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CAPITOLO 4 La mobilità studentesca dalla Sardegna: il caso degli studenti sard

4.6. Gli studenti sardi nell’Ateneo di Pisa Risultati dell’analisi qualitativa

4.6.2. Come nasce la scelta di mobilità?

La scelta di partire per andare a studiare fuori dalla propria regione è sempre una scelta difficile, legata a diverse dinamiche. Dalle interviste condotte, uno degli elementi che emerge con più forza è quello legato alla qualità e al tipo di offerta formativa, oltre che al prestigio dell’Università in cui si andrà a studiare. Questo elemento, emerso anche nei capitoli precedenti e su cui parte delle letteratura ha insistito particolarmente (Ciriaci, 2010; 2014), si pone come cruciale nella scelta di mobilità. Spesso la scelta nasce proprio dalla carenza di un’offerta formativa specifica, come emerge dalle interviste tra gli altri di A. C. e G. C., entrambi laureati alla triennale a Pisa e ora iscritti alla magistrale sempre nell’Ateneo pisano:

All’epoca in cui facevo la quinta superiore io, ingegneria informatica in Sardegna non c’era, quindi diciamo che il motivo principale è stato quello. […] Penso che se ci fosse stata a Cagliari sarei andato a Cagliari (A. C.).

La stessa ragione che ha guidato appunto la scelta di G. C., legata cioè al fatto che Ingegneria Gestionale non fosse presente tra i corsi di studio delle due Università sarde:

Ho scelto la facoltà in quinta liceo, più o meno verso gennaio febbraio avevo già le idee chiare. Avevo scelto Ingegneria gestionale che in Sardegna non c’è, dunque mi sono trovato costretto a scegliere un’Università fuori dalla Sardegna (G. C.).

La questione dell’offerta didattica nelle sue varie declinazioni ha riguardato grossomodo quasi tutte le interviste. Generalmente, si è posta come la prima risposta data dagli studenti intervistati. Questo fattore, insieme alle altre amenities come la qualità della vita nella città, la possibilità di accesso agli alloggi universitari o ai fondi per il diritto allo studio, il ruolo dei network o delle catene migratorie, sono emersi anche dai contributi della letteratura accademica sul tema della mobilità studentesca di cui si è parlato nel capitolo precedente.

Subentrano poi anche altri fattori, come quelli legati al prestigio dell’Ateneo, nel senso che al momento della scelta, sapere di avere un titolo di studio in un Ateneo rinomato, potrebbe facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro, anche nella prospettiva di un eventuale ritorno in Sardegna, come nelle parole di E. P.:

Pensavo anche che se fossi andato a Pisa o a Torino, non avrei avuto problemi a tornare in Sardegna qualora avessi deciso di farlo, perché sicuramente una laurea a Pisa è molto più prestigiosa di una laurea a Cagliari, secondo me (E. P.).

Nonostante l’aspetto legato al mondo del lavoro non sia mai emerso come la principale delle determinati, questo spesso resta a fare da sfondo alle scelte di mobilità. Infatti, sebbene nessuno abbia mai risposto dicendo di essere andato fuori sede a studiare perché al Centro-Nord le opportunità di lavoro sono migliori, e quindi con la chiara intenzione di restare fuori già al momento della scelta dell’Università, l’idea di andare a studiare fuori sede per gli intervistati è spesso associata alla creazione di reti di contatti e a maggiori opportunità di accesso futuro al mondo del lavoro, sia sul versante appunto del prestigio dell’Università, che garantirebbe un più facile inserimento nell’ambiente lavorativo, sia dal punto di vista dei contatti che della facilità di spostamento, come emerge dalle parole di I. P.:

Ho pensato ai docenti con i quali potevo venire in contatto, ai contatti che avevano, alla rete che si poteva creare, e al fatto che fosse più facile spostarsi, per esempio per seminari, conferenze, insomma per qualsiasi cosa. Trovarsi già qua a

Pisa o comunque trovarsi in Toscana o in Emilia Romagna, o tra virgolette in continente, ti offre comunque la possibilità anche di poterti spostare in una maniera più semplice rispetto che restare in Sardegna. E questa è una libertà che mi piace, perché comunque so che, se dovessi tornare in Sardegna, sarei portata a vivere la mia vita in maniera più sedentaria, più stanziale. Qui invece prendi un treno e in tre ore sei a Roma o a Milano. Non lo so, vuoi cercare lavoro successivamente a Bologna, Milano, Firenze, lo puoi fare con molta tranquillità. Se fossi in Sardegna invece e dovessi fare dei colloqui a Bologna, Milano o Firenze, dovrei prendermi comunque dieci giorni in cui vado a Milano e poi da lì inizio a spostarmi, è più difficile (I. P.).

Un altro fattore importante, che raramente emerge negli studi sul fenomeno della mobilità studentesca ma che nel quadro delle teorie sociologiche sulle migrazioni riveste un ruolo molto importante è quello dei network e delle catene nel determinare le direttrici della mobilità. Avere un parente, un amico o un conoscente in una città può essere infatti un valido aiuto per inserirsi nel nuovo ambiente, avere delle informazioni sulla città o in questo caso sull’Università, avere un appoggio e dunque diminuire i costi sia fisici che psicologici del progetto di mobilità. In alcune interviste i legami parentali svolgono un ruolo importante, come nel caso di S. T., che ancor prima di scegliere quale facoltà fare, aveva già scelto di venire a Pisa, perché a Pisa c’era la cugina, o nel caso di M. M. che aveva la sorella a Pisa. O come nel caso di E.C. che ha un cugino che studiava a Pisa, per cui aveva avuto modo di confrontarsi con lui sulla città. In altre interviste sono invece gli amici o i conoscenti quelli a cui rivolgersi prima della scelta o durante il percorso di mobilità, come nel caso di P. L. che dice di aver scelto di fare la magistrale a Pisa «principalmente perché c’erano

alcuni amici, e io non volevo fare l’esperienza da solo, visto che già a Sassari ero stato solo per tre anni.». Anche nel caso di N. P. avere un amico a Pisa è stato utile, infatti

grazie a questo amico aveva già potuto vedere la città l’anno prima di iscriversi e grazie a questo amico ha trovato pure casa.

Le determinanti emerse finora si pongono in linea con quanto detto nel capitolo precedente a proposito della scelta di mobilità degli studenti fuori sede. La qualità e la ampiezza dell’offerta formativa e il prestigio dell’Ateneo sono elementi fondamentali nel determinare la mobilità.

Un altro dei fattori che emerge dalle interviste è quello legato alla scelta della mobilità per studio come un primo atto di indipendenza dal luogo di residenza e quindi dalla famiglia. Una sorta di passaggio obbligato nella transizione dalla adolescenza alla vita adulta, come emerge nelle parole di alcuni intervistati, tra cui I. C. che sentiva di doversi allontanare dalla famiglia, o di N. P. secondo cui la andare a vivere da solo rappresenta un momento di crescita importante, dovendo imparare a gestirti i soldi o a cavartela completamente da solo, cosa che non avverrebbe restando in Sardegna, perché sapendo di avere la famiglia vicino, uno sarebbe spinto a tornare a casa ogni fine settimana. Nelle parole di E. P. la scelta di andare fuori sede è una prima indipendenza:

È stata una prima indipendenza, e sono contento, l’ho trovata… io a casa in Sardegna non facevo niente, nelle prime settimane qui non riuscivo quasi neanche ad andare a lezione da tutte le cose che avevo da fare… ho imparato piano piano a cucinare, anche grazie ai miei amici… non sapevo fare la lavatrice, anche solo dovermi organizzare per lavare i piatti era difficile… è stato lento questo processo di indipendenza… e le bollette me le pagano ancora i miei…(E. P.).

Tuttavia, ad influenzare la scelta degli studenti intervistati contribuiscono in alcuni casi anche altri fattori che riguardano la qualità della vita, le dimensioni della città, e i collegamenti. In questo senso proprio la scelta di Pisa è caratterizzata da diversi elementi ricorrenti, come le dimensioni ridotte, «Pisa è una città a misura

d’uomo» (S.M. P.), il fatto di essere una città studentesca e vivibile, il fatto di non

essere troppo a Nord, come nelle parole di I. P. Nessuno degli intervistati ha detto di essersi pentito della scelta di Pisa, e che bene o male la città ha rispettato le aspettative degli intervistati prima della partenza. Scegliere una città significa anche poi partecipare alla vita sociale e culturale della stessa, quindi c’è chi a Pisa ha trovato poi un lavoro da fare durante gli studi, e chi invece partecipa alle attività politiche della città, come M.M., studentessa di Scienze per la Pace, c’è poi chi gioca a pallone nelle squadre del circondario e chi invece suona nell’orchestra, come P. L.:

Partecipo alla vita culturale della città, e contribuisco anche attivamente suonando in un’orchestra cittadina, e poi comunque frequento cinema, musei, concerti. Credo che la vita universitaria e quella cittadina siano abbastanza scollate.

La popolazione pisana è poco partecipe della vita universitaria, il rapporto si limita semplicemente agli affitti degli immobili, con un progressivo dislocamento dei residenti dal centro a zone residenziali lontane dal centro città. Anche la vita culturale della popolazione residente è completamente diversa da quella degli studenti universitari. L’opinione dei residenti sugli universitari secondo me è particolarmente severa, soprattutto per quanto riguarda, a detta loro, il degrado degli ambienti e degli spazi pubblici (P. L.).

Infine poi, la questione fondamentale dei collegamenti. Il fatto che Pisa sia servita sia soprattutto dall’aeroporto è uno dei motivi per cui la città viene sempre considerata come una delle possibili mete di tanti studenti:

Il fatto di avere Ryanair qua dietro che con meno di 100 euro ti consente di tornare a casa, è una opportunità che poche altre città in Italia ti danno. Da Pisa a Cagliari ci sono i voli tutti i giorni… (S. P.)

Anche il porto di Livorno svolge una sua funzione importante, soprattutto per il Nord Sardegna, che con Pisa non è collegato da voli diretti né dall’aeroporto di Alghero né da quello di Olbia:

Il problema principale è che anche i collegamenti dalla Sardegna con le altre zone dell’Italia sono minimi. Io per tornare durante l’inverno prendo la nave, altrimenti dovrei spostarmi a Bologna per prendere l’aereo, perché per Olbia nello specifico c’è solo d’estate l’aereo. C’è Pisa-Alghero con la Ryanair, ma non mi conviene. Prendo solo la nave perché arrivo diretta ad Olbia. La trovo una cosa abbastanza faticosa… (V. M.).

Il problema dei trasporti è uno dei più sentiti sia dagli studenti fuori sede che dai sardi in generale, sia con riguardo alla mobilità all’interno dell’Isola stessa che soprattutto verso l’esterno. Come abbiamo visto all’inizio del capitolo, il tema dell’isolamento e dell’insularità sono fortemente presenti nel dibattito politico e storiografico sardo. Questi fattori si ripercuotono poi sulla percezione che i sardi hanno del loro ruolo e della loro posizione negli assetti economici e politici, oltre che interessare la vita di tutti i giorni. Il sentimento di isolamento, sia in riferimento alla

propria realtà locale che alla Sardegna in generale sono ricorrenti nelle parole di alcuni intervistati.