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FRASE COMPLETIVA OBLIQUA ED EPESEGETICA

Nel documento La sintassi del Convivio (pagine 138-142)

6. TRA COORDINAZIONE E SUBORDINAZIONE

6.2 LA FRASE RELATIVA

7.1.4 FRASE COMPLETIVA OBLIQUA ED EPESEGETICA

Se le completive dirette, ovvero le frasi oggettive, costituiscono sul piano macrotestuale l’equivalente di un complemento diretto, le completive oblique (‘obl’) a

nomine corrispondono a un complemento preposizionale. Nell’esempio a seguire, infatti, argomentarsi di (= sforzarsi di) si costruisce come quei verbi riflessivi in cui «di svolge

funzione preposizionale» [ACQUAVIVA 1988 : 645].

Tuttavia, dopo alquanto tempo, la mia mente, che si argomentava di sanare, provide, poi che nè 'l mio nè l'altrui consolare valea, ritornare al modo che alcuno sconsolato avea tenuto a consolarsi…

(Cv II XII 2).194

193 Il passo testé riportato costituisce l’exordium del II trattato e, in quanto tale, è oggetto di una ricerca formale insistita, a tratti vistosamente orientata in senso latineggiate: i latinismi sintattici e lessicali sono senz’altro sfruttati per conferire maestà e gravità all’eloquio. Alludiamo non solo all’infinitiva con soggetto espresso, ma anche all’ablativo assoluto nominale allitterante, me ministro, e alle voci pelago e laudabile:«È il ricorrere nel suo stile della parola latina là dove più s’innalza il suo canto, non tanto perché la retorica gli insegnasse che la parola deve essere conveniente alla materia, quanto per il bisogno di esprimere concetti eterni con ‘parole eterne’» [TERRACINI 1957 : 25], e aggiungeremo, con sintassi eterna.

Il ricorso massiccio all’ornatus connette, poi, questo brano allo stile sapidus et venustus et excelsus teorizzato in DVE II VI 5: «molte parti del Convivio sono scritte veramente in alto stilo cioè in quello stile excellentissimum di cui sono state contexte le ilustres cantiones (DVE II VI), il che ci riconduce a quell’identità del linguaggio della prosa con quello della poesia, affermata nel DVE, che è, in questo ambito e sotto questo rispetto, pienamente legittima.» [SEGRE 1952 : 162]

Ci riferiamo in particolare alla figura di trassumptio, cioè all’«uso dei modi metaforico- simbolici…culmine secondo la trattatistica dell’ornato difficile» [MENGALDO 1978 : 366] che il brano del Cv citato condivide con l’esempio di costrutto sapido, aggraziato ed eccelso «Eiecta maxima parte forum de sinu tuo, Florentia, nequicquam Trinacriam Totila secundus adivit» (DVE II VI 4). Secondo quella contaminazione di classicità e scritturalità destinata a diventare cifra interpretativa di tanta Commedia, si susseguono due metafore afferenti alle due tradizioni (pagana e cristiana) da cui D. è plasmato: la nave, come traslazione della scrittura, e il pane, già nel precedente trattato assimilato ai contenuti dell’esposizione dottrinaria.

194 AGENO 1978g : 282 considera questo modulo di + infinito introduttore di frase strumentale (!). A nostro avviso, la parafrasi ‘si sforzava di tornar sana’ non dà adito ad altra interpretazione che non sia di complementazione obliqua.

Il di introduttore della completiva obliqua, dunque, a differenza del complementatore preposizionale di della completiva diretta (v. 7.3), è una preposizione vera e propria e fa parte del verbo principale.

Segue un esempio di completiva con introduttore di in dipendenza di un participio predicativo:

…ma pietade non è passione, anzi è una nobile disposizione d'animo, apparecchiata di ricevere amore, misericordia ed altre caritative passioni. (Cv II X 6)

Più frequentemente le completive oblique all’infinito si costruiscono con l’introduttore a:

E questa necessitate mosse Boezio di se medesimo a parlare … e questa ragione mosse Agustino nelle sue Confessioni a parlare di sé... (Cv I II 13-4)

…lo mio scritto, che quasi comento dir si può, è ordinato a levare lo difetto delle canzoni sopra dette…(Cv I III 2 )

Onde, pensando che lo desiderio d'intendere queste canzoni, [a] alcuno illitterato averebbe fatto lo comento latino transmutare in volgare, e temendo che 'l volgare non fosse stato posto per alcuno che l'avesse laido fatto parere, come fece quelli che transmutò lo latino dell'Etica - ciò fue Taddeo ipocratista -, providi a ponere lui, fidandomi di me di più che d'un altro. (Cv I X 10)

E tutte queste cagioni vi sono state a generare e a confortare l'amore ch'io porto al mio volgare, sì come brievemente io mostr[er]ò. (Cv I XII 3)

La prima (parte) è lo primo verso di quella: nella quale s'inducono a udire ciò che dire intendo certe Intelligenze… (Cv II II 7)

Esempio di completiva obliqua con introduttore a in dipendenza di un aggettivo:

E bene si dee credere che l'anima mia conoscea la sua disposizione atta a ricevere l'atto di questa donna, e però ne temea…(Cv II IX 7)

Abbiamo rilevato anche casi di completiva obliqua privi di introduttore:

…apersi la bocca nel parlare della proposta canzone, mostrando la mia condizione sotto figura d'altre cose: però che de la donna di cu' io m'innamorava non era degna rima di volgare alcuna palesemente poetare…(Cv II XII 8)

Tuttavia, dopo alquanto tempo, la mia mente, che si argomentava di sanare, provide, poi che nè 'l mio nè l'altrui consolare valea, ritornare al modo che alcuno sconsolato avea tenuto a consolarsi… (Cv II XII 2)

7.1.4.2 Frase completiva temporalizzata

«Nella costruzione temporalizzata viene neutralizzata l’opposizione fra subordinata oggettiva e obliqua, in quanto il complementatore che non può essere preceduto da una preposizione…» [ACQUAVIVA 1988 : 637]:

Tolomeo poi, acorgendosi che l'ottava spera si movea per più movimenti…(Cv II III 5)

Ciascuno è certo che la natura umana è perfettissima di tutte l'altre nature di qua giù…(Cv II VIII 10)

L’uso dell’indicativo si spiega con la fattualità dell’evento linguistico o con l’espressione di una certezza non sottoposta a restrizioni. Altrove, il verbo matrice modalizza la completiva al congiuntivo volitivo o epistemico.

Segue un esempio di completiva in dipendenza di un predicato esprimente volizione:

Li quali priego tutti che se lo convivio non fosse tanto splendido quanto conviene a la sua grida, che non al mio volere ma a la mia facultade imputino ogni difetto… (Cv I I 19)

Questo caso merita di essere analizzato un po’ più a fondo: la ricerca di

perspicuitas sintattica si realizza nella ripresa, non infrequente nella prosa dottrinaria che

andiamo analizzando195, del che completivo obliquo che incastona l’ipotetica prolettica di secondo grado (stile a festone)196. Tale ripresa è utile tanto all’emittente, quanto al destinatario: da un lato, infatti, garantisce al parlante il feedback completo197; dall’altro garantisce la sincronizzazione col destinatario, il quale ha una guida in più «per segmentare la catena sintagmatica» [SIMONE 1990 : 129]. Detto diversamente, la ripetizione del che esplicita la capacità del codice linguistico di entrare in stand by: «I codici con stand by possono essere usati infatti solo a condizione che l’emittente (ma anche il ricevente) ricordi il punto nel quale la sequenza principale è stata lasciata in

195 Per altri casi simili si confronti: Cv I VII 11; III VIII 6; IV XII 11; IV XV 2; IV XXV 6 …

196 «Un fenomeno in qualche modo speculare rispetto a questo [omissione del che completivo] è la ripetizione del che subordinante dopo l’inserimento di una dipendente di secondo grado, non raro nella prosa antica, specie popolare…» [SERIANNI 1991 : 563].

La reduplicazione del che è analizzata da Paola Manni, nel suo volume dedicato al trecento toscano, a proposito della lingua del Decameron. Il fenomeno è ricondotto a una sintassi di tipo spontaneo e colloquiale: «La congiunzione subordinante che viene non di rado reduplicata dopo l’interposizione di una parentetica di tipo condizionale» [MANNI 2003 : 307].

197 «Il parlante riceve il suo enunciato nel momento stesso in cui lo produce, e quindi può controllarne l’andamento, modificarlo, correggersi…» [SIMONE 1990 : 93]. Non sarà forse peregrino in questo contesto ricordare la già menzionata dimensione clarkiana «di ascolto» [BERTUCCELLI 1993 : 94].

sospeso, e riconosca i segnali che indicano il punto in cui la sequenza interrotta deve essere ripresa senza commettere errori.». [idem : 38].

In casi come quello citato, per prevenire decodifiche errate e per ripristinare la linearità comunicativa dopo la deviazione ciclica generata dall’ipotetica prolettica il segnale è ripetuto.

Riportiamo alcuni esempi di completiva esplicita in dipendenza di verbi reggenti che «esprimono una valutazione del parlante sulla verità della frase dipendente»

[ACQUAVIVA 1988 : 402] (in presenza dei quali parliamo di congiuntivo epistemico o

dubitativo o deliberativo):

…e nessuno dubita, che s'elle comandassero a voce, che questo non fosse lo loro comandamento. (Cv I VII 11)

Nessuno dubita, nè filosofo nè gentile nè giudeo nè cristiano nè alcuna setta, ch'elle non siano piene di tutta beatitudine, o tutte o la maggior parte, e che quelle beate non siano in perfettissimo stato. (Cv II IV 9)

…tutti concordano in questo, che in noi sia parte alcuna perpetuale…(Cv II VIII 8)

Della quale induzione, quanto alla prima perfezione, cioè della generazione sustanziale, tutti li filosofi concordano che li cieli siano cagione, avegna che diversamente questo pongano…(Cv II XIII 5)

7.1.4.3 Frase epesegetica

Un sottotipo della frase completiva è rappresentato dalla cosiddetta frase epesegetica (‘epes’), etichetta con cui abbiamo individuato l’argomento proposizionale di un nome.

Esempio di frase epesegetica e di coordinata a un’epesegetica introdotte da a:

E a pieno intendimento di queste parole, dico che questo [spirito] non è altro che uno frequente pensiero a questa nuova donna commendare ed abellire…(Cv II VI 7)

Gli esempi con introduttore di sono di gran lunga più numerosi:

Nelli occhi di costei doverebbe esser virtù sopra me, se ella avesse aperta la via di venire… (Cv II IX 6)

E però, con ciò sia cosa che lo consentire è uno confessare, villania fa chi loda o chi biasima dinanzi al viso alcuno, perchè nè consentire nè negare puote lo così estimato sanza cadere in colpa di lodarsi o di biasimare…(Cv I II 11)

Movemi timore d'infamia, e movemi desiderio di dottrina dare la quale altri veramente dare non può. (Cv I II 15)

E questo è cagione al Primo Mobile per avere velocissimo movimento…(Cv II III 9)

Esempi di frase epesegetica introdotta da complementatore che:

E ciò dee essere potentissimo argomento che in noi l'uno e l'altro sia…(Cv II VIII 16)

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