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3. L’opera

3.5 Il secondo atto: Medea in Corinth

3.5.4 Il dialogo tra Medea e Giasone

Dopo l’uscita di Creonte, Medea inneggia alla vendetta con le parole “Now for revenge!” (GoldF, p. 33) e annuncia l’entrata in scena di Giasone, chiedendosi “I wonder he can dare to look my face on” (GoldF, p. 33), interrogativo che fa eco all’impudenza dell’eroe che, nella tragedia euripidea, osa “guardar[la] in faccia” (Eur. Med., v. 470).

In conformità ai testi della tradizione, Giasone è il primo a prendere la parola per rimproverare Medea non solo di averlo ricoperto d’infamia, ma anche di aver calunniato la famiglia reale. Come nel testo di Euripide, in cui Giasone ritiene che Medea non si sia “piegata al volere dei più forti […] per i tuoi discorsi folli” (Eur. Med., vv. 449-450), le diffamazioni dell’eroina vengono considerate responsabili dell’esilio.

145 Per il testo della canzone di Kane O’Hara si veda K. O’Hara, Midas; an English burletta, London,

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Nell’extravaganza, Giasone accenna anche a “Your foolish jealousy has wrecked you quite” (GoldF, p. 33), la stessa gelosia che “morde” la Medea di Euripide (Eur. Med., v. 568). Inoltre, l’utilizzo del verbo ‘to wreck’ rimanda all’immaginario marino largamente utilizzato dall’autore classico, che enfatizza come le sciagure di Medea siano connesse alla spedizione degli Argonauti146.

In risposta, la protagonista stila l’elenco topico di tutte le azioni compiute per salvare “thy honour and thy life” (GoldF, p. 33): ella rammenta l’aiuto concesso nell’affrontare i tori; il fatto di essersi sostituita agli Argonauti nella conquista del vello; di aver ucciso il drago147; di aver represso l’amore filiale fuggendo dalla sua

patria e, infine, di aver tollerato e sofferto la morte del fratello.

Medea termina il suo intervento definendo Giasone “Ungrateful Greek, false, flirting, perjured” (GoldF, p. 33), termini che ricordano la viltà e l’infamia a lui tradizionalmente attribuite148. La protagonista riconduce i peccati dell’eroe alla sua

nazionalità, rovesciando così la prospettiva della tradizionale dicotomia grecità- barbarie: la grecità, lungi dall’essere sinonimo di civiltà, diventa ricettacolo di vizi e disvalori. Medea aggiunge che “The earth there lives no mortal wretch so base on” (GoldF, p. 33), a sottolineare la bassezza di Giasone che, come nella tragedia di Euripide, è “il più odioso a me, agli dei e a tutto il genere umano” (Eur. Med., v. 468). Come in Euripide, l’eroe sminuisce il contributo apportato da Medea nella conquista del vello d’oro, riferendosi al suo aiuto come a “some few hobbles” (GoldF, p. 33), e si dice esausto delle continue liti domestiche149. Si assiste, in questo momento, ad

una marcata modernizzazione: la tradizionale separazione dei due coniugi diventa un divorzio contemporaneo, per il quale sono necessarie delle pratiche che Giasone

146 La tragedia di Euripide è disseminata di metafore marine, come l’“approdo” che Medea cerca

di fronte alle sue sciagure o l’affermazione di Giasone “Devo […] come un bravo timoniere, ammainare le vele per sfuggire alla tempesta della tua lingua”. Euripide, Medea, vv. 258, 522-525.

147 Nelle parole dell’eroina, il destino del drago è definito più crudele di “any dragon fête at Hyde

Park Corner” (GoldF, p. 33). In una nota al testo, Planché esplicita il riferimento ad un’esposizione di prodotti cinesi tenutasi a Hyde Park tra il 1841 e il 1843. L’autore scrive, infatti, “This fête was held in the Chinese Exhibition, to which reference has been made in ‘The Drama at Home’” (GoldF, p. 33).

148 In Euripide, Medea si scaglia contro Giasone con le parole “Infame! Non trovo parola peggiore

per definire la tua viltà” (Medea, vv. 465-466).

149 In Euripide, Giasone sostiene: “Esageri i tuoi meriti: io credo che per la mia impresa devo la

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asserisce di aver avviato, su consiglio di un avvocato. Se Medea le firmerà con condiscendenza, Giasone sostiene di poter “settle something handsome on the boys” (GoldF, p. 34): un contributo al sostentamento dei due giovani da parte del padre, sino ad ora dipinto come totalmente assente e disinteressato, sembra costituire una merce di scambio, con cui comprare l’assenso di Medea alla separazione. In maniera simile, nella tragedia di Euripide, Giasone si dice pronto a provvedere alle necessità dei bambini, dopo il raggiungimento di un accordo pacifico con la madre (Eur. Med., v. 926).

Medea, a sentir menzionare i figli, finge di accettare con rassegnazione la decisione di Giasone, decretando: “Well, when folks can't agree, 'tis best to part” (GoldF, p. 34). Inizia, in questo momento, la scena che ritrae la falsa riconciliazione dei protagonisti che, se nell’opera di Euripide è affidata ad un secondo dialogo, nella tragedia di Seneca è condensata nel primo scambio tra i personaggi. Planché sembra seguire, dunque, questa seconda struttura.

La protagonista dichiara con falsa arrendevolezza: “Be mine the punishment, as mine the sin is / Why should it fall upon the piccaninies?” (GoldF, p. 34), formulando la richiesta di risparmiare i figli dall’esilio. ‘Piccaninies’150 è un sostantivo posto a

designare i figli della coppia, originario del pidgin portoghese e, forse, segnale della barbarie di Medea.

Giasone replica: “A la bonne heure now, madam, you talk sense” (GoldF, p. 34): ingannato dal tono conciliatorio di Medea, egli la definisce ragionevole, esattamente come l’eroe euripideo la chiama “donna saggia” (Eur. Med., v. 913). La saggezza che Giasone erroneamente attribuisce a Medea non è la sophia, bensì la sophrosyne, concepita come temperanza, ricerca del senso della misura, moderazione nelle passioni. L’espressione francese ‘à la bonne heure’ costituisce un esempio di pun, dal momento che può essere sostituita con il semi-omofono ‘all upon her’, che sottolinea il ricadere della colpa interamente su Medea.

150 Il termine può designare, genericamente, i bambini (“piccaninny” (2), OED Online, “any small

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Giasone pronuncia il nome di Glauce, ma viene interrotto da Medea, che ritiene di aver udito la figlia di Creonte affermare “If your wife bores you, beat her” (GoldF, p. 34). L’eroe la smentisce con un gioco di parole, secondo cui “You quite mistook her the reverse meant she / Beta, in Greek, you know, is ‘Letter B’” (GoldF, p. 34). Egli rileva la scarsa comprensione che Medea, proveniente dalla Colchide, ha della lingua greca e, al contempo, realizza un pun con l’espressione ‘letter b’, effettivamente corrispondente alla lettera beta dell’alfabeto greco, ma anche sostituibile con ‘let her be’. In questa seconda interpretazione, Glauce parrebbe aver suggerito a Giasone di non curarsi di Medea.

L’eroina, per dimostrare la sincerità del pentimento, si dice disposta ad omaggiare Glauce con “Some relics of my former rank and station” (GoldF, p. 34). Come nella tragedia di Euripide, in cui ella regala “gli ornamenti che un tempo il padre di mio padre, il Sole, donò ai suoi discendenti” (Eur. Med., vv. 944-945), Medea accenna alla nobiltà del suo lignaggio. Ella elenca, quindi, i doni che presenterà a Glauce:

The splendid polka, richly bordered o'er, Which at our last grand fancy ball I wore, And a galvanic ring, of virtue rare,

From all rheumatic pains to guard the fair (GoldF, p. 34)!

Nell’opera di Euripide, i doni di Medea corrispondono ad “un peplo sottile e una corona d’oro” (Eur. Med., v. 949), mentre nella versione di Seneca essi sono un mantello, una collana ed un diadema (Sen. Med., vv. 570-574). Planché prevede, invece, che si tratti di una giacca alla moda del diciannovesimo secolo, indossata da Medea in occasione di un ballo, e di un anello dai poteri lenitivi per i dolori reumatici. Quest’ultimo è definito ‘galvanic’, aggettivo entrato in uso a partire dalle scoperte dello scienziato Luigi Galvani nel campo dell’elettricità.151

151 Nell’Ottocento, è attestata l’esistenza della ‘galvanic belt’, una cintura dagli effetti terapeutici.

Planché sembra trasferire, quindi, le proprietà di questo congegno ad un anello. Si veda, a tal proposito, “galvanic” (a), OED Online, “Of, pertaining to, or produced by galvinism. galvanic battery, an apparatus constructed for the production of galvanic electricity. galvanic belt, a belt containing a galvanic apparatus to be worn round the body for therapeutic purposes”.

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Giasone, come in Euripide152, manifesta il suo disaccordo e, in maniera originale,

suggerisce a Medea di impegnare gli oggetti preziosi per ricavarne denaro contante. Se nella fonte l’eroe le offre dei soldi, nell’extravaganza egli la indirizza ad un “uncle” (GoldF, p. 34), termine gergale che designa il prestatore su pegno. Medea rifiuta il suggerimento, determinata a consegnare i doni a Glauce perché essi possano evitare di “made the spoil of three” (GoldF, p. 34), cioè di portare alla rovina lei stessa e i suoi due figli. La funzione esercitata dai doni nella tragedia euripidea è di natura affine, poiché essi sono destinati a fare appello alla bontà di Glauce affinché “i figli non vadano in esilio” (Eur. Med., v. 943).

I due protagonisti, apparentemente, “part in peace” (GoldF, p. 34) e Giasone si dice talmente spossato dal confronto con la donna da soffrire i “vapours” (GoldF, p. 34): il riferimento è a un disordine psichico, attestato specialmente nel diciottesimo secolo, caratterizzato da svenimenti, tremori e sintomi corrispondenti a quelli di depressione o isteria, generalmente associato al sesso femminile153.

Nell’extravaganza, il disturbo è ironicamente attribuito a Giasone, il cui ritratto è quello di un eroe emotivamente instabile.

In a parte, Medea svela il suo progetto di vendetta in maniera ancora generica e indefinita: “I'll burn the writings, cut off thro' the sky, / And leave them all in their own Greece to fry” (GoldF, p. 35). Tuttavia, tale formulazione contiene degli indizi che fanno presagire la natura della pena che ella infliggerà a Giasone. Ad esempio, l’uso del verbo ‘burn’ rimanda al fuoco che non brucerà solo le carte del divorzio, ma anche il sovrano e sua figlia, lasciati letteralmente a ‘friggere’ nella loro terra. La protagonista dichiara poi che solcherà il cielo, accennando alla sua via di fuga.

152 Nell’opera di Euripide, Giasone manifesta il suo disaccordo affermando: “Ma perché te ne privi?

È una follia!” Euripide, Medea, v. 959.

153 “vapour” (3b), OED Online, “A morbid condition supposed to be caused by the presence of such

exhalations; depression of spirits, hypochondria, hysteria, or other nervous disorder. Now arch. (Common c1665–1750.)”.

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