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2. L’autore

2.3 Il rapporto con le fonti nelle extravaganza e nella traduzione delle fiabe

Con le fonti che ispirano la composizione delle extravaganza, James Robinson Planché intrattiene un rapporto che sembra caratterizzato dalla volontà di preservare i testi originali93. Sulla base delle osservazioni presenti nelle prefazioni alle sue opere,

è possibile ricostruire il processo di rielaborazione svolto dall’autore. Planché si concentra su tre elementi distinti: la trama, l’aspetto formale e le lezioni morali che si evincono dalle storie.

La prefazione a Telemachus, quinta extravaganza di argomento classico, si rivela illuminante in merito al trattamento della trama:

At the time of its production Fénelon charming “Roman”, either in the original French or its English translation, was in the hands of every school boy or girl in the United Kingdom. In this instance as in every dramatisation of a popular subject that I have been concerned in, the well-known plot was invariably preserved with the most reverential fidelity, whatever liberties might be taken with the details; and from the first line of the piece […] to the last […] the familiar English version was as closely parodied as possible94.

Concepita come parodia di Les aventures de Télémaque di Fénelon, l’opera mostra, secondo Planché, un profondo rispetto del romanzo originale, dal momento che lo sviluppo della storia viene mantenuto inalterato e ammette soltanto cambiamenti nei dettagli. In realtà, ciò che l’autore asserisce va ben oltre la rappresentazione del Telemachus: l’adozione di una “reverential fidelity” nei confronti delle fonti sembra

91 Ivi, Vol. I, p. 14. 92 Ibidem.

93 “[…] Planché seems to have nurtured a genuine seriousness of purpose throughout his working

life. At its simplest it is evident even in his attitude to source material. He persistently congratulates himself on fidelity to his originals […]”. Cfr. D. Roy, “Introduction”, cit. p. 23.

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costituire un vero e proprio modus operandi che accompagna la stesura dell’intero corpus di extravaganza95.

La trasposizione degli elementi formali è invece analizzata nella prefazione a Riquet with the Tuft96, un adattamento della féerie francese Riquet à la Houppe. Planché

afferma, in questo caso, di averne letteralmente tradotto il testo in lingua inglese. Di conseguenza, non solo lo sviluppo delle vicende riecheggia quello dell’opera originale, ma si mantiene anche “so far as the idioms of the two languages would permit, […] the poetry, grace, piquancy of the dialogues” 97.

Infine, nella prefazione al testo di The Discreet Princess, Planché illustra le motivazioni che lo spingono a preservare gli insegnamenti ricavati dalle fiabe:

Regardless of the opinion of the few self-constituted judges who contended that a moral was out of place in an extravaganza, and had evidently overlooked the fact that there is no popular fairy tale without one, I most contumaciously persisted in my error, and on the present occasion, actually selected a subject which had two98.

Dato che ogni fiaba possiede una morale, è inevitabile riproporla sulle scene, sebbene essa sia considerata inappropriata al contesto dell’extravaganza. Planché sceglie quindi di dotare le sue opere di una lezione da impartire al pubblico, che si inserisce tra le note della musica, le danze e i richiami intertestuali.

C’è tuttavia un’eccezione che limita il principio di fedeltà professato dall’autore: la necessità di un lieto fine può condurre le extravaganza di Planché in una direzione del tutto diversa rispetto alle storie originali99. Ad esempio, nel caso in cui la morale

si riveli troppo melanconica, è possibile modificarla con un happy ending alternativo e più tradizionale100. È questo il caso di The Yellow Dwarf, una fairy extravaganza che

95 MacMillan sostiene che l’atteggiamento reverenziale nei confronti delle fonti, distingua

nettamente la produzione di Planché da quella dei suoi predecessori e contemporanei Cfr. D. MacMillan, op. cit. p. 342.

96 T. F. Dillon Crocker and S. Tucker (eds), The Extravaganzas of J. R. Planché, Vol. I, cit. pp. 207-

212.

97 Ivi, p. 208. 98 Ivi, Vol. V, p. 103.

99 In riferimento ad Olympic Revels: “there is not an anachronism in the plot […], or a deviation

from the usual story until the ending, which necessarily must be made ‘happy’”. Cfr. D. MacMillan,

op. cit. p. 342.

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si ispira ad una fiaba scritta da Madame d’Aulnoy. Nella versione originale, i giovani amanti muoiono e vengono trasformati in palme, mentre Planché decide rappresentare la morte apparente dei due protagonisti che, dopo la metamorfosi, riappaiono sulla scena101. Se Planché sancisce che “No drama, however interesting or

well acted, can survive, if the curtains fall on a ‘lame and impotent conclusion’”102, si

comprende la sua volontà di elaborare conclusioni che si imprimano nella mente degli spettatori. Per raggiungere tale scopo, sembra necessario ricercare un equilibrio tra la fedeltà ai modelli del passato e le necessità del pubblico a lui contemporaneo. La volontà di accostarsi fedelmente alle fonti è presente non solo nelle opere drammatiche, ma anche nelle traduzioni delle fiabe francesi103. Nel 1855, Planché

pubblica the Fairy Tales of Madame d’Aulnoy e nel 1858 Four-and-Twenty Fairy Tales Selected from Those of Perrault and Other Writers, con l’intento di infondere nuovo respiro ad un genere trascurato e mutilato, sia in senso quantitativo che qualitativo. L’autore presenta, infatti, per la prima volta i testi nella loro interezza e, allo stesso tempo, cerca di discostarsi dalle versioni di quei traduttori inglesi che ne hanno svilito il valore sino a ridurle al rango di mere “nursery tales”104. La riabilitazione del genere

può essere attuata tramite la piena rivalutazione dei testi originali: Planché correda le fiabe da cenni biografici e notizie di interesse storico o di costume, cercando di ricreare il contesto che ha visto la loro prima stesura e diffusione105. Nelle memorie

di Planché leggiamo la genuina devozione che accompagna l’autore nella ricerca della prima edizione delle fiabe di Perrault, ossia Les Contes de ma Mère l’Oie, in una serie di biblioteche francesi ed inglesi. Vi leggiamo anche la cura nella documentazione, che passa attraverso l’attenta lettura della rivista Le Mercure Galant, da cui si ricavano curiosità ed informazioni a completamento del panorama critico106. La

metodologia di lavoro che Planché giunge a maturare può essere definita filologica,

101 Ibidem.

102 J. R. Planché, The Recollections and Reflections of J. R. Planché: A Professional Autobiography,

Vol. I, cit. p. 222.

103 D. Roy, “Introduction”, cit. pp. 23-24.

104 J. R. Planché, The Recollections and Reflections of J. R. Planché: A Professional Autobiography,

Vol. II, cit. p. 160.

105 P. Buczkowski, op. cit. p. 44. 106 Ivi, p. 161.

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sebbene essa non sia derivata dall’istruzione ricevuta in giovane età ma sviluppata in piena autonomia. Non solo, quindi, un’assoluta volontà di mostrarsi fedele alla fonti, ma anche l’impegno teso alla ricerca accurata si aggiunge come tessera al mosaico che compone la personalità dell’autore.