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L'elaborazione delle informazioni: la misurazione della capacità di credito della clientela.

Nel documento La gestione del credito commerciale (pagine 112-132)

PARTE SECONDA: PROFILI GESTIONAL

6. La gestione interna del credito: la figura del credit manager.

6.3 L'elaborazione delle informazioni: la misurazione della capacità di credito della clientela.

I diversi livelli di indagine.

Raccolte le necessarie informazioni, occorre procedere alla loro elaborazione, al fine di addivenire alla decisione di affidare o meno il cliente, valutandone ponderatamente il “profilo di rischio”.

Ai fini della valutazione del “rischio cliente”, numerosi sono gli strumenti utilizzabili. Essi possono essere genericamente distinti in “modelli teorici” e “modelli empirici”136.

Peraltro, solo questi ultimi hanno mostrato validi riscontri operativi.

Tali modelli sono costituiti da modelli per la “previsione delle insolvenze”.

Si va da strumenti di tipo tradizionale, i quali si basano prettamente su dati storici, a metodi più evoluti, i quali spesso si avvalgono di procedure statistiche e possono basarsi su dati storici o prospettici.

Fra questi spiccano le analisi di tipo “multivariato”, in particolare l'analisi discriminante.

Più recentemente sono state affinate ulteriori tecniche ed applicazioni, come le regressioni logistiche, le analisi discriminanti non parametriche, le reti neurali, spesso associate agli algoritmi genetici e agli insiemi sfocati.

L'elemento comune è rappresentato dall'individuazione di punti di riferimento con cui confrontare i risultati ottenuti riguardo ad una specifica azienda sottoposta ad investigazione, al fine di comprendere se la medesima sia degna o meno di affidamento.

A parte questo comune denominatore, i procedimenti applicabili risultano estremamente differenti, sia a livello di tipologia di informazioni utilizzate, sia a livello di elaborazione delle medesime.

Nel prosieguo saranno esaminati i tratti salienti dei principali metodi utilizzati nella pratica.

136CLAUDIA ROSSI, Indicatori di bilancio, modelli di classificazione e previsione delle insolvenze aziendali, Giuffré, Milano, 1988.

Le analisi “sommarie”.

Fra i metodi tradizionali di previsione delle insolvenze, il più semplice consiste nell'individuazione ed interpretazione di una serie di fattori, talvolta intuitivi e non chiaramente qualificabili.

Tali fattori sono rappresentati, ad esempio, dalla notorietà del cliente, dal suo rating nelle classifiche predisposte da società specializzate, dal volume degli acquisti effettuati, dalla durata del rapporto, dalla puntualità dimostrata nei precedenti pagamenti.

Questo approccio, poiché è prevalentemente intuitivo e scarsamente formalizzato, è senz'altro utile ai fini delle indagini.

Tuttavia, presenta, non di rado, un modesto livello di affidabilità. In alcuni casi, esso potrebbe risultare addirittura ingannevole.

Ad esempio, la puntualità nei pagamenti effettuati in precedenza non è necessariamente sinonimo di equilibrio finanziario e solidità patrimoniale. Al contrario, ritardi nei pagamenti non sempre indicano una sicura incapacità del debitore di adempiere ai propri impegni.

In definitiva, è bene che tale tipo di indagine sommaria sia affiancata da analisi più analitiche, sempre che l'importanza dello specifico affidamento giustifichi indagini più laboriose ed onerose.

La tecnica “a punteggio”.

La tecnica “a punteggio” è una delle più note ed agevoli applicazioni delle metodologie di “credit scoring”137 e rappresenta un buon compromesso fra semplicità

di utilizzo e attendibilità dei risultati raggiunti.

Essa conduce ad un buon apprezzamento dell'affidabilità dei nuovi clienti, purché si disponga di adeguate informazioni su di essi.

In primo luogo, ai clienti viene formulata una serie di domande: l'area geografica di operatività, la ragione sociale sotto cui operano, il numero delle banche con cui si

137Il termine “credit scoring” si riferisce, genericamente, a qualsiasi approccio di tipo statico che consenta, attraverso la classificazione delle diverse tipologie di richiedenti in funzione del loro grado di rischio, di discriminare fra soggetti presumibilmente solvibili e non.

intrattengono rapporti, la dilazione media dei pagamenti effettuati ai fornitori, la percentuale di incidenza dei debiti a breve termine su quelli complessivi, il numero dei dipendenti ed altro ancora.

A seconda della risposta, vengono assegnati dei punteggi percentuali, in funzione dell'insolvenza o dei ritardi patologici manifestati in passato dai clienti che hanno fornito le medesime risposte.

Sommando le diverse percentuali si giungerà a determinare una probabile percentuale

di insolvenza complessiva attribuibile allo specifico cliente.

Ciò posto, sarà sufficiente confrontare tale percentuale con il limite di rischio ritenuto

accettabile dall'azienda.

Se l'indagine conduce ad un livello di rischio superiore, si può decidere di non dare luogo alla compravendita, oppure di adoperarsi per fronteggiare la probabilità di insolvenza.

Si tratta, ad evidenza, di una tecnica non molto rigorosa, in quanto i risultati sono fortemente influenzati dal numero e dal tipo di domande formulate.

Inoltre, tale metodologia trascura le interrelazioni esistenti fra le diverse variabili prese in considerazione.

L'analisi di bilancio.

Un secondo tipo di strumento tradizionale – maggiormente formalizzato e perciò meno aleatorio – è costituito dall'analisi di bilancio138, la quale, tramite il calcolo di opportuni

138I valori di bilancio che emergono dal sistema informativo tradizionale hanno la caratteristica di essere normalmente espressi in valore assoluto. In tali termini il loro significato segnaletico è sicuramente apprezzabile per valutare ad esempio la dimensione dell'azienda, l'ammontare del patrimonio, il volume del fatturato ma non consente di effettuare dei confronti significativi nel tempo e nello spazio, né di valutare il contributo che le varie aree aziendali danno all'economicità aziendale. È difficile esprimere giudizi con i bilanci della stessa azienda redatti nei precedenti esercizi o con aziende concorrenti per valutarne i punti di forza e di debolezza. L'omogenizzazione delle grandezze e la loro “parametrizzazione” sono tra gli obiettivi più importanti perseguiti dall'analisi di bilancio. L'analisi di bilancio può essere interna od esterna. La prima viene condotta dal soggetto economico o da altri soggetti interni allo scopo di ottenere ulteriori elementi di valutazione degli andamenti aziendali e si avvale di tutte le informazioni provenienti dal sistema informativo interno. L'analisi esterna viene sviluppata invece da soggetti che operano al di fuori dei confini aziendali che per i motivi più svariati mostrano interesse nei confronti della conoscenza degli andamenti economico, finanziario e patrimoniale, ma possono utilizzare allo scopo esclusivamente le informazioni esterne disponibili. Queste ultime ovviamente non sono limitate al bilancio, ma è compito di un buon analista riuscire a raccogliere, mediante opportune tecniche di ricerca e compatibilmente con i costi da sostenere, il maggior numero possibile di dati ed informazioni attendibili sull'azienda indagata. L'utilizzazione di tale strumento conoscitivo ha pertanto i seguenti obiettivi: consentire l'interpretazione e la lettura dei dati; ricercare forme di

indicatori, consente di verificare la situazione patrimoniale, finanziaria ed economica dell'azienda da affidare, sia nel breve che nel medio-lungo periodo139.

Rispetto alla metodologia precedente, ciò richiede una serie di elaborazioni, quindi un maggior impegno.

Gli indicatori più significativi in tal senso sono rappresentati dai quozienti di disponibilità, di tesoreria (primario e secondario), di indebitamento, dagli indici di rotazione e di durata dei crediti e dei debiti commerciali, dagli indici di autonomia e di dipendenza finanziaria, nonché dal tasso di rendimento del capitale investito nella gestione caratteristica (ROI).

Quoziente di disponibilità: Impieghi a breve140 / Fonti a breve141.

Esso mostra la capacità dell'azienda di far fronte, mediante gli impieghi che si trasformeranno in liquidità entro dodici mesi, agli impegni con la medesima scadenza

presentazione dell'analisi più facilmente interpretabili; evidenziare collegamenti non immediatamente percepibili mediante l'osservazione dei soli valori assoluti. Gli indici di bilancio sono in genere utilizzati per le attività di: analisi delle posizioni di equilibrio; revisione dei risultati e dei processi aziendali; controllo di tipo interno od esterno; valutazione ed interpretazione dell'andamento economico, finanziario e patrimoniale. L'utilità degli indici non è generalmente connessa alla numerosità degli stessi, ma alla capacità di esprimere compiutamente per mezzo di quelli prescelti il fenomeno aziendale oggetto di osservazione dopo un'indagine ad ampio raggio condotta dall'investigatore. Gli aspetti che vengono presi in considerazione dagli indici sono gli aspetti economici, patrimoniali e finanziari della gestione al fine di costruire un quadro di controllo integrato che permetta di cogliere gli andamenti in modo organico, integrato, sistematico e per quanto possibile esaustivo. È opportuno precisare che: non è sufficiente prendere in considerazione un singolo indice per poter valutare le caratteristiche di un'azienda; non è possibile individuare dei valori standard “assoluti” per ciascun indice; la determinazione degli indici è un fatto matematico e per certi versi “automatico”, in quanto essi sono delle rielaborazioni dei dati di bilancio, il punto fondamentale sta quindi nella correttezza dei dati originari del bilancio; non è tanto indicativo il valore che gli indici assumono in un determinato anno, quanto piuttosto la loro tendenza in più esercizi. È indispensabile che le grandezze utilizzate per la costruzione dell'indice siano omogenee e in riferimento ai vari periodi amministrativi analizzati e tra di loro. PAOLA MIOLO VITALI, Corso di economia aziendale, volume 2, Giappichelli Editore, Torino, 2000, pag. 54-56.

139Tali indicatori possono essere “patrimoniali”, “economici” e “di rotazione”. I primi possono assumere la configurazione di “quozienti” o di “indici”. Con riferimento alla Stato Patrimoniale, infatti, i “quozienti” mettono a confronto un elemento dell'attivo dello stato patrimoniale con un elemento corrispondente del passivo del medesimo documento o viceversa. Gli “indici”, invece, confrontano un elemento della sezione dello stato patrimoniale rispetto al totale della medesima sezione. Gli indicatori “economici” e “di rotazione” assumono sempre la denominazione di “indici” in quanto, di norma, mettono a confronto grandezze economiche con grandezze patrimoniali.

140L'aggregato degli “impieghi a breve”, noto anche come “attivo circolante” è costituito da tre entità logiche: il denaro contante, i crediti, di varia natura, scadenti entro i dodici mesi ed il magazzino smobilizzabile nel medesimo periodo. In gergo tecnico, tali grandezze vengono indicate, rispettivamente, come “liquidità immediate”, “liquidità differite” e “magazzino”.

141Le “fonti a breve” sono rappresentate dal complesso dei debiti, indipendentemente dalla loro natura, scadenti entro i dodici mesi.

temporale.

Un rapporto pari o superiore ad uno indica, in via tendenziale, una situazione finanziaria favorevole.

Tuttavia, tale indice, pur essendo altamente significativo in linea di prima approssimazione, presenta almeno due limiti.

Il primo è costituito dal fatto che una parte degli impieghi è rappresentata dal magazzino, quindi da fattori che devono essere ancora venduti o addirittura essere inseriti nel ciclo produttivo o completarlo.

Ciò implica che, tali fattori, potrebbero non riuscire a generare le relative entrate nell'arco dei dodici mesi.

Pertanto, prudenzialmente, appare più significativo enucleare il magazzino dagli impieghi a breve.

Si ottiene così un altro indice:

Quoziente di tesoreria secondario: (Impieghi a breve – Magazzino) / Fonti a breve.

Conosciuto anche come quoziente di liquidità, esso ci informa più precisamente sul grado di solvibilità dell'azienda, in quanto esclude il magazzino, che fra le entità che costituiscono l'attivo circolante è quella più aleatoria.

Anche in questo caso, se l'indice è maggiore dell'unità , ciò è sintomo di una situazione finanziaria favorevole.

Tuttavia, se anche esso risultasse minore di uno, non si potrebbe interpretare come un risultato negativo, in quanto occorre tenere presente l'apporto del magazzino.

Per completezza, si cita anche il “quoziente di tesoreria primario”, che confronta le sole “liquidità immediate”, ovvero la cassa ed i conti correnti, con le passività a breve.

Quoziente di tesoreria primario: Denaro a vista / Fonti a breve.

Il secondo limite del “quoziente di disponibilità” è rappresentato dall'incapacità di mostrare la “sincronizzazione delle scadenze” fra crediti e debiti.

Invero, pur manifestando valori inferiori all'unità, non è detto che, durante tutto l'anno, l'azienda versi necessariamente in una situazione di “punta”, ovvero di crisi finanziaria142.

Analogamente, un indice con un rapporto superiore all'unità garantisce esclusivamente che, nell'arco dell'intero anno, l'azienda sarà in grado di far fronte ai propri impegni, quindi non la sussistenza di una situazione finanziaria favorevole in qualsiasi momento.

In altre parole, non scongiura il rischio che, durante i successivi dodici mesi, l'azienda possa trovarsi in una situazione di crisi di liquidità143.

Si può sopperire a tale carenza informativa utilizzando degli appositi “indici di rotazione” dei crediti e dei debiti commerciali, oppure, con ulteriori elaborazioni, degli “indici di durata” delle medesime poste contabili.

Dopodiché, basterà effettuare il confronto fra la rotazione o i tempi di estinzione per formulare un giudizio sulla corretta sincronizzazione delle scadenze.

Indice di rotazione dei crediti commerciali

Vendite nette a credito / Crediti commerciali

Indice di rotazione dei

debiti commerciali Acquisti netti a credito / Debiti commerciali Indice di durata dei

crediti commerciali

Crediti commerciali x 365 / Vendite nette a credito

Indice di durata dei

debiti commerciali Debiti commerciali x 365 / Acquisti netti a credito

Fra gli altri indici di carattere patrimoniale, utili ai fini dell'indagine, si ricorda l'indice di “autonomia finanziaria”, dato dal rapporto fra i mezzi propri ed il totale delle fonti e l'indice di “dipendenza finanziaria”, suo complemento, che differisce dal precedente in

142Ciò si verifica, ad esempio, quando i crediti, pur essendo minori, di entità, rispetto ai debiti, hanno scadenza antecedenti a questi ultimi.

143Questa fattispecie si realizza invece quando i crediti presentano una scadenza media superiore a quella dei debiti.

quanto al numeratore inserisce le fonti attinte al credito, indipendentemente dalla loro scadenza.

Indice di autonomia finanziaria Mezzi propri / Totale fonti

Indice di dipendenza finanziaria Passività a breve e a m-l termine / Totale fonti Questi due rapporti – la cui somma algebrica deve risultare pari all'unità – esprimono, rispettivamente, in quale percentuale le fonti di finanziamento sono rappresentate da mezzi propri e da debiti in senso stretto.

In linea di principio, risulta più affidabile un'azienda con un più elevato indice di autonomia finanziaria.

Molto indicativo è anche un quoziente che, in qualche misura, riassume le posizioni dei due indici sopra esposti.

Si tratta del “quoziente di indebitamento”, dato dal rapporto fra le passività sia a breve che a medio-lungo termine, quindi l'indebitamento totale, ed i mezzi propri.

Quoziente di indebitamento: Passività a breve e a m-l termine / Mezzi propri.

Un risultato inferiore ad uno, significa che l'azienda si finanzia maggiormente con il capitale di rischio piuttosto che con quello di credito.

Un rapporto superiore all'unità, invece, sta ad indicare che la combinazione produttiva ricorre prevalentemente ai debiti.

Peraltro, più elevato è tale indice, maggiore sarà l'esposizione debitoria verso l'esterno, quindi più preoccupante la situazione finanziaria.

Altro indicatore altamente segnaletico è rappresentato da un indice di tipo economico: il R.O.I (Return On Investiment), il quale evidenzia il tasso di redditività operativa dell'azienda, ovvero la capacità di generare reddito tramite il core business144.

144Il core business di un'azienda è la principale attività aziendale di tipo operativo che ne determina il compito fondamentale preposto ai fini di creare un fatturato ed un conseguente guadagno. Solitamente il core business è supportato da altre attività aziendali che determinano l'organizzazione, la pianificazione, la strategia, gli strumenti con cui la stessa azienda si impegna nel proprio compito fondamentale.

R.O.I: Risultato operativo / Capitale investito nella gestione caratteristica.

Se il risultato ottenuto fosse negativo o comunque ritenuto non congruo, esso costituirebbe un valido elemento di decisione al fine della concessione del credito, in quanto si ripercuote su una serie di variabili, economiche e non, influenzandole.

Infine, va segnalata la possibilità, in verità scarsamente utilizzata, di migliorare le informazioni di carattere finanziario attraverso la predisposizione di appositi

rendiconti145.

In definitiva, la decisione in merito all'affidamento viene solitamente presa dopo aver operato un confronto fra i risultati ottenuti e quelli ideali, indicativi o medi.

Tale operazione consente infatti di esprimere un giudizio circostanziato sulla situazione patrimoniale, finanziaria ed economica dell'azienda acquirente.

Tuttavia, il significato di tali indagini è spesso relativo, per almeno due ordini di motivi.

145Il Codice Civile non obbliga gli amministratori alla redazione del rendiconto finanziario; anzi, tale documento non è neppure esplicitamente menzionato nelle norme civilistiche. Vi è però chi ha interpretato la disposizione dell'art. 2423, 3° comma (si devono fornire tutte le informazioni complementari a quelle richieste dalla legge per consentire la rappresentazione chiara, veritiera e corretta), nel senso di ritenere il prospetto dei flussi finanziari un documento non espressamente richiamato ma necessario per la comprensione della dinamica finanziaria della società. Il documento n. 12 dei principi contabili dell'OIC attribuisce al prospetto del rendiconto finanziario diverse finalità, che si possono sintetizzare nella rappresentazione dell'attività di finanziamento e di investimento compiuta durante l'esercizio, tramite il riassunto delle variazioni nella situazione patrimoniale-finanziaria avvenuta nel medesimo periodo. È quindi un prospetto che pone in rilievo un aspetto dinamico della gestione aziendale avendo riguardo ai processi di formazioni ed impiego delle risorse finanziarie. La mancanza di questo prospetto nella Nota Integrativa, pur non essendo ritenuta causa di violazione del principio della rappresentazione chiara, veritiera e corretta in quanto la legge ancora non lo impone, è ritenuta dal documento n. 12 “scusabile” solo in aziende di ridotte dimensioni, amministrativamente poco evolute.

Esistono diversi tipi di rendiconto finanziario in funzione del concetto di “risorsa finanziaria” preso come riferimento. Il documento n. 12 considera, tra le molte possibili interpretazioni, due significati di “risorsa finanziaria”: 1) le disponibilità liquide (cassa e depositi bancari e postali); 2) il capitale circolante netto (dato dalla differenza tra attività e passività a breve). Si generano così due principali tipologie di rendiconto finanziario, la cui scelta deve essere fatta in funzione dell'attività aziendale. Lo IAS 7, che tratta del rendiconto finanziario, considera solamente il rendiconto delle disponibilità liquide, dove la risorsa finanziaria di cui esaminare le cause di variazione è data cioè dal denaro liquido o comunque dalle attività convertibili in denaro liquido a breve scadenza. Entrambi i principi contabili (OIC n. 12 e IAS 7) richiedono che il rendiconto finanziario debba essere articolato in tre “zone” che permettano di evidenziare flussi di cassa di specifiche aree gestionali. In primo luogo deve apparire il flusso di cassa derivante dalla gestione reddituale. Questo flusso emerge da una rielaborazione delle voci contenute nel Conto Economico. Si tratta di evidenziare il flusso di cassa lordo, ossia la differenza tra ricavi e costi che hanno avuto manifestazione monetaria. Un secondo flusso specifico promana dalle operazioni di investimento e disinvestimento relative alle immobilizzazioni. Il terzo flusso concerne i movimenti di denaro causati dalle operazioni di finanziamento sia a titolo di mezzi propri che come prestiti ottenuti. La somma di questi tre flussi parziali determina la variazione (positiva o negativa) subita dalle disponibilità liquide nell'arco dell'esercizio. ALBERTO QUAGLI, Bilancio di esercizio e principi contabili, Giappichelli, Torino, 2006, pag. 76-79.

In primo luogo, per il calcolo degli indici si parte dai dati di bilancio il quale, notoriamente, non sempre rappresenta fedelmente la situazione aziendale.

Inoltre, affinché tali indicatori forniscano informazioni attendibili è necessario che siano legati a sistema, ovvero vengano interpretati congiuntamente.

Si rende pertanto necessario attribuire dei “pesi” ad ogni indice.

Ogni analista di bilancio nelle sue indagini attribuisce, magari inconsciamente, una diversa importanza a tali variabili.

Il rischio più grave insito in tali operazioni di “pesatura” risiede nella “soggettività” insita nel processo di determinazione dei pesi, che può compromettere l'affidabilità dell'intero sistema.

Proprio per eliminare tale rischio, a partire dagli anni sessanta sono state utilizzate metodologie statistiche per la determinazione dei pesi da attribuire agli indicatori, rivoluzionando completamente il modo di operare degli analisti di bilancio.

L'analisi discriminante.

Una tecnica senz'altro più complessa della tradizionale analisi di bilancio per indici, ma che rende più attendibile l'indagine effettuata, è rappresentata dall'analisi discriminante.

Essa consente di stimare la rischiosità del cliente grazie ad alcuni indici di bilancio ritenuti particolarmente significativi, i quali vengono però opportunamente combinati attraverso l'utilizzo di metodologie statistiche, al fine di eliminare la soggettività del valutatore nell'attribuzione dei relativi pesi.

Anzitutto, si procede ad esaminare l'archivio dei crediti dell'azienda ed a calcolare gli indici ritenuti rilevanti rispetto ad un campione di clienti, opportunamente suddivisi in due categorie.

Della prima fanno parte i clienti che, nel periodo di osservazione, si sono dimostrati insolventi, mentre nella seconda vengono inseriti i clienti che hanno regolarmente onorato i propri impegni.

In questo modo, con i risultati ottenuti si ottiene una sorta di “banca dati”.

L'analisi discriminante consente di attribuire questi pesi in maniera oggettiva, senza alcuna interferenza da parte dell'analista.

Nel documento La gestione del credito commerciale (pagine 112-132)