1 Vedi Capitolo 5 Parte I
5.2 Dal parco agricolo all’orto privato
La scala più ampia di intervento è rappresentata dal parco agricolo5: questo si può definire come
un’area composta da terre agricole derivate dall’espansione della città e delle aree suburbane (sprawl), la cui valorizzazione, conservazione e ri-funzionalizzazione in ambito urbano avviene attraverso un uso agricolo di carattere multifunzionale6 produttivo che fornisce allo spazio nuova utilizzazione e fruizione. Il parco agricolo può ospitare la produzione in orto o in serra, può fornire spazi agricoli da affittare a privati, ospitare fattorie educative, mercati ecc. Inoltre il parco si lega alla città diventando polo attrattore e polo di produzione locale.
Fig 5.1, 5.2, 5.3Innovazioni sociali per le filiere, le autoproduzioni e l’agricoltura urbana” 23 ottobre 2013 Giornata della Sostenibilità Anna Meroni, Davide Fassi Dipartimento di Design, Politecnico di Milano, DESIS Network: Tra e attività nel parco e nella città, legate al parco stesso, vi sono: Il Mercato della Terra: Un mercato di produttori nello spazio pubblico, il progetto La Cassetta del Contadino : Ortaggi di stagione consegnati in punti di prossimità, Il Sistema di Distribuzione Locale Negozi, persone, piattaforme B2B, la partecipazione dei cittadini , Coltivando7: L’orto conviviale del Politecnico di Milano.
Tra i progetti a scala territoriale di agricoltura urbana, oltre si citano il parco Agricolo di Milano, i progetti per la città di Almere8 in Olanda e il progetto Agropolis9 vincitore del concorso del 2009 Open Scale a Monaco di Baviera sviluppato da un team interdisciplinare di architetti, urbanisti e paesaggisti. Il progetto vuole introdurre l'agricoltura urbana nella regione metropolitana tramite reti regionali verdi, invitando Monaco ad una strategia del cibo metropolitana che si articola in un'economia alimentare sostenibile, che va dalla produzione di cibo, alle fattorie e giardini ai mercati e ristoranti, creando esperienze e un nuovo modo di vivere anche tramite auto-approvvigionamento e uso sostenibile del suolo della città,.
Agropolis propone lo sviluppo dell'area Freiham (per 20.000) come caso studio, costituita allo stato attuale da terreni incolti non ancora edificati : qui l’agricoltura urbana si propone un uso agricolo temporaneo dello spazio, con fattorie urbane, e spazi pubblici e private con alberi da frutta, verdura e produzione di auto-alimentazione. Secondo I progettisti l'agricoltura urbana “attira visitatori e utenti, produce un valore aggiunto per la qualità della vita ed il valore ricreativo per le case popolari già costruite e per tutta la città, proponendo l'attuazione di un marchio in un luogo”.
Inoltre si ricorda il progetto di Parco Agricolo Riva Sinistra dell’Arno sviluppato
Con il termine orti urbani si definiscono aree urbane che, suddivise in parcelle, vengono affidate ai cittadini 10 per la coltivazione destinata al consumo domestico dei prodotti. 1 Nel caso di canone agevolato, o riserva a certe categorie, si parla di orti sociali .
Abbastanza diffusi anche sul suolo italiano, sono situati su terreni (di proprietà pubblica o privata) agricoli o destinati allo scopo dal comune, ma potrebbero essere situati anche in porzioni di giardini, o in aree in disuso o inutilizzate superando la difficoltà dell’assenza di terreno con l’uso di raised beds o di altre tecnologie di coltivazione come il fuori suolo.
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Non verranno contemplati in seguito in questa tesi per il loro carattere di terreno agricolo e di margine urbano, posizionando
questi come agricoltura periurbana. .Questa tipologia non viene analizzata nella tesi, si vuole citare un esempio del Parco Agricolo a Milano, dove, con la collaborazione del Politecnico, si fanno progetti per inserirlo in una quadro più ampio che prevede, oltre alla coltivazione nel parco, altre attività sociali, mercati.6
L’agricoltura multifunzionale offre ai cittadini servizi diversi oltre al cibo: educazione, svago, ricreazione, relazioni sociali, aggregazione, mercato
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Vedi capitolo 12
8 JASMA E. VEEN E. SUKKEL W, VISSER A.J. “Urban agriculture and local food production: feeding our cities future” Wanningene UR for quality life” Wageningen University & Research Centre, www.wageningenur.nl
9SCHRÖDER, J. (2011)” Agropolis - dal cucchiaio alla città” in EWT/ Eco Web Town Magazine of Sustainable Design Edizione
Con il termine orto urbano si intendono in genere le varie tipologie di orto che si sviluppano in città: allotment garden, community garden, orto sociale ecc.11
Allotment garden è la definizione anglosassone del termine orti urbani: aree ortive divise in parcelle
affittate a singoli o a gruppi di persone o a nuclei familiari generalmente uniti in associazione. Un allotment garden è legalizzato dalle autorità, e concesso all’associazione per coltivare (includendo talvolta il ripostiglio per gli attrezzi). Si definiscono allotment gardens in Gran Bretagna spazi usati da per coltivazione di alimenti e fiori, affittai alle persone dalla PA. Sono di piccole dimensioni, raggruppati in gruppi di parcelle (circa 20 plots).
Fig 5.4 Allotment Garden in Gran Bretgana
Un community garden è un luogo dove un gruppo di persone, solitamente vicini di casa, coltivano uno spazio verde insieme. Si può trattare di uno spazio comune dove tutti condividono lo spazio, oppure avere diversi lotti individuali. Il valore di socialità e di autogestione contraddistingue il
community garden dall’allotment garden, poiché qui sono i proprietari stessi che uniti in associazione
prendono in gestione uno spazio. Con il termine community garden si intendono giardini e orti creati all’interno del sistema urbano dagli abitanti, spesso situati in spazi di risulta o abbandonati, usati come spazi per socializzazione. Spesso creato dall’iniziativa degli abitanti che desiderano ritrovarsi in un luogo conviviale per fare del giardinaggio, per utilizzare un terreno incolto di proprietà demaniale o delle ferrovie, solitamente gestito da associazioni di cittadini o da altro tipo di associazioni. Si tratta di giardini dove i cittadini condividono la terra e le risorse (acqua, terra, sole).
La maggior parte dei community gardens sono aperti al pubblico per la fruizione di spazi verdi in aree urbane con diverse opportunità di relazioni sociali, ricreazione, formazione, semplice relax e, ovviamente, produzione di ortaggi e altre colture a cura diretta degli associati.
I community gardens sono diffusi in tutto il mondo ma particolarmente negli Stati Uniti12, in Canada, Australia e Nuova Zelanda anche se i loro scopi, struttura e organizzazione sono piuttosto variabili: in nord America i community gardens spaziano da aree familiari dove si coltivano piccoli appezzamenti di ortaggi (versione contemporanea dei relief gardens e dei victory gardens, orti di guerra), a interventi di rinverdimento di angoli di strada, fino a progetti più ampi di verde urbano allo scopo di preservare o mantenere aree naturali e parchi o recuperare e riqualificare aree urbane dismesse in ambienti urbani degradati dal punto di vista urbanistico e sociale . Sebbene I community gardens siano sparsi un po’ in tutto il mondo, il fenomeno è maggiormente diffuso nei paesi con un maggiore sviluppo economico. In Inghilterra ad esempio si contano 296 900 appezzamenti in 7800 luoghi diversi.. Il community garden contiene un significato non solo di produzione alimentare ma specialmente e sociale: educazione delle persone verso la produzione alimentare, coscienza nei confronti dell’ambiente e opportunità di interazione sociale. La produzione non è necessariamente solo Agricola ma si assiste anche all’allevamento di pollame.
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Schrebergärten (Germania): termine usato per indicare situazioni molto simili a quelle degli allotment gardens, sebbene si intendano anche usi diversi per il giardino oltre a quello agricolo produttivo e connessi, come ad esempio il “ giardino di relax”.
Tempurere Garten (Berlino): Istituiti dal 97 al 2003 con lo scopo di recuperare la finalità sociale di alcuni spazi e di esplorare le
potenzialità dello spazio pubblico; si tratta prevalentemente di installazioni artistiche non necessariamente finalizzate alla la produzione.
Parcelas and Huerto intensivos (Cuba) : uno spazio è grande e diviso da un gruppo o da una famiglia.
Organiponicos (Cuba): con il termine si intendono urban commercial market gardens, sviluppati con lo scopo di produrre cubo
da vendere usando raised beds o tecniche più intensive.
Autoconsumos: Simili agli Organiponicos, ma si tratta si orti gestiti da imprese statali allo scopo di fornire cibo ai più poveri.
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Nascono nelle periferie di NY negli anni 70. All’inizio degli anni settanta nasce a New York quello che viene considerato il primo dei community garden della città, cui segue una diffusione del fenomeno nella città e in altre realtà come Washington e a San Francisco. Nel 1978 nasce l’agenzia governativa “Operation GreenThumb”, risposta del Comune di New York alla richiesta di spazi da trasformare in community gardens per regolamentare l’assegnazione dei terreni, ed evitare forme di abusivismo . Una serie di associazioni no-profit, basate prevalentemente sul volontariato12 continuano a sostenere questi progetti, a realizzare gli orti e ad occuaprsi degli aspetti tecnico- pratico- organizzativi.
L’organizzazione di un “community garden” è collettiva e ogni membro della comunità è responsabile, dell’area assegnatagli, in caso di suddivisione del giardino in parti (plots) e della cura di tutto il giardino, in caso di assegnazione temporale, cui deve dedicare un tempo minimo previsto alla settimana, per sistemare e gestire le parti comuni.
Fig 5.6 South Queen Village Community Garden, Philadelphia Fig 5.7, 5.8 Community Garden Prinzessinnengarten
Nella capitale francese sorgono più di 50 Jardins- Partagés (JPs), giardini collettivi, creati e gestiti da associazioni di quartiere in piccoli appezzamenti di terreno messi a disposizioni dal Comune.
I JPs proseguono la tradizione francese dei jardins ouvriers, poi diventati jardins familiaux nel 1952, locati fuori dalla cinta muraria e in periferia, ma l’ispirazione di questa nuova forma di condivisione dello spazio urbano proviene dai sopra descritti community gardens di New York e Montréal. Si descrivono in un paragrafo differente poiché la città di Parigi ha sviluppato una interessante rete di
gestione di queste realtà, dove Jps rientrano in un programma più vasto di végétalisation de la ville.
L’idea dei JPs, é quella di portare i giardini all’interno della città di facilitandone la fruizione e l’interesse da parte degli abitanti e promuovendo l’idea di gestione condivisa del territorio.
I JPs, che inizialmente sono sorti spontaneamente su terreni pubblici occupati dagli abitanti per coltivare, hanno oggi il sostegno delle istituzioni tramite la firma di una convenzione tra il Comune e l’associazione di cittadini che riceve un terreno in gestione nel rispetto di alcuni obblighi, come l’apertura settimanale, la realizzazione di eventi pubblici, l’elaborazione e la comunicazione di un piano di gestione, il rispetto dell’ambiente con l’adozione di tecniche di coltivazione biologiche biologica, il recupero delle acque pluviali, il compostaggio dei rifiuti organici, il riciclo dei materiali, l’osservazione degli uccelli. Il Comune con la sigla della convenzione (durata da uno a cinque anni) si impegna a rifornire il JP del suolo , dell’allacciamento dell’acqua e della recinzione. A sostegno di queste iniziative è stato creato un servizio apposito, la Cellule Main Verte del 2003, presso la Direzione degli spagli spazi verdi e dell’ambiente del Comune di Parigi che si occupa di assistere la creazione dei JPs della assistenza, dell’ animazione di eventi di di formazione (les «cafés-jardin). Obiettivo di Main Verte è incoraggiare la creazione di "orti-giardini” condivisi in terreni di pubblici o di altra pertinenza per incrementare la presenza del verde nella citta attraverso il coinvolgimento degli abitanti, anche nella gestione, nello sviluppo di eventi, nella collaborazione con altri attori operanti sul territorio ( associazioni, scuole, ospedali, centri per anziani). La prima cosa da fare per creare un Jardin Partages è trovare un lotto adatto di terreno e creare un'associazione che dialoghi con l'amministrazione per concertare la messa in pratica del progetto con la concessione del terreno in accordo . Il programma Main Verte ha avuto un discreto seguito: si parla di una quarantina di giardini nel 2009 sparsi per la citta. Le attivita non sono rivolte solamente all'interno del gruppo dei coltivatori, ma anche rivolte verso l'esterno, rendendo luoghi vitali, inclusive, accoglienti, , punto di riferimento per tutto il quartiere. I JPs sono stati riconosciuti nella revisione del Piano urbanistico della citta nel 2008, prima di allora erano aree invisibili al piano, e tuttavia non hanno ancora acquisito una vera dignità nei riguardi della pianificazione13
La maggior parte dei JPs sorgono su terreni pubblici appartenenti al Comune di Parigi, in altri casi si tratta di suoli gestiti o di proprietà di enti pubblici che si occupano di edilizia popolare, come Paris Habitat, del sistema Réseau ferré de France (RFF), azienda pubblica responsabile della manutenzione e gestione delle strade ferrate francesi. Generalmente i JPs sorgono su dei terreni abbandonati, in alcuni casi si tratta di una destinazione temporanea nelle more di una costruzione già programmata o di un’assegnazione successiva del sito, veri e propri giardini effimeri, come talvolta ricordato nei stessi nomi (Jardin Nomade o Jardin Ephemere), che nonostante ciò riescono comunque a coagulare attenzioni ed energie. I JPS rappresentano un’occasione per tutti i cittadini, in modo particolare per i bambini, di educazione alimentare e ambientale attraverso cui riscoprire l’origine degli
13BELINGARDI, C. (2014) Comunanze Urbane, Autogestione e cura dei luoghi”, Universita’ Degli Studi Di Firenze Dipartimento
Di Architettura (Dida) Scuola di dottorato di ricerca – Dottorato in Progettazione della Città, del Territorio e del Paesaggio Indirizzo di Progettazione Urbanistica e Territoriale, Tutor: Daniela Poli
alimenti e i cicli delle stagioni, ma anche la condivisione. JPs sono, inoltre, il teatro di mostre, feste, attività per i bambini, occasioni in cui si prova a coinvolgere anche gli altri cittadini, soprattutto abitanti del quartiere, che spesso contribuiscono alla vita del JP regalando piante, utensili per la coltivazione e oggetti d’arredo. Non in tutti i JPs vi è, tuttavia, la stessa idea di apertura e condivisione; le differenze sono molto evidenti a partire dalla gestione delle parcelle, che possono essere individuali, collettive, miste, quando accanto a quelle individuali ci sono parcelle collettive, spesso, destinate alle scuole o a bambini del quartiere. Vi sono poi casi di parcelle semi-collettive affidate a due-quattro membri con diversi criteri di assegnazione che cambiano a seconda del JP.
Nel caso parcelle collettive, normalmente, le direttrici generali che ne regolano la gestione sono definite durante le assemblee dell’associazione o riunioni informali, poi vi è una certa libertà dei membri nella loro applicazione pratica con soluzioni che variano in base al caso particolare.
Sono orti definiti sociali gli orti urbani urbani, le cui parcelle, i, vengono concesse in affitto a categorie svantaggiate (pensionati, cittadini con redditi bassi). Generalmente sono gestiti dal Comune e da associazioni enti o cooperative che stilano le graduatorie per la cessione. I terreni sono di proprietà degli Enti stessi, oppure ad essi dati in locazione da privati o resi disponibili gratuitamente, e vengono assegnati in comodato d’uso o in concessione a titolo gratuito o dietro un modesto canone d’affitto. Lo scopo principale è di ricercare nuovi modelli e soluzioni del problema anziani, coinvolgendoli in attività motorie e all'aria aperta, facilitandone l’impegno del tempo libero in attività produttive ed operative al fine di evitarne l'emarginazione dal tessuto sociale, favorire le relazioni sociali e svolgere benefici effetti sulla salute. Le aree vengono generalmente suddivise in lotti e dotati di sistemi comuni per l’agricoltura: strumenti, sistemi di irrigazione, prodotti.
Classico esempio di orto sociale sono gli orti per anziani: In Italia una recente indagine dell'ISTAT14 ha scoperto che oltre il 50% degli anziani ha una grande passione per la coltivazione della terra ed il giardinaggio in generale. Purtroppo non tutti hanno la possibilità di esercitarla, soprattutto chi abita nei centri cittadini ha notevoli difficoltà a reperire un " fazzoletto di terra", sia per il loro esiguo numero, sia per gli alti prezzi di affitto. Nella maggior parte dei casi in Italia (64% del totale) gli orti hanno una superficie da 30 a 70 m2 ma non sono rare (12%) amministrazioni che assegnano appezzamenti superiori a 100 m2. La maggior parte degli orti è stata sviluppata a partire dal 1975 ma in molti regioni le iniziative esistono da meno di 10 anni.
Un esempio nel nostro paese sono gli orti sotto il palazzo della regione Lazio in Poiché il progetto non veniva realizzato, e l’area rimaneva un deposito a cielo aperto, un gruppo di volontari "Coordinamento per gli orti urbani della Garbatella"15 ha riqualificato l'area suddividendola in 15 orti di 40 m2 ciascuno assegnati a famiglie a basso reddito.
Fig 5.9 palazzo della regione Lazio
Gli orti domestici sono degli orti realizzati in aree private e di pertinenza rispetto alle residenze. Possono sorgere su aree appartenenti a un proprietario (giardino, terrazzo, balcone), o in spazi comuni e condominiali condivisi (giardino o cortile condominiale copertura piana condominiale..) e sono un elemento essenziale per la salute psico-fisica dei fruitori e migliorano la qualità della vita di tutti i cittadini. Ortaggi sani coltivati nel proprio orto, permettono una dieta variata, il contatto con il ciclo di crescita naturale e la creatività del giardinaggio stimolano i sensi, i rapporti personali e la convivialità all’interno del gruppo. Sono solitamente realizzati in spazi dietro a case usati per hobby, losir e per la produzione , ma anche in spazi privati come terrazze, o semi provati come cortili condominiali e coperture piane.
Alcune amministrazioni in raccogliendo l’esigenza dei provati stanno cercando di rendere questi orti dei possibili business familiari, permettendo la vendita dei prodotti.
14
http://www.istat.it/it/archivio/verde+urbano
15 Alla Garbatella si è creata una situazione ambigua: i volontari hanno riqualificato un terreno che il Comune non ha ancora ceduto loro in affidamento, e le famiglie gestiscono un'area potrebbero perdere.
Marinella Correggia, scrittrice e giornalista esponente del “Comitato Progetti Ctm Altromercato”, ed esperta di economia ecologica, ribadisce l’importanza e le potenzialità dell’agricoltura a Km0, arrivando a parlare delle potenzialità del balcone domestico “luogo per esercitare quote di indipendenza produttiva e per alleggerire il pianeta, anche vivendo in città e non avendo a disposizione un pezzo di terra”. 16
Fig 5.10, 5.11 Agrohousing
Fig 5.12, 5.13, 5.14 Richmond Housing Cooperative,
Tra gli orti domestici vi sono gli orti condominiali, ovvero orti in spazi condivisi e condivisi tra i condomini:.Si tratta di forme di orticoltura urbana nate sulla base di progetti attenti al tema dell’integrazione sociale e agli aspetti ambientali e culturali. Fra le esperienze più originali spicca il progetto “Greenhousing”, che ha visto la realizzazione di orti sui tetti di alcuni edifici in Via Gandusio con l’attiva partecipazione degli inquilini che, insieme all’orto, hanno dato vita a nuove relazioni tra gli abitanti della zona.17
A Bologna si segnalano in particolare alcune situazioni attuate di recente o in corso di realizzazione a cura dell’amministrazione comunale (Settore Servizi per l’Abitare) in collaborazione con Alma Mater Studiorum-Università di Bologna (DISTA, ResCUE-AB Research Center in Urban Enviroment for Agriculture and Biodiversity) e varie associazioni attive sul territorio di Bologna (Biodivercity, Ceriss, Centro Interculturale Zonarelli, Architetti di Strada, ecc.).
Interessante risulta anche l’esperienza di orticoltura e giardinaggio come terapia avviata ad esempio negli scorsi anni presso il carcere Circondariale della Dozza, purtroppo al momento sospesa, con il contributo dei tecnici della Cooperativa Sociale Agriverde18, che aveva coinvolto un certo numero di utenti anche in funzione di un loro reinserimento lavorativo.
Vi sono alcuni esempi interessanti che mostrano come l’agricoltura urbana possa a tutti gli effetti divenire una strategia di riqualificazione urbana, dotando la città di spazi verdi e nuove attività, che contribuiscono ad aumentare il benessere e la qualità della vita dei cittadini.
16 CORREGGIA M.(2006) “Il balcone dell’indipendenza. Un infinito minimo”, Viterbo: Edizione Alternativa, 48p.
17Fondazione Villa Ghigi (2014)
Bologna Citta’ Degli Orti Orticoltura Urbana Tra Tradizione E Nuove Tendenze Indagine conoscitiva e proposta di nuovi orti
I pocket parks di Londra sono un esempio interessante, lanciati nel 2012 dal sindaco Boris Johnson: 100 nuove piccole oasi di verde di quartiere che create in aree già esistenti, poco utilizzate o abbandonate, per dare agli abitanti spazi per relax, incontro, serenità fuga dal traffico, dai rumori e dai ritmidella vita cittadina.
Il progetto nella iniziativa denominata “London’s Great Outodoors”, mira alla riqualificazione urbana di aree comuni (strade, piazze, canali e rive del Tamigi). In questi angoli green si trovano panchine, spazi per i giochi
dei bambini,
aree zone per le coltivazioni di frutta e verdura e per raccogliere l’acqua piovana.Fig 5.15 Pocket Park
Sempre a Londra nasce il progetto Capital Growth,19 una partnership tra London Food Link, the Mayor of London, e il Big Lottery’s Local Food Program per cerare 2012 nuovi spazi comuni per l’agricoltura urbana. Il progetto prevede nuovi spazi, materiali, assistenza tecnica, e un network di supporto di politiche in termini di agricoltura urbana. Sono stati creati 124 acri di food growing