• Non ci sono risultati.

Dal modello egemonico ai modelli emergenti

CAPITOLO II. La famiglia contemporanea

2.1 Dal modello egemonico ai modelli emergenti

Come affermano Iréne Théry e François de Singly62, i processi di trasformazione che hanno portato alla nascita delle famiglie contemporanee si possono sintetizzare in due tappe fondamentali. La prima va dal XIX secolo fino agli anni Sessanta del XX secolo. In questo periodo si assiste a quella che è stata definita “l’invenzione dell’amore romantico”, in cui esiste una coincidenza tra amore e matrimonio. In altri termini si svincola il legame matrimoniale da logiche di profitto o di convenienza, aumentano la nuzialità e la fecondità, c’è una bassa percentuale di divorzi e di forme alternative di vita di coppia. Questa configurazione è tipica della famiglia moderna precedentemente delineata, fondata sull’amore e sul matrimonio, ma anche su una rigida divisione dei ruoli di genere e sull’inferiorità sociale della donna.

La seconda tappa segna il passaggio dalla famiglia moderna a quella contemporanea. La nascita di questa tipologia familiare può essere per comodità ricondotta a tre grandi trasformazioni sociali, che si sono strettamente connesse tra di loro. Come avverte la Théry, però, occorre fare attenzione alle generalizzazioni

62

41

e non dimenticare che la realtà è spesso molto più complessa e anche contraddittoria di quanto si possa credere.

La prima trasformazione è l’individualizzazione, infatti:

[…] in tutti i campi della vita sociale, il punto di riferimento non è più il gruppo, ma l’individuo. Si ha una crescente affermazione dei valori quali l’autonomia individuale, l’autorealizzazione e le aspettative di felicità personale.63

La seconda tendenza nasce come conseguenza della prima, ed è la privatizzazione. Si assiste ad un tendenziale aumento della regolamentazione privata dei rapporti interpersonali. Questa propensione a livello familiare ha due conseguenze principali. In primo luogo comincia a venir meno la coincidenza tra relazione di coppia e matrimonio, in secondo luogo è l’istituzione matrimoniale stessa a diventare un contratto privato tra due individui finalizzato al perseguimento della propria felicità individuale, pertanto orientato al qui e ora e non al per sempre. Questa tendenza della privatizzazione si accompagna ad un’altra, collegata ma opposta, ovvero la pubblicizzazione della famiglia, con un preminente interesse alle conseguenze delle scelte personali della coppia:

[…] alla contrattualizzazione dei rapporti di coppia si affianca dunque la istituzionalizzazione dei rapporti di filiazione, riflessi giuridici del fatto che nella società di oggi la stabilità e l’indissolubilità del legame familiare tendono a spostarsi dal rapporto coniugale a quello tra genitori e figli.64

La terza grande trasformazione è la pluralizzazione. Una delle caratteristiche tipiche della società contemporanea è la differenziazione delle strutture sociali e degli stili di vita individuali. In campo familiare questo aspetto si esprime nella nascita di una pluralità di forme familiari, che prendono il posto della famiglia tradizionale, ovvero quella monogamica, eterosessuale, fondata sul matrimonio e finalizzata alla procreazione.

Il processo di pluralizzazione ha portato molti sociologi a parlare di “nuove famiglie”. Il termine “nuova famiglia” viene di solito utilizzato in due accezioni

63

Anna Laura Zanatta, Le nuove famiglie, Bologna, Il Mulino, 2008, p. 15.

64

42

specifiche. Da un lato per identificare scelte valoriali (ad esempio convivere senza sposarsi, risposarsi o convivere da omosessuali), dall'altro per descrivere:

[...] l'emergere di nuove fasi nel ciclo di vita individuale e familiare o il divenire più comune di fasi della vita un tempo meno diffuse, o accessibili. L'aumento delle famiglie unipersonali, ad esempio, soprattutto in Italia, è solo in parte la conseguenza di scelte intenzionali. Lo stesso avviene per le coppie non coniugate.65

Da questo complesso scenario emergono domande e problemi concettuali. Ad esempio a quale famiglia appartiene il figlio di genitori separati, oppure che rapporti si mantengono tra ex suoceri o ex nuore e generi? Di nuovo sembra configurarsi un panorama di relazioni familiari sempre più orientate alle scelte individuali basate sulle affinità e le situazioni specifiche delle famiglie.

L’espressione “nuova famiglia” lascia spesso dietro di sé una idea di minore legittimità, come se il suo utilizzo descrivesse realtà non auspicabili, o comunque complesse e delicate. Ad esempio si tende ad associare situazioni di famiglie ricomposte, di convivenze di bambini con genitori non biologici, o ancora di figli nati in coppie non unite dal vincolo matrimoniale, a realtà problematiche, infelici o meno legittime.

A queste tre grandi trasformazioni menzionate se ne aggiunge una quarta molto importante per interpretare i mutamenti familiari, ovvero la trasformazione delle relazioni di genere. In particolare, il progressivo intervento delle donne nel mercato del lavoro ha modificato il legame di coppia orientandolo alla parificazione, nella società contemporanea occidentale i rapporti di genere tendono a diventare più simmetrici.

Si delinea un modello di famiglia contemporanea dai confini incerti e contraddittori. Occorre sottolineare però, che ad una crisi del matrimonio non corrisponde una crisi della famiglia in generale, ma di un suo modello specifico, quello moderno. Semplificando si può affermare che, a partire dalla rivoluzione industriale, diversi sono stati i fattori che hanno influito sulla famiglia, portando alla citata pluralizzazione.

La rivoluzione europea nella struttura e nei comportamenti familiari, può

65

43

essere definita come morfogenesi della famiglia66, ed è dovuta a dei forti squilibri socio demografici che possono essere sostanzialmente riassunti in:

1) La bassa natalità impedisce la rigenerazione delle famiglie.

2) Anche se la popolazione autoctona è arrivata alla crescita zero, anzi sotto, aumenta il numero delle famiglie anagrafiche (così come definita dalla legge anagrafica italiana, è ogni aggregazione domestica, ossia ogni coabitazione abituale, caratterizzata da una relazione di parentela,

affinità, affettività o servizio che unisce i membri conviventi ad una certa condivisione di spese e redistribuzione di risorse in vista del

soddisfacimento di bisogni primari). Occorre sottolineare come la famiglia sia altro rispetto al semplice aggregato domestico: essa deve essere definita sotto altri punti di vista. Il significato più appropriato dipende da ciò che deve essere messo in rilievo. La crescita di famiglie anagrafiche implica che le famiglie si scompongono e si frammentano. Aumentano i single e quindi si riduce l'ampiezza media delle famiglie. In generale la riduzione della rete familiare implica maggiore rischio di fragilità.

3) Aumenta l'età media del primo matrimonio, si accrescono quindi le difficoltà soggettive e oggettive di formarsi una famiglia.

4) Collegato al punto tre sono le scelte procreative, la procreazione si concentra quindi a un intervallo di tempo sempre più ristretto oltre che posticipato. (30-36 anni).

5) Aumentano coppie senza figli. 6) Diminuiscono coppie con figli. 7) Aumentano famiglie monogenitoriali.

8) Aumentano le famiglie anziane, in particolare gli anziani soli (famiglie unipersonali).

9) Cresce l'isolamento con l'allentarsi dei legami di parentela. 10) Aumentano separazioni e divorzi.

11) Aumenta numero di figli nati fuori dal matrimonio.

66

Pierpaolo Donati, «Rinnovare le politiche familiari in Europa: la proposta italiana del family mainstreaming», Politiche familiari europee. Convergenze e divergenze, Roma, Carocci, 2012.

44

12) Aumenta la percentuale di giovani che resta a casa dei genitori oltre l'età media del matrimonio.67

Le famiglie contemporanee sembrano caratterizzarsi per la loro instabilità, ma questa tendenza, contrariamente a quanto si possa credere, non è nuova; anche le strutture familiari del passato, infatti, erano caratterizzate da forte instabilità.

Mentre questa caratteristica per il presente può essere riconducibile alla dimensione della scelta individuale, e quindi all’affermazione di un forte processo di individualizzazione all’interno della società, nel passato questa instabilità era imputabile a fattori esterni alla famiglia e all’individuo, ad esempio l'elevato tasso di mortalità, che comportava la dispersione della famiglia nella parentela (si pensi agli orfani) e la successiva ricomposizione in un nuovo nucleo familiare. Il maggior numero di orfani si accompagnava a un maggior numero di vedovi, quindi ad un aumento delle famiglie ricomposte, con la presenza, all'interno dello stesso nucleo, di figli di “più letti”. Non era raro che, a seguito di matrimoni con parenti del coniuge defunto, la zia di un primogenito potesse essere la madre del secondogenito. Perciò la diminuzione della mortalità, avvenuta grazie ai progressi medico-scientifici e al miglioramento delle condizioni igieniche, avrebbe aumentato la stabilità familiare.

Un altro fattore che ha contribuito nel passato all'instabilità familiare è stato il fenomeno migratorio, questo riguardava soprattutto le famiglie contadine, che facevano emigrare alcuni dei membri, soprattutto i figli non destinati ad ereditare.

I recenti fenomeni di instabilità devono quindi essere letti nel processo di stabilizzazione familiare che li ha preceduti.68

L'impatto del processo di industrializzazione sulla dimensione familiare è stato notevole. Si è delineato un processo di netta divisione dei compiti di genere all'interno della famiglia. Sono emerse necessità di cura dei bambini, che non potevano essere accuditi sul luogo di lavoro, la maternità ha pertanto inizialmente escluso la donna dai luoghi di lavoro.69 Viceversa, gli uomini passano sempre più

67

Ivi, Cfr p. 167.

68

Peter Laslett, Il mondo che abbiamo perduto, Milano, Jaca Book, 1975.

69

Martine Segalen, «Le condizioni materiali della vita familiare», Storia della famiglia in Europa, vol. II, Roma – Bari, Laterza, 2002.

45 tempo fuori dal nucleo familiare.

Si comincia a parlare in questo periodo di nuclearizzazione della famiglia, concetto ampiamente tematizzato da Talcott Parsons, che ha descritto la famiglia come nucleare isolata70. A questo processo di isolamento consegue una inevitabile separazione dalla più ampia rete di parentela in cui la famiglia si trovava prima immersa. Le successive critiche a questa prospettiva, che evidenziavano contrariamente il mantenimento dell’importanza degli scambi di aiuti e risorse fra parenti, portò Parsons a specificare che, rispetto al passato, era cambiata la natura di tali rapporti, sempre più svicolati dall’obbligo e sempre più orientati alla scelta individuale basata sull’affinità.

L’idea parsonsiana dell’isolamento della famiglia deve essere inclusa nella sua più ampia teoria della differenziazione strutturale della società. L’evoluzione delle istituzioni sociali, secondo Parsons, ha implicato un inevitabile processo di specializzazione funzionale, in quest’ottica anche la famiglia ha perso molte delle funzioni che svolgeva anteriormente, specializzandosi in due ambiti precisi: l’educazione dei figli e la stabilizzazione della personalità adulta.

Alla perdita di funzioni della famiglia non corrisponde però una sua perdita di importanza, al contrario, la famiglia nucleare isolata è quella strutturalmente più funzionale al sistema economico della società industriale. Il cambiamento delle funzioni della famiglia ha implicato anche modificazioni nella sua struttura, il modello familiare anteriore ha smesso di essere funzionale in quanto il processo di industrializzazione ha avuto una serie di implicazioni specifiche:

1) Le funzioni prima assunte dalla famiglia furono trasferite ad agenzie specializzate;

2) Nelle società industriali la forza lavoro deve essere mobile;

3) In questo tipo di società gli individui raggiungono il proprio status attraverso un sistema meritocratico.71

Il processo di nuclearizzazione e isolamento familiare ipotizzato da Parsons è stato criticato successivamente da alcuni autori. Ad esempio Sussman e

70

Parsons Talcott, Bales Robert F., Famiglia e socializzazione, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1974.

71

Casares García Esther, «Portularia», Estudios sobre el cambio en la estructura de las relaciones

46

Burchinal72, sulla base di una ricerca empirica operata a Cleveland, smentirono l’ipotesi di Parsons. Questo studio era incentrato sui rapporti di parentela e le relazioni familiari in termini di aiuti finanziari, coinvolgimento parentale nella cura dei figli o nell’accudimento dei malati, vicinanza affettiva. I risultati dimostrarono che la famiglia americana non viveva isolata, al contrario si trovava immersa in una importante rete di aiuti parentali. Gli autori associano piuttosto l’isolamento familiare ai fenomeni migratori, mentre infatti nelle grandi città c’erano più probabilità di trovare un lavoro in linea con la propria specializzazione, ciò non accade per chi proviene da piccoli paesi o agglomerati urbani, che di conseguenza devono spostarsi e allontanarsi dalla dimensione parentale.

Parsons ha replicato a questa critica sottolineando come l’isolamento non implichi la rottura delle relazioni parentali, infatti l’importanza psicologica dei legami con la famiglia di origine non può essere trascurata. Tuttavia, le famiglie estese smettono di essere unità residenziali o economiche, il che implica che i legami che permangono si convertono in relazioni fortemente variabili e soggette alla scelta individuale più che alla dimensione dell’obbligo.

Questa ipotesi sembra essere confermata dagli studi di Young e Willmott nel quartiere londinese di Bethnal Green73 e dallo studio di Rosser e Harris nella piccola località di Swansea.74 I risultati di queste ricerche sembrano confermare che, per quanto la dimensione parentale sia importante, essa costituisce di fatto una questione minore nella struttura urbana. La rete familiare ha un ruolo importante ad esempio nell’aiutare a trovare una casa, un lavoro o nel fornire aiuti economici, soprattutto in un momento in cui non esiste un welfare, tuttavia gli autori evidenziano una decisa eterogeneità della tipologia di coinvolgimento parentale nelle aree urbane, riconducibile alle situazioni specifiche degli individui, il che suggerisce che, per quanto importante, la parentela non abbia un grande peso strutturale all’interno del sistema sociale.

Il già citato lavoro di Laslett e del Gruppo di Cambridge del 1977 “Storia

72

M.B. Sussman, L.G. Burchinal, «La red familiar del parentesco en la sociedad urbana-industrial de los Estados Unidos», Sociología de la familia, México, Fondo de Cultura Económica, 1980.

73

M. Young, P. Willmott, Family and kinship in east London., London, Routledge & Kegan Paul, 1957

74

47

della struttura sociale e della popolazione”, sembra invece contraddire la teoria parsonsiana. Furono studiate cento comunità inglesi tra il 1574 e il 1821 e si evidenziò che solo il 10% dei nuclei era formato da parentela extranucleare; questo confermò che la famiglia nucleare era fortemente presente anche prima dell’industrializzazione e proprio nei luoghi in cui essa ebbe inizio.

La famiglia nucleare pertanto ha potuto essere una caratteristica fondamentale e duratura della famiglia occidentale, e non il risultato di un processo di lenta contrazione. Inoltre, la presenza preminente di famiglie nucleari in Inghilterra può essere uno dei fattori che ha portato l’industrializzazione a trovare terreno fertile in quella zona del mondo, sebbene studi successivi abbiano rilevato la presenza di questo tipo di famiglie anche in altre zone, come Olanda, Belgio, Scandinavia, parte d’Italia e Germania.75

Nell’organizzazione familiare teorizzata da Parsons è fondamentale una rigida divisione dei ruoli di genere: la madre/moglie ha il compito di leader espressiva e di cura della casa, il padre/marito è invece leader funzionale, si occupa del sostentamento della famiglia e dalla sua posizione lavorativa dipende lo status economico della famiglia.

Questo modello è stato criticato perché descriveva la famiglia americana bianca e di ceto medio degli anni cinquanta come l’unica auspicabile e l’unica possibile. Le successive vicende storiche e i profondi cambiamenti economici e culturali hanno evidenziato la necessità di un approccio maggiormente differenziato allo studio della famiglia.

Le trasformazioni sociali, economiche e tecnologiche hanno stravolto nel corso del tempo l’istituzione familiare. Il passaggio da una società basata sull’agricoltura ad una basata sull’industria ha provocato una grande trasformazione, per dirla alla Karl Polanyi. Nei paesi cosiddetti “sviluppati” i cambiamenti che si stanno producendo all’interno della struttura familiare sono di tipo sostanzialmente organizzativo. Questo significa che si può riscontrare una estrema eterogeneità nei modelli familiari secondo il tipo di abitazione, i rapporti con la parentela o la divisione dei compiti lavorativi e di gestione domestica tra i

75

48 coniugi.76

Indubbiamente disponiamo di una mole ingente di dati di tipo quantitativo rispetto al passato, il che consente confronti nel tempo e comparazioni con modelli appartenenti a diversi contesti sociali. Tuttavia, anche l'individuazione di un criterio condiviso che descriva la famiglia pone molti problemi. Molto spesso le definizioni anagrafiche sono descrittivamente insufficienti o non abbracciate a livello internazionale, il che rende molto difficile la comparazione.

A partire dal secondo dopoguerra si è assistito ad un aumento del numero delle famiglie superiore all'aumento della popolazione. Questo dato è in accordo con il processo di nuclearizzazione della famiglia,

la famiglia odierna, specialmente nelle società industriali urbane, è una famiglia ristretta, o nucleare, generalmente composta di padre, madre e due figli. La tendenza più recente spunta verso la scomparsa dei figli, eventualmente sostituiti da cani, gatti, certi tipi di uccelli, e così via. La coppia, ossia la famiglia nucleare senza figli, ha la vita più difficile. Intanto, le è stata sottratta la fondamentale funzione della produzione dei beni necessari alla vita; [...] ma è in pericolo anche la funzione riproduttiva e, con la mancanza dei figli, quella funzione che, a giudizio dei difensori della famiglia nucleare, resta la grande funzione giustificativa della coppia sposata: la funzione affettiva o della formazione e socializzazione dei figli. “77

Vicende demografiche, come ad esempio l'aumento dell'aspettativa di vita e la diminuzione del tasso di natalità hanno indubbiamente modificato il ciclo di vita della famiglia. Oltre alle vicende demografiche, un fattore fortemente responsabile della diversificazione delle forme familiari è indubbiamente l'aumento delle separazioni e dei divorzi. Questo fattore ha portato alla nascita di famiglie unipersonali, monogenitoriali e anche estese. 78

76

Ivi

77

Ferrarotti Franco, op.cit., p.45.

78

49