8. SUBORDINAZIONE CIRCOSTANZIALE
8.1 LA SUBORDINAZIONE NEL ‘GRUPPO CAUSALE’: FRASI CAUSALI, IPOTETICHE,
8.1.1 LA FRASE CAUSALE
Nella subordinazione causale si instaura un rapporto causa-effetto fra la frase causale e la frase reggente:
Io credo, canzone, che radi sono, cioè pochi, quelli che intendano te bene…però che faticosa parli… (Cv II XI 7)
Dispregiar se medesimo è per sè biasimevole, però che all'amico dee l'uomo lo suo difetto contare strettamente…(Cv I II 5)
«I tipi di cause logicamente possibili sono due: efficiente e formale…Dal punto di vista semantico, la causa efficiente indica un evento specifico, relativo al caso particolare di cui si tratta, la causa formale è un’affermazione generale dal carattere di legge universale.» [GIUSTI 1988 : 738] I casi su menzionati (Cv II XI 7 e Cv I II 5) possono essere ascritti, nell’ordine, alla causalità efficiente e a quella formale, che corrispondono, nella terminologia dantesca, a cagione e ragione203.
Essendo il Convivio il libro delle cagioni e delle ragioni, è naturale aspettarsi un consistente impiego di moduli causali. In effetti, la nostra codifica ha rilevato
202 «El ámbito semántico de la causalidad abarca cinco relaziones diferentes (causales propiamente dichas, finales, condicionales, concesivas y consecutivas) que se organizan según la particular concepción que en cada una de ellas se establece entre la causa y el efecto ... En la causa, esto es, en aquello que desencadena una acción, se fundamentan las oraciones causales, las condizionales y la concesivas. En el efecto se basan las finales y las consecutivas; por último, las causales y las finales tienen en cuenta el proceso causa-efecto en su totalidad ... » [RODRIGUEZ 1999 : 3599].
203 D. per ragione intende «un principio generale che valga come assioma sotto cui va sussunto il caso particolare precedentemente esposto…Per quanto riguarda l’uso di cagione, notiamo che D. con tale termine designa esclusivamente la causa effettiva di un determinato fatto…» [AGOSTINI 1978b : 371].
un’altissima frequenza di frasi causali con gli introduttori più vari e i tempi e i modi più diversificati.
8.1.1.1 Frasali causali metalinguistiche (ad introduttore ché)
Tra gli introduttori di modo finito va ricordato anzitutto ché: «trattandosi di un modulo meno colto ci si aspetterebbe un uso più contenuto di esso nella lingua del trattato204; risulta invece esattamente il contrario. Si può tentare d’individuare tuttavia alcune ragioni della grande diffusione di che nel Convivio. La prima che può soccorrere è la seguente: la trama concettuale dell’opera […] comportava un continuo ricorso a legamenti causali, di qui l’esigenza […] della variatio delle congiunzioni e la spinta a utilizzare tutti i tipi possibili…Altro motivo, forse non trascurabile, dell’uso frequente di
ché nella prosa del trattato potrebbe essere la coscienza, che D. doveva avere, di una
certa connessione tra la congiunzione volgare e quella latina quia, frequentissima nei suoi modelli medievali e nel suo stesso uso.» [AGOSTINI 1978b : 373].
A differenza delle altre congiunzioni o locuzioni congiuntive causali, ché istituisce un rapporto di subordinazione debole, sincretico e generico, poiché «corrisponde in prospettiva diacronica al punto di arrivo del processo di disgregazione del sistema subordinativo latino, l’ultima soglia, per così dire, tra l’ipotassi e la paratassi, e insieme il principale punto di partenza per la ricostruzione del sistema ipotattico romanzo […]» [idem : 372].
Riportiamo di seguito alcuni esempi:
…questa ragione mosse Agustino nelle sue Confessioni a parlare di sé, ché per lo processo de la sua vita, lo quale fu di [meno] buono in buono, e di buono in migliore, e di migliore in ottimo, ne diede essemplo e dottrina…(Cv I II 14)
E lo latino non l'averebbe esposte [le canzoni] se non a' litterati, ché li altri non l'averebbero intese. (Cv I VII 12 )
Anche c'è stata la benivolenza della consuetudine, ché dal principio della mia vita ho avuta con esso benivolenza e conversazione…(Cv I XIII 8)
Meglio sarebbe a li miseri grandi, matti, stolti e viziosi, essere in basso stato, ché né in mondo né dopo la vita sarebbero tanto infamati…(Cv II X 10)
Dagli esempi riportati si evince che le causali con introduttore ché sono sempre rematiche, ossia, sul piano informazionale, apportatrici del nuovo, e mai topicalizzabili (ossia mia anteponibili alla reggente). Questo carattere ne spiegherebbe l’aspetto
‘coordinante’: il cuore informazionale della frase rivendicherebbe una parziale indipendenza anche sul piano grammaticale, mediante una subordinazione debole. Del resto, commentava già Francesco Agostini che «caratteristica evidente delle proposizioni indicanti una ‘ragione’ è quella di contenere una asserzione a sé stante» [AGOSTINI
1978b : 374]. Inoltre, non si tratta di cause reali che instaurino un forte vincolo causa- effetto e dunque un rapporto di stretta dipendenza fra reggente e subordinata, ma di cause logiche deputate a giustificare genericamente l’atto enunciativo; di cause esplicative del decir in senso ampio, mediante una explicación razonable o una
justificación apropiada del hecho [RODRÍGUEZ 1999 : 3602].
8.1.1.2 Perché e sì come
Tra gli altri introduttori causali ricorderemo, per le loro peculiarità posizionali,
perché e sì come. «La subordinata con siccome […] instaura un rapporto causa-effetto in
cui la causa è nota e l’effetto è nuovo. Viceversa, in una costruzione causale introdotta da perché il nuovo può consistere o nell’intera frase o nella sola causale…A questa differenza funzionale, corrisponde una differenza di ordine. Nel caso non marcato, la causale con siccome, essendo tematica, precede la principale, mentre la causale con
perché, essendo rematica, la segue.» [GIUSTI 1988 : 740]. Nella sintassi di D. le cose non stanno così:
La sopra detta cagione, cioè d'essere più unito quello ch'è solo prima in tutta la mente, mosse la consuetudine della gente, che fanno li
primogeniti succedere solamente, sì come205 più propinqui e perchè
più propinqui più amati. (Cv I XII 7)
Nell’italiano contemporaneo, dal momento che siccome introduce una causale tematica e perché una rematica (mai in prolessi, ossia mai topicalizzata contrastivamente), avremmo avuto l’esatto contrario, ovvero ‘fanno li primogeniti
succedere solamente perché più propinqui e siccome più propinqui più amati.’. E invece la
lingua del Trecento rivela la propria alterità, dal momento che sì come più propinqui è il rema, mentre perchè più propinqui è senza alcun dubbio il tema (per progressione tematica lineare).
Riportiamo un altro esempio di causale tematica in dipendenza di perché:
E perché questa vita è più divina, e quanto la cosa è più divina è più di Dio simigliante, manifesto è che questa vita è da Dio più amata…(Cv II IV 12)
Perché può anche reggere il congiuntivo, modo tipico piuttosto delle frasi finali,
quando veicola una causa fittizia (sul modello della correlazione latina non quia + congiuntivo [causa supposta] … sed quia + indicativo [causa fattuale]):
…e non dico udite perch'elli odano alcuno suono, ch'elli non hanno senso, ma dico udite, cioè con quello udire ch'elli hanno, ch'è intendere per intelletto. (Cv II VI 1)
8.1.1.3 Però che
Una locuzione congiuntivale causale è rappresentata da però che (con allomorfo
imperò che), che è senza dubbio prediletta dalla prosa dantesca in virtù della sua
«ambiguità funzionale notevolmente minore» [AGOSTINI 1978b : 375]:
…e per questo escludo le Intelligenze che sono in essilio de la superna patria, le quali filosofare non possono, però che amore in loro è del tutto spento…(Cv III XIII 2)
Ma però che in ciascuna maniera di sermone lo dicitore massimamente dee intendere a la persuasione, cioè all'abbellire, dell'audienza sì come a quella ch'è principio di tutte l'altre persuasioni come li rettorici sanno; e potentissima persuasione sia, a rendere l'uditore attento, promettere di dire nuove e grandissime cose; seguito io … (Cv II VI 6).
E però che li raggi non sono altro che uno lume che viene dal principio de la luce per l'aere infino a la cosa illuminata, e luce non sia se non ne la parte de la stella, però che l'altro cielo è diafano, cioè
transparente, non dico che vegna206 questo spirito, cioè questo
pensiero, dal loro cielo in tutto, ma da la loro stella… (Cv II VI 9)
Il primo esempio (Cv III XIII 2) è rappresentativo dell’andamento prolettico ed epesegetico, tipicamente scolastico, della prosa del Convivio: si anticipa la causa in forma di SP cataforico (per questo), per poi esemplificarla in forma proposizionale attraverso una tecnica di ripresa207. L’effetto è di mise en relief del pronome prolettico e di dislocazione a destra della causale (al solito la virgola riproduce la pausa pragmatica).
Abbiamo selezionato, invece, gli ultimi due casi (Cv II VI 6 e 9), essendo essi rappresentativi dello stile a festone del Convivio: si ripete un modulo tipicamente scolastico costituito da congiunzione (Ma/E) + secondaria prolettica (le causali) + frasi principale ritardate, le quali «segnano, legate ognuna sintatticamente e logicamente alla
206 Il congiuntivo dell’oggettiva si spiega con la dipendenza da un verbum declarandi negativo. 207 A proposito degli avverbi di ripresa v. anche GIUSTI 1988 : 748.
proposizione causale prolettica da essa dipendente, i singoli punti di arrivo parziali del processo dimostrativo che le proposizioni causali rappresentano» [SEGRE 1952 : p. 179]. Inoltre, in entrambi gli esempi si manifesta una doppia marca di subordinazione: una consuetudine sintattica antichissima (fine del IV secolo? si v. AGENO 1990a : 220) precedeva che la servitù grammaticale di coordinate a frasi subordinate fosse ribadita dal modo congiuntivo. «L’alternanza si potrebbe spiegare piuttosto con l’esaurirsi dell’efficacia della congiunzione iniziale (che non viene ripetuta davanti alla seconda proposizione né ad eventuali altre), e con l’esigenza di sostituirvi un diverso mezzo (l’impiego del congiuntivo) per esprimere il carattere ipotetico delle proposizioni successive alla prima» [AGENO 1990a: 221].208 Si tratta di una peculiarità totalmente assente nell’italiano di oggi, che ammette il congiuntivo solo «per indicare la causa fittizia» [GIUSTI 1988 : 738], ma che trova corrispondenza nel francese contemporaneo, in cui una coordinata a un’ipotetica col si e l’indicativo è di norma introdotta da et que più congiuntivo.
8.1.1.4 Con ciò sia cosa che
Esiste addirittura una locuzione congiuntiva che ammette di preferenza il modo congiuntivo pur introducendo una causa reale al pari delle altre: alludiamo al modulo tipicamente prosastico con ciò sia cosa che/con ciò fosse cosa che. Si tratta di «un’intera proposizione quasi fossilizzata … [il cui] unico elemento ancora vitale, cioè non fossilizzato, è costituito dalla forma verbale, il cui Tempo può variare in rapporto al Tempo della reggente (nell’uso dantesco la variazione sia-fosse sembra essere ancora funzionale; le pochissime occorrenze, 4 in tutto, della forma con ciò fosse cosa che corrispondono infatti ai casi in cui il verbo della sovraordinata è al passato…»
[AGOSTINI 1978 : 375]. Il congiuntivo si spiega con una sorta di attrazione modale da
parte di sia/fosse del modulo causale:
…ch’era impossibile, con ciò sia cosa che loro essere sia loro operazione…(Cv II IV 3)
208 Si v. anche SEGRE 1952 : 180, «Credo che in fenomeni del genere alla volontà di esprimere una gradazione di valori (essendo la prima proposizione quella che ha maggior peso nella funzione dimostrativa) si aggiunga pure quella di rilevare i rapporti di subordinazione, segnando con l’indicativo i due estremi del ragionamento, cioè la causa principale di un fatto e il fatto stesso, e col congiuntivo gli stadi intermedi della dimostrazione.»
Per altri esempi di cooridnazione di un indicativo e di un congiuntivo nella prosa del Convivio si v. anche Si v. anche Cv II VI 6, II VI 10, III VII 10, III XI 1, IV V 4, IV XXI 2, IV X 2, IV XVII 2, IV XIV 7.
Onde, con ciò sia cosa che quella che è qui l'umana natura non pur una beatitudine abbia…(Cv II IV 10)
8.1.1.5 Frasi causali finitivizzate con introduttori tipicamente temporali o finali
Le quali disposizioni tutte li mancavano, se latino e non volgare fosse stato, poi che le canzoni sono volgari. (Cv I V 7)
…onde, acciò che209
la scienza è ultima perfezione de la nostra anima, ne la quale sta la nostra ultima felicitade, tutti naturalmente al suo desiderio semo subietti. (Cv I I 1)
E però vuole essere manifesta la ragione, che de le nuove cose lo fine non è certo, acciò che la esperienza non è mai avuta onde le cose usate e servate sono e nel processo e nel fine commisurate…
(Cv I X 2)
Quest’ultimo caso si distingue per la strutturazione sintattica marcata, essendo
però l’avverbio prolettico della frase causale dislocata a destra. La pausa virtuale, tipica
delle dislocazioni, è riprodotta dalla virgola: ‘E però vuole essere manifesta la ragione, che
de le nuove cose lo fine non è certo, ∆ acciò che la esperienza non è mai avuta’. 210
8.1.1.5 Frasi causali infinitivizzate
Meno frequentemente D. ricorre a una subordinazione causale infinitivizzata, essendo quella temporalizzata più chiara e più perspicua sotto ogni profilo.
Esempi di frase causale all’infinito con introduttore di:
Poi procede a la terza cosa, e dice che non dee sé riprendere di provvedimento, ma loro di non ubbidire…(Cv II IX 6)
Lo invidioso poi argomenta, non biasimando colui che dice di non saper dire… (Cv I XI 17)
Nell’ultimo esempio la causale dipende dal verbum affectuum ed equivale a ‘per il fatto che non sa dire’ : l’ordo artificialis ha come effetto lo straniamento del lettore, dal momento che l’iperbato colloca la causale nella posizione che avrebbe avuto un’oggettiva (subito dopo il verbum dicendi).
Esempi di subordinazione causale all’infinito con introduttore per:
209 «Tale funzione secondaria [quella causale] sarà stata probabilmente assunta dalla congiunzione [acciò che] in analogia con perché congiunzione causale finale […] Si potrebbe però avanzare anche un’altra ipotesi: quella della confluenza nella stessa forma di due etimi diversi: acciò che finale < ad + ecce hoc + quod; acciò che causale < ab + ecce hoc + quod […] Si noti che un’analoga confluenza di ad e ab latini si riscontra nella preposizione italiana da (< de + ab e de + ad)» [AGOSTINI 1978b : 377].
210 Per l’identità di questo modulo con costruzioni marcate dell’italiano contemporaneo cfr. GIUSTI 1978 : 748. Il simbolo ∆ indica la pausa funzionale.
Sono molti che per ritrarre cose poste in altrui lingua e commendare quella, credono più essere ammirati che ritraendo quelle de la sua. (Cv I XI 15)
Veramente, fuori di tutti questi, li cattolici pongono lo cielo Empireo, che è a dire cielo di fiamma o vero luminoso; e pongono esso essere immobile per avere in sè, secondo ciascuna parte, ciò che la sua materia vuole. (Cv I III 8)
…le quali ella dimostra, sì come nel principio de la Metafisica pare sentire lo Filosofo, dicendo che, per questi adornamenti vedere, cominciaro li uomini ad innamorare di questa donna. (Cv II XV 11)
Si noti che oggi per + infinito semplice regge una finale e mai una causale. Un caso di subordinazione causale-strumentale (‘caus strum’) è invece quello di
Cv I II 14:
è quando, per ragionare di sé, grandissima utilitade ne segue altrui…
Esempio di causale participiale:
La ragione di che puote essere ed è che ciascuna cosa, da providenza di prima natura impinta, è inclinabile alla sua propria perfezione (Cv I I 1)
Esempio di frase causale al gerundio:
Per che io, sentendomi levare dal pensiero del primo amore a la virtù di questo, quasi maravigliandomi apersi la bocca nel parlare de la proposta canzone, mostrando la mia condizione sotto figura d'altre cose… (Cv II XII 8)
8.1.1.1 Il gerundio coordinato
A parte il rispetto della condizione di coreferenza, è opportuno rilevare come D. si serva dei tre gerundi presenti nel periodo su citato per esprimere relazioni sintattiche di volta in volta diverse: sentendomi ha valore causale, meravigliandomi ha valore comparativo ipotetico211, mostrando è un gerundio coordinato, cui abbiamo assegnato l’etichetta di ‘mod’ (gerundio modale), per isolarlo e differenziarlo da un qualunque gerundio di maniera (man), di tempo (temp) o di strumento (strum). Tale gerundio, che esprime deitticamente posteriorià rispetto alla reggente, pur rimanendo una frase subordinata condivide alcune caratteristiche con i tipi paratattici (cfr. LONZI 1988 : 588 e sgg ): è potenzialmente sostituibile da un e + frase coordinata (‘apersi la bocca e mostrai’).
Questa subordinazione gerundiale212 è riconducibile a uno dei precetti retorici di
abbreviatio, l’elegante elusione di una coordinazione:
«Per alios casus participiorum conglutinamus diversas clausulas in unam. Quando conneximus diversas clausulas per copulativam conjunctionem, subtrahimus conjunctionem et verbum unius clausulae convertimus in participium...Verbi gratia, ubi dicturi sumus ‘Iste sedet et loquitur’ dicimus ‘Iste sedens loquitur’, vel ‘Iste sedet lonquens’.» [Matteo di Vendôme, Documentum de modo et arte dictandi et versificandi,
in FARAL 1958 : 279]
Altro esempio di gerundio coordinato:
…allor ti priego che ti riconforte, dicendo lor213, diletta mia novella: «Ponete mente almen com’io son bella!» (Cv II Voi che ‘ntendendo 59-60)
8.1.1.2 La frase limitativa causale.
La locuzione congiuntivale in quanto non introduce una subordinata causale tout
court, ma una subordinata limitativa-causale (‘lim caus’). In entrambi i casi a seguire
l’interpretazione del soggetto della subordinata è anaforica:
Però che nulla cosa è utile, se non in quanto è usata…(Cv I IX 6) …la parte razionale ha suo occhio, con lo quale apprende la differenza de le cose in quanto sono ad alcuno fine ordinate…(Cv I XI 3)
«Forma tipica dell’elucidazione dottrinaria» [AMBROSINI 1978 : 785], in quanto corrisponde all’in quantum del De vulgari eloquentia e della Monarchia: «[signum] sensuale quid est, in quantum sonus est; rationale vero, in quantum aliquid significare videtur ad placitum…» (DVE I III 3); «…quod quidam dictum non habet locum in quantum est aurum, cum sit metrum in genere metallorum, sed in quantum est quoddam signum receptibile per impressionem.» (Mon III XIV 7).