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AGRICOLTURA URBANA IN ITALIA

6.1 Diffusione del fenomeno

Il fenomeno in Italia si è esteso in tutto il paese con modi e approcci diversi, dati dalla connotazione territoriale e alla frequente singolarità e spontaismo di questi.

Non possiamo paragonare il quadro esigenziale italiano a quello degli Stati Uniti, padri dell’Agricoltura Urbana contemporanea, o del Giappone, dove i problemi legati alle food miles e ai food deserts sono maggiormente sentiti e concreti. In Italia sono comunque radicati i mercati contadini, la cultura alimentare è forte e la dieta più sana , e non vi sono metropoli come New York o Shangai, ma il fenomeno si sta diffondendo acquistando l’interesse delle comunità scientifiche e delle P.A. specialmente in città come Milano e Roma.

Inoltre il tema si diffonde come risposta alla crisi, come volontà di inverdire le città, si diffonde come volontà di produrre alimenti nella sfiducia verso la grande distribuzione organizzata, si diffonde poi sulla scia di EXPO 2015.

La situazione nel nostro paese è ancora indietro rispetto a quelle che sono le realtà internazionali, nonostante molti siano i cittadini sensibili, lo stato è ancora molto lontano da una presa in carico

e pianificazione di progetti concreti, e le due realtà coivolte ancora non hanno concretizzato incontro. Da una parte si registra una necessità e una volontà proveninete dal basso di riappropriarsi

di spazi urbani (giardini e spazi pubblici ) per realizzare orti collettivi, dall’altra vediamo pubbliche le amministrazioni raramente disponibili ad affrontare il tema e fornire un supporto economico e gestional. Molti dei progetti sono promossi come già anticipato da associazioni, tra cui Legambiente1, nella maggior parte dei casi in in aree periferiche o semi periferiche delle grandi città, in ex aree industriali o parchi. Tra le esperienze italiane si annoverano anche esperienze che nascono autonomamente da gruppi che portano avanti l’interesse verso questo tema, al di là delle istituzione come suddetto spesso non presenti in questa fase di transizione.

I dati sugli orti urbani non sono sempre precisi. Coldiretti , basandosi su un’analisi del rapporto Istat sul verde urbano2 , valuta in 1,1 milioni di metri quadri di terreno di proprietà comunale, divisi in appezzamenti e adibiti alla coltivazione ad uso domestico, all’impianto di orti e al giardinaggio ricreativo. Coldiretti conta inoltre 21 milioni di italiani che, stabilmente o occasionalmente, coltivano l’orto.

Secondo la Confederazione italiana agricoltori (Cia) sono invece 4,9 milioni gli urban farmer in Italia e 1,8 milioni di ettari le superfici coltivate nelle aree cittadine. Anche per la Cia, circa 4 Comuni capoluogo su 10 hanno previsto spazi di verde pubblico da adibire alle coltivazioni a uso domestico. Interessanti ai fini di un’analisi della diffusione del fenomeno sul territorio italiano è l’ultimo Rapporto

ISTAT sul Verde Urbano dell’ Anno 20113, dal quale si raccolgono i dati che seguono.

Secondo il censimento effettuato quasi la metà (38%) delle amministrazioni comunali dei capoluoghi di provincia ha previsto orti urbani tra le modalità di gestione delle aree del verde, con forti polarizzazioni regionali: il 72% delle città del Nord-ovest, poco meno del 60% e del 41% rispettivamente nel nord-est e nel centro (con concentrazioni geografiche in Emilia-Romagna e Toscana, ma ben rappresentati anche in Veneto, Friuli-Venezia Giulia enel Lazio). Nel mezzogiorno, infine, risultano presenti solo a Napoli, Andria, Barletta e Palermo. 4

Con verde urbano si intende quello, disponibile per ciascun cittadino, che include:

• verde storico: le ville, i giardini, i parchi che abbiano interesse artistico o storico e caratteristiche di non comune bellezza (tutelati dal Codice dei beni culturali),

• aree a verde attrezzato (quali i piccoli parchi e giardini di quartiere), • aree di arredo urbano (piste ciclabili, rotonde stradali, gli spartitraffico etc), • giardini scolastici

orti urbani 5

• laree sportive all’aperto,

• laree destinate alla forestazione urbana

                                                                                                               

1

 

Torino, Milano, Parma, Padova, Ancona,Roma, Cagliari. Roma Legambiente è riuscita a trovare un accordo con alcuni comuni per promuovere il tema egli orti con lo scopo di promuovere le risorse naturali del territorio e creare nuovi centri di aggregazione tra i cittadini.1

2http://www.istat.it dati istat verde urbano 2011

4 Strategie Amministrative Mensile di notizie e commenti per amministratorie funzionari degli Enti locali anno XII numero 6 > Luglio/Agosto 2013 > € 6,00 Orti sociali e condivisi: un fenomeno nelle città

5 “Un’ulteriore tipologia di verde che negli anni più recenti trova crescente diffusione nelle città sono gli orti urbani , dei piccoli appezzamenti di terra di proprietà comunale utilizzati per la coltivazione ad uso domestico, l’impianto di orti o il giardinaggio ricreativo, assegnati in comodato ai cittadini richiedenti. La destinazione ad orto urbano di aree verdi interstiziali tra le aree edificate preserva queste piccole superfici, per lo più incolte, dall’abbandono e dal degrado”

• altre tipologie di verde urbano quali orti botanici, giardini zoologici, cimiteri, verde incolto. Interessante vedere come a differenza del censimento istat precedente, siano stati inseriti gli orti

urbani tra le tipologie di verde urbano, segno di una volontà di istituzionalizzazione del fenomeno.

Questi sono definiti come “una tipologia di verde in crescente diffusione nelle città”, secondo ISTAT attivati in amministrazioni, e in 58 comuni le aree a verde urbano includono “orti botanici”. Dal rapporto si evince anche che gli strumenti di pianificazione e gestione del verde6 urbano sono poco utilizzati dalle amministrazioni: meno di un quinto dei comuni ha approvato il Piano del verde, e il 45,7% ha adottato un Regolamento del verde.

Un’altra Ricerca dell’ Università di Perugia DSAA – Agronomia 2001 evidenzia in particolare la distribuzione degli orti specifici per anziani, e la loro collocazione

Regione Numerpo Comuni con Orti Urbani Numero di Orti Emilia Romagna 77 13774 Friuli V.G. 1 50 Liguria 1 74 Lombardia 12 1919 Piemonte 6 645 Veneto 3 726 Marche 6 974 Toscana 1 55 Umbria 3 460 Campania 1 32 Totale 111 1879

Nel 2008 Anci e Italia Nostra hanno firmato un protocollo d’intesa sugli orti urbani rinnovato, nel 2014 da Anci, Italia Nostra e Res Tipica con l’obiettivo di promuovere il “progetto nazionale orti

urbani”. Il progetto tende a definire una modalità comune in tutta Italia di come “impiantare” o

conservare un “orto”, inteso nel senso di parco “culturale”, teso a recuperare specie in via di estinzione ma anche a coltivare prodotti di uso comune con metodologie scientifiche. Prodotti che potrebbero poi essere anche venduti dagli interessati a prezzi economici nella logica di accorciare la filiera dal produttore al consumatore. Altre attività come l’educazione ambientale e culturale farebbero da cornice . Le aree privilegiate anche dall’iniziativa sono quelle residue urbane a, della sua frammentazione, poiché spazi spesso caratterizzati da degrado ambientale e del disagio sociale, ma anche occasione per un ripensamento complessivo del ‘disegno’ della citta’, intesa come patrimonio di sperimentazioni innovative’.

nota come in questa stima non si possano far rientrare altre forme di agricoltura urbana, come per esempio gli orti su balconi e terrazzi.

Il protocollo, tra Ministero Plitiche Agricole alimentari e forestali MIPAAF e ANCI e Italia Nostra nel suo articolo 1, n-individua una serie di punti da sottolineare:

considerare gli orti come realtà sociale, urbanistica e storica di primo livello

sottraendoli ad eventuali situazioni di marginalità e degrado;

favorire la conoscenza e la diffusione della cultura degli orti su tutto il territorio

italiano;

favorire lo sviluppo di progetti di qualità sugli orti da parte di soggetti pubblici e privati,

anche eventualmente avvalendosi di indicazioni o sistematiche che potranno essere definiti concordemente dall’Anci e da Italia Nostra;

valorizzare la qualità delle varie attività riconducibili agli orti;

dare a tali spazi valore preminente di luoghi “urbani” “verdi” di qualità contro il

degrado, il consumo di territorio e per la tutela dell’ambiente;

tutelare la memoria storica degli orti favorendo la socialità e la partecipazione dei

cittadini e la relativa possibilità di aggregazione;

favorire il recupero della manualità nelle attività commesse agli orti;

favorire lo scambio di esperienze e la collaborazione tra pubblico e privato.

Al progetto hanno aderito molti Comuni in tutta Italia e altri si apprestano a farlo. Le parti si impregnao a primuovere il “porgetto nazionali orti urbani” favorendo attivtà per la creazioni di orti in aree urbane e peri urbane imegando: terreni agricoli inutilizzati, aree dismesse,terreni adibiti a verde pubblico e ogni superficie assimilabile anche tramite promozione presso le PA, censimento terreni, formazione e informazione sulla creazione e gestione di orti, sitoweb

                                                                                                               

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