Capitolo 2 Società digitale, partecipazione e civic engagement
2.5 Web 2.0 e problem-solving distribuito
2.5.1 Crowdsourcing e costruzione sociale della conoscenza: il caso Wikipedia
Il “crowdsourcing” (da crowd, "folla", e outsourcing, "esternalizzazione") è un concetto relativamente recente. Il termine, infatti, è stato coniato nel 2006 dal giornalista Jeff Howe in un articolo per la rivista Wired, dal nome “The Rise of crowdsourcing”. Nel proprio blog, Howe scrive: «Crowdsourcing is the act of taking a job traditionally performed by a designated agent (usually an employee) and outsourcing it to an undefined, generally large group of people in the form of an open call.»
Nato grazie all’avvento del Web 2.0, oggi il crowdsourcing comprende molte pratiche e tipologie. A causa di questa versatilità, si è creata molta confusione intorno alla definizione di crowdsourcing dando origine, spesso, a critiche infondate. Arolas e Guevara, nell’articolo “Towards an integrated crowdsourcing definition”, elaborano uno studio approfondito di più di quaranta definizioni del termine. Alla luce di questo studio, i due studiosi hanno proposto una nuova definizione: «Il crowdsourcing è una tipologia di attività partecipativa online nella quale una persona, istituzione, organizzazione non a scopo di lucro o azienda propone ad un gruppo di individui, mediante un annuncio aperto e flessibile, la realizzazione libera e volontaria di un compito specifico. La realizzazione di tale compito, di complessità e modularità variabile, e nella quale il gruppo di riferimento deve partecipare apportando lavoro, denaro, conoscenze e/o esperienza, implica sempre un beneficio per ambe le parti. L'utente otterrà, in cambio della sua partecipazione, il soddisfacimento di una concreta necessità, economica, di riconoscimento sociale, di autostima, o di sviluppo di capacità personali; il crowdsourcer, d'altro canto, otterrà e utilizzerà a proprio beneficio il contributo offerto dall'utente, la cui forma dipenderà dal tipo di attività realizzata».
Da questa definizione si evince che l’esternalizzazione (outsourcing) è attuata dal crowdsourcer, frequentemente un’azienda, che affida alla folla (crowd) la realizzazione di un compito.
Il crowdsourcing, in effetti, è un meccanismo nato inizialmente per le aziende a scopo di lucro ma che, successivamente, è stato adottato anche in altri ambiti come ad esempio il sempre più utilizzato crowdfunding per scopi civici per finanziare collettivamente il restauro di opere fruibili dalla cittadinanza.
I due studiosi spagnoli analizzano, inoltre, le motivazioni alla base del crowdsourcing, evidenziando come queste siano ascrivibili a fattori eterogenei tra loro, oscillanti dalla cultura dell'open source ai bisogni individuali, tra cui quelli professionali, di auto-stima, di apprendimento, di riconoscimento sociale, fino al riconoscimento economico «Some authors suggest that […] the reward is not material and that instead the motivation to participate is similar to that in Open Source Communities: passionate about the activity and participating for fun. In regards to real motivations of the crowd to participate, various studies suggest different motivations that fit some of Maslow’s individual needs: the financial reward, the opportunity to develop creative skills, to have fun, to share knowledge, the opportunity to take up freelance work, the love of the community and an addiction to the tasks proposed; understanding addiction as an exaggeration to describe the amount of time the crowd spends on the crowdsourcing site and their love to that site. […] it can be concluded that the user will obtain satisfaction of a given necessity, whether it be economic, social recognition, self-esteem, or the development of individual skills» (2012).
Daren C. Brabham sottolinea che uno degli aspetti più rilevanti del Web 2.0 non sono tanto gli strumenti stessi ma i modi in cui le tecnologie dei nuovi media hanno ridisegnato le relazioni che
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abbiamo tra noi o tra noi e le organizzazioni. Il ricercatore americano, tra i primi ad analizzare approfonditamente le pratiche di crowdsourcing, mette in rilievo il decisivo impulso da parte di diverse organizzazioni nel sollecitare l'intelligenza collettiva:«The Internet has long been a place for participatory culture to flourish, but in the early 2000s, we saw for the first time a surge of interest on the part of organizations to leverage the collective intelligence of online communities to serve business goals, improve public participation in governance, design products, and solve problems. Businesses, nonprofit organizations, and government agencies regularly integrate the creative energies of online communities into day-to-day operations, and many organizations have been built entirely from these arrangements. This deliberate blend of bottom-up, open, creative process with top-down organizational goals is called crowdsourcing».
Secondo Brabham il crowdsourcing è una storia di cooperazione, aggregazione, lavoro di team, vasto consenso e creatività. È una nuova modalità di organizzazione per lavorare, ma è anche un fenomeno dove, se le condizioni sono quelle giuste, gruppi di persone possono avere prestazioni migliori degli esperti stessi, gli sconosciuti possono portare visioni e prospettive diverse per problemi interni, e le persone disperse geograficamente possono lavorare insieme per produrre policies e designs verso cui la gran parte è propensa (2013).
Nel suo articolo intitolato “The Power of Crowdsourcing”, Matt H. Evans sostiene che il crowdsourcing sfrutti le idee presenti a livello globale, aiutando il lavoro delle aziende attraverso un rapido iter progettuale a costo minimo, sfruttando il desiderio degli utenti di condividere le loro idee su scala globale (2010).
Un esempio di “crowdsourced knowledge” sono i “wiki”121, gli strumenti che meglio esprimono l'idea di partecipazione e collaborazione che caratterizza il Web 2.0. Paradigmatico in tal senso è il wiki più celebre che in poco tempo è diventato il sito enciclopedico più consultato della rete: Wikipedia. La nascita dei wiki come tipologia di software è opera di Ward Cunningham (Lih, 2010, p. 69) che sperimentò le sue idee tecnologiche fondando quello che viene considerato il primo wiki della storia, ovvero il Portland Pattern Repository (1995), un archivio (repository) orientato alla raccolta di diversi modelli (pattern) di programmazione.
Anche OpenStreetMap, definita la mappa del mondo open source, deriva da un processo “Wiki”. I Wiki sono programmi informatici ideati per gestire siti web in modo dinamico, semplice e cooperativo. Modificare una pagina o aggiungerne di nuove è un'operazione molto rapida e, se non sono attivati particolari meccanismi di protezione, chiunque può modificare pagine o frammenti di pagine scritte da altri. Caratteristica peculiare del software Wiki è anche quella di registrare in una cronologia ogni modifica apportata e permettere, in caso di necessità, di riportare rapidamente l'intero sistema a una versione precedente, annullando eventuali modifiche scorrette o non gradite. In pratica un wiki può rappresentare un deposito organizzato di conoscenza, amministrato in modo cooperativo e dotato di una puntuale memoria storica sul proprio sviluppo (Koblas 2007). Ogni Wiki è l'espressione di una specifica comunità che può essere un piccolo gruppo di persone o un numero enorme di partecipanti, a seconda di scopi, interessi e obiettivi del wiki stesso. Così definito, un wiki non è solo un sito per l'editing collaborativo, ma uno spazio socio-tecnico caratterizzato da specifiche regole di appartenenza e uso sociale: solo in questo modo è possibile spiegare alcuni dei più interessanti comportamenti collettivi che prendono forma nel contesto di Wikipedia.
Wikipedia è un'enciclopedia digitale aperta, in quanto basata sui contributi inseriti da volontari: a chiunque, anche ai visitatori occasionali, senza alcuna verifica della loro identità o delle loro competenze, è data la possibilità di inserire nuove voci o modificare, anche radicalmente, quelle esistenti. Sebbene siano previste modalità di registrazione degli utenti e meccanismi tecnici di “protezione” di alcune voci da possibili atti di vandalismo, la totale apertura e, in fondo, la fiducia nello spirito collaborativo della collettività, rimane un punto forte del progetto, che lo differenzia da altre iniziative per molti versi simili.
Wikipedia, poi, è un'enciclopedia libera in quanto i suoi contenuti sono pubblicamente accessibili senza alcuna limitazione e senza costi; possono inoltre essere liberamente riutilizzati e possono essere inseriti in altri prodotti, anche per scopi commerciali. I contenuti di Wikipedia non sono privi di copyright, ma sono tutelati dalle licenze Gnu/Fdl e Creative Commons Cc-By-Sa122 (cfr. par 2.7), che si
121 "Wiki" è un termine hawaiano che significa "veloce"; in ambito informatico ha assunto il significato di una pagina che viene
aggiornata dai suoi stessi utilizzatori e i cui contenuti sono sviluppati grazie alla collaborazione di chi vi ha accesso.
122 Dal sito di Wikipedia (https://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Copyright) “È garantito il permesso di copiare, distribuire e/o
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affidano proprio alla normativa sul diritto d'autore per garantire a tutti la libera consultazione presente e futura. Tutti i programmi (oltre al software wiki sono necessari programmi di gestione del database, di scripting, del web server e altro ancora) sono strettamente legati ai principi del software libero (cfr. par. 2.7). Si tratta di una scelta dettata da motivazioni sia di tpo tecnico che etico e politico, che conferma Wikipedia come luogo in cui si intrecciano dimensioni molto diverse tra loro ma tutte con rilevante valenza.
Da un punto di vista tecnico, attraverso la disponibilità del codice sorgente, il software libero permette l'indipendenza da singole società commerciali (che in questo campo giocano spesso ruoli monopolistici) nello sviluppo di nuove versioni e nella correzione dei malfunzionamenti di quelle esistenti. La scelta del software libero è, in ogni caso, anche e soprattutto coerente con la visione complessiva della conoscenza come bene pubblico di cui l'intero progetto si fa portatore. L'idea di un'enciclopedia aperta e libera può essere considerata essa stessa un'estensione dei principi ispiratori del software libero verso altri ambiti di conoscenza.
Wikipedia viene frequentemente indicata come paradigma del lavoro collaborativo sul web.
Paccagnella sottolinea come essa offra spunti di riflessione per il sociologo della conoscenza, che può osservare «dal vivo» il risultato dell'incontro tra alcune delle dimensioni che caratterizzano la società contemporanea: tecnologia, cultura, proprietà intellettuale, reti, lavoro collaborativo (2012).
Nata nel 2001 col nome di Nupedia con lo scopo di competere con le edizioni online di Microsoft Encarta e Britannica, Wikipedia già nei primi 12 mesi di vita ha raggiunto i 20000 articoli in 18 lingue (Lih, 2009, p. 104). Nel 2005 Wikipedia è diventata, secondo un rapporto del sito Hitwise123, il portale di consultazione più popolare del mondo. Secondo l’ultimo rilevamento di Alexa124 (12 agosto 2016) Wikipedia è posizionato al settimo posto nella classifica dei siti più visitati del Web, dopo Google, Facebook, YouTube, Yahoo, Baidu e Amazon. La Wikimedia Foundation125riporta l’impressionante cifra di 5.215.670 articoli al 14 agosto 2016 per la sola Wikipedia in lingua inglese126 (40.978.620 articoli in totale), con più di 63 milioni di utenti registrati in 294 lingue127. La pervasività di Wikipedia nel vivere quotidiano è sottolineata da Lawrence Lessig «Now, none of us understands anything new without first pinging Wikipedia’s brain to see its cut on whatever piques our curiosity».
Cass Sunstein in “Infotopia” (Sunstein, 2006, p. 154) ne esalta la capacità di essere più esaustiva delle canoniche enciclopedie, soprattutto in determinati ambiti «in areas that involve technology, Wikipedia tends to shine, often outperforming ordinary encyclopedias – a tribute to the technology- savvy participants that it attracts». Per quanto scarne, superficiali o incomplete possano essere le sue voci, sono il frutto di un “accordo semantico” degli utenti di Internet che attribuisce ad ogni voce un concetto univoco (Reagle Jr, 2010, p.9).
In Wikipedia si intrecciano strettamente almeno tre dimensioni principali. In primo luogo quella tecnologica legata al software utilizzato, dotato di caratteristiche che lo rendono particolarmente adatto al sostegno di modalità di lavoro collaborative. In secondo luogo la dimensione giuridica, espressa attraverso il ricorso a strumenti di tutela della proprietà intellettuale ottenuti attraverso una “revisione creativa” della tradizionale legge sul diritto d'autore. Infine, la dimensione culturale legata all'etica hacker128 (cfr. par.2.7) e alla condivisione della conoscenza, che si estende ben al di là dell'informatica e investe l'intero processo di riproduzione della società dell'informazione (Paccagnella, 2010). Si parla non a caso di comunità perché, coerentemente con la più stretta definizione sociologica del termine, si tratta di una «collettività nella quale i membri agiscono reciprocamente e nei confronti di altri, non appartenenti alla collettività stessa, anteponendo più o meno consapevolmente i valori, le norme, i costumi, gli interessi della collettività a quelli personali o di altre collettività» (Gallino 1993,145).
Contrariamente a molti altri casi in cui delle espressioni “comunità online” o “comunità virtuale” viene fatto un uso generalizzato ed esteso anche a semplici gruppi sociali di individui che interagiscono via computer (Paccagnella 2001b), il nucleo di “utenti attivi” e ancor più quello degli “utenti molto
3.0 Unported (CC BY-SA) e, se non indicato diversamente, GNU Free Documentation License, versione 1.3 o qualsiasi altra versione pubblicata successivamente dalla Free Software Foundation, senza alcuna sezione invariante, senza alcun testo di copertina, e senza alcun testo di retro copertina. Una copia della GFDL è inclusa nella pagina intitolata GNU Free Documentation License. Il contenuto di Wikipedia è soggetto a disclaimer.”
123 http://www.hitwise.com/uk
124 http://www.alexa.com/siteinfo/wikipedia.org 125 http://wikimediafoundation.org/wiki/Home
126 http://en.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Size_of_Wikipedia 127 https://meta.wikimedia.org/wiki/List_of_Wikipedias#Grand_Total
128 Con l'espressione etica hacker si fa riferimento all'etica emersa nelle prime comunità virtuali o "cyber communities", dedite
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attivi” di Wikipedia non è unito solo dallo scopo strumentale di far avanzare il progetto, ma evidenzia la condivisione di norme e valori più generali e allo stesso tempo specifici, che rendono possibile la costruzione di un senso di identità collettiva (Paccagnella, 2010).
Il fatto che Wikipedia abbia oltre 40 milioni di voci in 294 lingue e che ognuna di queste voci sia connessa con un equivalente nelle altre lingue, significa che gli internauti di tutto il mondo possono concordare sul significato di oltre 40 milioni di parole. Gli aspetti che riguardano la disambiguazione delle voci sono tenuti in grande conto dalla comunità di Wikipedia, perché sono uno dei presupposti principali per il suo funzionamento «Disambiguation in Wikipedia is the process of resolving conflicts in article titles that occurs when a single title could be associated with more than one article. In other words, disambiguations are paths leading to different articles which could, in principle, have the same title» (Reagle Jr, 2010, p. 98).
La riuscita del progetto Wikipedia è da attribuire in gran parte alla sua policy, ovvero all’insieme di norme che la comunità dei wikipediani riconosce come costitutive della propria identità. Le tre norme fondamentali sono state inizialmente elaborate dal professore di filosofia Larry Sanger, co-fondatore di Wikipedia insieme a Jimmy Wales. In seguito hanno subito vari aggiustamenti, aggiunte ed elaborazioni da parte dell’intera comunità. Esse sono: “neutral point of view” (punto di vista neutrale), “verifiability” (verificabilità) e “no original research” (nessua ricerca originale).
Il principio del neutral point of view consiste nella semplice tesi che un’enciclopedia non dovrebbe favorire una specifica interpretazione della materia trattata nei confronti di un’altra, né manifestare l’influenza di particolari tendenze o pregiudizi. Tutti i punti di vista su un particolare argomento devono avere la stessa legittimità e valore e, dunque, lo stesso peso in termini di trattazione. Questa prospettiva non implica la creazione di voci del tutto prive di giudizi, ma la compresenza nelle singole voci di tutto il range dei differenti giudizi.
Il secondo principio, la verificabilità, ha in comune con il primo la centralità attribuita ai fatti. In particolare nel giornalismo, nella politica e nella giurisprudenza, il “fatto” esprime un dato specifico verificabile e la cui fonte sia attribuibile. Jimmy Wales, il padre di Wikipedia, è sempre stato un sostenitore della filosofia oggettivista di Ayn Rand, e parte della concezione della conoscenza presente nel pensiero della Rand si ritrova in molti principi sostenuti da Wales e Sanger (Lih, 2009, p. 39). In base all’oggettivismo esiste una realtà indipendentemente dalla conoscenza e spetta all'enciclopedia raccogliere i fatti che la caratterizzano e rendere disponibile una chiara e precisa attribuzione della fonte da cui derivano. La verificabilità della fonte, nel caso di Wikipedia, è un problema complesso poiché si ha a che fare con milioni di contributori che citano milioni di fonti. Risulta, quindi, alquanto complicato per la comunità dei wikipediani verificare ogni singola citazione di opere cartacee, che possono essere volumi locati in luoghi remoti scarsamente accessibili. È il motivo per cui, nonostante non vi sia una regola scritta, la comunità privilegia le fonti digitali liberamente accessibili sul Web, la cui verifica è più semplice e immediata. Questo aspetto è stato fonte di critica in quanto ritenuto una forma di “autoreferenzialità digitale” di Wikipedia, un circolo vizioso che impedisce all'enciclopedia digitale di implementare ulteriori voci al di fuori del Web.
Il terzo principio, “no original research”, rappresenta un approfondimento del principio di “verifiability”. Non soltanto le affermazioni contenute in Wikipedia devono avere una fonte verificabile, ma tale fonte deve essere preferibilmente «reliable and independent from the subject» (Lih, 2009, p. 137). Citare come fonte il proprio blog personale o uno sconosciuto gruppo di opinione, viola questa norma della policy. Sono invece preferiti i contribuiti che attingono da risorse considerate affidabili dalla maggior parte dell’opinione pubblica (occidentale) come paper scientifici, articoli di testate giornalistiche importanti, riviste specializzate, media istituzionali.
Insieme ai tre principi appena esposti, ve n’e un quarto che è una sorta di consiglio che la comunità dei wikipediani da ai nuovi arrivati: “assume good faith”, presumi la buonafede. Questo è particolarmente importante perchè si collega con il concetto di cultura collaborativa. La creazione e il mantenimento di una voce di Wikipedia è un processo molto meno lineare di quel che si crede. Accedendo alle sezioni “Talk” e “View history” di un articolo, ci si rende immediatamente conto della quantità di revisioni, commenti, discussioni, talvolta addirittura “edit war” (guerra di revisioni), che si nascondono dietro la sua facciata. Il metodo con cui i wikipediani scrivono l’enciclopedia è basato sulla discussione, sullo scambio ragionato di opinioni, perciò in un contesto simile l’assunzione della buonafede del proprio interlocutore è vitale. Altrimenti i conflitti scoppierebbero frequentemente, per colpa di accuse, recriminazioni e sospetti.
Gli ideali collaborativi presenti in Wikipedia sono gli stessi della cultura FOSS (Free and Open Source Software). Wales, difatti, era molto affascinato dall’etica hacker e dal movimento open source,
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tanto da entrare personalmente in contatto col padre fondatore del copyleft Richard Stallman, il quale nel 2000 gli consigliò di adottare la GNU Free Documentation License129 per il neonato progetto Nupedia. Ciò che più accomuna Wikipedia alla filosofia FOSS è perfettamente sintetizzato nella celebre frase di Eric Raymond, l’autore del saggio “La cattedrale e il bazar”: «Given enough eyeballs, all bugs are shallow» (dato un numero sufficiente di occhi, tutti i bug vengono a galla), affermazione nota anche come “Legge di Linus”, dal nome di Linus Torvalds, creatore del kernel Linux.
I concetti di cultura collaborativa e di intelligenza collettiva sono strettamente correlati ed aiutano a comprendere la complessità del fenomeno Wikipedia. Alcuni autori, come Pierre Levy (1994), Clay Shirky (2009), David Weinberger (2012) e Michael Nielsen (2012) tendono a trattare questi argomenti come un tutt’uno, per evidenziare come nella Rete la collaborazione networked sia in grado di far emergere l’intelligenza dalle masse. In effetti il successo di Wikipedia ha a che vedere con l’attivazione dei meccanismi dell’intelligenza collettiva che è consentita proprio dalla collaborazione. Per questo Wikipedia può essere considerata come una prova a posteriori del fatto che l’intelligenza collettiva e la cultura collaborativa agiscono efficacemente nella realtà del Web (Benkler, 2007; Jenkins, 2006; Shirky, 2009). Tuttavia dalla sua nascita ad oggi numerose sono state le critiche al progetto Wikipedia. Si tratta prevalentemente di critiche che riguardano il contenuto e la forma degli articoli, ma anche più in generale il processo di creazione, validazione e revisione dei contenuti, nonchè la comunità stessa dei wikipediani. Per capire come funziona Wikipedia andrebbe tenuta a mente una caratteristica fondamentale: l'enciclopedia libera si regge esclusivamente sulla community di volontari. Il 99% delle voci è scritta da volontari che, in virtù del contributo appunto di tipo volontario, lavorano in funzione dei propri interessi personali e della loro disponibilità. Ne consegue che la discriminante maggiore, per avere una “utenza credibile” non è tanto la competenza, bensì il tempo: più tempo si ha a disposizione per contribuire, discutere e apportare modifiche, più influenza e margini di agire si riusciranno ad avere