Tabella cronologica
E ROI E PERSONAGGI DEL MITO IN I TALÍA
1. Gli eroi del mito nella Politica e nelle Politeiai 1 Odisseo
In un frammento della Politeia di Itaca Aristotele racconta le vicende che hanno portato Odisseo in Italía:
“Dopo la strage dei proci, i familiari delle vittime insorsero contro Ulisse e le due parti in causa reclamarono la presenza di Neottolemo come arbitro: la sua sentenza fu che Ulisse, per il crimine di sangue, emigrasse in esilio da Cefalonia, Zacinto ed Itaca, ma che i compagni e i familiari dei proci corrispondessero ogni anno, ad Ulisse, un risarcimento per i torti subiti in casa. Ulisse, allora, si trasferì in Italia, dedicò il compenso al figlio e ordinò agli Itacesi di consegnarglielo”5.
Mentre il frammento delle Politeiai fa giungere Odisseo genericamente in Italía, in altre fonti, la figura dell’eroe omerico viene collegata al territorio etrusco6: Esiodo nella
Teogonia racconta che l’eroe fu il capostipite di coloro che regnarono sui Tyrsenoi e che i
figli che generò con Circe governarono sui famosi Tirreni7; anche Teopompo fa giungere Odisseo, a causa dell’infedeltà di Penelope, nella Tirrenia, dove fondò Gortina e dove morì ricevendo grandi onori dalla popolazione8; Licofrone, che segue la versione della
Teogonia, racconta che Odisseo morì a Itaca ucciso da Telegono, che era il figlio da lui
avuto con Circe, ma aggiunge che “il suo corpo morto, bruciato a Gortina, lo accoglierà il Perge, monte tirreno”9. Alla luce di queste testimonianze, Ciaceri, nel suo commento all’opera di Licofrone, ritiene che anche il frammento delle Politeiai debba riferirsi proprio all’arrivo di Odisseo in Etruria10. Lo studioso cita anche due epigrammi del Peplos pseudo
aristotelico, in cui si dice che Odisseo fu sepolto in Etruria11.
Dal momento, però, che in un altro frammento tratto dalla Politeia di Itaca e trasmesso da uno scolio di Tzetze all’Alessandra di Licofrone12, si dice che presso il popolo etolico degli Euritei esisteva un oracolo dell’eroe, si è pensato anche di emendare il fr. 507 e di far arrivare, dunque, Odisseo non in Italía, che comunque è la lezione riportata concordemente
5 Arist. fr. 507Rose, ap. Plut. quaest. Graec. 14. La traduzione è di Andrea Carrano. 6
Sul ruolo avuto degli Eubei nella trasmissione di questa tradizione, cfr. MALKIN 2004, p. 194; 199-200.
7 Hes., Teog., vv. 1011-1018.
8 Thepomp., FGrHist 115 F 354, ap. Tzetz., ad Lycophr., v.806. 9
Lycophr., Alex., vv. 805-806. La traduzione è di Guido Paduano. Licofrone ritorna sulla presenza di Odisseo in Etruria anche in vv. 1242-1245.
10CIACERI 1901,pp. 250-251. Così anche FUSILLO 1991,p. 253. 11
Ps. Arist., Peplos, 640, 12-13 Rose.
da tutta la tradizione manoscritta, ma in Etolia. Tuttavia, come osserva Malkin, l’arrivo di Odisseo in Italia era presente già nella tradizione nota ad Esiodo e, inoltre, c’è la possibilità che nella Politeia di Itaca siano confluite tradizioni contrastanti13; sempre ad essa, in effetti, appartiene anche il frammento in cui si racconta il matrimonio tra Telemaco e Nausicaa14.
È interessante ricordare, infine, come il mito di Odisseo sia stato riutilizzato anche da Agatocle: è di Vattuone15 l’ipotesi che la notizia riportata da Plutarco16, secondo cui, alla domanda dei Corciresi sul perché li avesse attaccati, il tiranno siracusano rispose che voleva vendicare l’accecamento di Polifemo da parte di Odisseo, fosse da collegare all’episodio dell’attacco che Agatocle nel 299 a.C. mosse contro Cassandro, che a quel tempo occupava Corcira17, cui fece seguito il passaggio dell’isola sotto il controllo del tiranno siracusano.
1.2 Italo e gli antichi popoli dell’Italia
All’interno della Politica Aristotele inserisce un riferimento all’istituzione dei sissizi e coglie l’occasione per riportare informazioni sui popoli che anticamente abitarono l’Italia meridionale:
“Antica par che sia pure l’istituzione dei sissizi: quelli di Creta si ebbero sotto il regno di Minosse, quelli d’Italia furono molto più antichi di questi. Raccontano i dotti che uno degli abitanti di quella terra, un certo Italo, diventò re dell’Enotria, che dal suo nome, mutato l’antico, si chiamarono Itali invece che Enotri, e che da lui prese la denominazione d’Italia tutta quella penisola d’Europa compresa tra i due golfi Scilletico e Lametico, i quali distano tra loro mezza giornata di viaggio. Dicono pure che Italo fece contadini gli Enotri che erano nomadi e dette loro altre leggi e per primo istituì i sissizi: è per ciò che ancora oggi alcuni dei suoi successori usano i sissizi e talune leggi di lui. Abitavano la terra in direzione della Tirrenia gli Opici, che un giorno e anche oggi portano il soprannome di Ausoni, in direzione della Iapigia e del golfo Ionico, nella regione cosiddetta Siritide, i Coni: e anche i Coni erano
13 M
ALKIN 2004, p. 154. La versione “etolica” delle vicende di Odisseo potrebbe indicare, secondo lo
studioso, il tentativo di qualche famiglia principesca etolica di nobilitarsi attraverso la figura dell’eroe, oppure riferirsi a qualche tentativo di colonizzazione etolica nel territorio adriatico.
14
Arist., fr. 506 Rose.
15 V
ATTUONE 1987-1988,p. 61 n. 21.
16 Plut., de ser. num. vind., 12 (Mor. 557b). Cfr. anche Ps.Plut., apophth. Agath., 3 (Mor. 176f). Ad un
legame tra Agatocle e Odisseo alluderebbero anche due frammenti di Duride di Samo (FGrHist 76 F 20, ap. Suid., s.v. Εὐρύβατος πονηρός; F 21, ap. schol. in Lycophr., 772), su cui cfr. LANDUCCI GATTINONI 1997,pp.
156ss. Sull'aneddoto e sul suo inquadramento all'interno dei rapporti fra Agatocle e Corcira cfr. INTRIERI
2011, pp. 438-446.
Enotri di razza. L’istituzione dei sissizi si è diffusa di qui per la prima volta, mentre la distinzione del corpo dei cittadini in classi dall’Egitto”18.
All’interno di questa digressione, dunque, lo Stagirita si sofferma sulla figura di Italo, che sarebbe stato il primo ad istituire i sissizi in Italía. Per quanto riguarda i sissizi, è opinione di Peroni che Aristotele non stia parlando necessariamente dei pasti in comune, ma probabilmente di riserve alimentari collettive. Ciò sembrerebbe confermato dagli scavi archeologici da lui condotti a Broglio di Trebisacce che, relativamente ai secoli XIV-XIII, hanno restituito dati che farebbero pensare all’introduzione in Calabria di nuove tecniche, influenzate probabilmente dalle frequentazioni micenee, per la creazione di grandi contenitori di derrate idonei a immagazzinare le riserve alimentari19.
Dall'affermazione del filosofo che i sissizi in Italía furono istituiti prima di quelli cretesi, i quali vengono fatti risalire al periodo di Minosse, si deduce che Italo debba essere vissuto prima del re cretese, quindi, secondo quanto ipotizzato da Peroni20, nella seconda parte del XIV secolo a.C. Italo, inoltre, in base alla versione raccolta da Aristotele, sarebbe diventato re degli Enotri, che, da quel momento assunsero perciò il nome di Itali, così come assunse il nome di Italía la parte di penisola situata tra il golfo Scilletico e il golfo Lametico su cui insisteva il suo regno.
Di Italo aveva parlato anche Antioco, il quale, secondo quanto si legge in Dionigi di Alicarnasso, raccontava che egli, diventato re degli Enotri, avrebbe sottomesso alcune popolazioni vicine pacificamente, mentre altre con la forza e che per questo il territorio occupato dagli Enotri nell’area compresa tra il golfo Napetino e quello Scilletino prese il nome di Italía21. Dal passo di Strabone, in cui riporta il pensiero di Antioco, si ottengono ulteriori notizie sui confini dell’Italía, che inizialmente andavano dallo stretto di Messina fino ai golfi Napetino e Scilletino; in seguito, si sarebbero estesi a Nord sul Mar Tirreno fino al fiume Lao e sul Mar Ionio fino a Metaponto22.
18
Arist., Pol., VII 10, 1329b.
19 P
ERONI 1989,pp. 146ss. Cfr. ancheDE SENSI SESTITO 1995,pp. 228ss.
20 PERONI 1989,p. 146. 21
Antioch., FGrHist 555 F 5, ap. Dion. Hal., I 35.
Per Tucidide, invece, Italo era re dei Siculi, il che significa che per lui l’Italía aveva assunto questo nome quando i Siculi erano stanziati in Italia e non erano ancora approdati in Sicilia23.
Dunque, sia Antioco che Aristotele conoscevano la stessa notizia secondo cui Italo fu re dell’Enotria, che da lui venne chiamata Italía. Per questo motivo è proprio allo storico siracusano che gran parte della critica attribuisce queste notizie confluite nel passo della
Politica24. Anche le notizie sui confini dell’Italía sembrano coincidere, sebbene Antioco
chiami il golfo di Sant’Eufemia Napetino, mentre Aristotele Lametico. Per questo motivo Jacoby, nel suo commento ai frammenti di Antioco, ha messo in discussione il nome Lametico ricordato dallo Stagirita25. Di opinione diversa, invece, è la De Sensi Sestito, che
osserva come questa forma sia riscontrabile anche in un frammento di Ecateo, riportato da Stefano di Bisanzio26 e ipotizza che l’esistenza di queste due diverse denominazioni possa spiegarsi attribuendo ad Antioco il ricordo della forma più arcaica del nome del golfo, da lui utilizzata volutamente perché stava parlando dell’Enotria più antica27. L’aggettivo
“Napetino”, inoltre, rimanderebbe al toponimo preellenico e protoellenico nape, che indicava una valle florida; pertanto Antioco potrebbe avere utilizzato questo aggettivo per alludere alla condizione di pastori degli antichi Enotri28, che si intravede tra l’altro anche nel passo della Politica.
I tanti elementi in comune tra Aristotele e Antioco, pertanto, hanno suggerito che alla base del passo della Politica ci sia la versione dello storico siracusano. Non è certo, però, che egli l’abbia conosciuta per via diretta. Lombardo, infatti, ritiene che Aristotele non abbia ripreso fedelmente Antioco, in quanto quest’ultimo, secondo quanto risulta da Dionigi di Alicarnasso, sincronizzava Italo con Cocalo e Minosse, poco prima di Eracle dunque29; come si è già osservato, Aristotele, invece, colloca Italo in un’epoca di molto precedente a Minosse. Pertanto, secondo lo studioso, Antioco potrebbe essere stato frainteso da una fonte intermedia. È anche possibile, però, anche se forse meno probabile, che Aristotele, per questa notizia relativa alla cronologia di Italo, possa aver seguito
23 Thuc., VI 2, 4, su cui cfr. D
E SENSI SESTITO 1999,pp. 59-60. Di Italo come re dei Siculi parlava anche
Serv., ad. Aen., I 2, 533, secondo il quale, però, egli proveniva dalle terre di Turno (il Lazio), a cui fu poi dato il nome di Italía.
24 P
AIS 1894,p. 23 e pp. 388-389; MUSTI 1988, p. 264; MELE 1991,pp. 246-248; DE SENSI SESTITO 1999,pp.
40-41. 25 JACOBY 1969,p. 611. 26 Hecat., FGrHist 1, F 80. 27 DE SENSI SESTITO 1999,pp. 41ss. 28 DE SENSI SESTITO 2002,pp. 285-286.
un’altra fonte diversa da Antioco30 . A partire dal Pais31, in realtà, è stata avanzata l’ipotesi che allo Stagirita la versione di Antioco sia pervenuta attraverso l’opera di Eforo di Cuma. Sembra suggerirlo l’affermazione aristotelica secondo cui i sissizi d’Italía introdotti da Italo furono precedenti a quelli di Minosse a Creta. Questa notizia, infatti, sembra attribuibile ad Eforo più che ad Antioco, in quanto è riconosciuto l’interesse del Cumano sia per la questione del protos heuretés che per Minosse e Creta32. La Cantarelli, però, ha
ipotizzato che sul passo della Politica possano aver influito anche altre fonti. La studiosa, in particolare, pensa a Lico di Reggio, il quale, come si è già detto, avrebbe trattato della regione enotria in un’opera che è da indentificare forse con il Πρὸς Ἀλέξανδρος, indirizzato con buone probabilità ad Alessandro il Molosso33. La Cantarelli ritiene che egli,
prima di partire con la sua spedizione alla volta dell’Italía, potrebbe aver cercato di conoscerne il territorio attraverso le informazioni raccolte dai suoi ambasciatori e attraverso le opere di storici locali34.
Sull’origine del nome Italía esisteva, poi, un filone di tradizione, che è stato seguito ad esempio da Ellanico35, del tutto diverso da quello antiocheo. Secondo questo filone, infatti, il toponimo non aveva avuto origine dal nome del re Italo, ma dal termine vitulos, “vitello”36. Nello stesso frammento Ellanico, la cui fonte si ritiene possa essere Ippi di Reggio37, afferma anche che, prima di chiamarsi Italía, la regione si chiamava Ausonia o
Saturnia, seguendo così quel filone di tradizione calcidese che tendeva a valorizzare gli Ausoni. Abbiamo visto, invece, che la tradizione riportata da Antioco e seguita da Aristotele metteva in primo piano, invece, gli Enotri. Secondo Antioco, infatti, gli Ausoni, che lo storico collocava in Campania38, entrarono a far parte del regno enotrio solo quando
i suoi confini furono ampliati dal successore di Italo, Morghes, fino a Posidonia e Taranto39. Pertanto la versione di Antioco doveva evidentemente polemizzare con quella risalente a Ippi. 30 LOMBARDO 1994,pp. 261-281. 31 P AIS 1894,p. 388. 32 P
ARMEGGIANI 2011,pp. 28ss.; MOGGI 2014,p.707; DE SENSI SESTITO 1999; DE SENSI SESTITO 2014, pp.
58 ss.
33 Cfr. A
MIOTTI 1982,pp. 452-466. Ad Alessandro II, figlio di Pirro, pensa, invece, NAFISSI 1992,p. 415.
34 CANTARELLI 1999,pp.70-71 e n. 138. 35
Hellanic., FGrHist. 4 F111, ap. Dion. Hal., I 35, 23.
36 Hellanic., FGrHist 555 F 5, ap. Dion. Hal., I 35; Tim., FGrHist 566 F 42, ap. Aul. Gell., N.A., XI 1; Ps.
Apollod., II 5, 10, 10; Varr., De ling. Lat., V 96; De re rust., II 5; Hesych., s.v. Italos; Tzetz., ad Lycophr., v. 1232.
37C
ALDERONE 1956,pp. 110ss e n. 2; MAZZARINO 1966,p. 211; LEPORE 1963,p. 106; VANOTTI 1994,pp.
123-124; SAMMARTANO 1998,pp. 85, 102ss.
38
Antioch., FGrHist 555 F7, ap. Strab., V 4, 3 C 242.
39 D
Nella seconda parte del passo della Politica che si sta prendendo in analisi, infine, Aristotele riporta informazioni relative ai popoli italici degli Opici/Ausoni e dei Coni. Dei primi lo Stagirita racconta che gli Opici abitavano vicino la Tirrenia e che, πρότερον ma anche νῦν, erano chiamati Ausoni, espressione che può essere riferita al tempo di Aristotele ma anche a quello della sua fonte. Risale al Ciaceri l’ipotesi che gli Ausoni fossero gli antichi abitanti della Campania, che, in seguito, assunse il nome di Opicia40. Questa notizia trova riscontro in un frammento di Antioco riportato da Strabone41 e dunque conferma che Aristotele deve aver tratto dallo storico siracusano, in forma diretta o mediata, le informazioni sull’antico popolamento dell’Italia. Nello stesso passo della
Geografia Strabone riferisce anche la versione di Polibio, secondo il quale, invece, Ausoni
e Opici erano due popoli differenti. Dunque, sulla relazione che intercorreva tra gli Ausoni e gli Opici esistevano tradizioni differenti. Secondo la De Sensi Sestito l’assimilazione tra i due popoli potrebbe risalire proprio ad Antioco, che attribuiva alla loro pressione sugli Enotri l'espulsione dei Siculi verso la Sicilia, e per questo motivo li considerava successivi agli Enotri nel popolamento del suolo italico42.
Per quanto riguarda i Coni, invece, Aristotele afferma che essi appartenevano al γένος enotrio e abitavano nel territorio della Siritide. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad una notizia che trova riscontro in Antioco, secondo il quale, appunto, i Coni, che erano di stirpe enotria, erano stanziati nell’area di Metaponto e di Siri43.
2. Gli eroi e i personaggi menzionati nel De mirabilibus auscultationibus