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La Banca di Credito di Montecorvino Rovella come oggetto specifico di indagine: storia, caratteristiche, contesto e prospettive

IL CASO BCC-MONTECORVINO ROVELLA: UN’APPLICAZIONE DEL MODELLO DI BALANCED

6.1 La Banca di Credito di Montecorvino Rovella come oggetto specifico di indagine: storia, caratteristiche, contesto e prospettive

La Banca di Credito Cooperativo di Montecorvino Rovella è stata la prima banca cooperativa nel salernitano e fra le prime in Campania. Fondata il 7 marzo del 1910 grazie all’attivismo di un parroco, don Giuseppe Provenza, che perseguiva il sogno di una finanza etica e sostenibile, la prima denominazione dell’istituto fu “Cassa Rurale Cattolica dei prestiti di San Martino” poi “Cassa Rurale ed Artigiana di Montecorvino Rovella”227, oggi “Banca di Credito Cooperativo di Montecorvino Rovella”.

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La denominazione di Cassa Rurale ed Artigiana sopraggiunse nel 1937 allorché fu emanato il Testo Unico delle leggi sulle Casse Rurali ed Artigiane, in base al quale dette banche venivano inquadrate come società cooperative aventi per oggetto principale l’esercizio del credito in favore di agricoltori ed artigiani. Grazie al Testo Unico per le Casse Rurali si aprì la strada di una estensione dell’attività anche all’artigianato (e non solo all’agricoltura), le attività non bancarie furono cessate, furono venduti i terreni e le partecipazioni immobiliari e i sacerdoti, che fino a quel momento avevano amministrato le banche, lasciarono il posto ad una gestione laica degli istituti. L’ulteriore ampliamento dell’oggetto sociale si è avuto con il Decreto legislativo n. 385 del 1 settembre 1993: viene eliminata la previsione del finanziamento esclusivamente a particolari categorie di soggetti (agricoltori ed artigiani) ed è eliminato ogni riferimento al settore merceologico di appartenenza dei soci, mantenendo fermi il principio della mutualità prevalente e il requisito territoriale. Anche quest’ultimo è stato però in parte mitigato poiché non più connesso a criteri amministrativi (territorio comunale) bensì più ampiamente alla zona di operatività della banca come previsto dallo statuto. Tutte queste previsioni hanno proiettato il sistema delle BCC nella competizione globale.

L’esperimento “bancario” di don Provenza prese le mosse dall’esempio fornitogli poco tempo addietro da monsignor Arturo Capone, canonico della Cattedrale di Salerno, che il 1 luglio 1909 diede vita alla Banca Popolare Cattolica Salernitana. Questo fu il primo esempio di un nuovo modo di fare banca; a seguire nacquero numerose Casse Rurali prima fra tutte, in Campania, la Cassa di Montecorvino Rovella228.

A fondare la piccola banca con il parroco della frazione San Martino fu un piccolo gruppo di possidenti alla presenza di due testimoni (un sarto ed un falegname) e un confratello di sacerdozio del parroco, don Marco Stellaccio229. La nuova istituzione aveva come base l’esperienza della Cassa Operaia Cattolica già fondata da don Provenza nel 1903, un esempio di istituzione a solo scopo mutualistico in cui soci e clienti esclusivi erano i componenti del Comitato parrocchiale e delle associazioni cattoliche230.

Definite le cariche sociali231 la Cassa entrò in funzione incontrando non poche difficoltà per realizzare gli scopi prefissati e desiderati da don Provenza. Egli era infatti convinto della possibilità di dare un aiuto a coloro che volevano costruire insieme il loro futuro. Nelle idee del parroco non mancò mai la fede ed un chiaro progetto che fondava la sua essenza nel magistero della chiesa. Il principio di base era quello di mettere insieme i piccoli capitali di ciascuno per creare un grande capitale al servizio di tutti. La banca comprava bestiame, sementi, attrezzi da lavoro, dandoli poi in uso a quanti avevano da offrire soltanto i frutti del proprio lavoro. La banca concedeva piccoli prestiti per l’acquisto di materie prime e materiali per l’attività agricola, sosteneva di fatto la nascita di nuove attività per sottrarre i poveri contadini al ricatto degli usurai. Gli utili erano spesso riutilizzati per l’impianto di linee elettriche, l’acquisto di scuole, l’assistenza ai poveri. Queste furono le motivazioni originarie della nascita della Cassa e di tutte le banche del movimento cooperativo in generale232. Un unico comune denominatore: fornire ai soggetti più poveri, normalmente esclusi dai circuiti del credito, i mezzi per lavorare e per liberarsi dalla morsa dell’usura. La Cassa dava una speranza, perseguendo e promuovendo il miglioramento economico e morale degli individui.

L’opera di don Giuseppe Provenza venne in parte facilitata dal contesto economico. I piccoli imprenditori agricoli versavano in forte crisi a causa della concorrenza delle derrate alimentari americane. Ciò imponeva loro la ristrutturazione e trasformazione delle proprie aziende e dunque la richiesta di capitali crebbe e con essa anche il fenomeno dell’usura. Furono in particolare queste circostanze a fare da terreno fertile per la nascita della Cassa Rurale. Il fatto di poter contare su una banca locale fondata sul principio solidaristico significava “autonomia economica della comunità

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Nel 1920, dopo appena 10 anni dalla fondazione della Cassa, già si contavano ben 13 Casse Rurali in tutta la provincia di Salerno.

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Come soci della nascente cooperativa in nome collettivo furono registrati i nomi di Giuseppe Provenza (parroco), Pietro Punzi (colono), Giuseppe Bassano (industriale), Matteo Dragonetti (commerciante), Michele Fratta (falegname), Michele Morretta (calzolaio), Marco Stellaccio (sacerdote possidente), Luigi Pacifico (calzolaio), Pietro Basso (possidente), Luigi Punzi (possidente), Quinziano Aulisi (sarto), Francesco Pastorino (negoziante), Sante Pizzuti (possidente). I testimoni erano Carmine Giannatiempo (falegname) e Giovanni Ricciardi (sarto). Cfr. AA.VV. (2010),

Le radici nel domani, Roma, Ecra, p. 56. 230

La Cassa Operaia nacque sulla scorta di quella fondata da don Luigi Cerutti a Murano e della sua attività fu data comunicazione all’Opera dei Congressi regionale ed al Vaticano. La Cassa Operaia Cattolica iniziò la sua attività il 7 maggio 1903 ed il primo versamento, dell’importo di cento lire, a titolo di risparmio, fu fatto dal parroco Provenza. Alla fine dell’anno salì a 30 il numero dei soci. Esiste documentazione storica che attesta che la prima illuminazione pubblica della frazione San Martino di Montecorvino Rovella fu finanziata proprio da don Provenza (7 lampadine per 30 lire di spesa) dopo una deliberazione del Comitato parrocchiale cui la Cassa era sottoposta. I due organismi, la Cassa ed il Comitato, finirono poi per unificarsi nel 1907 e per costituire quella che sarà poi la futura Cassa Rurale.

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Presidente fu Giuseppe Provenza, Vice Presidente Pietro Punzi, Consiglieri furono Giuseppe Bassano, Matteo Dragonetti, Michele Morretta. Sindaci effettivi furono Marco Stellaccio, Michele Fratta, Luigi Pacifico. Sindaci supplenti infine Francesco Pastorino e Sante Pizzuti.

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Quanto descritto in questo paragrafo è storicamente documentato nel testo “Le radici nel domani”, edito da Ecra nel 2010. Il volume racconta, anche attraverso il contributo di storici locali, la storia della Banca di Credito Cooperativo di Montecorvino Rovella, senza dimenticare di inserirla nel movimento del credito cooperativo e di raccontare le sue radici cattoliche.

del piccolo centro rispetto alle città, dove erano concentrate le maggiori risorse del paese”233. La formula delle Casse Rurali era l’unica in grado di consentire un accesso al credito diretto e trasparente.

Fin dai primi anni di attività la BCC di Montecorvino Rovella fu di fatto protagonista di un significativo cambiamento nelle dinamiche economiche e sociali del territorio di riferimento. La banca superò la recessione del primo dopoguerra234, le ingerenze del fascismo235 e le conseguenze scaturite dal secondo conflitto mondiale. Nei decenni a seguire l’istituto ha ricercato sempre un adattamento tra le esigenze dell’economia locale e l’efficienza nel sistema di gestione del credito, moltiplicando opportunità e risorse e permettendo al territorio di crescere e ricostruirsi. La banca si è ingrandita nel corso degli anni aprendo tre filiali nei comuni limitrofi: Bellizzi nel 1988, Acerno nel 1991, Pontecagnano-Faiano nel 2008.

La BCC di Montecorvino Rovella continua ad essere, dopo 100 anni di storia, una banca molto radicata sul territorio e, come impresa a responsabilità sociale, è per vocazione attenta al progresso civile ed economico della comunità di riferimento. La BCC resta inserita all’interno di un tessuto economico fatto di piccole e piccolissime imprese operanti per lo più nel settore agricolo, dell’edilizia e manifatturiero. In qualità di banca locale, continuando ad arricchire la propria offerta con servizi adeguati alle microimprese, l’istituto può continuare a rafforzare la sua funzione di operatore per lo sviluppo locale.

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