Tabella cronologica
L E TIRANNIDI OCCIDENTAL
1. Anassilao di Reggio
5.2 Dionisio II nei frammenti degli altri Peripatetic
5.2.1 Un frammento di Clearco: Dionisio II a Locr
Alcune notizie sul soggiorno locrese di Dionisio II sono contenute in un frammento di Clearco di Soli riportato nei Deipnosofisti di Ateneo:
“Quanto alla voluttuosità di Dionisio il Giovane, tiranno di Siracusa, il peripatetico Satiro nelle Vite afferma che presso la sua corte si riempivano di convitati sale da trenta divani, scrive inoltre Clearco nel quarto libro delle Vite: Dionisio, figlio di Dionisio, che fu la rovina dell'intera Sicilia, se ne andò nella città di Locri, che era la sua patria d'origine (sua madre Doride era appunto locrese di nascita), e dopo aver fatto tappezzare a festa l'edificio più grande della città con rami di serpillo e rose, vi fece venire una alla volta le vergini di Locri, e nudo in mezzo a loro nude non si astenne da alcuna turpitudine, rotolandosi sulla tappezzeria; ben per questo, coloro che avevano subito l'affronto si impadronirono di sua moglie e dei suoi figli, e prostituendoli sulla pubblica via, infierirono su di loro con violenta libidine; quando furono sazi dello stupro, li trafissero sotto le unghie delle mani e li uccisero. Morti che furono, sbriciolarono le loro ossa in un mortaio, e ne divisero invece le carni per distribuirle, lanciando una maledizione a quelli che non ne avessero mangiato; ed è per questo che, al fine di compiere l'empia maledizione, ne macinarono le carni: perché, se partecipavano alla preparazione, il pasto fosse interamente consumato; i resti li gettarono in mare. Quanto a Dionisio, terminò la sua vita miserevolmente, ridotto a girare elemosinando come un prete-mendicante di Cibele, e suonando i timpani. Bisogna dunque guardarsi da quella che chiamiamo voluttuosità, che è sovvertitrice delle esistenze, e [...] ritenere tale violenza funestatrice d'ogni cosa”287.
Il frammento di Clearco rientra in una sezione in cui Ateneo riporta vari esempi relativi alla τρυφή del tiranno siracusano ed è ambientato a Locri, a cui egli era legato per via della madre Doride288, nel periodo successivo alla sua cacciata da Siracusa. Le notizie qui riportate vanno affiancate a quelle riportate da Giustino289. L’epitomatore di Pompeo Trogo si sofferma inizialmente sulla solita saevitia esercitata da Dionisio, caratterizzata da stupri, violenze, uccisioni e appropriazione dei beni dei cittadini più ricchi.
287
Clearch., fr.47 Wehrli, ap. Athen., XII 541c. La traduzione è di Maria Luisa Gambato.
288 Secondo Arist., Pol., V 1307a 34-40, la parentela creatasi tra Locri e Dionisio I attraverso le nozze con
Doride fu la causa della rovina di Locri. Il riferimento aristotelico è relativo proprio agli anni locresi di Dionisio II. Su questo passo cfr. MUSTI 1977,pp. 96-98.
Successivamente Giustino racconta che, nel periodo in cui erano alle prese con la guerra contro i Lucani, Dionisiò ricordò ai Locresi il voto che avevano contratto nel 477 a.C. durante la guerra contro il tiranno di Reggio Leofrone, pretendendo che lo adempissero ora. Perciò le mogli e le figlie furono inviate nel tempio di Venere come prostitute sacre della dea e lì furono private dei loro gioielli.
Giustino e Clearco, dunque, concordano solo sulle violenze perpetrate da Dionisio nei confronti delle donne locresi. Nel frammento del Peripatetico, infatti, non si fa riferimento né alla guerra con i Lucani, né al votum. Inoltre Giustino, che offre un racconto più dettagliato, allude al fatto che il comportamento del tiranno siracusano avesse in realtà motivazioni economiche, che si spiegherebbero con l’intenzione di Dionisio di organizzare una spedizione per riprendere il potere a Siracusa290. È evidente, comunque, che entrambi i passi descrivano il tiranno in maniera assolutamente negativa e, pertanto, si dovrebbe supporre che i due autori abbiamo tratto le loro informazioni da fonti a lui ostili. Le differenze tra i due passi fanno pensare in ogni caso a due diversi filoni di tradizione. A ciò contribuiscono anche le diverse informazioni che Giustino e Clearco riportano in relazione al tema della prostituzione sacra. Come abbiamo visto, Clearco non vi accenna affatto nel fr.47, ma nel fr.43 afferma: “Ora, poiché non solo le donne lidie sono assai libere con gli uomini di passaggio, ma anche le donne di Locri Epizefirii e quelle di Cipro, e in generale le donne di tutti quei paesi dove i padri consacrano le loro figlie alla prostituzione, ciò sembra rappresentare realmente il ricordo di una qualche antica violenza, e la punizione di essa”291. Le parole di Clearco, perciò, sembrano indicare che si trattasse di una pratica abituale a Locri, connessa con un’antica colpa da espiare292; nel passo di Giustino, invece,
il voto è occasionale e oltretutto non è certo che venisse adempiuto attraverso pratiche sessuali293.
290M
UCCIOLI 1999, p. 353.
291 Clearch., fr. 43 Wehrli, ap. Athen. XII 516a: οὐ µόνον δὲ Λυδῶν γυναῖκες ἄφετοι οὖσαι τοῖς ἐντυχοῦσιν,
ἀλλὰ καὶ Λοκρῶν τῶν Ἐπιζεφυρίων, ἔτι δὲ τῶν περὶ Κύπρον καὶ πάντων ἁπλῶς τῶν ἑταιρισµῷ τὰς ἑαυτῶν κόρας ἀφοσιούντων, παλαιᾶς τινος ὕβρεως ἔοικεν εἶναι πρὸς ἀλήθειαν ὑπόµνηµα καὶ τιµωρίας.
292 L’antica colpa da espiare potrebbe corrispondere allo stupro di Cassandra da parte di Aiace. Sono state
avanzate, però, anche altre ipotesi: VAN COMPERNOLLE 1976, p. 378, che non crede all’esistenza del voto del
477, sostiene che essa possa corrispondere alle violenze perpetrate dai Locresi ai danni della famiglia di Dionisio II (quest’ipotesi, però, non si accorderebbe con il fatto che la colpa è definita “antica” da Clearco); MUSTI 1977,p. 151, invece, la collega all’epoca della fondazione di Locri e alla hybris dei servi nei confronti delle nobili donne locresi.
293 Sul tema della prostituzione sacra tanto si è scritto e gli studiosi si sono divisi tra chi crede o non crede alla
sua esistenza a Locri. Secondo MUSTI 1977,p. 66 non ci sono prove che permettano di affermare che le donne aristocratiche locresi venissero fatte prostituire al tempo di Ierone e di Dionisio II, però è comunque possibile che il voto eccezionale sia realmente stato pronunciato all’epoca di Ierone e poi ripreso negli anni locresi di Dionisio II; pertanto Clearco avrebbe distorto i fatti. MARI 1997,pp. 131-177, ipotizza, invece, l’esistenza di due tipi di prostituzione: una che coinvolgeva le donne aristocratiche ed aveva carattere emergenziale, come
Maggiori elementi in comune con il fr.47 di Clearco presenta piuttosto un passo di Strabone. All’interno di una sezione dedicata ai Locresi e alla loro legislazione, l’autore della Geografia racconta che, dopo anni in cui Locri si era governata ottimamente, Dionisio II, che era stato allontanato da Siracusa, usò verso di loro, e in particolare verso le loro donne, atrocità di ogni tipo. In questa parte del racconto, quindi, Strabone concorda sia con Clearco che con Giustino. Il passo prosegue poi narrando che i Locresi approfittarono dell’assenza del tiranno che era partito con il figlio maggiore Apollocrate per riprendersi Siracusa, per sopraffare la guarnigione di Dionisio, irrompere nella sua abitazione e catturare moglie e figli. Quando il tiranno lo venne a sapere, pregò i ribelli di rilasciare i prigionieri, ma dal momento che essi rifiutarono, assediò la città. A questo punto i Locresi si vendicarono violentando le donne della sua famiglia, strangolando sia loro che il figlio minore, gettandone i corpi in mare dopo averli bruciati294. Le somiglianze tra il racconto di Strabone e quello di Clearco sono notevoli, al punto che la Budin ritiene che sia proprio quest’ultimo la fonte del passo della Geografia295. Se, invece, come ritiene D’Angelo, il
racconto di Strabone riproducesse un frammento di Timeo296, sarebbe possibile ipotizzare allora un legame tra quest’ultimo e il Peripatetico. La possibilità di un legame tra Clearco e Timeo è ipotizzata, seppur con cautela, da Muccioli. Secondo lo studioso, il termine ἀλάστωρ utilizzato da Clearco per definire Dionisio II richiama il noto frammento timaico in cui viene raccontato il sogno della donna di Imera in cui si fa riferimento a Dionisio il Vecchio come al futuro ἀλάστωρ della Sicilia e dell’Italia297; l’uso dello stesso termine per riferirsi ad entrambi i tiranni potrebbe non essere casuale e, qualora si accettasse una datazione di Clearco precedente a Timeo, potrebbe far pensare, cautamente, che
nel caso del voto del 477 a.C.; l’altra che era abitualmente praticata dai ceti inferiori. BUDIN 2008,pp. 210 ss.,
non ritiene che a Locri sia stata praticata la prostituzione sacra e osserva come il passo di Clearco in realtà non parli affatto di prostituzione sacra, ma dei “evils of a wanton lifestyle”, che conducono alla hybris e alla vendetta di episodi di violenza tramite stupri e prostituzione. Di fatto, secondo la studiosa, solo Giustino farebbe riferimento alla prostituzione sacra, ma la sua testimonianza riporterebbe diverse incoerenze. Gli scavi archeologici condotti presso la località di Centocamere hanno fatto emergere una stoa ad U che dovrebbe risalire al VII secolo e che era costituito da circa venti stanze, nelle quali forse le sacre pornai praticavano la prostituzione con gli stranieri che giungevano a Locri. Per questa interpretazione cfr. CORDIANO 2000,p. 120. Altri riferimenti alla prostituzione sacra sono in PEMBROKE 1970,pp. 1240-1270; SOURVINOU-INWOOD 1974, pp. 186-198; SANTI AMANTINI 1984,pp. 39-62.
294 Strab., VI 1, 8 C 259. Aggiunge Aelian., V. H., IX 8 che la moglie e le due figlie di Dionisio, prima di
essere strangolate, furono violentate da tutti i ribelli, in modo particolare dai congiunti delle fanciulle di cui il tiranno si era approfittato.
295 BUDIN 2008, p. 218. 296
D’ANGELO 2002,pp. 177-191.
quest’ultimo abbia utilizzato un termine che il Peripato associava a Dionisio II, riferendolo anche al padre298.
Muccioli, infine, riprendendo un’ipotesi già avanzata da Van Compernolle, sostiene che sia la tradizione nota a Giustino, sia quella nota a Clearco riportino una deformazione degli eventi. Essa potrebbe essere ricondotta a fonti locali, le quali, per giustificare le azioni dei Locresi, accentuarono molto la crudeltà e la violenza del tiranno299.
5.2.2 Dai frammenti di Aristosseno