3. L’opera
3.3 L’elenco dei personaggi e l’Argument
Dopo aver indicato la fonte di riferimento per ciascuno dei due atti che compongono The Golden Fleece, in Dramatis Personae, Planché elenca i personaggi e gli attori seguendo l’ordine della loro apparizione sul palcoscenico. Al nome dei protagonisti, l’autore affianca una breve frase che sintetizza i tratti distintivi della loro personalità o la funzione ricoperta nella della storia. Nel primo atto, compaiono il re della Colchide Eeta, “possessor of the original Golden fleece” (GoldF, p. 9) e interpretato da James Bland; Giasone, comandante della nave Argo e figlio di Esone, lo spodestato re di Iolco, il cui ruolo è affidato all’attrice Priscilla Horton; il capitano delle guardie reali; Medea, portata sulle scene da Madame Vestris e definita una “enchanting figure” (GoldF, p. 9). L’aggettivo ‘enchanting’26, evidenziato grazie all’utilizzo del
corsivo, ha una doppia valenza, poiché da un lato esso rimanda ai poteri magici di Medea, dall’altro al suo fascino ammaliatore.
Infine, Planché presenta gli Argonauti, ossia l’equipaggio della nave Argo, interpretato “[b]y a number of Young Persons under Fifty” (GoldF, p. 9). Evidenziando con il corsivo le parole ‘number’ e ‘Fifty’, Planché richiama l’attenzione sul numero dei partecipanti alla spedizione in Colchide. Nelle Argonautiche, Apollonio stila un elenco che comprende cinquantaquattro eroi, lo stesso numero compone l’equipaggio descritto da Diodoro Siculo nella Biblioteca Storica, mentre nella Biblioteca di Apollodoro si contano quarantacinque Argonauti. Essendo verosimilmente a conoscenza della minima discordanza delle fonti sopracitate grazie
26 Per la definizione del termine si veda “enchanting” (1), OED Online, “That enchants or lays under
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al dizionario mitologico di Lemprière27, Planché ironizza sulla diatriba, optando per
un numero di partecipanti indeterminato che, aggirandosi attorno a cinquanta, si accorda perfettamente con tali cataloghi.
Nel secondo atto di The Golden Fleece, il primo personaggio che entra in scena è Creonte, interpretato da James Bland. Planché introduce poi il personaggio di Giasone, mettendo in rilievo la sua condizione di uomo “married but not settled, exceedingly classical, but very far from correct” (GoldF, p. 10). Egli è sposato ma insoddisfatto della vita coniugale, legato ai valori dell’epoca classica e, ciononostante, scorretto nei suoi comportamenti28. Medea viene descritta come “Jason’s lawfully
wedded Wife and mother of two fine boys” (GoldF, p. 10). La frase di presentazione che accompagna il nome della protagonista evidenzia il cambiamento dal primo al secondo atto e lo spostamento dalla Colchide alla Grecia: da maga incantatrice, Medea veste i panni di moglie legittima e madre. L’enfasi sulla condotta impropria di Giasone e sulla legalità del matrimonio introduce il punto di vista di Planché, che sembra alleggerire Medea del fardello della colpa: i crimini, che segnano in maniera tragica il destino della famiglia, non sono imputabili solo alla sua furia vendicatrice, ma egualmente determinati dall’agire sconsiderato di Giasone.
I due figli della coppia portano i nomi di Mermero e Fere, sebbene nell’opera di Euripide essi siano anonimi29. L’autore apprende questo dettaglio dalla lettura del
dizionario mitologico di Lemprière, che ricorda come sia Pausania a citare i nomi dei giovani all’interno della sua Guida alla Grecia30. I “two fine boys, both likely to do
well, which is more than can be said of their parents” (GoldF, p. 10) si distinguono, secondo Planché, dall’irragionevolezza di entrambi i genitori31.
27 “The number of the Argonauts is not exactly known. Apollodorus and Diodorus say that they
were 54. Tzetzes admits the number of 50, but Apollodorus mentions only 45”. Cfr. “Argonauts” in J. Lemprière, Classical Dictionary. Lemprière non riporta l’elenco di Argonauti stilato da Pindaro nella Pitica IV, che comprende una decina di partecipanti.
28 Per la definizione di “settled”, si veda “settled” (8), OED Online, “Of a person: Established in life,
esp. by marriage; brought into a regular way of life”.
29 Nella tragedia di Seneca, i figli di Giasone e Medea non compaiono neanche tra i personaggi. 30 “Mermeros” e “Pheres” in J. Lemprière, Classical Dictionary. Si precisa, però, che anche
Apollodoro cita i nomi dei fanciulli nella sua Biblioteca. Cfr. Apollodoro, I Miti Greci (Biblioteca), trad. it. a cura di M. G. Ciani, Milano, Mondadori 1996, I, 9, 28.
31 Per il significato di “do well” si veda “well” (5c), OED Online, “to act prudently or sensibly in doing
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Infine, il secondo atto di The Golden Fleece vede la partecipazione della nutrice Psuche, il cui nome non è citato né dalle fonti classiche, né dal dizionario mitologico di Lemprière. Il nome della nutrice corrisponde al termine greco comunemente tradotto con anima e, per questo, ella è descritta come “a good old soul” (GoldF, p. 10).
Le Dramatis Personae, lungi da essere uno sterile elenco di ruoli, introducono una riflessione preliminare sull’identità del personaggio di Medea, che veste i panni di maga, seduttrice, moglie legittima tradita e abbandonata, madre irragionevole. Tale caratterizzazione è funzionale al raggiungimento dello scopo di Planché, reso esplicito nell’Argument che precede il testo: “the author of the present drama has […] most generously expended the only talent he possessed in altering the catastrophe so as to redeem the character of the unfortunate heroine” (GoldF, p. 11). Per portare a compimento il progetto di redenzione di Medea, Planché sostiene di non aver modificato le vicende narrate dalle Argonautiche, la cui inclusione di per sé contribuisce a suscitare l’empatia col personaggio, ma di aver radicalmente alterato lo sviluppo della tragedia di Euripide, seguendo la versione del mito narrata da Claudio Eliano. Planché ricorda come Eliano attribuisca l’infanticidio ai Corinzi, i quali pagarono ad Euripide una somma di cinque talenti affinché egli scrivesse una tragedia che incolpasse Medea dell’atroce delitto. È, però, necessario rettificare quanto riportato dall’autore: Eliano ritiene che Corinzi si siano macchiati dell’infanticidio, ma il dettaglio della somma corrisposta ad Euripide è citato dal grammatico Parmenisco, nello scolio al verso nove della Medea32. L’autore di The Golden Fleece sembra quindi
aver saldato due narrazioni differenti che concorrono a giustificare la sua volontà di riabilitare la protagonista, assolvendola dalla colpa del suo crimine più efferato. Medea, caratterizzata dall’aggettivo “very-much-injured-and-undoubtedly-with- sufficient-provocation-to-distraction-driven-better-half of Jason” (GoldF, p. 11), non
32 Nelle Storie Varie, Eliano sostiene che “Esiste una traduzione secondo cui la fama negativa
riguardante Medea è infondata: non sarebbe stata lei, infatti, a uccidere i figli, bensì i Corinzi. Si racconta appunto che Euripide abbia inventato questa leggenda sulla donna della Colchide e composto la sua tragedia dietro richiesta dei Corinzi e che la menzogna abbia finito per prevalere sulla verità grazie alla bravura del poeta”. Cfr. Eliano, Storie Varie, trad. it. a cura di Claudio Bevegni, Milano, Biblioteca Adelphi 1996, 5, 21.
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è la lucida vendicatrice della tradizione, ma una donna ferita, provocata, esasperata dal marito. Nonostante ciò la induca a macchiarsi di omicidio, Medea rimane, ironicamente, la ‘better-half of Jason’, ossia quanto di più bello e prezioso egli possieda.
L’Argument si chiude con una considerazione inerente all’assenza dei personaggi di Egeo e del pedagogo, che figurano, invece, nella tragedia di Euripide. Planché adduce due motivazioni molto concrete, dall’indubbio effetto ironico: il primo è trattenuto ad Atene, mentre il secondo è in viaggio all’estero33. Se il ruolo del pedagogo viene in
parte trasferito sul personaggio della nutrice, quello di Egeo viene reso inutile dalla cancellazione dell’infanticidio. Attraverso la figura del sovrano di Atene, infatti, Euripide catalizza l’attenzione sull’importanza dei figli, rende consapevole Medea del fatto che essi possano diventare lo strumento principe della vendetta e fornisce alla protagonista una via di fuga dopo aver commesso l’infanticidio. Dal momento che nell’opera di Planché Medea non uccide i propri figli, il personaggio di Egeo non è necessario.
Nel mettere in discussione l’identità dei personaggi e, soprattutto, la colpevolezza di Medea, Planché tesse una trama che salda le versioni classiche del mito, rendendo possibile la coesistenza della maga ovidiana, della fanciulla innamorata ritratta da Apollonio, della donna arguta e sagace di ispirazione euripidea. La Medea di Planché è un personaggio dalla personalità composita e complessa che si nutre della tradizione, con cui entra in un continuo dialogo intertestuale e che viene sapientemente manipolata per portare a termine un progetto di redenzione tutto moderno.
33 “Aegeus, King of Athens, and the pedagogue entrusted with the education of Medea's children,
have been omitted in this version; the monarch, because he is supposed to be at home and the schoolmaster, because he is known to be abroad”. Cfr. J. R. Planché, The Golden Fleece, cit. p. 11.
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