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LA FRASE FINALE

Nel documento La sintassi del Convivio (pagine 170-173)

8. SUBORDINAZIONE CIRCOSTANZIALE

8.1 LA SUBORDINAZIONE NEL ‘GRUPPO CAUSALE’: FRASI CAUSALI, IPOTETICHE,

8.1.5 LA FRASE FINALE

8.1.5.1 Frase finale infinitivizzata

La lingua del Convivio dispone di quattro operatori di subordinazione fondamentali idonei ad esprimere il fine o l’intenzione «che motivano l’azione espressa nella frase principale» [BERTUCCELLI 1988A : 818]. Due di essi, per e a, introducono indifferentemente una frase finale di modo infinito; gli altri due, acciò che e perché, reggono una finale di modo finito.

…non si dee chiamare citarista chi tiene la cetera in casa per prestarla per prezzo, e non per usarla per sonare (Cv I IX 3)

La collocazione delle finali in posizione rematica corrisponde alla progressione

dato-nuovo. Le tre finali, poi, di cui le prime due coordinate fra di loro (per prestarla e non per usarla) e la terza subordinata alla coordinata (per usarla per sonare),

condividono il soggetto, la cui interpretazione è anaforica. Si tratta di soggetti PRO, controllati dal relativo indipendente chi. ‘chii tiene la cetera in casa per PROi prestarla per

prezzo, e non per PROi usarla per PROi sonare’.

Quella mente che prima la partorisce, sì per far più ornato lo suo presente, sì per la caritade de l'amico che lo riceve, non si tiene alli termini del vero, ma passa quelli. E quando per ornare ciò che dice li passa, contra conscienza parla…(Cv I III 8)

In questo caso, diversamente dal precedente, l’informazione nota è veicolata dalla frase finale239, come dimostra la disposizione prolettica di questa rispetto alla frase matrice (la relativa indipendente temporale introdotta da quando) e come si evince dalla ripresa dell’azione di ornare, già espressa nel periodo precedente («sì per far più ornato»). Anche qui il soggetto (PRO) è controllato da quello (pro) della principale, che a sua volta è coreferente con quello del periodo precedente (quella mente): ‘Quella mentei

non si tiene alli termini, ma passa quelli. E quando per PROi ornare ciò che dice li passa, proi

contra coscienza parla’.

I due casi analizzati finora (Cv I IX 3 e Cv I III 8) presentavano un ordine frastico non marcato alla luce della progressione dal noto al nuovo riprodotta dai nessi sintattici. Un caso di topicalizzazione contrastiva (e quindi di collocazione apparentemente tematica del rema) riteniamo, invece, sia rappresentato da:

239 «Le frasi finali circostanziali possono essere anteposte alla principale senza modificazioni del significato; dal punto di vista comunicativo l’anteposizione comporta l’interpretazione della finale come informazione nota rispetto alla principale che assume il valore di informazione nuova» [BERTUCCELLI 1988A : 822].

La qual durezza, PERFUGGIREMAGGIOREDIFETTO, non per ignoranza, è qui pensata. (Cv I III 2)240

La prolessi non ci sembra frutto del verbo deontico conviene, come suppone Agostini241 [1978b : 380], ma funzionale alla progressione dato-nuovo (come dimostra l’anaforico questa) in:

Dunque, a fuggire questa disordinazione, conviene questo comento…(Cv I V 6)

Il soggetto PRO è, in questo caso, a referenzialità arbitraria, dato che «con predicati di tipo deontico…non è necessaria la presenza di un soggetto agentivo»

[BERTUCCELLI 1988a : 819].

Nel caso a seguire, la coreferenza del soggetto della finale con la sua frase matrice non determina la minimizzazione informativa ultima [BERTUCCELLI 1993 : 130], ovvero un’anafora-zero, ma la realizzazione lessicale del soggetto controllato (evidente infrazione alla massima di quantità). Probabilmente, esercitano la propria influenza le costruzioni ad accusativo con infinito attestate, e nel latino e nel volgare di D., anche con l’infinito preposizionale242:

Poi, com'è detto, [lo spiritello] comanda quello che far dee quest'anima ripresa per venir lei a sé…(Cv II X 5)

La finale può occorrere in un nesso relativo concorrente (‘fin rel giust’):

Dico che di tutti questi ordini si perderono alquanti tosto che furono creati, forse in numero de la decima parte: alla quale restaurare fu l'umana natura poi creata…(Cv II V 12)

8.1.5.1 Frase finale temporalizzata

Quando il soggetto della subordinata è diverso da quello della frase matrice si ricorre alla variante temporalizzata del costrutto finale. Gli esempi seguenti hanno come introduttore finitivizzante acciò che243, nettamente prediletto in prosa:

240 Invece che il funzionalismo comunicativo, gli studi storici sono soliti sottolineare la finalità retorica delle disposizioni prolettiche o incidenti delle frasi subordinate: l’obiettivo sarebbe la realizzazione del periodo ciclico, euritmico e sillogistico. Si confronti, per tutti, SEGRE 952 : 172 e sgg.

241 Si v. AGOSTINI 1978b : 380. Del resto, non mancano i casi in cui la finale è posposta al verbo iussivo convenire: Cv I VIII 11, I VIII 15, idem.

242 Si pensi a Mon I I 5 propter se non habere oppure a Cv I VIII 3 la terza [cosa] è sanza essere domandato lo dono, dare quello.

243 «…l’italiano conosce fin dalle origini una congiunzione finale primaria acciò che, ma questa come si è visto poteva anche avere un valore causale» [AGOSTINI 1978b : 377].

…questo è quello per che l'uomo buono dee la sua presenza dare a pochi e la familiaritade dare a meno, acciò che 'l nome suo sia ricevuto, ma non spregiato.(Cv I IV 11)

…brievemente in questo capitolo intendo mostrare quattro ragioni per che di necessitade lo dono, acciò che in quello sia pronta liberalitade, conviene essere utile a chi riceve. (Cv I VIII 6)

Tuttavia, si danno dei casi in cui, malgrado la scelta della forma finita, il soggetto è coreferente. Nell’italiano di oggi, una costruzione simile sarebbe ai limiti dell’accettabile (cfr. BERTUCCELLI 1988a : 825):

??E questa necessitate mosse Boezio di se medesimo a parlare, acciò

che sotto pretesto di consolazione escusasse la perpetuale infamia del suo esilio…(Cv I II 13)

L’introduttore perché, meno frequente in prosa del concorrente acciò che, ma decisamente preferito in poesia244, funziona anche da subordinatore causale. Tuttavia, non si danno mai casi di ambiguità funzionale dal momento che la frase finale ha come marca distintiva la modalizzazione automatica al congiuntivo: « […] si ha dunque una completa grammaticalizzazione, nel senso che il modo verbale viene scelto automaticamente sulla base di determinati elementi presenti nel contesto. Il modo è tuttavia semanticamente irrilevante solo nel caso di elementi univoci dal punto di vista del contenuto. In presenza di congiunzioni combinabili con vari modi, come p. es.

perché, è di nuovo solo il modo della dipendente a decidere dell’adeguata

interpretazione dell’enunciato…L’indicativo viene usato nella frase causale perché con esso viene comunicato un fatto…il congiuntivo [della finale] esprime, invece, semplicemente che non viene comunicato alcun fatto.» [WANDRUSZKA 1988 : 426].

…farò al presente speziale capitolo, perché più notevole sia la loro infamia. (Cv I VIII 14)

E acciò che questa parte più pienamente sia intesa, dico che generalmente si chiama in ciascuna canzone 'tornata', però che li dicitori che prima usaro di farla, fenno quella perché, cantata la canzone, con certa parte del canto ad essa si ritornasse. (Cv II XI 2) …la giustizia legale ordina la scienze ad apprendere, e comanda, perché non siano abbandonate, quelle essere apprese e ammaestrate… (Cv II XIV 15)

244 «[…] nella prosa del Convivio si hanno 30 esempi con acciò che e 11 con perché … nella Commedia 12 esempi con acciò che e 61 con perché. Non tenendo conto della distinzione tra prosa e poesia, si potrebbe scorgere un progressivo espandersi dell’uso di perché rispetto alla congiunzione primaria acciò che. A ben guardare però, la prima sembrerebbe preferita in poesia, la seconda in prosa … A parte queste particolarità, non riusciamo a trovare altre differenze d’uso tra i due morfemi.» [AGOSTINI 1978b : 380].

Per completezza, riportiamo l’unico esempio di finale con introduttore però che:

Ma però che più proficabile sia questo mio cibo, prima che vegna la prima vivanda voglio mostrare come mangiare si dee. (Cv II I 1)

L’esempio in questione è altresì significativo per l’esplicitazione lessematica della componente volitivo-intenzionale (voglio mostare) intrinsecamente presente in molti costrutti finali245.

Nel documento La sintassi del Convivio (pagine 170-173)