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Convivio IV IX 5-8

Nel documento La sintassi del Convivio (pagine 46-48)

2. IL PERIODO DEL CONVIVIO

2.1 U N INQUADRAMENTO FORMALE : L ’ ARMONICA DISPOSIZIONE DELLE FRASI SEMPLICI ENTRO LA FRASE

2.1.2 Convivio IV IX 5-8

Ma alla nostra prospettiva d’indagine, più che il valore retorico o euritmico della ripetizione, preme sottolinearne il valore pragmatico e la necessità sintattica. Proponiamo un esempio in cui, a nostro parere, la repetitio (anafora) viene impiegata come sinergico strumento di concatenazione periodica volto al raggiungimento della massima coesione sintagmatica e testuale:

Ed è da sapere che la nostra ragione a quattro maniere d'operazioni, diversamente da considerare, è ordinata: ché operazioni sono che ella solamente considera, e non fa né può fare alcuna di quelle, sì come sono le cose naturali e le soprannaturali e le matematice; e operazioni che essa considera e fa nel proprio atto suo, le quali si chiamano razionali, sì come sono arti di parlare; e operazioni sono che ella considera e fa in materia di fuori di sè, sì come sono arti meccanice. E queste tutte operazioni, avvegna che 'l considerare loro subiaccia a la nostra volontade, elle per loro a nostra volontade non subiacciono; ché, perché noi volessimo che le cose gravi salissero per natura suso, e perché noi volessimo che 'l silogismo con falsi principii conchiudesse veritade dimostrando, e perché noi volessimo che la casa sedesse così forte pendente come diritta, non sarebbe; però che di queste operazioni non fattori propriamente, ma li trovatori semo: altri l'ordinò e fece maggior fattore. Sono anche operazioni che la nostra [ragione] considera nell'atto della volontade, sì come offendere e giovare, sì come star fermo e fuggire alla battaglia, sì come stare casto e lussuriare; e queste del tutto suggiacciono alla nostra volontade; e

48 Si pensi alle ripetizioni etimologicamente connesse di Filosofo-Filosofia-sapere-scienza, naturalmente-natura-naturalmente, desiderano-desiderio, alla iunctura propia perfezione ripresa da ultima perfezione, quest’ultima riecheggiata da ultima felicitade. Divenuta una marca distintiva dello stile isidoriano, la ripetizione della stessa parola «si dilaterà presto da rigagnolo a impetuosa corrente e diverrà generale dalla seconda metà del secolo XII in poi adattandosi mirabilmente alla prosa degli Scolastici, di cui sembrerà l’adeguata e caratteristica forma d’arte» [SCHIAFFINI 1943 : 21-2]. Le perifrasi, lo Filosofo (in luogo di Aristotele) e prima filosofia (per Etica), scaturiscono a nostro avviso dal preciso intento di insistere ossessivamente sulla parola-tema sapere e di istituire dunque il gioco etimologico con il verbo chiave del Cv posto opportunamente in clausola ritmica. «L’etimologia poi, anzi che posticcio ornamento dilatativo che attiri l’attenzione per sé, diventa solo ricerca dell’idea dentro la forma, ricerca assoggettata agli scopi essenziali del definire e chiarire e precisare» [SCHIAFFINI 1943 : 123].

«Se si potesse cogliere in una parola-tema il centro più vero e profondo, assumendola quasi ad esponente, si dovrebbe dire che per la Vn essa è nel verbo vedere e per il Cv nel verbo sapere (conoscere intendere)» [VALLONE 1967 : 23]

però semo detti da loro buoni e rei, perch'elle sono proprie nostre del tutto, perché, quanto la nostra volontade ottenere puote, tanto le nostre operazioni si stendono. E con ciò sia cosa che in tutte queste volontarie operazioni sia equitade … (Cv IV IX 5-8)

Siamo portati a ritenere che nel passaggio su citato la parola-tema operazione svolga un ruolo di un connettore frasale49. Infatti, essa non è mai ripetuta nella stessa frase, ma, ogni qual volta occorre, segna l’ingresso in una nuova frase complessa (E tutte

queste operazioni… Sono anche operazioni…E […] in tutte queste operazioni), in nuova

struttura coordinata (e operazioni…e operazioni), in una coordinata consecutiva posposta (tanto le nostre operazioni si stendono), in una subordinata (ché operazioni…). Inoltre, uno di questi casi è particolarmente eclatante: E queste tutte operazioni, avvegna

che 'l considerare loro subiaccia a la nostra volontade, elle per loro a nostra volontade non subiacciono… Questo enunciato ha molto in comune con le frasi topicalizzate, ossia

con le dislocazioni a sinistra50 caratterizzate da isomorfismo fra marcatezza pragmatica e marcatezza sintattica: infatti, il tema51 (pragmaticamente parlando), coincidente con il soggetto (sintatticamente parlando), è dislocato fuori sintassi ed è ripreso dal pronome anaforico elle. Vale anche la riconduzione di questa struttura frasale marcata alla cosiddetta dimensione clarkiana «di ascolto» [BERTUCCELLI 1993 : 94], nel senso che il parlante/autore diventa ascoltatore di se stesso, nella misura in cui riformula, si corregge, ripete (feedback). A quest’ultima interpretazione spinge anche la prolessi della concessiva fattuale, il cui incastonamento tra il tema e la sua predicazione avrebbe verosimilmente allentato nella memoria del lettore il ricordo del soggetto, se questo non fosse ribadito52. Per amore di perspicuitas, il mantenimento e l’individuazione dei rapporti transfrasici non sarebbero assegnati esclusivamente alla sintassi, ma anche alla

49 «Il lettore di oggi è portato a sopravvalutare l’intento stilistico insito in questo tipo di ripetizione…» dal momento che spesso «La ripetizione delle stesse parole a breve distanza è la modalità di collegamento interfrasale che appare più frequentemente» [DARDANO 1995 : 39 e 34]. Va comunque specificato che Dardano si riferisce programmaticamente alla prosa media e non alla prosa d’arte.

50

«…la dislocazione a sinistra è la costruzione che struttura la prima frase in volgare italiano a noi nota, visto che appare nel Placito captano (960): Sao ko kelle terre, per kelle fini ke ki contene, trent’anni le possette parte Sancti Benedicti (la stessa costruzione si trova nelle formule molto simili di Sessa Aurunca e nelle due di Teano)» [RENZI 2001 : 9].

51«Un’altra dicotomia…è quella fra ‘tema’ e ‘rema’. Per tema intendiamo quello di cui si parla e per

rema quello che si dice a proposito del tema. Il rema corrisponde così a quello che, a livello di struttura semantica della frase, è il PREDICATO, mentre il tema corrisponde al resto della frase, è costituito cioè dal SOGGETTO della predicazione, dagli elementi dislocati (a sinistra o a destra) e dal tema sospeso…» [SALVI 1988a : 45].

52

ripetizione delle parole, la cui concatenazione assumerebbe così un ruolo, pragmaticamente orientato, concorrenziale, o meglio sinergico, a quello della

constructio.53 Questo multiuso dell’artificio della ripetizione è reso possibile dalla mancanza «nei prosatori del 200 [di] quello che sarà un vero e proprio orrore … per la ripetizione» [BALDELLI 1978 : 135].

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