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L’omosessualità moderna

CAPITOLO IV. Dalla persecuzione alla rivendicazione

4.2 L’omosessualità moderna

Come già precedentemente sottolineato, la concezione dell’omosessualità è cambiata radicalmente soprattutto nel corso degli ultimi quarant’anni, per questo

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José Ignacio Pichardo Galán, Entender la diversidad familiar. Relaciones homosexuales y

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motivo non è improprio parlare di omosessualità “moderna” per distinguere la situazione odierna da quella passata.

La nascita degli omosessuali moderni173 non è avvenuta in modo uniforme all’interno dei vari paesi europei, inoltre, anche all’interno della stessa realtà nazionale si è sviluppata in tempi e modi diversi, talvolta con la coesistenza di diversi modelli in contemporanea. Specialmente nell’Europa meridionale, il modello pederastico classico ha tardato a scomparire e ancora oggi permangono retaggi culturali della visione premoderna.

L’omosessualità moderna arriva dopo la sua depatologizzazione e il superamento del modello medico dell’inversione sessuale, grazie al quale si è cominciata ad operare una netta distinzione tra orientamento sessuale ed identità di genere, per cui le categorie dell’uomo effeminato e della donna mascolina sono state superate.

Una volta oltrepassata la visione patologica dell’omosessualità, l’orientamento omosessuale ha cominciato ad essere più visibile e gli omosessuali hanno cominciato ad organizzarsi per rivendicare i diritti di cittadinanza.

Negli ultimi anni nelle società occidentali si è assistito ad una graduale apertura sociale nei confronti dell’omosessualità. Questo fenomeno può essere ricondotto sia all’azione dei movimenti omosessuali, sia ad una più generale apertura della società nei confronti della diversità. Il processo di democratizzazione e di individualizzazione che si è verificato negli ultimi decenni ha fatto sì che si affermassero i valori del singolo, l’importanza della realizzazione e della felicità personali. I cambiamenti culturali nei confronti dell’omosessualità sono avvenuti seguendo un circolo vizioso in cui il clima sociale ha favorito l’azione del movimento omosessuale e quest’ultimo ha a sua volta spinto ulteriormente la società all’apertura.

Come già sottolineato, l’azione dell’associazionismo omosessuale è stato un importante fattore di “normalizzazione” dell’omosessualità. "Da questo punto di vista, le comunità e le associazioni omosessuali sembrano giocare un importante ruolo non solo di sostegno relazionale, ma di decostruzione degli stereotipi e di

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108 pluralizzazione dell'identità omosessuale"174.

I gay e le lesbiche che si sono riuniti per fare sentire la propria voce hanno avuto un duplice effetto: da un lato si è conosciuta meglio la tematica stessa dell’omosessualità, il che ha contribuito a dissociarla da malattie mentali o deviazioni sessuali (quali la pederastia) che implicano un atto di violenza nei confronti di soggetti più deboli. Dall’altro lato si è cominciato a portare avanti le istanze di tutela e riconoscimento giuridico degli omosessuali e anche delle coppie.

L’associazionismo omosessuale italiano inizia a costituirsi negli anni Settanta, in particolare in Italia è emerso il FUORI (Fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano) che ha riunito dei piccoli gruppi informali che erano precedentemente sorti in grandi citta italiane, come Torino, Roma e Milano.

Oggi le maggiori associazioni omosessuali sono Arcigay e Arcilesbica, quest’ultima nata posteriormente, nel 1989, inizialmente appartenente ad Arcigay, si è nel 1996 da questo separata. Arcigay è stata storicamente legata a partiti di sinistra e oggi conta più di 176.000 iscritti, con una articolazione capillare su tutto il territorio nazionale (è presente con più di 30 circoli).175

Particolarmente rilevante è il ruolo dell’associazionismo per quanto riguarda la sfera religiosa. Molti omosessuali credenti, non accettati dalla Chiesa Cattolica, ma anche da altre confessioni religiose, si sono riuniti per continuare a professare la propria fede e portare avanti istanze di accettazione. Sono da ricordare a tal proposito “Il Guado”, fondata a Milano nel 1980. Con lo scopo di: “aiutare le persone omosessuali a vivere la loro fede e aiutare le chiese ad adottare un linguaggio “inclusivo” nei confronti delle persone omosessuali”.176

Su Roma è attiva dal 1990 Nuova Proposta, un’associazione di donne e uomini omosessuali cristiani

[…] impegnati nel condividere il proprio percorso di crescita spirituale e umana attraverso il confronto comune di esperienze di vita e di fede. […] Il percorso si focalizza su vari aspetti dell’identità omosessuale, della persona, del suo vissuto e, soprattutto, del suo rapporto con la fede e la spiritualità. Nuova Proposta è il luogo

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Saraceno Chiara (a cura di), op.cit., p. 13.

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Barbagli Marzio, Colombo Asher, op.cit. Cfr p. 167.

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dove poter crescere insieme e aprire strade nuove per una riconciliazione tra le Chiese e le persone omosessuali.177

Occorre sottolineare che, mentre l’Italia si è caratterizzata per il suo silenzio in merito alla questione omosessuale, in Spagna, durante il periodo franchista, sono state promulgate leggi che punivano gli atti omosessuali. Tali restrizioni hanno di fatto impedito per queste persone la libera espressione della propria sessualità, ma hanno anche ritardato lo sviluppo di un associazionismo omosessuale e, pertanto, la nascita dello spirito rivendicativo. L’omosessualità “rinasce” nella società spagnola alla fine della dittatura, e lo fa in maniera decisa, cavalcando l’onda dell’entusiasmo dell’avvento della democrazia e del consolidarsi in quel periodo nei paesi occidentali della rivoluzione sessuale. Un ruolo chiave per il conseguimento dei diritti può essere attribuito a Mir Bellgai e Roger de Gaimon, pseudonimi utilizzati da Francesc Francino e Armand de Fluviá, che hanno clandestinamente creato a Barcellona il Movimiento Español de Liberación Homosexual (MELH), la prima moderna associazione spagnola per la tutela dei diritti degli omosessuali.178

A livello generale, si può affermare che l’esperienza associativa omosessuale non si svolge solo in ambito politico, ma anche ludico e ricreativo. Inoltre gli omosessuali sono diventati nel tempo target di alcuni prodotti e di campagne pubblicitarie specificamente indirizzate al mondo omosessuale.

Anche in ambito culturale l’associazionismo ha svolto una fervente attività. La nascita di periodici, riviste specializzate, case editrici specificamente rivolte alla diffusione della cultura omosessuale hanno fatto sì che questo mondo uscisse allo scoperto e fosse maggiormente conosciuto dal resto della società.

Sappiamo che ciò di cui non si parla fatica ad essere conosciuto, per molto tempo l’argomento dell’omosessualità non è stato discusso, ma semmai sussurrato, malamente e superficialmente. Il grande ruolo delle associazioni nella diffusione della cultura omosessuale può essere probabilmente considerato come

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Fonte: http://www.nuovapropostaroma.it/chi-siamo/, consultato il 25/09/2014

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Alberto Barrios Flórez, Estudio y análisis de la percepción social de las familias

homoparentales y su presencia en la prensa escrita española., Valencia, Universidad de

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uno dei fattori che ha portato alla graduale progressiva accettazione dell’omosessualità.

Nonostante questa apertura, il processo di accettazione sociale dell’omosessualità risulta incompiuto. Uscire allo scoperto risulta particolarmente complesso in un contesto sociale ancora fortemente eteronormativo, nel quale gay e lesbiche vengono socializzati fin dall’infanzia alla diffidenza nei confronti dell’omosessualità. Pertanto le due difficili tappe del coming out (dirselo e dirlo), continuano a rappresentare un processo tortuoso e laborioso.

Uno dei motivi per cui la tendenza omosessuale viene considerata anormale è che i gay vengono accusati di non essere in grado di “sublimare la loro sessualità in vista dell’adattamento sociale”179. L’omosessualità è probabilmente più complicata da gestire dell’eterosessualità, sia psicologicamente che socialmente.

Non sarebbe quindi forse più semplice non manifestare impulsi sessuali socialmente poco accettabili, che aumentano il rischio della solitudine, del rifiuto familiare e implicano la difficoltà della procreazione biologica? Da questo interrogativo discenderebbe la convinzione che sia legittimo pretendere che l’adattamento sociale vada a discapito della libertà di esprimere se stessi.

Un elemento da non trascurare nel ripercorrere la nascita della moderna concezione dell’omosessualità è l’impatto sociale che ha avuto l’epidemia di AIDS. Tale malattia, diffusasi negli anni ottanta del secolo scorso, venne immediatamente etichettata come la malattia dei gay, sebbene oltre un quarto dei malati facesse costante uso di droghe per endovena180 e all’epoca fosse diffusa la pratica dello scambio di siringhe. La diffusione della malattia ebbe due effetti principali, da un lato sulla società, dall’altro sugli stessi omosessuali. A livello sociale l’AIDS contribuì all’affermazione dello stigma e del pensiero omofobico, a livello individuale invece, gli stessi omosessuali furono psicologicamente colpiti. Molte coppie vissero il dramma della malattia senza avere delle tutele giuridiche che gli consentissero di assistersi in modo adeguato, il tutto in un clima sociale che li identificava come la causa di un’epidemia che ha mietuto migliaia di vittime. “L’AIDS ha organizzato i gay e mobilitato una comunità a diventare un

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R.A. Isay, op.cit., p. 3.

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agente effettivo di cambiamento sociale e politico.”181

La diffusione dell’AIDS ebbe come effetto anche il rafforzamento dello stereotipo sulla promiscuità sessuale dei gay. Tale stereotipo fu messo per la prima volta in discussione dal citato lavoro di Alfred Kinsey che, oltre a sottolineare la diffusione delle pratiche omoerotiche nella popolazione, mise in rilievo come gli omosessuali avessero rapporti meno frequenti rispetto agli eterosessuali.182 Questo forse perché, pur avendo un numero maggiore di partner, non raggiungevano la frequenza dei rapporti che una relazione stabile consente.

Probabilmente tale discorso può non essere valido per gli omosessuali di oggi che, come detto, si sono avvicinati alla tendenza eterosessuale delle relazioni fisse e a lungo termine.

L’epidemia di AIDS ha dato pertanto a molti omosessuali una lezione dura sugli ostacoli pratici del non essere formalmente riconosciuti come coppia, molte persone sono infatti state impossibilitate a stare vicino a compagni malati. Inoltre, la tendenziale adesione delle coppie omosessuali al modello monogamico tradizionale mutuato dalle coppie eterosessuali, ha posto una serie di importanti questioni di tutela. Sono sempre più le coppie omosessuali che mettono su una vita in comune, unendo le risorse per comprare e gestire casa, ad esempio. In caso di separazione o di morte di un compagno/a, alla delicatezza del momento si sommano spesso problemi di ordine pratico, primo fra tutti la possibilità di continuare a vivere nella stessa casa, oppure di mantenere lo stesso tenore di vita. Tutti diritti che spettano a coppie eterosessuali sposate, anche solo da un giorno, ma non a coppie omosessuali che condividono la vita magari da decenni.

Inoltre, un importante elemento impossibile da trascurare è che, nonostante la generica e frettolosa assimilazione dell'omosessualità alla sterilità biologica, molto spesso gay e lesbiche sono genitori. Nella maggior parte dei casi i figli sono nati da precedenti relazioni eterosessuali, ma sono sempre più le famiglie nucleari, che nascono da un vero e proprio progetto di coppia omosessuale, attraverso il ricorso a tecniche di fecondazione assistita o, più raramente, ad una co- genitorialità.

Le famiglie nucleari sono quelle che, rispetto alle ricomposte, sono

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Ivi, p. 75.

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doppiamente fragili dal punto di vista giuridico. Alla mancanza di riconoscimento della coppia infatti, si aggiunge quella di un legame tra il figlio e il cosiddetto “genitore sociale”, ovvero quella persona che, pur svolgendo a tutti gli effetti una funzione genitoriale, non ha un legame biologico. Nei paesi in cui non esiste alcuna forma di tutela giuridica per queste persone si crea un vuoto di tutela considerevole, si pensi ai casi di separazione o di morte di uno dei due componenti della coppia. In caso di separazione, non è prevista l’attività di un giudice che decida nell’interesse del minore, ma è tutto lasciato alle buone intenzioni e alla coscienza dei componenti della coppia. In caso di morte del genitore biologico invece, può essere impossibile per il genitore sociale continuare a svolgere le funzioni di cura, il che costituirebbe per il figlio un doppio trauma da affrontare.

La nascita delle famiglie omogenitoriali è in linea con l’affermazione della figura dell’omosessuale moderno. Sempre più le scelte sentimentali degli omosessuali, sia donne che uomini, si orientano verso la stabilità di coppia. Le relazioni omosessuali sono anche più stabili di quanto si possa pensare: “delle coppie omosessuali oggi conviventi, un terzo sono insieme da due a cinque anni, e un altro terzo da più di cinque anni”.183

Il graduale avvicinamento tra lo “stile di vita” omosessuale e quello eterosessuale ha portato il desiderio di genitorialità in posizione centrale anche per le coppie omosessuali.

Le resistenze sociali già presenti nei confronti dell’omosessualità spesso si inaspriscono quando si parla di omogenitorialità. Questa maggiore chiusura potrebbe essere interpretata alla luce della tradizionale associazione fra omosessualità e sterilità. La coppia omosessuale è intuibilmente sterile, ma lo sviluppo negli ultimi anni delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, insieme alla diffusione della gestazione di sostegno, hanno ampliato le modalità di accesso alla genitorialità tanto per le coppie omosessuali quanto per quelle sterili eterosessuali.

Le famiglie omogenitoriali rompono violentemente lo schema tradizionale di famiglia, mettendo in discussione da un lato la necessità della complementarietà

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dei sessi per la riproduzione, dall’altro accomunando due situazioni solitamente distinte: la genitorialità biologica e quella sociale.

Quest’ultima è una condizione ormai socialmente accettata quando avviene all’interno di un’adozione formalmente conseguita, ma crea molti problemi quando è una situazione di fatto, non disciplinata e riconosciuta.

Il fenomeno dell’omogenitorialità sembra essere in crescita, se si considera che sono le coppie più giovani a manifestare un maggiore desiderio di genitorialità. Questo potrebbe far supporre che nei prossimi anni crescerà considerevolmente il numero di figli di coppie omosessuali. Un altro fattore da considerare è che ci sono più spesso figli nelle coppie lesbiche che in quelle gay, questo per due motivazioni principali: sono le donne ad avere più spesso degli uomini esperienze matrimoniali pregresse, e solitamente i figli vengono affidati alla madre.

La genitorialità omosessuale non è un fatto nuovo, sono probabilmente sempre esistiti genitori omosessuali che hanno avuto figli nell’ambito di relazioni eterosessuali di sperimentazione o di copertura. Al momento sono quindi le famiglie omogenitoriali ricomposte ad essere maggiormente diffuse, ma sta aumentando il numero di famiglie nate da uno specifico progetto di coppia, che possono essere definite nucleari.

Questo specifico tipo di famiglia ha delle caratteristiche che la differenziano da quella ricomposta. Innanzitutto la visibilità. Una coppia gay o lesbica che decide di ricorrere a tecniche di procreazione medicalmente assistita o alla gestazione di sostegno va incontro ad un percorso che può essere lungo e impervio, dispendioso sia dal punto di vista economico che da quello fisico ed emotivo. Inoltre, alla nascita del figlio, essi dovranno rapportarsi quotidianamente con una serie di soggetti, istituzionali e non, ed accompagnarlo nella crescita fisica ed emotiva dandogli gli strumenti per affrontare la particolarità della sua situazione familiare. Pertanto, avere un figlio significa uscire allo scoperto.

Altra caratteristica centrale è la dimensione della scelta. Di solito frutto di valutazioni sulle varie modalità disponibili per accedere alla genitorialità, l’eventuale disponibilità economica, fisica ed emotiva, sulla voglia di superare le resistenze sociali e sull’opportunità di esporre i propri figli alla stigmatizzazione e

114 ad una situazione di fragilità legislativa.

In genere gli omosessuali che decidono di diventare genitori presentano un alto grado di consapevolezza e di accettazione del proprio orientamento sessuale, inoltre sono persone che tenderanno alla lotta e alla militanza per la piena equiparazione dei diritti tra famiglie omogenitoriali ed eterogenitoriali.

Sebbene la questione delle famiglie omogenitoriali sembri essere nuova, sono diversi anni che l’ambito scientifico ne ha fatto un oggetto di studio. Di seguito vedremo brevemente in che modo sono state analizzate, partendo da una panoramica internazionale, ci si soffermerà su alcuni studi condotti nei due paesi presi in considerazione per la realizzazione di questa ricerca: Italia e Spagna.