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FRASI PARENTETICHE

Nel documento La sintassi del Convivio (pagine 198-200)

Chiamiamo parentetica quella frase che interrompe la catena sintagmatica di un’altra frase senza instaurare con essa alcun legame sintattico esplicito. Il membro frastico incidente è contrassegnato da fenomeni paralinguistici (le pause virtuali riprodotte graficament mediante le virgole, i trattini o le parentesi) e sovrasegmentali: «il segmento fonico è separato da pause virtuali dal resto della frase ed è dotato di una particolare intonazione sospensiva: il tono si abbassa nelle vicinanze della sillaba che porta l’accento principale della parentetica e si alza poi verso la fine della stessa»

[BORGATO-SALVI 1988c : 165].

La nostra codifica ha inteso distinguere all’interno di questo tipo sintattico (‘parent’) la frase parentetica modalizzante (‘modaliz’) e quella con valore di subordinata (‘subordinata’).

9.1 Parentetiche modalizzanti: di frase, di parola, di sintagma.

Le parentetiche modalizzanti «modificano il contenuto dell’enunciato in maniera simile agli avverbiali di frase. In particolare possono avere portata sul valore di verità della frase, esprimere l’atteggiamento del parlante in relazione al fondamento della propria asserzione, possono esprimere una valutazione, o riferirsi all’atto linguistico compiuto con l’enunciazione della frase…» [BORGATO-SALVI 1988c : 167]. Se la

Grande grammatica italiana di consultazione insiste sul valore sintattico e pragmatico di

queste inserzioni, Cesare Segre ne evidenziava, piuttosto, il potenziale lirico e la tensione verso la rhytmische Wortstellung296.

Ahi, piaciuto fosse al dispensatore dell'universo che la cagione della mia scusa mai non fosse stata! chè nè altri contra me avria fallato, nè io sofferto avria pena ingiustamente, pena, dico, d'essilio e di povertate. (Cv I III 3)

Anche, lo latino l'averebbe esposte a gente d'altra lingua, sì come a Tedeschi e Inghilesi e altri, e qui averebbe passato lo loro comandamento; chè contra loro volere, largo parlando dico, sarebbe essere esposta la loro sentenza colà dov'elle non la potessero con la loro bellezza portare…(Cv I VII 13)

…E dico la cagione però che faticosa parli, faticosa, dico, per la cagione che detta è -; poi: però che forte parli – forte, dico, quanto alla novitate de la sentenza. (Cv II XI 7)

296 SEGRE 1952 : 86 e 104. Cesare Segre analizza questi moduli incidentali nella trattazione della prosa di Guittone.

Questi passaggi esauriscono gli esempi di incidentali modalizzantirinvenuti nei primi due trattati, cioè di incidentali che modificano la frase interrotta esplicitandone l’atto linguistico: i vari dico sono tutti indicatori di forza illocutoria espositiva297.

Dei casi menzionati, l’unico esempio di parentetica che modifica un’intera frase è Cv I VII 13, dal momento che la parafrasi ci induce a interpretare il verbum dicendi come predicato reggente dell’intero enunciato collocato in subordine: ‘dico che, largo parlando, contra loro volere sarebbe essere esposta la loro sentenza…’. La parentetica in questione costituisce la matrice di una frase subordinata al gerundio con valore causale (largo parlando).

Le parentetiche di frase si contrappongono a quelle di parola e di sintagma. Entrambi gli esempi contenuti in Cv II XI 7 contengono parentetiche modificatrici di parola: «In qualche caso, l’elemento a cui si riferisce la parentetica è assunto metalinguisticamente, cioè ha valore per la sua espressione letterale» [idem : 172]. Si sta, infatti, dando ragione della scelta dei predicati faticosa e forte. Quanto alla posizione delle due parentetiche in questione, essa è abbastanza comune: all’interno della frase al confine tra due sintagmi (v. idem : 170).

Un esempio di parentetica di sintagma è invece contenuto in Cv I III 3, come dimostra la posizione incidente «tra la testa e il complemento» [idem : 170], il cui risultato è la frattura del SP (pena d’essilio e di povertade).

In certi casi è difficile distinguere la frase parentetica da una coordinata per asindeto. Abbiamo preferito propendere per una interpretazione non parentetica nell’esempio a seguire (‘cong asind dich’):

Onde ponemo che possibile fosse questo nono cielo non muovere, la terza parte del cielo [stellato] sarebbe ancora non veduta in ciascuno luogo de la terra; e Saturno sarebbe quattordici anni e mezzo a ciascuno luogo de la terra celato, e Giove sei anni quasi si celerebbe, e Marte uno anno quasi, e lo Sole centottantadue dì e quattordici ore (dico die, cioè tanto tempo quanto misurano cotanti die), e Venere e Mercurio quasi come lo Sole si celerebbe e mosterrebbe, e la Luna per tempo di quattordici die e mezzo starebbe ascosa ad ogni gente. (Cv II XIV 16).

297 Per i concetti di ‘atto linguistico’, ‘forza illocutoria’, ‘verbo espositivo’, si v. la trattazione delle dichiarative illocutive (4.1.2).

9.2 Parentetiche con valore di subordinata

Oltre alle frasi parentetiche aventi funzione modalizzante, esistono altre parentetiche semanticamente subordinate alla frase ‘incisa’. Tale rapporto di subordinazione, non esplicitandosi sul piano sintattico, non è segnalato da nessun tipo di introduttore. Seguono due esempi di parentetica di frase con valore di subordinata temporale:

E io adunque, che non seggio alla beata mensa, ma, fuggito de la pastura del vulgo, a' piedi di coloro che seggiono ricolgo di quello che da loro cade, e conosco la misera vita di quelli che dietro m'ho lasciati, per la dolcezza ch'io sento in quello che a poco a poco ricolgo, misericordievolmente mosso, non me dimenticando, per li miseri alcuna cosa ho riservata, la quale a li occhi loro, già è più tempo, ho dimostrata… (Cv I I 10)

Sì ch'io dico, che se coloro che partiro d'esta vita già sono mille anni tornassero a le loro cittadi, crederebbero la loro cittade essere occupata da gente strana, per la lingua da loro discordante. (Cv I V 9)

La fossilizzazione di queste due parentetiche è particolarmente evidente nel secondo esempio che non riproduce la pause funzionali.

Riportiamo due esempi, coordinati per asindeto, di parentetica di parola con valore di subordinata causale:

Onde con ciò sia cosa che due perfezioni abbia l'uomo, una prima e una seconda - la prima lo fa essere, la seconda lo fa essere buono -, se la propria loquela m'è stata cagione e de l'una e de l'altra, grandissimo beneficio da lei ho ricevuto. (Cv I XIII 3)

A differenza di quanto avviene nelle modalizzanti, in questo sottotipo l’ordo

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