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4. Un caso di studio

4.5. Contenuti: produzione

Per produrre i contenuti ho scelto di utilizzare il codice video per diversi motivi:

- è il linguaggio con cui ho più familiarità, nella fase di produzione (relativa alle 143

riprese) e soprattutto in quella di post-produzione (relativa al montaggio, alla correzione colore e agli effetti visivi);

- “Online video rules” (A. Escobar, E. Goldwater, R. Wu, 2016: 6), affermazione per cui i video sono molto efficaci negli ambienti online perché aiutano il pubblico a vedere il perché esiste un’associazione, a provare emozioni genuine, a condividere e a passare all’azione (molte associazioni stanno avendo successo grazie a questo strumento abbinato allo storytelling);

- i video facilitano il processo di identificazione empatica del pubblico con il protagonista;

- “l’informazione visiva prevale su quella linguistica”, come già sottolineato nel primo capitolo.

Per quanto riguarda la qualità dei contenuti, in linea con quanto detto da Di Fraia (Di Fraia, 2015: cap. 2, par. 5), essi sono professionali, nel senso che rispettano le regole del linguaggio audiovisivo da me scelto (hanno una risoluzione di 1920 x 1080 pixel, uno standard di alta definizione); durante le riprese, inoltre, ho prestato attenzione al fattore audio, registrando la voce degli intervistati con un microfono dedicato. In fase di post-produzione, dovrò sincronizzare tali registrazioni con la parte video. Infine, ho

Nonostante la maggior parte delle Personas non utilizzi Facebook, l’idea è quella di sfruttare lo stesso

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questa piattaforma (già a disposizione dell’associazione) con l’auspicio che possa raggiungere il segmento di pubblico più giovane e da lì generare un passaparola che arrivi ai potenziali donatori più adulti.

Per questa fase ho chiesto il supporto di una persona di mia conoscenza; si tratta di Emilio Moretti,

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tenuto conto del fattore illuminazione, regolando manualmente i parametri relativi all’esposizione (sensibilità ISO, apertura del diaframma, tempo di scatto ) e al white 144

balance. Per tutte le interviste, io e il mio collaboratore abbiamo fatto uso di due reflex, una dedicata al campo totale dell’intervistato, l’altra ad un primo piano, in modo da avere due inquadrature diverse dello stesso soggetto ripreso (nella fase post- produzione, le due inquadrature diverse hanno dato più possibilità di montaggio, mostrando dei cambi di prospettiva che dovrebbero incitare lo spettatore a fare altrettanto; il primo piano, inoltre, è stato scelto per dare enfasi al volto dell’intervistato, ai suoi stati d’animo, principalmente visibili dalle espressioni del volto). Tutti questi accorgimenti, secondo l’opinione di chi scrive, non sono stati funzionali soltanto alla qualità dei video ma hanno anche voluto dare importanza ai soggetti intervistati, facendoli sentire protagonisti delle proprie storie.

Per quanto riguarda lo stile comunicativo, si è scelto di riprendere le persone singolarmente (per dare risalto al valore del singolo), con lo sguardo rivolto all’intervistatore, non direttamente in camera (sia per non intimorire l’intervistato, sia per non coinvolgere troppo “violentemente” lo spettatore, imponendogli uno sguardo che deve sostenere). Il tono di voce è colloquiale e il format è l’intervista incentrata sulle storie, sulle esperienze personali. Questi contenuti narrativi sono molto adatti alle funzioni informative ed educative a cui mira l’associazione, per i motivi di cui ho già parlato in precedenza; inoltre, sono adatti a dare visibilità sia all’identità dell’associazione, ai suoi valori (caratteristiche che emergono in un video che racconta la storia dell’associazione, dal punto di vista della ex-presidente Giuseppina Barsacchi) e ai suoi prodotti/servizi (che, ricordando l’opinione di Lo Cicero, si incarnano nei volontari stessi dell’associazione), che alle esigenze delle Personas (tutte interessate al mondo dell’altro, inteso come: mondo interiore - riferimento a Eleonora; mondo caratterizzato da una storia e da una cultura diversa - riferimento a Mario e a Giovanna; mondo intriso di diverse difficoltà - riferimento a Massimo). Per quanto riguarda le funzioni di stimolo all’interazione, non sono previsti contenuti propriamente adatti ma si possono proporre degli accorgimenti, come pubblicare dei post di accompagnamento alle video-storie che incitino gli studenti italiani a condividere le proprie esperienze di studio all’estero. In questo modo gli utenti, pur fruendo di contenuti “passivi” come le video-storie dei membri dell’associazione e degli studenti aiutati, potrebbero sentirsi chiamati in causa, dopo aver vissuto un’esperienza empatica con il protagonista del video. Per quanto riguarda l’aspetto di content curation, l’associazione potrebbe fare uso dei contenuti sul sito dell’Associazione

Di questi, io e il mio collaboratore abbiamo fissato il tempo di scatto a 1/50s (girando a 25 fps) e

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regolato gli ISO e l’apertura del diaframma in base agli ambienti in cui abbiamo girato (interni ed esterni); per gli ambienti interni abbiamo fatto uso anche di due luci artificiali.

Studentesca Camerunense di Pisa (di cui molti alcuni membri sono studenti aiutati 145

dalla Sante Malatesta), di quelli del canale “VideoUnipi” su YouTube o di quelli 146

sulle pagine Facebook dei singoli studenti (si pensi ai post strettamente legati alla cultura dei ragazzi - ad esempio il cibo per gli indiani). Facendo un mash-up o un remix di tali contenuti con quelli dell’associazione, si potrebbe dar vita a video virali che non riguardino direttamente l’associazione ma che siano accattivanti per il pubblico di Facebook, in modo da incitarlo ad interessarsi all’associazione. Un video di questo tipo, ad esempio, potrebbe mostrare frammenti di balli tipici africani, di piatti indiani, del campus universitario di Pisa. Tale video, principalmente rivolto al segmento dei giovani, rispetterebbe le linee guida dei virals proposte da Rudy Bandiera in quanto genera curiosità (mostrando la realtà universitaria pisana, vicina a tutti gli studenti), si schiera dalla parte degli studenti (cercando di mostrare il bello della vita universitaria, in tutti quei contesti extra-didattici e, soprattutto, multi-culturali), gira intorno al cardine socialmente riconosciuto del lavoro duro dello studente e provoca, incitando lo studente a non limitarsi al solo studio o alle classiche forme di svago (spesso ripetitive). In questo modo, inoltre, si coinvolgono anche gli influencers (Università di Pisa, Associazione Studentesca Camerunense) che potrebbero giovare alla condivisione dei contenuti stessi.