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CAPITOLO IV. Dalla persecuzione alla rivendicazione

4.3 Gli studi sulle famiglie omogenitoriali

4.3.2 Le ricerche italiane

Per quanto riguarda l’Italia, uno dei primissimi lavori sul tema è quello di Daniela Danna201 condotta alla fine degli anni Novanta, che ha coinvolto 52 madri (sia biologiche che sociali, sia omosessuali che bisessuali) attraverso delle interviste in profondità in cui sono stati approfonditi diversi temi collegati con la loro esperienza di maternità. Procedendo in ordine cronologico sembra utile menzionare la ricerca condotta da Marzio Barbagli ed Asher Colombo nel 2001 su scala nazionale. L’indagine ha utilizzato diversi strumenti: 3502 questionari auto-

199

Nanette Gartrell, Henny Bos, «Pediatrics», US National Longitudinal Lesbian Family Study:

Psychological Adjustment of 17-Year-Old Adolescents, luglio 2010,

http://pediatrics.aappublications.org/content/pediatrics/early/2010/06/07/peds.2009- 3153.full.pdf

200

Susan Golombok, Shirlene Badger, «Human Reproduction», Children raised in mother-headed

families from infancy: a follow-up of children of lesbian and single heterosexual mothers, at early adulthood., 2010, pp. 150–157.

201

121

compilati da uomini e donne sia omosessuali che bisessuali nel biennio 1995/1996 e 136 storie di vita (89 gay e 47 lesbiche) raccolte tra il 1995 e il 2001. Sebbene la ricerca non si focalizzi in maniera specifica sulle famiglie omogenitoriali, ma sulla condizione omosessuale in generale, si possono ricavare alcune informazioni importanti, ad esempio come gli omosessuali già vent’anni fa cominciassero a manifestare un crescente desiderio di genitorialità, soprattutto i più giovani, e come questo potesse portare a supporre che il fenomeno della genitorialità omosessuale fosse destinato a crescere nel tempo.

Nel 2003 troviamo l’indagine di un gruppo di ricerca di Torino, guidato da Chiara Saraceno202, il cui obiettivo era analizzare la situazione gay, lesbica e transessuale nella realtà metropolitana torinese, che ha previsto la somministrazione di 514 questionari ad entrambi i sessi e di 36 interviste in profondità. I risultati di quest’ultima indagine sembrano confermare la tendenza nazionale riscontrata da Barbagli e Colombo. I figli degli omosessuali risultano essere prevalentemente nati in rapporti eterosessuali stabili, molto spesso in ambito matrimoniale. Mentre i padri gay sono più spesso celibi, le madri lesbiche tendono ad essere divorziate o separate ed a convivere con i figli. Un dato interessante riguarda il coming out nei confronti dei figli; i padri infatti tendono a dichiararsi di più delle madri. Il desiderio di genitorialità è elevato in entrambi i sessi; un figlio tende a rientrare nella progettualità futura specialmente tra chi vive una situazione di coppia stabile.

Tra le modalità per accedere alla genitorialità, l’adozione sembra essere più gettonata dagli uomini, mentre le donne sembrano più orientate all’inseminazione assistita. Sia per gli uomini che per le donne si preferisce non ricorrere a rapporti sessuali con persone dell’altro sesso.

Nel 2005, nell’ambito del Vº Programma nazionale di ricerca sull’AIDS, l’Istituto Superiore di Sanità ha finanziato il progetto “Modi Di”, che si proponeva di indagare la situazione omo-bisessuale sia maschile che femminile in Italia, “Tali variabili sono state affrontate e interpretate adottando una logica bio-psico- sociale, che ha valorizzato l’esplorazione delle interconnessioni tra problematiche

202

122 sanitarie e condizioni di vita.”203

Sembra utile menzionare questa ricerca per la vastità del campione utilizzato, 4.690 maschi e 2.084 femmine; un campione nuovamente di convenienza, ma più numeroso rispetto ad altre ricerche quantitative condotte. Lo strumento utilizzato è stato il questionario auto-compilato, sia cartaceo che online, differenziato per uomini e donne. Il merito di questa indagine è di aver messo in luce come il fenomeno delle genitorialità omosessuale non sia marginale in Italia, tra gli intervistati, il 17,7% degli uomini e il 20,4% delle donne sono genitori.204.

Il dato stupisce ancora di più se si considera che si tratta di una ricerca di più di dieci anni fa; il progressivo sviluppo delle tecniche mediche di procreazione assistita può verosimilmente aver fatto aumentare il numero di bambini non nati in unioni eterosessuali.

Una interessante indagine esplorativa del 2006, è quella condotta da Anna Oliverio Ferraris e Alessandro Rustichelli, mirata allo studio delle famiglie lesbiche, con una particolare attenzione alle dinamiche familiari e allo sviluppo infantile. Sembra utile riportare questa indagine perché è stata una delle poche a coinvolgere anche i figli nella rilevazione. Sono state raccolte complessivamente le testimonianze di 22 madri lesbiche in coppia di un’età compresa tra i 23 e i 55 anni e 16 figli con un’età compresa tra i 2 e i 35 anni. Tra questi, sei erano nati nell’ambito di precedenti relazioni eterosessuali, mentre dieci erano nati attraverso tecniche di procreazione assistita. Dalla rilevazione si evince per le madri una generale soddisfazione per la loro vita familiare, ma anche una diffidenza verso l’ambiente esterno ed a volte un imbarazzo a parlare con i figli della propria omosessualità. Nel rapporto con i figli si riscontrerebbe un’attenzione anche superiore alla media e “[…] un notevole impegno ad educarli alla tolleranza di tutte le diversità, risultando in tal senso assai meno tradizionaliste dei genitori eterosessuali”.205

Infine, si riporta una ricerca molto recente di Roberta Bosisio e Paola

203

Raffaele Lelleri, Gabriele Prati, Luca Pietrantoni, «Difesa sociale», Omogenitorialità: i risultati

di una ricerca italiana, 2008, pp. 71–84. 204

Ivi, Cfr Tabella. 3.

205

Anna Oliverio Ferraris, Alessandro Rusticelli, «Psicologia contemporanea», Donne al timone. I

nuclei familiari a guida femminile. Le madri lesbiche, 2006, pp. 7–12. http://www.fondazioneinsieme.it/PDF/A000942, consultato il 05/01/2016.

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Ronfani206, che si è proposta di indagare le rappresentazioni e le pratiche di genitorialità di coppie dello stesso sesso nei confronti dei figli. La rilevazione si è svolta nel biennio 2011-2012 e sono state coinvolte dieci coppie di genitori omosessuali conviventi con i figli (6 coppie di madri e 4 coppie di padri), e 7 bambini di età compresa tra i 9 e i 12 anni. I genitori sono stati intervistati individualmente, invece i bambini sono stati coinvolti in focus group; dalla ricerca emerge come le famiglie si percepiscano diverse rispetto alle altre, ma con la consapevolezza di una situazione di diversità familiare diffusa nelle società occidentali contemporanee: “i genitori […] ritengono importante che i bambini si confrontino con questa varietà di configurazioni familiari perché li aiuta a non sentirsi diversi e svantaggiati.”207

Risulta anche un’organizzazione dei compiti familiari tendenzialmente orientata ad assecondare le possibilità e le capacità singole, piuttosto che i modelli tradizionali derivanti dalle aspettative di genere. Ulteriore elemento da rilevare è come nell’esercizio della responsabilità genitoriale si tenda a dare molto spazio alla funzione protettiva, finalizzata ad evitare ai figli eventuali situazioni discriminatorie.