una Medea estremamente loquace. Quello che dovrebbe essere un dialogo tra due interlocutori si trasforma, così, in un monologo di Medea, generando un effetto comico assoluto. La giovane prevede che il coro le chiederà come ha intenzione di annientare il drago e, pertanto, illustra il suo piano. Ella afferma che il drago “sleeps with one eye open” (GoldF, p. 22), elemento mutuato sia dal poema di Apollonio che ne ricorda “gli occhi insonni” (Ap. Arg., IV, v. 127), sia dalle Metamorfosi di Ovidio, dove esso è definito “pervigil” (Ov. Met., VII, v. 149). Originale, invece, è il punto debole del guardiano del vello: esso indulge nell’alcol e, nello specifico, “He's

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partial to an ardent spirit, known / By several names, and worshipped under all” (GoldF, p. 22). Il drago ama bere soprattutto gin, designato con i nomi di “Cupid's eye water”, “White Satin” e “Blue Ruin” (GoldF, p. 22)91. Nell’attribuire un vizio tutto

umano ad una creatura mitologica, Planché non solo ridimensiona ironicamente il pericolo che esso rappresenta, ma si riferisce all’eccessivo consumo della bevanda alcolica, all’apice della popolarità nella Gran Bretagna del diciottesimo secolo92.

Medea ricorda, poi, come la bevanda venga utilizzata nel gioco “snap-dragon” (GoldF, p. 22), in cui i partecipanti devono recuperare dei chicchi di uva passa immersi nel liquore incendiato93. Si tratta di un passatempo giovanile contemporaneo, che

contribuisce a situare i personaggi della letteratura classica in un contesto più familiare per gli spettatori ottocenteschi.

Dopo questa premessa, Medea giunge a rivelare il suo disegno: ella intingerà un ramo di ginepro, le cui bacche aromatizzano la bevanda prediletta del drago, in un potente sonnifero che provocherà uno stato di coma e poi la morte. In seguito, la protagonista potrà “fly to Thessaly, ‘as slick as grease’” (GoldF, p. 22). L’allitterazione della fricativa alveolare [s] enfatizza il significato della frase proverbiale, che comunica come il viaggio di Medea verso la Grecia sia privo di ostacoli o complicazioni e, allo stesso tempo, rimanda al suono sibilante emesso dal drago94.

Il coro e Medea intonano un duetto, intitolato genericamente French Air95. Gli

interventi del coro sono ironicamente ridotti ad esclamazioni del tipo “Oh!”, “Ah!”,

91 “eye-water” (1b), OED Online, “slang. Any of various kinds of strong alcoholic drink; esp. gin. Also

with modifying word, as Cupid's eye-water, Paddy's eye-water, devil's eye-water, etc. Now chiefly hist”. “satin” (4), OED Online, “slang. Gin. Also white satin”. “blue”, OED Online, “blue ruin n. slang (now arch.) gin (or occas. some other spirit), esp. of poor quality”.

92 Il gin gode di una diffusione tale che la critica parla di una vera e propria gin craze, arrestata

grazie ad una serie di leggi volte a regolamentarne la produzione e la vendita. Cfr. T. Brennan, Recensione di Craze: Gin and Debauchery in an Age of Reason by Jessica Warner, Journal of Social

History, XXXVII: 3 (Spring 2004), pp. 774-776.

93 “snapdragon” (4), OED Online, “A game or amusement (usually held at Christmas) consisting of

snatching raisins out of a bowl or dish of burning brandy or other spirit and eating them whilst alight; a bowl or quantity of the liquor, etc., used in this game”.

94 Esistono varie tipologie di aria francese: l’air à chanter designa un brano operistico strumentale

che prende il nome di air de mouvement se accompagnato da danze; l’air de cour è un componimento di carattere serio, che si contrappone alla leggerezza dell’air à boire. Cfr. “Air”, D. M. Randel, The Harvard Dictionary of Music, Cambridge, Harvard University Press 2003, p. 29.

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“Eh?” (GoldF, p. 22), mentre la giovane si congeda, per recarsi ad invocare “my magic ma” (GoldF, p. 22). L’autore fa riferimento alla genealogia tracciata da Diodoro Siculo, secondo cui Medea sarebbe figlia della dea Ecate.

La protagonista termina il canto rinnovando il sentimento di amore che la lega a Giasone, così forte da farle pronunciare “With the only Greek I know […] ‘Zoe mou sas agapo’” (GoldF, p. 23). Come già Eeta aveva affermato durante il primo incontro con Giasone, anche Medea sostiene di non conoscere la lingua greca. Ella riesce, però, a pronunciare una frase tratta da Maid of Athens, Ere we Part, una poesia scritta nel 1810 da Lord Byron96. Essa è concepita come una dichiarazione d’amore fatta

dall’io poetico ad una giovane donna conosciuta in Grecia, dalla quale sta per separarsi. Il verso “Ζωή μου, σᾶς ἀγαπῶ”97 è utilizzato, come una sorta di ritornello,

alla fine di ciascuna strofa. Nell’extravaganza di Planché, Medea sfrutta la medesima dichiarazione nel momento in cui sta per iniziare la sua vita assieme a Giasone.