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1.7 Open vs closed: Google Maps versus OpenStreetMap

1.7.3 Open vs Closed

Dalle descrizioni sopra riportate si evincono molte similitudini ed altrettante differenze tra Google Maps e OpenStreetMap, anche se entrambe vanno incontro ad un bisogno umano di base di sapere “dove”. La caratteristica principale che distingue questi due ambienti di mappatura è fondamentalmente legato ad un approccio filosofico sul modo di collezionare e distribuire i dati riconducibile ad un dicotomico “open vs closed” (Paccagnella, 2010).

Questo aspetto emerge in tutta la sua evidenza quando si fa riferimento al fatto che ogni modifica ad OSM è di “proprietà” di tutta la community della mappa open source, mentre tutti i cambiamenti apportati dai volontari su Google Maps sono di proprietà di Google.

É importante rilevare che aziende come Foursquare (un sito di social networking basato sulla geolocalizzazione disponibile tramite web e applicazioni per dispositivi mobili) ed Evernote (una freemium app progettata per raccogliere e organizzare note ed appunti) utilizzano (a pagamento) MapBox66, il quale crea le API per OSM, per usare le mappe per la loro applicazione, ma le informazioni

65 I dati aperti, comunemente chiamati con il termine inglese open data anche nel contesto italiano, sono dati liberamente

accessibili a tutti le cui eventuali restrizioni sono l'obbligo di citare la fonte o di mantenere la banca dati sempre aperta. L'open data si richiama alla più ampia disciplina dell'open government, cioè una dottrina in base alla quale la pubblica amministrazione dovrebbe essere aperta ai cittadini, tanto in termini di trasparenza quanto di partecipazione diretta al processo decisionale, anche attraverso il ricorso alle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione; e ha alla base un'etica simile ad altri movimenti e comunità di sviluppo "open", come l'open source, l'open access e l'open content.

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che Foursquare o ai suoi utenti aggiungono diventano a loro volta parte di, e disponibili a, tutti gli utenti di OSM. In altre parole, non esiste nessuna mappa di OSM che non sia disponibile per chiunque.

Il modello aperto e quello chiuso possono essere ricondotti, in un tentativo di semplificazione della nostra analisi, a tipi ideali in senso weberiano: «accentuazioni unilaterali di uno o di alcuni punti di vista [...] in un quadro concettuale in sé unitario» (Weber 1922; trad. it. 1958, 108). Tuttavia, come sottolinea Paccagnella, i tipi ideali in quanto tali non esistono nella realtà che è, invece, sempre infinitamente più complessa e ricca rispetto ai modi in cui riusciamo a rappresentarla «Parlare di un modello chiuso e di un modello aperto di gestione della conoscenza è quindi solo un artificio retorico utile per riferirsi con relativa semplicità a due tensioni che, almeno da un certo punto di vista, possono essere lette come contrapposte, ma che in realtà si accompagnano indissolubilmente all'interno di processi complessi e ambivalenti» (2010).

Tornando al crowdmapping, il caso di Openstreetmap (OSM) è, per certi aspetti, del tutto univoco. OSM è diventata, nel giro di pochi anni, la più massiccia alternativa aperta, incrementale e partecipata alle mappe proprietarie, adattate alla rete, delle grandi major (Google, Microsoft, Apple): un progetto cresciuto sulla scorta della filosofia inclusiva di Wikipedia, che viene qui adattata alla costruzione, punto per punto, della mappa dell’intero pianeta, sulla quale ciascuno di noi può, volendolo, aggiungere o correggere tracce di luoghi fino alla costruzione, secondo Villa (2014) meno utopica di quanto si possa pensare, della più dettagliata banca dati geografica planetaria pubblica esistente: «Oltre gli slogan, se approfondiamo risultati e livelli di partecipazione di questo lavoro collettivo, scopriamo con facilità un mondo di informazioni geografiche che, pur nella loro ortodossia al codice visivo cartografico, spesso si dimostrano di gran lunga più complete, sfaccettate e precise di qualsiasi altra risorsa reperibile» (Villa, 2014).

OpenStreetMap da qualche anno è passato da una licenza Creative Commons a una Open Database License (ODbL), che è una licenza, anch'essa, orientata alla condivisione.

Google Maps e, per estensione, Google Map Maker, come dicevamo, rappresentano un sistema chiuso. Tutte le informazioni inviate diventano proprietà di Google. Nonostante ciò Plantin sottolinea che questo potrebbe non rappresentare un problema per i “geografi volontari”, in quanto si tratterebbe, dopo tutto, di un modo per contribuire a una mappa che è più o meno lo standard online in tutto il mondo (2012).

Serge Wroclawski, in “Why the World Needs OpenStreetMap“, fa un parallelismo tra l'universalizzazione del tempo e quella dell'informazione geografica, collegandolo allo sfruttamento commerciale che deriva dalla diffusione e standardizzazione di quest'ultima: «Nell’800 le persone avevano il problema del tempo, non in termini di tempo a disposizione, ma di che ora fosse. Gli orologi esistevano già, ma ogni città aveva il suo “tempo locale”, che si sincronizzava sugli orologi della città, o più spesso, le campane delle chiese. L’orario delle ferrovie, e infine il “Tempo Medio di Greenwhich”, ha soppiantanto gli orari locali e oggi la maggior parte della gente considera il tempo come qualcosa di universale. Negli Stati Uniti questo è avvenuto inizialmente grazie all’adozione del tempo standard da parte delle Ferrovie e successivamente delle Università e delle grandi imprese. L’equivalente attuale del dilemma del tempo è la posizione geografica, e diversi soggetti stanno cercando di diventarne il riferimento assoluto. Google spende un miliardo di dollari l’anno per mantenere le proprie mappe […] perché vuole diventare il riferimento assoluto di ciò che è posizionato sulla Terra. Questo perché ciò che ha una posizione geografica è diventato un grande business. Con i GPS in ogni auto, ed uno smartphone in ogni tasca il “mercato” di chi vuole dirti dove sei e dove devi andare è diventato feroce» (2014).

Wroclawski asserisce che il bisogno di un progetto come OpenStreetMap deriva dal fatto che «in una società nessuna azienda dovrebbe avere il monopolio sui luoghi, così come nessuna azienda ha avuto il monopolio del tempo nell’800. I luoghi sono un bene comune, e dando ad una singola entità tutto questo potere gli viene dato non solo il potere di dirti la tua posizione, ma anche di poterla manipolare. Ci sono tre aspetti in questione: chi decide cosa deve essere visualizzato sulla mappa, chi decide dove ti trovi e dove dovresti andare, e la privacy personale».

Da questa prospettiva Google e la sua applicazione Maps detiene una forma di potere in quanto decide cosa fare e cosa non far vedere di un determinato territorio «Chi decide cosa debba essere visualizzato su una mappa di Google? Ovviamente la risposta è: Google. […] Google non è certo l’unico distributore di mappe, è solo un esempio. Il punto è che quando si usa un qualsiasi provider di mappe, gli viene dato il potere di decidere quali siano gli elementi a cui dare risalto, o quali non debbano essere proprio mostrati» (Wroclawski, 2014).

Il problema del posizionamento, inoltre, secondo Wroclawski è cogente in quanto le maggiori multinazionali del web che gestiscono le mappe possono condizionare le nostre scelte così come quelle

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del mercato e della Pubblica Amministrazione «Chi definisce cosa sia “vicino”, o se sia meglio andare in una certa direzione piuttosto che un’altra? [...] C’è da chiedersi chi stabilisce se un luogo sia sicuro o meno, o se piuttosto la parole “sicuro” sia soltanto un termine in codice per riferirsi a qualcosa di più sinistro. Ad oggi, Flickr colleziona informazioni relative agli spazi geografici sulla base delle fotografie, che vengono esposte tramite un’API pubblica. Utilizzando queste informazioni possono suggerire tags per le nostre fotografie, ma i cluster geografici ottenuti dalle loro elaborazioni potrebbero essere usati per controllare e manipolare qualsiasi altra informazione, dai pattern del traffico ai prezzi degli immobili, perché quando un provider di mappe diventa sufficientemente grande, diventa una fonte di “verità”».

Esiste, infine, un rilevante conflitto, ancora in nuce ma che potrebbe esplodere in futuro, per ciò che concerne la privacy e l'utilizzo dei dati da parte delle corporation del web, come fa rilevare lo stesso Wroclawski «queste società sono incentivate a raccogliere informazioni su di noi con modalità che potrebbero non piacerci. Quando utilizziamo i loro servizi, sia Google che Apple acquisiscono informazioni sulla nostra posizione. Possono usare questi dati per migliorare l’accuratezza delle mappe, ma Google ha già annunciato che intende usarla per analizzare la correlazione tra le ricerche che facciamo e i luoghi dove ci dirigiamo. Con 500 milioni di telefoni Android si tratta di un enorme quantità di informazioni, ottenute a livello individuale, sulle abitudini della gente sia che stia facendo una passeggiata, che stia andando a lavoro, dal dottore o, magari, che stia partecipando ad una protesta. E’ evidente che non si possono ignorare le implicazioni sociali che comporta la disponibilità di così tanti dati in mano ad una singola azienda, indipendentemente da quanto si dichiari benevola. Aziende come Foursquare utilizzano il meccanismo della “gamification” per coprire quello che di fatto è un’opera di acquisizione di dati, e anche Google è entrata nella partita della “gamification” con “Ingress”, un gioco che sovrappone un mondo virtuale a quello reale e porta gli utenti a raccogliere foto e informazioni stradali con l’obiettivo di combattere, o favorire, un’invasione aliena».

In termini di contenuti geografici, OpenStreetMap rispetto a Google Maps è sia neutrale che trasparente. OpenStreetMap viene elaborata mediante un processo di tipo wiki, per cui chiunque al mondo può modificarla. Se, ad esempio, un edificio, un monumento, un negozio manca da una mappa, può essere aggiunto da chiunque ritenga che quell'oggetto, struttura, infrastruttura, vada mappata, per un interesse personale o ai fini di rendere disponibile a più persone possibili un bene comune. Per quanto riguarda la visualizzazione cartografica, chiunque può crearsi la mappa come vuole, in quanto OpenStreetMap utilizza il software cartografico FLOSS67 (Free/Libre and Open Source Software) e un foglio di stile68 (per la vestizione cartografica) disponibile con una licenza di pubblico dominio, da cui chiunque può partire per costruirsene uno proprio. In altre parole, chiunque ne abbia bisogno può crearsi la propria mappa basandosi sugli stessi dati. Analogamente, mentre i router (i software per il calcolo dei percorsi ottimali) più popolari di OpenStreetMap sono FLOSS, se un’azienda decidesse di usare un’altra tecnologia, un utente può sempre utilizzare il proprio software e potrebbe facilmente confrontare i risultati, ottenuti dagli stessi dati, per verificare eventuali anomalie. Infine, un utente può scaricare liberamente tutti o parte dei dati di OpenStreetMap per utilizzarli offline. Questo significa che è possibile usare i dati di OpenStreetMap per navigare senza dover comunicare ad alcuno la propria posizione.

Non va dimenticato, in ogni caso, il ruolo fondamentale di Google nel rendere popolare e accessibile l'informazione geografica, facendo diventare un fenomeno di massa la mappa sul web (Plantin, 2013).