4. TRATTAZIONE DELLE FRASI PRINCIPALI
4.6 FRASI RELATIVE GIUSTAPPOSTE
Abbiamo deciso di ricondurre alla frase indipendente quel modulo sintattico tipico di tanta prosa volgare che è il nesso relativo.
Secondo una prospettiva morfologica, ci troveremmo di fronte a un relativo, e in quanto tale intrinsecamente ipotattico (come vuole una tradizione facente capo almeno al grammatico greco Apollonio Discolo, II sec d. C, ed ereditata dal latino Prisciano). Ma la nostra prospettiva sintattica non tollera che si parli di subordinazione tout court, quanto piuttosto, in termini pragmatici, di una strategia di coesione piuttosto forte, senz’altro più forte dell’anafora ottenuta mediante pronome/aggettivo dimostrativo. Ancora una volta più che una subordinazione sintattica ci troveremmo a investigare una
137 Non si tratta dell’introduttore dell’ottativa, ma di un’interiezione. «L’interiezione ahi si trova sempre all’inizio di verso e di frase (anche in prosa)…» [MEDICI 1978b: 366] non all’interno come vorrebbe l’etimologia inter iacio.
138 Alludiamo alla distinzione delineata in BORGATO-SALVI 1988b : 161 «L’ottativa si può presentare nei due tipi seguenti: i) senza introduttore ii) con introduttore: magari, almeno e se».
subordinazione informativa: il pronome relativo tematizza il rema della sequenza testuale precedente, assumendo la posizione oltre che il ruolo di dato.
Il Convivio si giova frequentemente di questo giro sintattico interfrasale139, di questo costrutto cerniera, su cui ha spesso fatto leva la linguistica testuale contro l’astratta sintassi frasale:
…sì che l'una ragione e l'altra darà sapore a coloro che a questa cena sono convitati. Li quali priego tutti che se lo convivio non fosse tanto splendido quanto conviene alla sua grida, che non al mio volere ma a la mia facultade imputino ogni difetto…
(Cv I I 18-19)
Progressione tematica lineare a parte140, ci troviamo di fronte a un caso di «anteposizione anaforica», dal momento che «l’elemento interessato [dalla relativizzazione] è il complemento oggetto» [BENINCÁ-SALVI-FRISON 1988 : 141]. Inoltre, Li quali corrisponde perfettamente «…a un pronome dimostrativo o personale, preceduto o no da congiunzione coordinativa» [SERIANNI 1991 : 317]. Luca Serianni sa essere ancora più esplicito nell’identificare tout court il nesso relativo con un dimostrativo. Nel capitolo dedicato alla sintassi del periodo, infatti, adduce il seguente esempio di frase principale: «Il quale Padre Cristoforo si fermò ritto sulla soglia…» [idem: 531]. Il valore di aggettivo relativo di ‘Il quale’ è identico, per esempio, a: Le
quali tre cose era impossibile ad avere lo latino comento…(Cv I VII 3).
Anche Agostini attribuisce a questo modulo una funzione coordinativa e di
ripresa all’interno di quei membri frastici che «servono a legare tra loro le varie parti del
ragionamento, sottolineando nello stesso tempo il punto di arrivo di una frase e quello di partenza della successiva» [AGOSTINI 1978b : 407].
Studiosi di prosa antica, come Segre e Dardano, hanno evidenziato la natura coordinante di questo nesso. Cesare Segre insiste sull’equivalenza nella tradizione
139
v. anche AGENO 1978b : 201 : «Le forme il quale, la quale, ecc. vengono usate anche come agg. ma unicamente nella prosa del Convivio, dove la ripetizione del sostantivo chiave, o la ripresa mediante sostantivo del pensiero espresso, o l’aggiunta al nesso relativo di un sostantivo come cosa, cose, cagione, cagioni, riassuntivo dell’esposizione precedente, servono a rendere più esplicito il discorso e a rinsaldarne i legami.»
140 La progressione lineare è uno dei cinque tipi di espansione del tema che permettono la strutturazione di un testo coerente. Essa consiste nel fatto che il rema di una frase diventa il tema della frase seguente, secondo il modulo F1: T1 → R1
↓ F2: T2 → R2.
Gli altri tipi sono la progressione con tema costante, la progressione a temi derivati da un ipertema, la progressione a temi derivati d aun iperrema, la progressione «a salti».
scolastica di formule come Ad evidenza di questa [conversazione] è da sapere che (Cv I IV 9) e Ad cuius evidentiam advertendum quod (Mon II V 20) [SEGRE 1952 : 168], cioè sull’assoluta sinonimia quanto a funzionalità dei due pronomi anaforici (relativo e dimostrativo)141. Parimenti, Maurizio Dardano parla di «relativa quasi-indipendente, che nelle edizioni moderne appare per lo più sostenuta da un’incerta punteggiatura»
[DARDANO 1992 : 222], e altrove di «relativo col valore di et + dimostrativo» [idem :
317].
Infine, anche lo studio sincronico di Marcella Bertuccelli Papi sul paradigma tematizzante /ke/ concorda sull’attribuzione di un valore coordinante a tale pseudo- relativo: «Con tale valore il pronome, equivalente quindi a “e questo” non ha ovviamente potere subordinante, ma si limita a stabilire una continuità tematica attraverso una ripresa riassuntiva … » [BERTUCCELLI 1998 : 251].
L’etichetta adottata nella nostra marcatura ‘rel giust’ (relativa giustapposta) dipende da Guglielmo Cinque: «…c’è un’altra costruzione [relativa] stilisticamente molto marcata, propria di stili scritti ricercati e letterari, in cui la frase relativa può trovarsi separata dal suo antecedente nominale, e persino appartenere a una frase diversa da quella che contiene l’antecedente. Si tratta della costruzione ‘giustapposta’» [CINQUE
1988 : 448].
4.6.1 Pro-frase relativa
Riportiamo due esempi di pro-frase142 relativa giustapposta:
Sì come dice lo Filosofo nel principio de la Prima Filosofia, tutti li uomini naturalmente desiderano di sapere. La ragione di che puote essere ed è … (Cv I I 1)
Ora perchè 'terzo' cielo si dica è da vedere. A che è mestiere fare considerazione sovra una comparazione che è nell'ordine delli cieli a quello delle scienze. (Cv II XIII 6-7)
Casi del genere non sarebbe ammessi nell’italiano di oggi, dal momento che che introduttore di principale relativa giustapposta è ammesso soltanto come relativizzazione del soggetto. «Né che, né il cui oggetto normale di preposizione vi possono essere utilizzati…Più accettabile appare la relativizzazione con che di un soggetto» [CINQUE
141 Commentando la Rettorica brunettiana, Cesare Segre aveva detto: «E infine il pronome relativo in principio di proposizione, col valore latino di et + dimostrativo, diviene un facile e usitato mezzo di coordinazione, di cui la prosa del tempo fa un vero abuso…la costruzione è perfettamente equivalente a quella con et + dimostrativo .» [idem : 141].
142
1988 : 488], che nel nostro testo ricorre in strutture coordinate (anch’esse relative giustapposte):
Onde vedemo nelle scritture antiche delle comedie e tragedie latine, che non si possono transmutare, quello medesimo che oggi avemo; che non aviene del volgare… (Cv I V 8)
E dice poi: ancide; e dice poi: son morta; che pare contro a quello che detto è di sopra de la salute di questa donna. (Cv II XV 8)
In tutti questi casi, ammessi anche nell’italiano contemporaneo, che ha il valore di un neutro e dunque di incapsulatore frasale: ha cioè come antecedente un’intera frase.