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Intervista a Tresor, studente camerunese di Ingegneria delle Telecomunicazion

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D. Trascrizioni delle interviste fatte agli studenti aiutati dall’associazione

D.2. Intervista a Tresor, studente camerunese di Ingegneria delle Telecomunicazion

• Descrivi chi sei e come sei arrivato in Italia

“Sono Tresor, vengo dal Camerun e sono uno studente di Ingegneria delle Telecomunicazioni qui al’Università di Pisa. Sono arrivato qui nel 2014; all’inizio ero al Politecnico di Milano ma, per problemi di soldi, ho preferito venire qui a Pisa… Dopo la maturità, avevo amici che studiavano qui in Italia, a Milano, che mi hanno consigliato di studiare Ingegneria

all’estero… sopratutto qui in Italia, dove questo corso di laurea è riconosciuto a livello

internazionale […]. Mi sono interessato all’Italia, ho fatto corsi di italiano e sono stato aiutato da un amico di famiglia (che vive a Milano)… e sono arrivato in Italia […]. Da quando sono alle scuole superiori, mi piacevano le materie scientifiche […]; all’inizio ero appassionato di elettromagnetismo, del funzionamento di internet… e l’indirizzo più giusto per approfondire tutto ciò era Ingegneria delle Telecomunicazioni. È una cosa incredibile sapere come si spostano le informazioni attraverso le onde elettromagnetiche… più cerchi di sapere e più ti rendi conto che è una cosa incredibile, appassionante… Come mandare un messaggio, come arriva all’altro, dove viaggia, come si sposta… tutto ciò succede attraverso le onde

elettromagnetiche, astratte, che non puoi vedere né toccare; è una curiosità personale più che uno studio per me. Qui a Pisa era una sfida perché il corso in telecomunicazioni è un

indirizzo molto specifico; all’inizio ero a mio agio perché era quello che mi aspettavo, nonostante materie abbastanza astratte, come matematica, fisica pura… ma le materie

tecniche sono molto approfondite. Mi sono trovato bene sulla struttura del corso, all’inizio più teorico e poi più tecnico e pratico”.

• Come ti sei integrato nell’ambiente universitario?

“All’inizio era molto difficile per più motivi… per l’ambiente, incontravo persone diverse… per la lingua… pensi di sapere qualche cosa di italiano ma quando arrivi è tutta un’altra cosa. Non riuscivo a seguire le lezioni e all’inizio anche il rapporto con i ragazzi all’università era difficile… per la differenza di lingua, di cultura… è più difficile creare rapporti. Anche con i docenti, avendo problemi alle lezioni, chiedevo appuntamenti… ma avevo difficoltà proprio a spiegare ciò che non capivo; ma loro sono stati molto aperti ad aiutarmi, sia nel metodo di studio che nei contenuti”.

• Come sei arrivato all’associazione Sante Malatesta?

“Dopo le feste di Natale, ho avuto dei dolori alla pancia… pensavo fosse qualcosa dovuto alle feste (a qualche cosa che avevo mangiato). Ho fatto degli esami all’ospedale ma il dolore restava e me lo sono trascinato per mesi… non trovavo soluzione. Avendo fatto esami e visto più dottori, ero in difficoltà, anche economica, sia per incontrare uno specialista sia per

continuare a fare esami per sapere cosa avevo. Un amico, che era stato aiutato in precedenza dall’associazione, mi ha consigliato di andare alla Sante Malatesta; così sono arrivato

all’associazione. Appena arrivato, ho notato subito una differenza: il modo in cui sono stato accolto, il modo in cui hanno affrontato il mio problema. Il problema principale era

incontrare un gastroenterologo, uno specialista… io avevo preso un appuntamento, ma dovevo aspettare 4 mesi; l’associazione, invece, me lo ha preso per la settimana dopo, con uno dei migliori gastroenterologi a Pisa. Ho avuto una soluzione quasi immediata. Sono andato dallo specialista, sono stato ricevuto benissimo; mi ha fatto fare esami molto specifici per vedere se avevo intolleranze o allergie. È risultata una sensibilità al lattosio e al glutine.

All’associazione ho avuto un aiuto economico, ma anche morale. In quel periodo avevo dolori addominali insopportabili… non riuscivo ad andare avanti con lo studio e nelle altre cose. Loro mi chiedevano come stavo, come stava andando all’università… soltanto quel sostegno morale e psicologico mi ha molto aiutato a riprendere le cose, a seguire la dieta prescritta (una cosa nuova per me), dandomi dei consigli (come fare quando esco, come comportarmi, ecc.). Questo problema mi ha fatto perdere la borsa di studio del DSU… ora l’associazione mi aiuta per l’affitto”.

• Le persone italiane si interessano alla tua cultura?

“All’inizio mi dovevo adattare io… dopo ho incontrato persone diverse, che volevano sapere le cose mie, curiose della mia cultura, della mia musica, della mia cucina… Da qui è partita l’associazione camerunese . C’era sempre uno scambio culturale unidirezionale… così, con 160 gli altri ragazzi abbiamo pensato che imparare una cultura senza dare qualcosa della nostra crea uno squilibrio… ci sono sempre le incomprensioni ma, quando uno è interessato alla tua cultura, tutto è più facile perché tu impari da lui e lui da te. Ci siamo detti che era interessante imparare la cultura italiana… l’italiano può insegnartela ma deve anche capire che puoi avere un punto di vista diverso. È questo lo scopo dell’associazione: favorire lo scambio culturale, bidirezionale”.

• Riusciresti a definire la mission della Sante Malatesta in poche parole, in uno slogan?

“La prima cosa che mi viene in mente è speranza… aiuta a migliorare il rapporto… il punto di vista della società italiana perché quando arrivi sei molto focalizzato sugli studi, non vedi altri aspetti della vita quotidiana… quando vieni qui (all’associazione), vieni per difficoltà,

problemi relativi alla vita quotidiana, non per problemi accademici… l’associazione dà un altro punto di vista sul vivere in Italia, in questa città, perché puoi avere problemi di salute, di alloggio, di burocrazia… ti fa vedere un altro aspetto del vivere in una cultura diversa, in un paese diverso. È speranza perché non ci sono molti enti che si occupano particolarmente dei problemi che possono incontrare gli studenti stranieri; ogni volta che uno ha un problemi al di

Tresor è uno dei fondatori dell’Associazione Studentesca Camerunese di Pisa.

fuori del contesto accademico… è frustrante, perde fiducia in sé… cerca di cambiare completamente, o di smettere o di cambiare città, di lasciare gli studi o di cercare lavoro… Invece, venendo qui, si rende conto che ci sono altre soluzioni ai problemi, altre possibilità… perciò per me è motivo di speranza… ti fa riprendere fiducia in te stesso perché, anche se hai dei problemi, se sei lontano dalla famiglia, vedi persone pronte a darti una mano… non sempre è quella giusta ma sapere che c’è una persona disponibile ti dà la voglia di andare avanti… di continuare”.

D.3. Intervista a Yanet, studentessa peruviana di Ingegneria Robotica e