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CAPITOLO 3 La mobilità studentesca interregionale in Italia

3.8 Un fenomeno del tutto nuovo?

La mobilità per studio non è un fenomeno del tutto nuovo nel panorama delle migrazioni interne (Di Maio e Gaeta, 2013). Tuttavia solo di recente ha iniziato ad

interessare gli studiosi, in particolare per la sempre maggiore consistenza dei flussi, e in secondo luogo perché come visto per le migrazioni da lavoro, anche questi flussi percorrono principalmente la direttrice che da Sud va verso il Centro-Nord.

D’Antone e Miotti (2016), riportando i dati di Miozzi (1993; 2003 in D’Antone e Miotti, 2016) relativi al 1985, fanno notare come gli studenti meridionali siano molto più mobili oggi di allora. Nel 1985 infatti il 92,4% degli iscritti negli Atenei del Nord proveniva dalla stessa area territoriale, il 4,4% dal Sud. Al Centro invece l’80,3% proveniva dalla stessa area geografica, il 15,8% dal Sud e il 3,9% dal Nord. Mentre per il Sud, ben il 98,8% degli iscritti negli Atenei del Sud proveniva dalla stessa ripartizione.

In uno studio condotto da Reale (1992) tra la fine la metà degli Ottanta e l’inizio degli anni Novanta sul sistema universitario del Mezzogiorno, l’autrice mette in evidenza come il fenomeno della mobilità interessi in particolare le regioni del Sud Italia:

Se si considera il complesso degli iscritti in atenei del Mezzogiorno rispetto alla circoscrizione geografica di residenza, si può notare che la quasi totalità (98,7%) risiede nel Mezzogiorno; al contrario la percentuale dei residenti del Sud sul complesso degli iscritti in atenei del Centro-Nord è del 9,8%. Fra questi ultimi, le percentuali più alte provengono dalle regioni Campania, Molise, Abruzzo e Calabria, mentre la regione del Sud che raccoglie il maggior numero di studenti residente nel Centro-Nord sia in valore assoluto che in percentuale è l’Abruzzo, seguita dalla Campania (Reale 1992: 41).

L’autrice, prendendo in riferimento i dati sui flussi interregionali degli studenti in corso nell’anno 1989-90, mette in evidenza come solo lo 0,7% degli studenti residenti nel Centro-Nord studia in un Ateneo del Sud, mentre per quanto riguarda la percentuale degli studenti meridionali iscritti al Centro-Nord, questa ammonta al 17,2% (Reale, 1992). Tuttavia questo indice è estremamente disomogeneo, passando dal 4,4% e 6,2% della Sicilia e della Puglia all’83,6% del Molise, mentre regioni come Abruzzo (35,6%), Basilicata (32%), Calabria (22%), Sardegna (20%) e Campania (15,3%) fanno registrare valori intermedi (Reale, 1992).

Dall’analisi dei dati Murst operata da Reale, emerge come nell’anno accademico 1989-90 ben il 17,2% degli studenti iscritti in corso residenti nel meridione studi in un Ateneo del Centro-Nord. In termini assoluti gli iscritti sono

58.490 unità su 339.663 totali. Tra gli iscritti al Centro-Nord, solo 3.685 sono iscritti in un Ateneo del Sud Italia, su un totale di 539.843 iscritti. Il numero complessivo degli studenti iscritti in corso nell’anno accademico 1989-90 in tutto il paese ammonta a 879.506 (Reale, 1992).

Questi dati mettono in evidenza come la mobilità per studio non sia un fenomeno assolutamente nuovo nel panorama italiano. Tuttavia esso è andato consolidandosi negli anni, assumendo proporzioni sempre più importanti, in particolare per alcune regioni che allora sembravano non soffrire del fenomeno, come la Sicilia. Uno studio della Formez (1991 in Reale, 1992), citato dall’autrice, mette in evidenza come la mobilità intervenga «nell’intento di ridurre le distanze tra il luogo di studio e residenza e quello del probabile mercato di sbocco.» (Reale, 1992: 39). Golini e Todisco (1991 in Reale, 1992) analizzano questo deflusso di studenti concentrandosi sul lato dell’offerta formativa e della sua qualità, mettendo in evidenza come questa forte disparità fra le circoscrizioni non sia di fatto fisiologica, ma si tratti piuttosto di una mobilità “obbligata”, relativa alla maggiore possibilità di scelta e alle maggiori aspettative che gli studenti meridionali ripongono nelle Università settentrionali.

Quanto detto prima a riguardo del probabile mercato di sbocco torna utile in considerazione di un’indagine speciale sui laureati nella sessione estiva del 1984 condotta dall’Istat, dalla quale emerge che gli studenti che si spostano meno sono quelli che risiedono in Campania, Sicilia e Sardegna, mentre le punte massime sono in Molise e Basilicata, dove però non erano ancora presenti sedi universitarie al momento della rilevazione. Il dato della Calabria è uno dei più significativi, infatti solo il 19,6% dei laureati ha studiato nella regione di residenza, mentre la maggior parte si è spostata verso la Sicilia, la Campania e il Lazio (Reale, 1992).

Mentre con riguardo all’Indagine sugli sbocchi professionali dei laureati svolta dall’Istat nel 1989, emerge che il 98% dei laureati nel Mezzogiorno risiedevano nella stessa circoscrizione geografica al momento dell’iscrizione all’Università, mentre questa percentuale scende al 90% al Centro-Nord (Reale, 1992). Questo significa che il peso dei non residenti è molto più forte nel Centro-Nord che al Mezzogiorno. Al momento dell’iscrizione all’Università, la quasi totalità dei residenti al Centro-Nord si laureava in un’Università locale, mentre oltre il 18% dei residenti nel Mezzogiorno si laureava in un’Università del Centro-Nord (Reale, 1992).

Con riguardo poi alla condizione lavorativa rispetto all’area di residenza degli studenti al momento dell’iscrizione all’Università, risulta che oltre il 91% di coloro che lavorano nel Centro-Nord vi risiedevano anche al momento dell’iscrizione all’Università, mentre al Sud questa percentuale è del 97,4% (Reale, 1992):

L’analisi di questi dati sottolinea ancora una volta che il Mezzogiorno viene sistematicamente depauperato dei migliori cervelli e che questa tendenza non è certamente destinata a modificarsi se non si interviene con opportune politiche pubbliche di sostegno allo sviluppo. Il problema, in ultima analisi, consiste anche “nella perdita economica secca che hanno le famiglie meridionali e in parte la società meridionale rispetto ai costi di allevamento dei laureati emigrati;…laureati che sono presuntivamente i più preparati e i più dinamici”, la cui mancanza si ripercuote in modo assolutamente negativo in quanto i territori del Sud sono privati del cd. ‘capitale umano’ pregiato di alta formazione sul quale fondare la crescita e lo sviluppo economico, sociale e culturale (Reale, 1992: 38).

Alcuni dati proposti da Zurru (2016a) ci aiutano a vedere meglio l’evoluzione della mobilità ante lauream a dieci anni di distanza dai dati elaborati da Reale (1992). Mentre Reale però presentava i dati sugli iscritti in corso nell’anno accademico 1989- 1990, Zurru (2016a) propone i dati sulle immatricolazioni al Centro-Nord nell’anno accademico 1998-1999 elaborati dall’autore sulla base dei dati ISTAT e AlmaLaurea. Va tenuto conto che i dati proposti escludono il Lazio dalle regioni del Centro-Nord. Emerge tuttavia che solo il 9% degli studenti meridionali si immatricolava in un Ateneo del Centro-Nord nell’anno accademico 1998-1999. In particolare si passava dai valori massimi di Basilicata (21,1%) e Abruzzo (20,1%), ai valori minimi di Sardegna (6,2%), Sicilia (3,9%) e Campania (2,1%).