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I diritti social

Nel documento Il pensiero giuridico di Piero Calamandrei (pagine 143-145)

LA PROPOSTA DI “REPUBBLICA PRESIDENZIALE” DI PIERO CALAMANDREI.

6. DIRITTI DI LIBERTA', DIRITTI SOCIALI, NATURA E FUNZIONE DELLA COSTITUZIONE

6.6 I diritti social

«Sorse così, dì fronte all'esigenza individuale sul piano politico, l'esigenza sociale sul piano economico»14. Se vera democrazia può aversi solo nel momento in cui ogni cittadino sia posto in condizione di potere esplicare senza ostacoli la sua personalità, per potere in questo modo contribuire in modo attivo alla vita della comunità, non è sufficiente assicurargli teoricamente le libertà politiche, ma è necessario metterlo in condizioni di potersene praticamente servire.

E siccome l'esperienza dimostra che il bisogno economico toglie al povero la possibilità pratica di valersi delle libertà politiche e della proclamata uguaglianza giuridica, ne deriva che si potrà parlare di vera libertà politica solo in un ordinamento in cui per tutti sia riconosciuto quel minimo di benessere economico, senza il quale viene a mancare, per chi è schiacciato dalla miseria, ogni possibilità pratica di partecipazione attiva alla vita della comunità che i tradizionali diritti di libertà teoricamente gli promettevano15.

Si chiedeva dunque che i tradizionali diritti di libertà fossero integrati dai cosiddetti diritti sociali, condizione necessaria per l'esercizio effettivo dei primi.

Si chiedeva che i diritti di libertà cessassero di essere vuoti schemi giuridici e si riempissero di sostanza economica.

Si chiedeva che le libertà civili e politiche fossero integrate da quel minimo di giustizia sociale la cui mancanza è per l'indigente equivalente alla loro soppressione giuridica.

L'apparire di questa esigenza ha portato dunque all'affacciarsi nelle più recenti costituzioni, accanto alle tradizionali libertà politiche, di questi “diritti sociali” la cui funzione è appunto quella di garantire a tutti quel minimo di “giustizia sociale”, di benessere economico cioè, indispensabile a liberare i non abbienti dalla schiavitù del bisogno ed a metterli in condizioni di potere, oltre che di diritto, anche di fatto valersi di quelle libertà politiche che sono proclamate come uguali per tutti.

«Un primo albore di questi “diritti sociali” si trova già in quel progetto di

14 Ivi p. XXVI

dichiarazione dei diritti che Massimiliano Robespierre presentò il 21 aprile 1793 alla società dei Giacobini: ivi, all'art. 11, era formulato il principio che “la società è obbligata a provvedere alla sussistenza di tutti i suoi membri, sia procurando loro il lavoro, sia assistendo a coloro che non sono in grado di lavorare i mezzi per vivere»16. La stessa tendenza ispirava qualche disposizione della costituzione repubblicana francese del 4 novembre 1848 dove nel preambolo si affermava che la repubblica aveva il compito di assicurare l'esistenza ai cittadini che versavano in una situazione di bisogno.

Ma si dovrà attendere le costituzioni democratiche uscite dalla prima guerra mondiale per trovare precise disposizioni che affermassero l'intervento dello stato nell'attività economica per garantire ad ogni cittadino un minimo di giustizia sociale. Un esempio era rappresentato dalla costituzione di Weimar dell'11 agosto 1919, il cui art. 151 affermava: “La vita economica deve essere organizzata conformemente ai principi di giustizia e al fine di garantire a tutti una esistenza degna dell'uomo”17; all'art. 153 invece si dichiarava: “La proprietà porta con sé doveri: essa deve essere usata nell'interesse generale”18.

Vi era dunque una sempre più forte tendenza dei popoli ad impostare la questione sociale in termini costituzionali: cioè la tendenza a considerare come problemi di ordine politico primario, tali da essere presi in considerazione nella costituzione, i problemi attinenti al benessere economico dei cittadini.

Lo stato non può limitarsi a riconoscere l'indipendenza giuridica dell'individuo ma deve creare anche le condizioni necessarie per garantire la sua indipendenza sociale. Pertanto giustizia sociale come condizione di libertà: l'esigenza di giustizia sociale è stata considerata come un'esigenza di libertà, cioè come emancipazione dagli ostacoli di ordine economico che ancora impedivano all'uomo di partecipare con pienezza alla vita della comunità, così come un tempo glielo impedivano gli ostacoli di carattere politico.

Se l'intervento dello stato nella vita economica e la “socializzazione” di certe attività che nel sistema liberista erano rilasciate alla libera iniziativa privata, può apparire a

16 Ruffini F., Diritti di libertà, cit., p. XXVII

17 Calamandrei P., Costituente e questione sociale, in Opere Giuridiche, cit., V. III, p. 177 18 Ruffini F., Diritti di libertà, cit., p. XXVIII

prima vista come volta a limitare la libertà del singolo e quindi come fondamentalmente antiliberale, si vede, a guardar meglio, che la limitazione imposta per ragioni sociali a certi diritti, concepiti un tempo come proiezione nel campo economico della libertà individuale, mira in realtà ad assicurare, coll'abolizione dei privilegi dei pochi, la libertà al maggior numero. «Il socialismo... è un liberalismo in azione, è la libertà che si elabora per gli umili... In nome della libertà, per assicurare una libertà effettiva a tutti gli uomini e non soltanto a una minoranza privilegiata, i socialisti reclamano la fine dei privilegi borghesi. In nome della libertà chiedono una più giusta distribuzione delle ricchezze e l'assicurazione per tutti d'una vita degna di questo nome. In nome della libertà parlano della sostituzione del principio egoista nella direzione della vita sociale con il principio collettivo. Tra una libertà media estesa all'universo e una libertà smisurata assicurata a qualcuno, a scapito della maggioranza, è ancora preferibile una libertà media»19, affermava Calamandrei nell'ampia introduzione al libro di Ruffini già ricordato, richiamando quanto scritto da Carlo Rosselli nel suo celebre “Socialismo liberale”, pubblicato a Parigi nel 1930 ed uscito per la prima volta in Italia nel 1945.

Questo il significato di certe formule programmatiche quali socialismo liberale, giustizia e libertà, liberalsocialismo, con le quali si è cercato d'esprimere il superamento della contrapposizione tra libertà individuale e giustizia sociale ma anzi il riconoscimento che la giustizia sociale è condizione della libertà individuale e che quest'ultime, sotto l'aspetto politico, fanno una cosa sola.

Nel documento Il pensiero giuridico di Piero Calamandrei (pagine 143-145)