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Tabella cronologica

E LEMENTI NATURALISTICI E MIRABILIA

3. Elementi di botanica

3.3 I passi del De mirabilibus ausculationibus 1 Il monte Circeo

3.3.4 Le palme nelle isole di Eolo

Altre notizie botaniche sono riferite nel capitolo 132 del De mirabilibus auscultationibus:

“Narrano che in una delle cosiddette isole di Eolo cresca una gran quantità di palme, per cui l’isola è chiamata anche Phoinicodes. Non sarebbe dunque vero quanto riferisce Callistene, cioè che l’albero prese nome dai Fenici, che abitavano in Siria lungo i litorali. Ma, come

122

Ps.Arist., mir. aus., 111.

123 Theophr., hist. plant., IV 3, 1; VI 6, 5; VI 6, 10; VI 8, 3; VII 7, 4; IX 7, 3. 124 Theophr., od., 27.

125

Plin., NH, XXI 17.

126 Su Posidonio come fonte del capitolo siciliano di Strabone, cfr. L

ASSERRE 1967,pp.18-21.

127 Strab., VI 2, 7 C 273. Cfr. anche Dioscor., I 26 Gunther. 128

VANOTTI 2007,p.196.

129 V

sostengono alcuni, furono i Greci a denominare questo popolo Fenici, perché essi, che avevano solcato per primi il mare, dovunque arrivavano, uccidevano e sterminavano tutti. E nella lingua dei Perrebi spargere sangue si dice phoinixai130”.

Il passo è incentrato su una pianta, la φοίνιξ131, che cresceva abbondantemente in una delle isole Eolie e dalla quale quest’isola prese il nome Phoinicodes. Lo stesso toponimo, che dovrebbe riferirsi all’isola di Filicudi132, trova riscontro anche in Diodoro Siculo133.

Il nome della pianta dà lo spunto per introdurre, nella seconda parte del capitolo, una discussione relativa alla sua etimologia. In particolare, l’autore polemizza con l’opinione di Callistene, secondo cui la pianta prese il nome dal popolo dei Fenici134; egli sostiene invece che quest’ultimo abbia un’origine greca e che, in particolare, derivi dal dialetto dei Perrebi, popolo della Tessaglia.

È problematico stabilire da quale fonte lo Pseudo Aristotele abbia tratto queste notizie etimologiche. Tuttavia questo capitolo si inserisce in una sezione (capitoli 132-136) dedicata all’ambiente fenicio-punico e nel capitolo 134 lo Pseudo Aristotele afferma di aver utilizzato un’opera intitolata Storie fenicie, delle quali peraltro non si hanno altre informazioni. Pertanto si è ipotizzato che quest’opera, forse mediata da Timeo, potrebbe essere la fonte anche del capitolo 132135.

130 Ps. Arist., mir.aus., 132. 131 Cfr. Theophr., h.p., II 6, 6; IX 4, 4. 132 V ANOTTI 2007,p. 202.

133 D.S., V 7, 1. Di Phoinikoussa parla invece Plin., NH, III 94. 134

Kallist., FGrHist 124 F 42.

135 V

C

ONCLUSIONI

Il primo obiettivo della ricerca condotta è stato quello di tracciare un quadro esaustivo delle informazioni relative alla Magna Grecia e alla Sicilia che circolavano in Atene dalla seconda metà del IV secolo in poi, tanto che vi si facesse esplicito riferimento nelle opere pervenute di Aristotele, tanto che ne fosse rimasta traccia in qualcuna delle opere pervenute in frammenti attribuite a lui o a qualcuno dei suoi numerosi allievi.

Il secondo e ben più impegnativo obiettivo, perseguito in parallelo, è stato quello di risalire, per quanto possibile, alla luce del dibattito storiografico relativo, alle fonti e ai canali di informazione attraverso cui le varie informazioni potessero essere pervenute all'interno della Scuola.

Alla luce di questi obiettivi, il lavoro svolto ha fatto, dunque, emergere i seguenti risultati: • Prima di tutto la gran quantità di informazioni, che Aristotele e gli altri membri del

Liceo sono riusciti a reperire attraverso le loro ricerche, ha mostrato quanto doveva essere forte per loro l’interesse nei confronti dell’Occidente. Come evidenzia la successione dei capitoli di questo lavoro di tesi, si tratta di informazioni che afferiscono a svariate tematiche.

L’attenzione verso alcune di esse, quali ad esempio i racconti di fondazione, le legislazioni, le tirannidi e i nomismata, è giustificata dal ruolo importante che potevano rivestire all’interno della trattazione della storia politica e istituzionale delle poleis, che è argomento centrale soprattutto della Politica e delle Politeiai. Questi argomenti, comunque, sono risultati essere di interesse non solo per Aristotele o chi con lui ha collaborato alle Politeiai, ma anche per altri membri del Peripato.

Per quanto riguarda le altre tematiche che sono state rintracciate, esse in qualche caso hanno risentito dell’influenza del vivace dibattito filosofico e culturale che alimentava l’Atene del IV secolo – si veda ad esempio il dibattito sull’ἡδονή che ha ispirato quello sulla tryphé –, mentre in altri casi sono relative ad argomenti, come la botanica o la paradossografia, che furono molto approfonditi dalla scuola anche dopo la morte del maestro. Oltre all’ampiezza delle tematiche, si è evidenziato, inoltre, il reperimento di materiale molto eterogeneo, con una particolare predilezione per le notizie di natura aneddotica.

Si è osservato, inoltre, che la raccolta di tutte queste notizie sull’Occidente fu utilizzata dai Peripatetici in funzione dei loro specifici interessi. A cominciare dai numerosi riferimenti alla Magna Grecia e alla Sicilia presenti nella Politica, che sono

stati introdotti da Aristotele per esemplificare e confermare le sue riflessioni teoriche. • Il secondo dato da mettere in risalto riguarda le fonti attraverso cui le notizie

sull’Occidente sono pervenute alla scuola di Aristotele.

Un ruolo rilevante è stato assunto indubbiamente dalle fonti scritte. In particolare, è risultato che molte informazioni, che presentano elementi molto dettagliati e talvolta non riscontrabili in altre fonti, presuppongono la lettura e l’utilizzazione delle opere di storici locali. Secondo la tradizione, Aristotele fu un appassionato collezionista di testi, per cui sembra abbastanza plausibile che alcune di queste opere possano aver fatto parte della sua biblioteca personale, della quale si saranno avvalsi per le loro ricerche anche gli altri membri del Liceo.

Tra le fonti occidentali più antiche che circolavano nell’Atene di Aristotele, un posto di primo piano deve essere stato rivestito da Ippi di Reggio e Antioco di Siracusa, ai quali diverse volte, infatti, sono state attribuite le notizie presenti nei passi che sono stati analizzati. Antioco in particolare può essere considerato una delle fonti principali del filosofo per molte notizie sulla Magna Grecia. La sua presenza è ravvisabile, come s’è visto, nella digressione storica su Italo e l’Italía contenuta nella sezione della

Politica in cui Aristotele trattava dei sissizi; ma anche nell’ informazione, sempre nella Politica, della presenza di un gruppo trezenio accanto al nucleo principale acheo dei

coloni fondatori di Sibari; e ancora in quelle relative alla fondazione di Turi e forse anche nelle notizie sulla partecipazione dei Messeni alla fondazione di Reggio, per la quale alcuni elementi hanno suggerito, invece, l’utilizzo dell’opera storica di Ippi.

Probabilmente, però, Aristotele ebbe modo di leggere anche l’opera di uno storico siceliota di IV secolo, Filisto di Siracusa, che fu testimone diretto di parte degli eventi che incluse nei suoi Sikelika. Si tratta di un’opera che fu molto apprezzata e letta nel IV secolo, in particolare alla corte macedone e soprattutto da Alessandro Magno, di cui Aristotele per un certo periodo fu precettore e che nutrì un vivo interesse per le vicende della Grecia occidentale e, in particolar modo, per la figura di Dionisio I. Plutarco (Alex. 8, 3) racconta addirittura che, mentre si trovava in Asia, Alessandro chiese ad Arpalo di inviargli, insieme ad altri testi, anche gli scritti dello storico siracusano. Dai Sikelika di Filisto derivavano probabilmente le numerose informazioni riportate da Aristotele sulle tirannidi siciliane, in particolare quelle di Falaride e di Dionisio I.

Oltre che dalle opere di questi autorevoli storici occidentali, tante altre informazioni sull’Occidente, che talvolta si sono rivelate anche degli unica nel panorama della

tradizione, erano probabilmente pervenute ad Aristotele anche da altri autori locali, sui quali non si dispone di notizie sufficienti ad individuarne le tracce. Ciò valorizza ancora di più l’attività svolta dal Liceo e il ruolo che esso ha svolto nella trasmissione delle conoscenze sul mondo occidentale.

Oltre alle fonti scritte, però, l’esame dei frammenti ha permesso di ipotizzare il ricorso di Aristotele e dei suoi allievi anche a tradizioni occidentali orali. In questo senso, un importante canale di informazioni su Magna Grecia e Sicilia è stato rappresentato dai tanti intellettuali di provenienza occidentale, che in diversi momenti sono giunti ad Atene e sono entrati in contatto con il Liceo.

Tra questi Aristosseno di Taranto e Dicearco di Messina, che furono allievi diretti di Aristotele, costituirono indubbiamente un canale privilegiato tra il Liceo e il mondo occidentale. In particolare, Aristosseno, il cui soggiorno ad Atene è databile tra il 340 a.C. e il 322 a.C., aspirò anche a diventare successore del filosofo, il quale gli preferì però Teofrasto. Ad Aristosseno si deve la raccolta di molti dati su Pitagora e i Pitagorici, di cui avrebbero fatto uso sia Aristotele che i suoi allievi. In seguito all’analisi dei frammenti relativi, al Tarantino spesso sono state attribuite tradizioni anche molto rare: egli probabilmente ebbe la possibilità di conoscerle sia dal padre Spintharos che dal maestro Senofilo; sia dai Pitagorici che egli aveva conosciuto a Fliunte, sia dall’ambiente pitagorico tarantino, di cui fece parte ai suoi tempi Archita. In qualche caso, poi, le notizie apprese da Aristosseno dipendevano esclusivamente da tradizioni orali, come, ad esempio, la storia dei Pitagorici Damone e Finzia, che pare sia stata appresa dal Tarantino a Corinto, dove ebbe modo di sentirla in prima persona dall’ex tiranno siracusano Dionisio II. Pitagora e i Pitagorici non furono comunque l’unico argomento di cui si interessò il Tarantino.

Anche i pochi frammenti pervenutici di Dicearco dimostrano un suo interesse per il mondo occidentale. Come Aristosseno, fu anch’egli affascinato da Pitagora, sul quale raccolse numerose notizie, derivanti spesso da tradizioni orali. Dicearco, però, ebbe anche tanti altri interessi: le fonti antiche gli attribuiscono infatti un Βίος Ἑλλάδος, un

Tripolitico e opere di argomento geografico.

Pertanto, è probabile che i due allievi di Aristotele siano stati nell'ambito della Scuola fonte di informazioni di vario tipo.

• L’analisi dei passi ha evidenziato come l’interesse dei Peripatetici per il mondo greco occidentale non si esaurì con lo scolarcato di Aristotele. Una volta che Aristotele fu