Tabella cronologica
E ROI E PERSONAGGI DEL MITO IN I TALÍA
2. Gli eroi e i personaggi menzionati nel De mirabilibus auscultationibus 1 Diomede in Daunia
2.5 Eracle e i Giganti in Iapigia
Due capitoli del De mirabilibus auscultationibus, il 97 e il 98, collocano le vicende di Eracle nel territorio iapigio:
“Narrano che presso il promontorio Iapigio, in un luogo dove sarebbe avvenuta a quel che si dice la battaglia fra Eracle e i Giganti, scorra sangue in quantità tale che per l’odore pregnante il mare circostante non è navigabile. Dicono che in molti luoghi d’Italia siano visibili numerose testimonianze del passaggio di Eracle lungo i percorsi che egli compì. Nei pressi di Pandosia in Iapigia si trovano vestigia del dio, alle quali nessuno può accostarsi”156. “Presso il promontorio Iapigio c’è anche un masso enorme, che narrano sia stato sollevato e trasportato da Eracle e pare che egli l’abbia fatto rotolare con un solo dito”157.
Entrambi i passi si inquadrano nei racconti dei viaggi di Eracle in vari luoghi dell’Occidente mediterraneo. Il motivo principale cui sono collegate queste peregrinazioni è la decima fatica, la cattura dei buoi di Gerione, che l’eroe dalla Spagna deve portare ad Argo con un viaggio che lo porta a percorrere tutta la penisola italica e la Sicilia158. Anche
nel capitolo 133 del De mirabilibus auscultationibus c’è un breve riferimento ad Eracle e ai buoi di Gerione, in cui si riporta una versione che contestava l'ubicazione in Erizia del regno di Gerione, in area ibero-fenicia, preferendovi, invece, una localizzazione adriatica, più precisamente in area tessalo-epirota. Di questa versione alternativa presente nell’opera
154 NAFISSI 1992,p. 417. 155
NAFISSI 1992,p. 420.
156 Ps. Arist., mir. aus., 97. 157 Ps. Arist., mir. aus., 98. 158
Sulla vicenda di Eracle e i buoi di Geriore cfr. VANOTTI 1977,pp. 161-168; D’AGOSTINO 1995; DE
pseudo aristotelica, già presente in Ecateo159, la fonte potrebbe essere Lico160, anche se, in considerazione della localizzazione adriatica, non è escluso che possa essere anche Teopompo161.
Il capitolo 97 dello Pseudo Aristotele, invece, è incentrato sull’episodio della Gigantomachia. La tradizione generalmente colloca questo episodio o nell’area di Pallene in Calcidica o nella pianura cumana. La Valenza Mele, che ha evidenziato il legame tra la localizzazione delle Gigantomachie e la colonizzazione euboica, sostiene che le tradizioni che si discostano da questa ambientazione della guerra di Eracle contro i Giganti furono successive e generalmente dovute a cause contingenti, quali, ad esempio, cause naturali: nel passo del De mirabilibus auscultationibus, in effetti, la Gigantomachia è legata alla spiegazione del perché l’acqua del luogo sia maleodorante162. In ogni caso solo la versione riportata nell’opera pseudoaristotelica colloca l’evento nel territorio Iapigio. Strabone, infatti, ricorda che nei pressi di Capo Iapigio, più precisamente a Leuca, c’era una fonte il cui cattivo odore avrebbe avuto origine dal sangue dei Giganti Leuterni, che si erano nascosti sottoterra in corrispondenza di quel luogo dopo essere stati sconfitti da Eracle ai Campi Flegrei163. Dunque, l’autore della Geografia, così come lo Pseudo Aristotele, colloca la fonte maleodorante in Iapigia e ne attribuisce la causa al ristagno del sangue dei Giganti; Strabone, però, afferma anche che la guerra con Eracle si svolse nei Campi Flegrei, in Campania, e non nella Iapigia, come attesta il capitolo del De mirabilibus
auscultationibus.
Anche Diodoro Siculo, citando esplicitamente come sua fonte Timeo, ricorda che l’eroe e i Giganti si scontrarono ai Campi Flegrei: in particolare, l’autore della Biblioteca
storica racconta che l’eroe, lasciata la Spagna, percorse il territorio dei Liguri, dei Tirreni,
poi giunse a Roma e quindi a Cuma, dove sconfisse i Giganti; il suo viaggio proseguì, poi, verso il lago Averno, dove costruì l’odos Herakleia, a Posidonia e si concluse in Sicilia164.
159 Hecat., FGrHist 1 F26. 160 Lyc., FGrHist 570 F1. Cfr. VANOTTI 2007,p. 204. 161 VANOTTI 1977. 162
VALENZA MELE 1980,pp. 19-51. Sull’uso propagandistico della Gigantomachia da parte del tiranno Aristodemo di Cuma, quale simbolo della sua vittoria contro gli Etruschi nel 524 a.C., cfr. MELE 1987,pp.
155-177.
163
Strab., VI 3, 5 C218.
164 Tim., FGrHist 566 F 89, ap. D.S., IV 21, 5-6. Diversa è la versione raccontata da Apollodoro (II 110-
111), la cui fonte probabilmente dovrebbe essere Ellanico (FGrHist 4 F111, ap. Dion. Hal. I 53, 2) che dopo la sosta in Liguria, fa giungere l’eroe direttamente a Reggio e, infine, in Sicilia. Sulle differenze tra le due versioni, cfr. BONNET 2008,pp. 348-350.
Il capitolo 98 riporta altre notizie che legano ancora una volta Eracle al territorio Iapigio e, pertanto, è considerato una continuazione del capitolo precedente165. L’impresa
eraclea che vi viene raccontata, però, non è presente in altre fonti. In ogni caso, data la somiglianza tematica tra i due capitoli, si potrebbe ipotizzare che entrambi dipendano dalla stessa fonte, che potrebbe essere identificata con Timeo, dal momento che è citato esplicitamente da Diodoro per il racconto della Gigantomachia166. Come abbiamo visto,
però, Timeo colloca la vicenda nei Campi Flegrei, mentre lo Pseudo Aristotele in Iapigia. La Vanotti, pertanto, ha ipotizzato che l’autore del De mirabilibus auscultationibus, forse a causa di una lettura affrettata, possa aver ridotto e distorto il racconto della sua fonte, situando così nello stesso luogo sia la battaglia con i Giganti che l’acqua maleodorante167.
2.6 Le Sirene
Il De mirabilibus auscultationibus dedica il capitolo 167 alle Sirene:
“Dicono che le isole delle Sirene si trovino in Italia di fronte al promontorio nel braccio di mare che giace davanti alla punta che definisce i golfi che comprendono l’uno Cuma e l’altro la città chiamata Posidonia. Qui si trova anche un tempio dedicato alle Sirene, che sono sommamente venerate dagli abitanti del luogo con solenni riti sacri. Ne ricordano anche i nomi: le chiamano Partenope, Leucosia e la terza Ligeia”168.
Le Sirene, creature mitologiche presenti già nell’Odissea, seppur nel numero di due169, sono collegate al Golfo di Napoli anche da Licofrone. L’autore dell’Alessandra dedica loro un certo numero di versi e si sofferma, in particolare, sulla loro morte, avvenuta saltando da una rupe, e sui luoghi in cui furono poi trascinate dal Mar Tirreno: Partenope finì nella “città di Falero”, Neapolis; Leucosia nel golfo delimitato dal promontorio Enipeo, quindi probabilmente nei pressi di Posidonia170; Ligeia presso Terina171. Il poeta aggiunge poi che “il comandante di tutta la flotta Mopsopia, obbedendo all’oracolo, istituirà la corsa delle 165V ANOTTI 2007, p. 179. 166V ANOTTI 2007,p. 179. 167 VANOTTI 1997,pp. 122-123. 168
Ps.Arist., mir. aus., 103.
169 Hom., Od., 12, 52.
170 Sui versi dedicati alla sirena Leucosia cfr. il recente commento di COVIELLO 2006. 171
Lycophr., Alex., vv.712-732. La presenza di Ligea a Terina è stata interpretata come traccia dell’influenza del pitagorismo crotoniate, per il quale le Sirene erano oggetto di devozione (BREGLIA PULCI DORIA 1994,pp.
61-74; DE SENSI SESTITO 1999,pp. 141-143; con cautela AMIOTTI 1999,pp.90-91). Risale invece a CIACERI
1901,p. 242, l’ipotesi che Terina sia entrata in contatto con il culto delle Sirene quando attirò gli interesse di Neapolis.
fiaccole, ed essa sarà poi accresciuta dal popolo di Napoli, stanziato sull’aspra spiaggia presso il porto Miseno, ormeggio al riparo dall’acqua”172. Questi ultimi versi, come ci
spiega lo scolio che li riconduce a Timeo, fanno riferimento allo stratego ateniese Diotimo: egli, giunto a Neapolis e ricevuto un oracolo, offrì sacrifici a Partenope, in onore della quale istituì la corsa con le lampade173.
È dunque altamente probabile che proprio Timeo sia la fonte di Licofrone, sebbene sia opinione del West, confutata, però, da Raviola174, che l’autore dell’Alessandra abbia utilizzato tradizioni di carattere locale175. Riprendendo l'idea della Amiotti che la fonte di Licofrone possa essere Lico di Reggio176, la Cantarelli ha proposto un’ulteriore ipotesi: la studiosa ritiene che per le sezioni dell’Alessandra localizzate in area enotria Licofrone poteva avere utilizzato “una trattazione dell’intero territorio di tradizione enotria successivamente valorizzato dalle occupazioni achee, riferite al livello cronologico dei
nostoi”177.
Confrontando le fonti citate, si nota come Licofrone concordi con lo Pseudo Aristotele solo sul nome delle tre Sirene. È molto dubbia, perciò, l’ipotesi che entrambi gli autori possano avere avuto come fonti Timeo o Lico. In realtà è stato ipotizzato che il passo del
De mirabilibus auscultationibus potrebbe non riferirsi alle tre Sirene suicide di Licofrone,
ma piuttosto alle isole che assunsero i loro nomi, identificabili con l’odierno arcipelago di Li Galli e situate a sud del promontorio di Punta Campanella, dove doveva trovarsi il tempio delle Sirene178.
Queste informazioni geografiche riferite dallo Pseudo Aristotele coincidono con quelle presenti nella Geografia di Strabone: anche il geografo, infatti, parla del promontorio delle Sirene e dell’esistenza intorno ad esso delle isolette rocciose dette delle Sirene; ricorda, inoltre, un tempio e i doni votivi che gli venivano offerti. Anche in un altro passo di
172 Lycophr., Alex., vv.733-738. La traduzione è di Guido Paduano.
173 Tim., FGrHist 566 F 98, ap. schol. ad. Lycophr., v. 732. Su questa notizia e sul culto di Partenope a
Neapolis, cfr. i numerosi interventi di Raviola (1990; 1991; 1993; 1995; 2006), il quale ritiene che nell’episodio di Diotimo rievocato nell’Alessandra sia possibile intravedere un rinforzo coloniario inviato dagli Ateniesi alla popolazione della giovane colonia di Neapolis, da datare forse agli anni in cui l’ethnos dei Campani diventava più minaccioso (nel 438/37 secondo D.S., XII 31,1). Questo rincalzo coloniario sarà stato accompagnato da riti nei confronti di Partenope, che era già la divinità protettrice di Neapolis, ma che ora poteva assumere ancora più importanza e, in questo contesto, la corsa con le lampade introdotta da Diotimo in onore della dea e che era destinata a ripetersi ogni anno poteva simboleggiare un punto di riferimento per un nuovo inizio nella storia della città. Sul frammento di Timeo cfr. anche CATALDI 1990, pp. 69ss. e DE SENSI
SESTITO 1999, pp. 104-105. 174 RAVIOLA 2006,pp. 136-137. 175 W EST 1984,p. 146. 176 AMIOTTI 1982,pp. 452-466. 177 CANTARELLI 1999,p. 70. 178 N OCITA 2006,pp. 173-174.
Strabone, che cita Eratostene, si fa riferimento al promontorio delle Sirene, situato tra il golfo di Cuma e il golfo di Posidonia, e al tempio che vi fu costruito in loro onore179.
Secondo la Breglia Pulci Doria il fatto che esistesse un tempio comune alle tre Sirene potrebbe essere sintomatico dell’esistenza di buoni rapporti tra Neapolis, Posidonia e Terina, creatisi in seguito all’interesse mostrato da Neapolis per l’area achea, databile forse al primo quarto del V secolo180.