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I fondi rurali nel 1600

Si deve alla casata dei Malatesta l’insediamento di coloni sui fondi della bassa valle del Cesano che disboscarono la pianura e avviarono la coltura delle terre ancora selvatiche29.

Dopo la sconfitta nella battaglia del Cesano del 13 agosto 1462 da parte del conte di Urbino Federico da Montefeltro, Sigismondo Pandolfo Malatesta dovette cedere alla Chiesa le terre di Senigallia, Mondolfo e del Vicariato di Mondavio, le quali il 12 ottobre 1474 furono affidate a Giovanni Della Rovere nipote del papa Sisto IV30.

Il nuovo signore per spingere i proprietari a coltivare tutte le terre, impose nel 1488 il nuovo catasto secondo il principio della valutazione indiscriminata: la terra veniva stimata sul valore unico dell’unità di superficie, per i proprietari non restava che coltivare il suolo al meglio delle possibilità naturali, e le produzioni aumenta-rono notevolmente. Le Marche del primo cinquecento sono sempre più agricole e vedono l’ascesa commerciale delle città di Pesaro, Fano e Senigallia31.

29 Maria Augusta Bertini. Defensive Architecture of the Mediterranean Vol.5, 2017. La fortezza di Bastia: dalla difesa di proprietà fondiarie alla vigilanza armata della costa nord marchigiana.

30 Stefano Lancioni, Maria Chiara Marcucci. Storia della Provincia di Pesaro Urbino Cap.XV.

31 Sergio Anselmi. L’agricoltura marchigiana nella dimensione storica. 1985.

Città di Senigallia. Dalla guida L’Italia Odierna, Lindau (Baviera) 1703.

Nella prima metà del 1600 si ha in Italia un ristagno demografico dovuto alle epidemie della peste e alla crisi commerciale e manifattu-riera, crolla la produzione della lana e della seta, il traffico dei porti diminuisce di due terzi, le città marittime sono tutte in decadenza e la disoccupazione dilaga; con la miseria si diffondono la mendicità, il vagabondaggio e l’Italia entra in una fase di decadenza e di accen-tuata recessione, caratterizzata dal formarsi dell’ideologia dell’impo-tenza e dal rafforzarsi del moralismo ecclesiastico32.

Nel 1631 il ducato di Urbino che comprendeva anche la terra di Mondolfo e la sua meravigliosa rocca, venne acquisito dallo Stato della Chiesa per estinzione della casata dei duchi Della Rovere.

32 Paul Renucci. Storia d’Italia Einaudi 1994. L’Italia del seicento vol.III pag 1361.

Antica Rocca di Mondolfo. Libera ricostruzione grafica.

L’esultanza iniziale della popolazione si trasformò presto in pro-fonda delusione, le finanze dello Stato Pontificio erano in dissesto:

nel 1654 a fronte di un introito di 2,5 milioni di scudi all’anno gravavano sul Bilancio 1,5 milioni di interessi sul debito pubblico di 35 milioni di scudi. La popolazione dello Stato viveva in condizione di grande povertà ed a questa si aggiungeva la mancanza di sicurezza pubblica, la violenza criminosa del tempo, la carestia e le pesti33.

In queste condizioni si trovava lo Stato della Chiesa, quando nella pasqua del 1656 il papa Alessandro VII indiceva il primo Censi-mento delle anime. La conta curata dai parroci aveva lo scopo di accertare la popolazione per un fine quasi esclusivamente fiscale, a

33 Francesco Corridore. La popolazione dello stato romano (1656-1901). 1906. Pagg.

11,13.

quel tempo infatti veniva praticata la tassazione delle anime (bocche da sale), ciascuna delle quali doveva pagare allo stato 71 baiocchi e 4,5 quattrini con esclusione delle anime sotto i tre anni (bocche da latte). Il sommario conteggio “addebitò” alla comunità di Mondolfo la popolazione di 1831 abitanti34.

La necessità di dare ordine alle finanze dello Stato Ecclesiastico, comportò anche la revisione delle imposte fondiarie a quel tempo fissate in 3 scudi al rubbio35, ma diversificate per territori e molto confuse per la difformità delle unità di misura e l’incerta definizione dei possedimenti, al punto che, anche per affermare il diritto terri-toriale sulle proprietà, nel 1655 i duchi, i baroni e i principi della chiesa avviarono la rilevazione dei fondi in godimento.

Una antica ricognizione della pianura costiera di Marotta, ci vie-ne fornita da un interessante cabreo della bassa Valle del Cesano rea-lizzato tra il 1655 e il 1656. Il cabreo era un antenato dell’inventario dei terreni e delle proprietà rurali nel quale venivano descritte le singole proprietà fondiarie con rappresentazioni cartografiche e scale planimetriche che ne supportavano la descrizione36. Tali documenti erano funzionali all’esigenze del tempo di inventariare tutti i beni in grado di produrre redditi, localizzare e misurare le terre definendone l’estensione, i confini, la destinazione d’uso e la capacità produttiva anche attraverso raffigurazioni grafiche o pittoriche.

Oggi questi antichi strumenti catastali costituiscono preziose te-stimonianze, offrono gli elementi necessari per la ricostruzione stori-ca del paesaggio agricolo, consentono di aprire una finestra sul 1656 ed osservare gli insediamenti che erano dislocati nella bassa Valle del Cesano del territorio di Mondolfo e Marotta.

34 Francesco Corridore. La popolazione dello stato romano (1656-1901) 1906. Censi-menti pag.82.

35 Antica unità di misura delle superfici agrarie in uso nell’Italia Centrale.

36 Claudio Paolinelli. Il territorio di Mondolfo in un antico cabreo dell’Ordine di Malta.

2006.

Le mappe sono formate da rilievi geometrici definiti esclusiva-mente da linee perimetrali, con riferimenti alla viabilità ed alle pro-prietà confinanti; l’indicazione della scala grafica consente anche di stabilire l’estensione delle tenute agrarie. I fondi e i beni rilevati sono identificati con i toponimi:

• Fondo Bastia, con quattro appezzamenti di terra, una casa e la Torre della Bastia;

• Fondo Case Nuove, con due appezzamenti di terra e una casa;

• Fondo Casaccia, con tre appezzamenti di terra e alcune case;

• Fondo La Tombolina o Casaccia, con otto appezzamenti di terra, delle case e una chiesa;

• Fondo Marotta con un appezzamento di terra definito Terre dell’Otto unito al campo della Marotta Osteria.

• Fondo Giardino, con tre appezzamenti di terra;

• Fondo Stropettino, con un appezzamento di terra;

• Fondo Giardino o La Tombolina, con tre appezzamenti di

ter-• Fondo Gualdenovo, con due appezzamenti di terra;ra;

• Fondo Molino Vecchio e Tombolina, con un appezzamento di terra;

• Fondo Molino Vecchio, con due appezzamenti di terra37. Dalle antiche denominazioni derivano alcuni degli odierni toponimi delle strade, delle zone di campagna e dei borghi; nello stradario del comune di Mondolfo sono presenti ancora oggi: via Bastia, via Tom-bolina, via Sterpettine (derivato da Stropettino) via Molino Vecchio, mentre erano esistenti sino a qualche decennio fa, via Gualdo Novo (da Gualdenovo inglobata nell’odierna via Veterana) e via Marotta (odierna via del Buzzo).

Nell’identificazione di tutti fondi viene indicata l’appartenenza

37 Claudio Paolinelli. Il territorio di Mondolfo in un antico cabreo dell’Ordine di Malta.

2006.

alla Corte di Mondolfo, con la denominazione del “fondo Marot-ta” vengono individuati il campo dell’Osteria di Marotta e la terra confinante definita “Terre dell’Otto”. Denominazione quest’ultima, presumibilmente riferita al Consiglio degli Otto38 che nel 1623 go-vernava il ducato di Urbino, su delega del duca Francesco Maria II della Rovere, “senza aggravare troppo il duca, ormai pervenuto alla grave età di settantaquattro anni, malaticcio e oppresso dalla sventu-ra della perdita del giovane figlio”39.

Cabreo del “fondo Marotta”

del 1655. Dal volume: Il ter-ritorio di Mondolfo in un an-tico cabreo dell’ordine di Mal-ta. Claudio Paolinelli 2006.

Nell’intestazione reca la scrit-ta: “Mondolfo A dì 27 Sbre 1655. Fu misurata da noi so-pradetti, il sottodisegnato pez-zo di terra, a tenuta arativa a grano, in piano, chiamata per proprio nome Terre dell’Otto, posta nella Corte di Mondolfo e fondo Marotta, la quale tut-ta unitut-ta insieme è di misura Some settantasette, Canne tre-cento quarantatre. Some 77.

Canne 343.”

38 Organo di governo costituito dai rappresentanti delle città di Urbino, Pesaro, Gubbio, Senigallia, Cagli, Fossombrone, e delle province del Montefeltro e Massa Trabaria. Al governo del ducato di Urbino dal 1607 al 1613 e dal 1623 al 1625.

39 Camillo Marcolini. Notizie storiche della provincia di Pesaro Urbino, 1868.