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Il panorama internazionale

CAPITOLO IV. Dalla persecuzione alla rivendicazione

4.3 Gli studi sulle famiglie omogenitoriali

4.3.1 Il panorama internazionale

Molte organizzazioni internazionali si sono occupate della tematica, come ad esempio l’American Psychiatric Association, l’American Psychological Association e l’American Academy of Pediatrics. Nel corso degli anni la ricerca sulle famiglie omogenitoriali si è occupata sostanzialmente di tre aree:

 le dinamiche interne alla coppia omosessuale;

 Le competenze genitoriali delle persone gay e lesbiche;  Il benessere dei figli cresciuti con genitori omosessuali.184

La ricerca nell’ambito delle minoranze sessuali presenta indubbiamente delle problematiche specifiche. La prima grande difficoltà è riuscire ad avere un campione rappresentativo, tale impedimento discende dall’impossibilità di stabilire l’effettiva entità della popolazione di riferimento. Gli omosessuali possono infatti spesso opporsi all’identificazione, per paura di eventuali conseguenze discriminatorie. L’effetto di ciò è che spesso le ricerche si rivolgono a piccoli campioni di convenienza, di solito di ceto medio e relativamente “dichiarate”. Nel caso specifico delle famiglie omogenitoriali, il rischio è quello di non riuscire a rappresentare la totalità delle tipologie familiari possibili, e di escludere ad esempio nuclei appartenenti a ceti sociali più bassi, oppure provenienti da piccoli centri piuttosto che da vaste aree urbane. Infine, i grandi esclusi dalle ricerche in questo ambito sono gli omosessuali che vivono nell’invisibilità. Il rischioso risvolto di questi limiti può essere quello di non riuscire a rivolgersi proprio a quel segmento di famiglie che potrebbe presentare più problematiche di adattamento.185

La persistente stigmatizzazione dell’omosessualità, quando non l’omofobia, ha reso – e rende tuttora- difficile costruire campioni casuali delle famiglie omogenitoriali, dal momento che induce molte coppie di genitori dello stesso sesso a mantenere nascosta la configurazione della propria famiglia. Ed è innegabile che

184

Chiara Caristo, Nicola Nardelli, «Infanzia e adolescenza», Madri lesbiche, padri gay e il

benessere dei loro figli:una rassegna della letteratura, 2013, pp. 128–139. 185

Goldberg Abbie E., Omogenitorialità. Famiglie con genitori gay o lesbiche: studi e ricerche, Trento, Erickson, 2015, Cfr. p. 26.

116

l’autoselezione dei partecipanti tenda a favorire il coinvolgimento nelle ricerche delle famiglie con un più elevato capitale socio-economico-culturale e che, di conseguenza, dispongono di maggiori risorse per contrastare la stigmatizzazione, e di quelle che sono spinte dal desiderio di dare una positiva immagine della genitorialità omosessuale e delle famiglie omogenitoriali.186

Un primo doveroso riferimento in merito alla produzione scientifica in tema di omogenitorialità e famiglie omogenitoriali è una pubblicazione del 2005 dell’American Psychological Association187 in cui si cerca di sintetizzare quelli che sono stati negli anni i risultati raggiunti dalla ricerca sul tema. L’APA si esprime favorevolmente in termini di buone dinamiche interne di coppia, capacità genitoriali degli omosessuali e benessere dei figli.

In estrema sintesi, dal lavoro dell’APA si desume che non esisterebbero prove scientifiche per supporre che l’orientamento omosessuale possa direttamente compromettere la capacità genitoriali o un sano sviluppo dei bambini. Al contrario altri fattori, come ad esempio un ambiente di crescita sano, una buona comunicazione interna alla famiglia e la capacità di fornire cure adeguate, sembrerebbero maggiormente influenti nella determinazione della capacità genitoriale.

Nel 2012 Loren Marks ha pubblicato nella rivista Social Science Research un lavoro teso a rispondere ad una domanda fondamentale:

Are the conclusions presented in the 2005 APA Brief on ‘‘Lesbian and Gay Parenting’’valid and precise, based on the cited scientific evidence?188

Le questioni sollevate erano di ordine metodologico e riguardavano soprattutto la non rappresentatività dei campioni delle ricerche riportate, l’assenza di gruppi di controllo e di un adeguato numero di studi longitudinali che

186

Roberta Bosisio, Paola Ronfani, Le famiglie omogenitoriali. Responsabilità, regole e diritti, Roma, Carocci Editore, 2015, cit. p. 65.

187

American Psychological Association, Lesbian & gay parenting, 2005, http://www.apa.org/pi/lgbt/resources/parenting-full.pdf),

188

Loren Marks, «Social Science Research», Same-sex parenting and children’s outcomes: A

closer examination of the American psychological association’s brief on lesbian and gay parenting, 2012, pp. 735–751. “Le conclusioni presentate nel 2005 dal documento dell’APA

“Lesbian and Gay Parenting” possono essere considerate valide e precise, basate sulle citate evidenze scientifiche?” (Trad. propria).

117

mettessero in evidenza eventuali problematiche a lungo termine.

Paul Amato, commentando il lavoro di Marks in un articolo pubblicato nella stessa rivista, giustifica la carenza di campioni rappresentativi negli studi sulle famiglie con genitori gay e lesbiche con un’affermazione precisa: “gay and lesbian families with children are difficult to locate and study because they are rare”. 189

Questo è il motivo per cui molta letteratura sull’argomento si basa su piccoli campioni di convenienza. Amato insiste su come anche questi piccoli campioni abbiano qualcosa da offrire e come possano costituire una buona base per pianificare approfondimenti scientifici futuri. Infine conclude affermando che, se l’omogenitorialità fosse realmente tanto rischiosa, gli esiti negativi sarebbero stati rilevati anche in piccoli campioni.

Un’altra ricerca molto discussa è stata quella proposta da Mark Regnerus, sempre nel 2012.

Regnerus in questo lavoro introduce il New Family Structures study, un progetto di raccolta dati inerente un vasto campione di giovani adulti americani, dai 18 ai 39 anni, cresciuti in differenti tipologie di famiglie.190

La ricerca si è rivolta a 2998 soggetti che sono stati suddivisi in otto sottogruppi basati sulla composizione familiare. Il clamore che ha scatenato la ricerca di Regnerus, più che avere a che fare con l’eccezionale vastità del campione, deve essere piuttosto ricondotto ai risultati proposti. Secondo l’autore i figli di genitori gay o lesbiche presenterebbero delle problematiche rispetto ai figli di genitori eterosessuali.

(Per Regnerus, n.d.r.) […] i figli di genitori gay e lesbiche raggiungono livelli di istruzioni inferiori, incontrano più problemi nelle relazioni di coppia e sono più esposti allo sviluppo di sintomi depressivi. Inoltre, i figli di madri lesbiche mostrerebbero percentuali di eterosessualità esclusiva inferiori alle attese, consumerebbero più tabacco e marijuana, e sarebbero più esposti al rischio di subire

189

Paul R. Amato, «Social Science Research», The well-being of children with gay and lesbian

parents, s.d., pp. 771–774. “Le famiglie gay e lesbiche con bambini sono difficili da localzzare

e studiare perché sono rare” (Trad. propria).

190

Mark Regnerus, «Social Science Research», How different are the adult children of parents

who have same-sex relationships? Findings from the New Family Structures Study, 2012, pp.

118 abusi sessuali.191

Uno sguardo attento all’impostazione metodologica del lavoro di Regnerus ha fatto emergere alcune lacune che hanno sollevato seri dubbi sull’attendibilità dei dati raccolti. La principale critica riguarda il metodo di campionamento, nello specifico il modo in cui sono stati articolati i gruppi. Infatti tra i “figli di padri gay” e i “figli di madri lesbiche”, erano stati inseriti anche soggetti i cui genitori avevano avuto un unico rapporto omosessuale nell’arco della loro vita. In conseguenza di ciò, la percentuale di genitori con relazioni omosessuali stabili era presumibilmente minima rispetto al campione selezionato, e impossibile da quantificare. Inoltre, i figli cresciuti con genitori gay o lesbiche fin dalla nascita non erano identificabili rispetto agli altri, pertanto era difficile stabilire effetti diretti dell’essere cresciuti in quel determinato ambiente sul loro benessere psicofisico.192

Lo stesso Amato, nel lavoro già citato, invita ad una seria riflessione sulle implicazioni sociali di simili conclusioni, che potrebbero inserirsi nel dibattito politico internazionale ed influire sulle scelte in merito alla custodia dei figli, alla possibilità di adozione per gli omosessuali o al matrimonio ugualitario.

It would be unfortunate if the findings from the Regnerus study were used to undermine the social progress that has been made in recent decades in protecting the rights of gays, lesbians, and their children.193.

Le critiche devono sicuramente essere tenute in considerazione, non solo come base e stimolo per approfondimenti ulteriori, ma anche perché rilevano delle carenze di impianto metodologico che sono tipiche delle ricerche su ambiti nuovi.

Va però rilevato, in primo luogo, che le ricerche condotte sino ad oggi, il cui numero è ormai più che consistente, sono tutte giunte a risultati pressocché simili. […] Al di

191

Chiara Caristo, Nicola Nardelli, «Infanzia e adolescenza», Madri lesbiche, padri gay e il

benessere dei loro figli: una rassegna della letteratura, 2013, pp. 128–139. Cit. p. 131. 192

Ivi, Cfr p. 131.

193

P.R. Amato, op.cit. p. 773. “Sarebbe un peccato se i risultati dello studio di Regnerus fossero usati per minare il progresso sociale che è stato compiuto negli ultimi decenni nella tutela dei diritti di gay, lesbiche, e dei loro figli”. (Trad. propria)

119

là delle criticità metodologiche, dunque, se esistessero dei problemi significativi sarebbero comunque emersi.194

Gli studi sul tema dell’omogenitorialità si sono sviluppati principalmente negli Stati Uniti e nel Regno Unito, ma anche in Belgio, Nuova Zelanda, Danimarca e Canada.195Essendo un’area di studio relativamente giovane, le prime ricerche condotte avevano più o meno le stesse caratteristiche “han sido estudios de carácter puntual, en lugar de longitudinales, en los que con frecuencia se han efectuado análisis de productos más que de procesos[...]”.196

Esistono tuttavia alcune eccezioni che sembra interessante riportare, ad esempio un importante studio longitudinale di Susan Golombok e Fiona Tasker197. Le due studiose hanno elaborato un disegno di ricerca che ha coinvolto un numero equamente distribuito di madri eterosessuali single e madri lesbiche ed i loro figli che avevano un’età media di 10 anni (per un totale di 54 madri e 78 figli). La rilevazione è iniziata in Inghilterra nel 1976 ed ha previsto quattordici anni più tardi delle interviste di follow up con 46 dei bambini originariamente coinvolti, quando erano giovani adulti di circa 24 anni “allowing for a rare glimpse at how children with lesbian mothers and those with heterosexual mothers fared over their early life courses into young adulthood“198.

Un altro importante studio longitudinale, che sembra il caso di riportare sia per la durata che per l’ampiezza del campione, è uno studio americano, il National Longitudinal Lesbian Family Study. La ricerca è iniziata nel 1986 ed è ancora in corso, il campione è costituito da 84 famiglie con madri lesbiche, di cui 70 monogenitoriali. Sinora sono state previste cinque rilevazioni, le prime tre hanno

194

R. Bosisio, P. Ronfani, op.cit. cit. p. 65.

195

María del Mar González et al., «Infancia y Aprendizaje», Ajuste psicológico e integración

social en hijos e hijas de familias homoparentales, 2004, pp. 327–343.

196

María del Mar González, María Ángeles Sánchez, «Portularia», Las familias homoparentales y

sus redes de apoyo social, 2003, pp. 207–220. ”Sono stati studi di carattere puntuale, invece che

longitudinale, nei quali frequentemente si è effettuato un’analisi dei prodotti, più che dei processi” (Trad propria).

197

Fiona L. Tasker, Susan Golombok, Growing Up in a Lesbian Family, New York, Guilford, 1997.

198

Judith Stacey, Timothy J Biblarz, «American Sociological Association», (How) Does the Sexual

Orientation of Parents Matter?, 2001, pp. 159–183. “consentendo uno sguardo raro su come i

bambini con madri lesbiche e quelli con madri eterosessuali siano passati dalla giovane età ad essere giovani adulti” (Trad. propria).

120

coinvolto solo le madri e le ultime due anche i figli all’età di dieci e diciassette anni.199.

Un terzo studio longitudinale degno di nota è iniziato a metà degli anni Novanta nel Regno Unito ed ha coinvolto un totale di 83 famiglie con diverse tipologie genitoriali (madri single eterosessuali, madri single omosessuali, due madri, una madre e un padre). La ricerca ha previsto tre rilevazioni quando i figli compivano 6, 12 e 18 anni. Le prime due rilevazioni hanno coinvolto solo i genitori, l’ultima anche i figli, ormai maggiorenni. Dalla ricerca non è emersa alcuna differenza sostanziale in termini di adattamento psicologico e di benessere psicofisico dei figli.200

Come già accennato, gli studi sulle famiglie omogenitoriali hanno iniziato a proliferare tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, con i limiti e le difficoltà che abbiamo detto. Tuttavia, per quanto riguarda il contesto italiano e spagnolo, la ricerca scientifica sul tema ha iniziato a svilupparsi molto più tardi, nello specifico tra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila.