1.7 Open vs closed: Google Maps versus OpenStreetMap
1.7.1 Le Google Maps del Google World
A più di dieci anni dalla sua messa in rete il servizio Google Maps popola il web e le applicazioni mobile fino a farne il servizio di riferimento in materia di localizzazione e individuazione di percorsi ottimali, di calcolo di distanze, di individuazione di attività e servizi del territorio. La sua posizione dominante negli ultimi anni è in qualche modo minacciata da OpenStreetMap, il servizio di cartografia collaborativa che sta progressivamente crescendo, sia in termini di grandezza del database cartografico sia in termini di utenti e comunità che partecipano alla creazione della mappa48.
Fino al 2005 il servizio di cartografia online di Google serviva unicamente a cercare un indirizzo oppure una direzione. A partire da quell'anno Google comprende il potenziale del suo servizio di di carte online per generare altre applicazioni e rende pubblica la sua API (Application Programming Interface) che l'utente può integrare all'interno di qualsiasi pagina web; questo approccio tecnologico permette di personalizzare i fondi delle carte (grandezza, livello di zoom, localizzazione di default, ecc.) e favorisce l'interoperabilità tra le API di altri servizi e applicazioni online: da questo momento la mappa è parte integrante del Web 2.0. Alla stessa maniera in cui gli ingegneri e i dottori del 19esimo secolo sottrassero il monopolio della carta ai geografi attraverso l'implementazione di carte tematiche, così la carta numerica passa dalle mani di esperti GIS a quella degli sviluppatori Web e dei designers dell'informazione. Google Maps, quindi, dal 2005 occupa una posizione di leader in questo mercato in virtù di tre punti forti delle sue API:
- un'interfaccia utente chiara e interattiva; - le carte si caricano rapidamente;
- un efficiente servizio di integrazione della carta in qualsiasi pagina web.
Da sottolineare, inoltre, la possibilità di integrazione di questo servizio (agli inizi gratuito e illimitato, tanto che era riservato ad un uso non commerciale) su qualsiasi piattaforma o sito web, ha favorito il nascere di una comunità dinamica di sviluppatori che ha contribuito a realizzare un gran numero di applicazioni che utilizzano una carta Google. Fornire agli utenti un fondo di carte riutilizzabili permette a Google di occupare una posizione dominante nel web, in quanto non si basa più solo sugli hyperlink49 per connettere i contenuti: l'interoperabilità crescente tra i servizi Web passa attraverso l'intermediazione delle API, che permettono di riprogrammare un servizio esistente per creare nuove
48Ad oggi sono circa tre milioni gli utenti che contribuiscono a questo sistema open source e in Italia sono all'incirca otto mila
(Fonte: FareWebNews del 23/05/2016). Si sottolinea, tuttavia, che la percentuale di quelli che effettivamente creano contenuti per la mappa è minima.
49 In informatica, un collegamento ipertestuale (in inglese hyperlink, spesso chiamato anche link, usato anche in italiano) è un
rinvio da un'unità informativa su supporto digitale ad un'altra. È ciò che caratterizza la non linearità dell'informazione propria di un ipertesto. Un collegamento ipertestuale ha lo scopo di condurre ad ulteriori unità informative (documenti, immagini, etc.) a partire da una prima unità ad esse correlata.
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applicazioni (Plantin, Valentin 2013). Google all'epoca avrebbe potuto decidere di tenere il controllo sui dati cartografici messi online, generando una audience che avrebbe potuto in seguito monetizzare attraverso delle inserzioni pubblicitarie; la casa di Mountain View decise, invece, di mettere la sua applicazione Google Maps in linea sotto forma di piattaforma accessibile attraverso una API che serve da base cartografica per nuove applicazioni (come nel caso del crowdmapping).
Lo scopo di Google non era tanto dare vita ad una killer application50, ma fornire un supporto per la creazione di una moltitudine di applicazioni innovative, come altri servizi di Google: distribuire un fondo di carta riutilizzabile permette a Google di posizionarsi ad un punto di passaggio importante del Web 2.0. Altro aspetto fondamentale della strategia di Google è quello che il servizio di Google Maps le permette di raccogliere un grande numero di dati, di classificarli attraverso il geotagging51 degli utenti, e di aumentare la pertinenza dei risultati del suo motore di ricerca. Le informazioni inserite dagli utenti nella mappa di Google Maps, infatti, permette ai bot52 di Google di indicizzare le informazioni geografiche che, altrimenti, non potrebbero essere tradotte, tracciate e rese, per l'appunto, indicizzabili, aumentando così lo stock di informazioni trattabile dal motore di ricerca di Google53 (Plantin, Valentin 2013).
È proprio partendo dai principi di OpenStreetMap e dal modello dello User Generated Content54 che induce Google a lanciare nel 2008 Google Map Maker, un servizio distribuito da Google che consente a tutti gli utenti registrati di modificare e migliorare le mappe già esistenti di Google Maps.
Il progetto, quindi, è simile a quello di OpenStreetMap con la differenza che le mappe non sono libere e restano di proprietà di Google, pur sfruttando le potenzialità degli utenti più attivi nel migliorare le mappe di giorno in giorno, in tempo reale. Una sorta di commistione, dunque, tra sistema proprietario e utilizzo pubblico. A differenza di OpenStreetMap, poi, la base di partenza messa a disposizione è già estremamente raffinata, quindi in sostanza non si tratta di creare da zero una mappa con l’enorme mole di lavoro che ne deriva, ma “soltanto” di intervenire su di essa con aggiornamenti costanti capaci di rendere la mappa mondiale sempre più perfetta e aderente alla realtà attuale. L'utilizzo della modalità crowdsourcing consente a Google di aggirare alcuni ostacoli per lo specifico trattamento delle informazioni geografiche e, soprattutto, essendo le carte in continua evoluzione (apertura di un nuovo negozio o di una nuova strada) emerge la necessità di aggiornarle costantemente: i dati segnalati dagli utenti vengono utilizzati per aggiornare il Database cartografico, a costo zero o quasi.
Tutte le informazioni proposte, in ogni caso, non sono accettate automaticamente, ma devono dapprima essere approvate dagli altri contribuenti (con un meccanismo di peer-review che comporta molte lungaggini nella pubblicazione di modifiche) e infine esaminate da Google (ecco perché nel pannello si trovano sia le modifiche inserite che le modifiche in attesa di approvazione). Sarà quindi compito degli altri utenti e di Big G decidere se la modifica proposta è pertinente oppure se invece non è rilevante o se è giudicata errata. Questo per evitare (o almeno limitare) vandalismi di ogni genere (soprattutto verso concorrenti, ma non solo).
Il sistema di revisione effettuato dagli utenti stessi è stato criticato soprattutto per due motivi: da un lato, i tempi per vedere le modifiche effettivamente pubblicate sulle mappe si allungano, dall’altro, non è detto che i controllori, lontani fisicamente dal posto che devono verificare, conoscano realmente confini e nomi esatti dei dati territoriali e, quindi, potrebbero dare una valutazione inadeguata.
Le modifiche proposte, una volta approvate, compariranno sia su Google Maps che su Google Earth. Una delle maggiori “contestazioni” mosse al progetto Map Maker di Google è che vi è una differenza totale di licenza di uso dei dati prodotti dai crowdmappers rispetto, invece, al progetto
50 Programma informatico, videogioco o altra applicazione che, con la sua forte affermazione commerciale, determina anche il
successo della tecnologia su cui si basa.
51 Geo-tagging è il processo is the process of adding geographical identification metadata to various media such as a geotagged
photograph or video, websites, SMS messages, QR Codes or RSS feeds and is a form of geospatial metadata. This data usually consists of latitude and longitude coordinates, though they can also include altitude, bearing, distance, accuracy data, and place names.
52 Il bot (abbreviazione di robot) in terminologia informatica in generale è un programma che accede alla rete attraverso lo
stesso tipo di canali utilizzati dagli utenti umani (per esempio che accede alle pagine Web, invia messaggi in una chat, si muove nei videogiochi, e così via). Programmi di questo tipo sono diffusi in relazione a molti diversi servizi in rete, con scopi vari ma in genere legati all'automazione di compiti che sarebbero troppo gravosi o complessi per gli utenti umani.
53Almeno il 20% delle pagine Web hanno un identificatore geografico riconoscibile e inequivocabile
54 Per contenuto generato dagli utenti (dall'inglese user-generated content; sigla UGC) si intende qualsiasi tipo di contenuto -
come ad esempio: post nei blog, contributi a wiki, discussioni nei forum, post nei social network e tweet, podcast e altri tipi di file audio, immagini e video digitali - creato dagli utenti e pubblicato in Rete, spesso reso fruibile tramite le piattaforme di social networking.
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OpenStreetMap: mentre OpenStreetMap è un progetto di totale collaborazione i cui dati vengono resi disponibili per il riutilizzo sotto la Open Database License55 (ODbL), una licenza per i dati del tipo "Condividi allo stesso modo" (Licenza di archiviazione di dati aperta), Map Maker invece richiede ai propri contributori di sottoscrivere una licenza proprietaria in cui cedono a Google le modifiche proposte. In particolare, si chiede una “licenza perpetua, mondiale e irrevocabile di utilizzo, priva di royalty e non esclusiva, per riprodurre, adattare, modificare, tradurre, pubblicare, mostrare pubblicamente, distribuire e creare opere derivate a partire dal materiale proposto dall’utente”.
In più Google si riserva il diritto di eliminare tutti i contributi proposti da un utente (anche se approvati) e l’utente stesso se ai sensi del DMCA (Digital Millennium Copyright Act) si accerti una violazione di proprietà intellettuale di terze parti”. Così, mentre Google consente tramite form di inviare dati, non fornisce invece la possibilità di accedere ai dati stessi e può eliminare un utente a propria discrezione.
In sintesi, mentre le mappe di OpenStreetMap possono essere utilizzate liberamente anche dagli utenti e se ne possono usare anche i dati, rispettando le condizioni dettate dalla licenza ODBL, così non è per le Google Maps che restano ad utilizzo ed appannaggio esclusivo di Google, nonostante si siano apportati dei contributi propri.
Map maker viene utilizzato, tra gli altri, dalle piccole e medie aziende per intervenire sulle mappe della zona in cui sono collocate. Sono infatti proprio i cambiamenti che gli utenti effettuano su Map Maker a determinare quanto un’azienda è elencata con precisione sui prodotti Google (motore di ricerca, Google Maps, Google Plus Local) e sono quindi in grado di influenzare la visibilità dell’attività anche nei risultati di ricerca su ogni applicazione di Google.
Nel mese di giugno 2011, Google ha deciso di applicare una tariffa per l'accesso alle API di Google Maps in base al numero di richieste giornaliere. Ogni volta, in pratica, che un utente visita un sito che visualizza una mappa di Google, viene inviata una richiesta alla API di Google Maps: il numero di query eseguito su un sito è equivalente al numero di visite. È stato calcolato che solo lo 0,32% degli utenti API rientra nell'ambito di questa misura. Tuttavia, questa piccola percentuale è costituita da clienti come Apple, le cui decine di milioni di Ipad e Iphone venduti in tutto il mondo hanno integrato Google Maps tra le loro applicazioni base installate. Nel 2012 una fuga di molti operatori economici verso OpenStreetMap ha spinto Google ad abbassare drasticamente le tariffe per l'utilizzo di Google Maps (sempre in base al numero di richieste giornaliere) per evitare ulteriori perdite sia in termini di clienti che di utenti sviluppatori.
Google Map Maker permette poi a Google di superare certi ostacoli propri del trattamento dell'informazione geografica, come ad esempio l'inaccessibilità di punti di interesse, caratteristiche del territorio in costante cambiamento da cui la necessità di tenerli costantemente aggiornati, e di ottenere in pratica mano d'opera gratuita (Ritzer, 2012; cfr. par. 2.5). Oltre al crowdsourcing, Google si è ispirato ad un altro elemento caratteristico di OpenStreetMap, i mappping party, attraverso i quali la compagnia incoraggia fans ed utenti di Map Maker a prendere parte ai “MapUp”, nel corso dei quali i cartografi dilettanti si riuniscono per aggiornare insieme Google Maps e produrre dati geografici che ricadono nel “giardino privato” di Google (Plantin, 2013).
L'aspetto della privacy rimane, poi, un aspetto critico anche nel contesto delle applicazioni cartografiche online. Le mappe permettono, in effetti, a Google di raccogliere un enorme massa di dati. Uno degli obiettivi principali della multinazionale del web, infatti, è la classificazione dell'informazione presente sul web.
Oggi il dominio di Google Maps nell'universo delle applicazioni cartografiche è ancora
55 La Open Database License ("Licenza di archiviazione di dati aperta") è una licenza sui dati utilizzata dal progetto
OpenStreetMap. Nel caso di OpenStreetMap gli autori concedono i dati con questa licenza (o come pubblico dominio) alla OpenStreetMap Foundation. A differenza della licenza Creative Commons, applicabile a opere dell'ingegno e non ai dati, questa licenza permette di la licenza permette di: Condividere, ossia di copiare, distribuire e utilizzare il database. Creare, ossia realizzare opere dal database. Adattare, ovvero modificare, trasformare e sviluppare il database. Obbliga, inoltre, ad attribuire, cioè è necessario attribuire la paternità della banca dati ad ogni suo utilizzo pubblico e ad ogni utilizzo di un database derivato dalla banca dati originale secondo le modalità specificate dalla licenza. Per qualsiasi utilizzo o distribuzione del database, o di lavori da esso derivati, si deve dichiarare chiaramente la licenza sotto cui il database è rilasciato e mantenere intatti gli eventuali di copyright relativi al database originale. Condividere allo stesso modo (share-alike): se viene pubblicato il database con una qualsiasi modifica rispetto all'originale, o vengono prodotte ulteriori opere in base ad una sua modifica, è obbligatorio distribuire questa versione del database modificata secondo la licenza OdbL. Mantenere aperto (Keep open): Il database stesso (o una sua versione modificata) può essere redistribuito anche attraverso misure tecnologiche che ne restringono l'uso (ad esempio con forme di Digital Rights Management) a patto che sia sempre disponibile una versione aperta priva di queste restrizioni (fonte: Wikipedia).
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incontrastato. Il suo servizio consente la ricerca e la visualizzazione di buona parte del globo, insieme alla possibilità di cercare servizi, calcolare un percorso stradale, visualizzare ortofoto e creare carte personalizzate. Nelle parole dello sviluppatore Lars Rasmussen, le applicazioni di Google rappresentano «un modo di organizzare le informazioni del mondo geograficamente» (2009).
Dal momento in cui ha reso disponibile le sue API, Google Maps è diventato il protagonista di un’infinità di mash-up56 disseminando nella rete milioni di carte. Vie, numeri civici, incroci, immagini satellitari sono solo lo strato superficiale di quello che i suoi nuovi satelliti e le Google Car disseminate in giro per il mondo vedono sulle nostre strade: il progetto Ground Truth mette insieme raffinati algoritmi e lavoro manuale, contributi dagli utenti di Waze57 (un'applicazione per la navigazione stradale) e informazioni sul traffico inferite dal carico sulle celle telefoniche, immagini aeree e dati di Street View. Tramite le informazioni registrate grazie a quest’ultimo servizio, ad esempio, Google conosce la posizione dei numeri civici o degli esercizi commerciali anche quando questi non si sono registrati nel database: il software di riconoscimento testuale legge numeri e insegne e li traduce in dati geolocalizzati sulle mappe. Questo dà un'idea delle dimensioni, nonché della diffusione e pervasività, dell'enorme database di informazioni che Google raccoglie grazie alle sue applicazioni, tra cui anche quelle cartografiche, tanto da indurre alcuni studiosi a parlare di Googlizzazione della sfera cognitiva (Vaidhyanathan, 2012; Degli Esposti, 2015), di cui parleremo nel secondo capitolo.