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Le perifrasi aspettuali

Nel documento La sintassi del Convivio (pagine 63-67)

3. FRASE SEMPLICE E FRASE COMPLESSA

3.2 LA FRASE SEMPLICE

3.2.2 Le strutture sintattiche monofrasali

3.2.2.5 Le perifrasi aspettuali

«Il toscano antico dispone di un certo numero di perifrasi verbali. Alcune di esse esprimono l’aspetto…» [AGENO 1978l : 438]

Le perifrasi aspettuali sono quelle perifrasi verbali che grammaticalizzano una precisa modalità di svolgimento dell’azione. Proprio perché esse pertinentizzano una visualizzazione del processo verbale secondo una certa prospettiva (< adspicere) spesso in assenza di un’unica voce lessematica in grado di farlo tout court74, abbiamo deciso di considerarle strutture monofrastiche a tutti gli effetti.

Per le condizioni di perifrasticità rinviamo a Pier Marco Bertinetto:

«Perché si possa parlare di perifrasi verbale, occorre che la sequenza di verbi risponda ad alcuni requisiti: A) integrazione semantica dei costituenti: una perifrasi esprime un significato complesso, non riconducibile alla mera somma dei significati dei lessemi corrispondenti B) struttura morfologica: una perifrasi verbale consta di un verbo modificatore, coniugato ad un qualche Tempo verbale, e di un verbo principale coniugato ad uno dei modi non finiti (gerundio, participio, infinito). Non è necessario che esistano degli elementi di raccordo: quando esistono, sono quasi sempre delle preposizioni C) natura dei modificatori: i verbi modificatori sono in numero limitato (benché l’inventario sia potenzialmente aperto), e appaiono per lo più soggetti ad un processo di desemantizzazione D) generalizzazione lessicale: una perifrasi autentica dovrebbe idealmente potersi applicare a qualunque verbo del lessico … E) rilevanza tempo-aspettuale: una perifrasi verbale tende, nella maggior parte dei casi, ad esprimere informazioni direttamente rilevanti per questo particolare dominio della semantica» [BERTINETTO 1988 : 129].

La fenomenologia delle perifrasi aspettuali dantesche è abbastanza varia75 e comprende: perifrasi gerundivale durativa o continua (andare/venire/gire più gerundio,

essere più participio presente, essere/stare più a e infinito), perifrasi fasale incoativa

74 «In certi casi la perifrasi sostituisce una forma del verbo che non esiste, e il suo impiego ha un carattere in certo senso necessario… » [AGENO 1978l : 438].

75Anche se ad esempio: «Mancano ancora presso D. e più in generale nel Toscano antico (come del resto nel francese antico) le perifrasi che indicano il futuro prossimo (che hanno cioè press’a poco il valore della coniugazione perifrastica attiva latina)» [AGENO 1978l : 440] lacuna che successivamente sarà parzialmente colmata dalle perifrasi imminenziali (del tipo stare per). Anche oggi, «l’italiano non ha espressioni perifrastiche per il ‘futuro prossimo’ e per ‘il passato recente’» a differenza del francese contemporaneo [BERTINETTO 1988 : 152].

(cominciare a più infinito) e fasale continuativa76 (seguitare a più infinito), perifrasi risolutiva (venire a più infinito) e perifrasi abituale (solere più infinito).

3.2.2.5.1 Perifrasi durative

Le perifrasi durative più frequenti nel macrotesto dantesco sono quelle con verbo modificatore andare, venire, gire più gerundio, il cui uso, non essendo obbligato da lacuna morfologica del sistema aspettuale, «assume un valore stilistico» [AGENO 1978l: 438]. L’impiego di questa perifrasi è mirato a «…un risultato d’insistenza sulla durata senza indicazione di chiusura dell’azione» [idem : 438]

Esempi con i sinonimi andare e gire:

…che in bestiale pastura veggiono erba e ghiande se[n] gire mangiando. (Cv I I 8)

Lo terzo senso si chiama morale, e questo è quello che li lettori deono intentamente andare apostando per le scritture ad utilitade di loro e di loro discenti… (Cv II I 6)

E sì come essere suole che l'uomo va cercando argento…(Cv II XII 5) Li atti soavi ch'ella mostra altrui/vanno chiamando Amor ciascuno a prova/in quella voce che lo fa sentire.

(Cv III Amor che nella mente 45-7)

…in nulla di questa cose truova quella che va cercando… (Cv IV XII 16)

Ahi quanto sta mala a ciascuno uomo che onore vada cercando… (Cv IV XXV 9)

Il verbo principale infinitivizzato (nei nostri casi mangiare, appostare, cercare,

chiamare), che non può mai essere uno stativo (tipologia intrinsecamente incompatibile

col tratto di processualità e di svolgimento insito in questa perifrasi), spesso contiene «già in sé una qualche indicazione circa la maniera in cui si svolge l’evento…»

[BERTINETTO 1988 : 140]. Si tratta cioè di verbi la cui natura intrinsecamente

(lessematicamente) durativa è esaltata dall’occorrenza in seno a una morfosintassi perifrastica di tipo continuativo e, eventualmente, dalla sinergica presenza di un Tempo verbale durativo per eccellenza come il presente indicativo. L’effetto è una più insistita e più accettabile presentazione dell’evento non già nella sua globalità, ma come intervallo ancora aperto di cui si focalizza un singolo istante.

Altrove il verbo modificatore non risulta del tutto desemantizzato, ma mantiene una vaga traccia del proprio contenuto lessicale. Di conseguenza, non si può parlare di

perifrasi tout court ma di evoluzione in senso perifrastico, di stadi o fasi di desematizzazione (GIACALONE RAMAT 1995 : 177 e sgg):

…ché sono molti di sì lieve fantasia, che in tutte le loro ragioni transvanno e anzi che silogizzino hanno conchiuso, e di quella conclusione vanno transvolando nell’altra…(Cv IV XV 15)

Non costituisce, invece, complesso perifrastico, come la punteggiatura moderna intende rilevare:

Poi che fu piacere delli cittadini della bellissima e famosissima figlia di Roma, Fiorenza, di gittarmi fuori del suo dolce seno…per le parti quasi tutte alle quali questa lingua si stende, peregrino, quasi mendicando, sono andato, mostrando contra mia voglia la piaga della fortuna, che suole ingiustamente al piagato molte volte essere imputata. (Cv I III 4)

Dopo aver analizzato i principali esempi (e controesempi) con verbo modificatore andare (e con il sinonimo gire), diamo una rapida scorsa a quelli con

venire:

…poi viene distinguendo quelle cose che a lui sono più amabili (Cv IV XXII 7)

…e questa [Maria] veggia venire montando a guisa d’una vite… (Cv III V 14)

…[le erbe] poi si vengono per processo [di tempo] dissimigliando (Cv IV XXII 5)

L’ultimo esempio ci è sembrato abbastanza interessante per l’effetto di durativizzazione, ovvero per la ricategorizzazione azionale cui il verbo principale è sottoposto. Dissomigliare, infatti, in quanto verbo stativo è collocato in un costrutto perifrastico che non gli è semanticamente proprio: l’effetto è di focalizzazione di uno stato transitorio in evoluzione. Alla luce di questa considerazione, non ci troveremmo di fronte a un’opzione di stile (come sembra ritenere genericamente la Ageno), ma a una sfumatura semantica necessaria che solo questa perifrasi poteva imprimere alla frase.

A differenza delle perifrasi durative con andare e gire, venire ha un orientamento implicito deittico: il movimento avviene nella direzione di un osservatore, in presenza di un benefattivo, “nell’interesse di qualcuno” di cui si assume il punto di vista

[BERTINETTO 1988: 141].

Esclusivo patrimonio linguistico dell’italiano antico sono le perifrasi durative costituite da essere/stare più infinito:

e la perifrasi costituita da essere più participio presente, che costituisce per la sua rarità una marca esclusiva della lingua poetica. «D. la usa con parsimonia e il più delle volte con participi che tendono a divenire aggettivi o sostantivi» [AGENO 1978l : 439]:

…dicemo bello lo canto, quando le voci di quello…sono intra sé rispondenti (Cv I V 13)

3.2.2.5.2 Perifrasi incoative

Sono dette perifrasi incoative, a nomine, quelle che, delle tre fasi che è possibile focalizzare di un evento (inizio I, svolgimento S, termine T), enfatizzano I. La Ageno ne rileva la continuità storica col latino, dal momento che «fin da epoca classica coepi con l’infinito viene usato press’a poco col senso di un aoristo ingressivo…» [idem: 440].

Esempi di perifrasi incoativa con cominciare:

…e cominciai a dire: Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete. (Cv II II 5)

…e comincialo [il sole] a vedere Lucia… (Cv III V 16)77

Esempio con entrare:

…entrai a riguardare col pensiero lo difetto umano intorno al detto errore. (Cv IV I 8)

I verbi principali (ossia quelli infinitivizzati) dei casi analizzati sono tutti continuativi.

Il contenuto lessicale di cominciare non pare invece aver subito desemantizzazione in:

Alla prima questione risponde Giovenale nell'ottava satira, quando comincia quasi esclamando (Cv IV XXIX 4)

3.2.2.5.3 Perifrasi continuative

La perifrasi continuativa, a differenza di quella incoativa, focalizza lo svolgimento dell’azione escludendo l’interpretazione semelfattiva (cioè di un singolo occorrimento del processo):

77 Da notare la costruzione ristrutturata, come dimostra la risalita del clitico. Il pronome atono è posto in enclisi anziché in proclisi in virtù della legge Tobler-Mussafia. Per questa legge si v. SCHIAFFINI 1954 : 275-83.

Da poi che per la loro medesima sentenza la canzone ha riprovato tempo non richiedersi a nobilitade, incontanente séguita a confondere la premessa loro oppinione…(Cv IV XV 1)

3.2.2.5.4 Perifrasi risolutive

«Le perifrasi risolutive …hanno la funzione di indicare il raggiungimento finale di un determinato risultato» [BERTINETTO 1988: 160].

Esse spesso (e anche l’esempio seguente rientra verosimilmente in questa tipologia) descrivono un esito inopinato:

E dice ch'ella [l’anima] fa due cose: l'una, che ella ritorna a Dio, sì come a quello porto onde ella si partio quando venne ad intrare nel mare di questa vita…(Cv IV XXVIII 2)

3.2.2.5.4 Perifrasi abituali

L’aspetto abituale, esprimibile anche attraverso avverbi (di solito,

abitualmente…), dispone di una perifrasi dedicata (solere più infinito), che

imperfettivizza un’azione perfettiva:

Nel cominciamento di ciascuno bene ordinato convivio sogliono li sergenti prendere lo pane apposito… (Cv I II 1)

Ma però che li morali ragionamenti sogliono dare desiderio di vedere l'origine loro… (Cv I VIII 6)

…mostrando contra mia voglia la piaga della fortuna, che suole ingiustamente al piagato molte volte essere imputata. (Cv I III 4)

In quest’ultimo caso, dal punto di vista della pragmatica della comunicazione, la perifrasi non è strettamente necessaria, poiché a delegittimare l’interpretazione semelfattiva a vantaggio di quella abituale interviene anche il sintagma aggettivale molte

volte. La ridondanza linguistica (palese infrazione alla già citata massima griceana di

quantità) potrebbe tuttavia esprimere una sintassi empaticamente connotata (Dante sta raccontando i travagli dell’esilio).

Nel documento La sintassi del Convivio (pagine 63-67)