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Tabella cronologica

E LEMENTI NATURALISTICI E MIRABILIA

1. Il fuoco e i fenomeni vulcanic

Nel De mirabilibus auscultationibus sono presenti diversi riferimenti a fenomeni naturali legati al fuoco. Essi si concentrano soprattutto nei capitoli 34-40, che sono ambientati per buona parte in Sicilia:

“Nell’isola di Lipari dicono vi sia un soffione in cui, se si nasconde una pentola, nella quale sia stata inserita una vivanda qualsiasi, si può cuocerla”1.

“Si narra che al di là delle Colonne d’Ercole vi siano luoghi infuocati; alcuni ardono in continuazione, altri solo di notte, come scrive Annone nel Periplo. E il fuoco di Lipari non risulta visibile e risplendente di giorno, ma solo di notte. Anche a Pitecusa dicono ci sia materia infuocata ed estremamente calda, ma non ardente”2.

“Senofane racconta che un tempo il fuoco di Lipari cessò di bruciare per sedici anni e riprese al diciassettesimo. Dicono invece che il torrente di fuoco dell’Etna non sia né ardente, né continuo, ma ritorni in attività solo dopo molti anni”3.

“Suscitano meraviglia le caratteristiche di un torrente di fuoco in Sicilia: infatti l’estensione della bocca del cratere raggiunge una larghezza di quaranta stadi e si eleva fino a un’altezza di tre”4.

Nei passi riportati compaiono diversi riferimenti al “fuoco” dell’isola di Lipari, cioè alle sue attività vulcaniche. Ai fenomeni sismici e vulcanici non solo di Lipari, ma in generale delle isole Eolie, fanno riferimento diverse fonti, tra cui Diodoro Siculo e Strabone.

L’autore della Biblioteca storica dedica una lunga sezione alle cosiddette isole di Eolo. Egli afferma che esse erano in tutto sette e che su ognuna di esse si erano verificate attività vulcaniche; a Stromboli e Hierà, poi, si verificavano ancora emissioni di gas accompagnate da forti boati5. Successivamente Diodoro si sofferma prima sulla

1

Ps. Arist., mir. aus., 34.

2 Ps. Arist., mir. aus., 37. 3 Ps. Arist., mir. aus., 38. 4

Ps. Arist., mir. aus., 40.

colonizzazione mitica, avvenuta ad opera di popolazioni ausoni guidate da Liparo, al cui regno successe quello di Eolo e dei figli su Italia e Sicilia; poi racconta della colonizzazione storica, che si verificò all’epoca della 50a Olimpiade (580-576 a.C.) ad opera dei Rodi e degli Cnidi che avevano preso parte alla spedizione di Pentatlo6. Infine, l’autore siciliano passa a parlare di Lipara, una delle più importanti isole Eolie: in particolare essa viene elogiata per le sue fonti termali, per le miniere di zolfo e allume e per la fertilità del suolo7.

Strabone, che accenna alle isole Eolie già nel V libro della Geografia8, ne parla più ampiamente nel libro VI9: anche lui, come Diodoro, afferma che le isole erano 7 e che, la maggiore di queste, Lipara, fu una colonia degli Cnidi. Aggiunge, inoltre, che l’antico nome dell’isola era Meligunis. Il geografo passa poi e descrivere il territorio fertile dell’isola, le sue miniere di allume, le sorgenti termali e le emissioni di fuoco. Infine, Strabone riferisce, citando Posidonio10, dell’attività vulcanica di Hierà e, in particolare, dell’eruzione vulcanica del 126 a.C. che ebbe come conseguenza l’emersione dell’isola di Vulcanello.

Dunque, fatta eccezione per alcuni particolari, i passi di Strabone e di Diodoro sono accomunati da diversi elementi. Per quanto riguarda Diodoro, si ritiene che la sua fonte possa essere Timeo11, il quale, dunque, potrebbe essere anche la fonte di Strabone.

Delle isole Eolie aveva parlato anche Antioco: è Pausania a riportare un frammento dello storico siracusano, in cui prima vengono raccontati la fondazione delle isole Eolie e il suo legame con la spedizione di Pentatlo, poi sono descritti fenomeni di emissioni di fuoco che caratterizzano le isole di Strongoli e di Hierà12. L’interesse mostrato da Antioco per le

isole Eolie ha fatto supporre che Diodoro e Pausania abbiano consultato la stessa fonte13.

In tal caso, come sostenuto soprattutto da Figueira, si dovrebbe supporre che Timeo, fonte di Diodoro, abbia consultato l’opera di Antioco e abbia tratto da lui le notizie sulle isole

6 D.S, V 7, 5-7; 8, 9. 7 D.S., V 10, 1-3. 8 Strab., V 4, 9 C 248. 9 Strab., VI, 2, 10 C 275. 10 Posid., FGrHist 87 F 88.

11 Tim., FGrHist 566 F164. Sulla derivazione di Diodoro da Timeo cfr. P

EARSON 1987, pp. 65-66;

VATTUONE 1991,pp. 312-313.

12

Antioch., FGrHist 555 F 1, ap. Paus. X, 11, 3-4.

13 Così M

Eolie14. Tra i racconti di Diodoro e di Pausania esistono, però, differenze tali da far supporre che i due autori dovessero aver attinto, invece, a fonti diverse15.

Le notizie sul “fuoco” di Lipari presenti nel De mirabilibus auscultatonibus, dunque, non sono nuove alla tradizione. Il riferimento presente nel capitolo 34 al soffione (εἰσπνοή) dell’isola di Lipari richiama, ad esempio, il passo di Diodoro, di cui si è già parlato, in cui la stesso fenomeno (si parla in questo caso di πνεύµατα) è riferito alle isole di Strongoli e di Hierà16. La notizia del capitolo 37, secondo cui il fuoco di Lipari sarebbe visibile solo di notte, presenta affinità, invece, con un passo di Plinio il Vecchio in cui c’è un accenno alla

flamma Lipara, sebbene si parli di flamma nocturna in relazione a Hierà17.

Nel capitolo 38 la notizia secondo cui il fuoco di Lipari smise di ardere per sedici anni e riprese al diciassettesimo è ricondotta a Senofane di Colofone18, il filosofo che fu attivo anche in Magna Grecia e Sicilia e che proprio durante il suo soggiorno in Sicilia potrebbe aver raccolto dati sulle isole Eolie19. Alcuni studiosi ritengono, in maniera del tutto arbitraria secondo la Zunino che preferisce invece mantenere la lezione originale, che l’autore del De mirabilibus auscultationibus non si stesse riferendo all’isola di Lipari, ma a quella di Vulcano, che era nota alle fonti per la sua attività vulcanica praticamente ininterrotta20.

Per quanto riguarda, poi, la fonte di questo capitolo, è stato ipotizzato che possa trattarsi di Timeo21, il quale, come abbiamo visto, aveva mostrato interesse per le isole

Eolie. Per i capitoli 16-77 dell’opera pseudo aristotelica, però, si è ipotizzato anche che la fonte utilizzata possa essere, invece, Teofrasto. Nel caso dei capitoli di cui si sta discutendo (34, 37, 38, 40) la derivazione dal Peripatetico sembra forse più probabile rispetto a Timeo perché lo Pseudo Aristotele nel testo fa riferimento, sia nel capitolo 38

14 FIGUEIRA 1984,pp. 182-183. 15

È questa, ad esempio, l’opinione di SAMMARTANO 1996, pp. 45ss. e di PORCIANI 2006,pp. 315-318 che puntano l'attenzione sulla diversa origine dei colonizzatori (per Diodoro Rodi e Cnidi, per Pausania solo Cnidi) e anche sulle discordanze relative agli eventi immediatamente successivi all’arrivo dei Greci a Lipari. SAMMARTANO 1996, in particolare, ipotizza che dietro il racconto di Diodoro si possano intravedere elementi

risalenti ad un filone di tradizione filo-calcidese precedente a Timeo e per la quale, molto cautamente, vista la scarsità di frammenti che ci sono pervenuti, si potrebbe pensare a Ippi di Reggio; nel racconto di Pausania, invece, troverebbe spazio, forse non direttamente, la versione polemica e filo-dorica di Antioco.

16 D.S., V 7, 4. 17 Plin., NH, III 93-94. 18

Xen., F21 A 48 Diels-Kranz.

19 Su Senofane cfr. C

ORBATO 1952,pp. 1-72; GUTHRIE 1962, pp. 360-402; BUGNO 2005; REALE 2006;

UNTERSTEINER 2008.

20

ZUNINO 1999,p. 24.

21 F

che nel capitolo 40, al “torrente di fuoco” che, secondo le fonti, sarebbe proprio il titolo di un’opera di Teofrasto22.

All’interno di questi capitoli, infine, si accenna anche a fenomeni vulcanici in Magna Grecia, nello specifico a Pitecusa23. La notizia trova riscontro nuovamente in Strabone, il quale, dopo aver raccontato della fondazione della città, afferma che essa era spesso soggetta a terremoti e ad eruzioni che rendevano calda l’acqua del mare. Da qui era nato il mito secondo cui Tifeo si trovava sotto l’isola e con i movimenti del suo corpo dava vita alle esplosioni e alle eruzioni. Poco più avanti, dopo aver inserito una citazione di Pindaro, Strabone cita esplicitamente Timeo24 per alcuni fenomeni vulcanici avvenuti nell’isola e per la presenza su essa di sorgenti termali25. Proprio perché il geografo cita Timeo come

sua fonte, e a lui si crede che vada ricondotta anche la parte iniziale del passo su Pitecusa precedente la citazione di Pindaro, si ritiene che lo storico di Tauromenio, forse attraverso Artemidoro, possa essere la fonte anche del capitolo del De mirabilibus auscultationibus26.

Come si è detto, però, la fonte di tutti i passi dell’opera dello Pseudo Aristotele che sono stati citati in relazione ai “fuochi”, potrebbero derivare da Sul torrente di fuoco di Teofrasto, sebbene si sia ipotizzato che quest’opera riferisse solo notizie sulla Sicilia e soprattutto sull’Etna; è stata anche avanzata la possibilità, però, che le informazioni sulla Sicilia facessero parte soltanto di una sezione dell’opera, che potrebbe aver trattato anche di altre località27.