• Non ci sono risultati.

La prima istanza di autonomia comunale

Simultaneamente alla crescita urbana nell’animo degli abitanti di Marotta maturavano le aspirazioni di autonomia, il confine ammi-nistrativo sopra il quale era nato il paese alimentava un sentimento di insofferenza per la diversità dei servizi erogati dai comuni che accompagnato dall’incomodo dovuto alla distanza dagli uffici pub-blici, sviluppavano nei marottesi una sensazione di dipendenza e di disagio.

La prima iniziativa per dare vita al comune autonomo venne in-trapresa nel 1939, Marotta aveva acquisito la consistenza di centro abitato e nell’orgoglioso convincimento che il paese avesse le poten-zialità economiche per autogestirsi, gli immigrati marottesi Antonio Capomagi110 e Teiro Rossini111 condussero un tentativo informale per ottenere l’autonomia comunale.

I DUE MAROTTESI portarono l’istanza all’attenzione delle autorità di governo per il tramite del cav. Mario Savorani112, pro-prietario della pensione Arcobaleno e locale Vice Comandante della

110 Cancelliere e Segretario Capo di Regia Procura, (Roma, Orvieto, Ministero Giustizia, Palermo) conferito delle onorificenze di Cavaliere, Ufficiale, Commendatore e Gran-de Ufficiale all’ordine Gran-della Corona.

111 Ancona 3 marzo 1897 - Senigallia 28 gennaio 1958. Negoziante di armi e carburanti.

112 Roma 16 luglio 1910. Insegnante. Cavaliere all’ordine della Corona con Decreto Re-ale del 21.11.1935 a riconoscimento dell’incarico di Capo manipolo della M.V.S.N.

(Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale) popolarmente conosciuta come “Le Camice Nere”.

G.I.L.113; l’esponente fascista per perorare la causa della autonomia di Marotta si rivolse al gerarca Renato Ricci114, all’epoca Ministro delle Corporazioni del governo Mussolini, il Ministro fornì a Mario Savorani assicurazioni ampie al punto che: “l’autonomia di Marotta doveva considerarsi cosa fatta”, ma con la guerra ormai incombente presero il sopravvento problemi di ben altro spessore e ogni proposi-to venne presproposi-to abbandonaproposi-to115.

Nel settembre del 1939 ha inizio la 2a guerra mondiale e, nono-stante che l’Italia sia militarmente impreparata a sostenere un con-flitto generale il 10 giugno 1940 dichiara guerra alla Francia e alla Gran Bretagna; l’esercito era completamente privo di carri armati pesanti e aveva in dotazione armi obsolete e insufficienti, la parte migliore degli armamenti era stata consumata nella guerra d’Etiopia e nella partecipazione alla guerra civile spagnola, altrettanto inade-guato era l’equipaggiamento e l’addestramento dei soldati, e defi-cienze consistenti presentava anche l’organizzazione dei reparti e dei comandi militari116.

L’impreparazione militare venne nascosta dalla propaganda di esaltazione del fascismo alimentata del regime, di conseguenza giun-sero inevitabili le sconfitte, l’invasione del territorio nazionale, i lutti dolorosi e la devastazione del paese. Al consumarsi della tragedia si formarono le brigate di volontari partigiani che lottarono per la liberazione e il riscatto morale dell’Italia.

113 Gioventù Italiana del Littorio. Organizzazione giovanile fondata nel 1937 sui princi-pi dell’ideologia fascista.

114 Carrara 1 giugno 1896 - Roma 22 gennaio 1956. Ras fascista di Carrara, deputato nel 1924, Vice segretario del PNF, Presidente dell’Avanguardie Giovani Fasciste nel 1925, Presidente della Opera Nazionale Balilla nel 1927, Ministro delle Corporazioni nel 1939. Rifugiatosi in Germania nel 1943 fu a capo della GNR. Condannato a 30 anni di detenzione beneficiò dell’amnistia Togliatti nel 1950.

115 Racconto di Alberto Sartini. Marotta.

116 Diario d’Italia, 1940. Il primo anno di guerra. Istituto Geografico De Agostini No-vara 1994.

Anche nelle zone montane della provincia di Pesaro Urbino con il delinearsi del tramonto del regime, ebbe inizio la guerriglia parti-giana e le bande armate cominciarono ad assumere il controllo dei paesi dell’entroterra, in quella situazione alcune famiglie del ceto medio compromesse con il fascismo si allontanarono dai loro paesi e si stabilirono a Marotta, ma nel clima dell’emergente sentimento an-tifascista incontrarono problemi di integrazione con la popolazione locale, sono di questo periodo infatti le diverse e ripetute lamentele avanzate da queste persone alle autorità di governo117.

A partire dal settembre del 1943 Marotta conosce gli orrori della guerra, dopo l’occupazione da parte delle truppe tedesche, la sta-zione ferroviaria e il ponte sul fiume Cesano divengono obiettivi strategici essenziali per impedire il movimento rapido delle truppe corrazzate e dei mezzi militari, perciò furono presi di mira dall’avia-zione Alleata e dalle squadre partigiane118.

Il mattino del 13 gennaio 1944 aerei dell’aviazione Alleata mi-tragliarono la stazione ferroviaria di Marotta colpendo il basamento del palo della condotta, una traversa del binario e un’ala semaforica causando danni trascurabili. Lungo la costa Adriatica però uccisero l’agricoltore Benedetto Gavagni di Sant’Arcangelo di Romagna e 5 capi di bestiame che egli conduceva al proprio fondo119.

Il 27 gennaio un nucleo di partigiani, utilizzando una carica esplosiva, riuscivano a troncare il traliccio ad alta tensione che a Marotta alimentava la cabina di elettrificazione delle Ferrovie dello Stato120. Il 2 marzo la stessa linea ad alta tensione che forniva energia alla ferrovia Adriatica, ripristinata dai tedeschi, viene nuovamente

117 Fondo Antifascismo nella Provincia di Pesaro Urbino in copia dall’Archivio Centrale di Stato. Serie “Movimento sovversivo anno 1943.

118 Sergio Anniballi. Edoardo Noya biografia di un mondolfese, 2019, pag.185.

119 ANPI Pesaro, Fondo Antifascismo nella Provincia di Pesaro Urbino in copia dall’Ar-chivio Centrale di Stato, Serie “Relazioni trimestrali del Questore anno 1944”

120 ANPI Pesaro, Fondo Antifascismo nella Provincia di Pesaro Urbino in copia dall’Ar-chivio Centrale di Stato, Serie “Relazioni trimestrali del Questore anno 1944”

minata e danneggiata da una coraggiosa azione di sabotaggio con-dotta da un nucleo di partigiani cesanensi formato da Antonio Mar-celli, Domenico Conti, Dino Augelli Monti e Tullio Occhiolini121.

18 maggio 1944. Foto aerea del centro abitato di Marotta, ripresa da un ricognitore inglese del 683° Squadrone RAF. (Air Photo Archive Keele University, British Copy-right/MOD, London, 4059 – Collezione Edi Eusebi)

Ad aprile e maggio del 1944 i bombardamenti sulla zona del Ce-sano avevano assunto una frequenza quasi giornaliera, alle ore 9 del 24 maggio alcuni aerei dell’aviazione Alleata sganciavano numerose bombe sul ponte ferroviario sopra il fiume Cesano e sul parallelo ponte stradale, danneggiando lievemente il primo e provocando la demolizione di una arcata del secondo con l’interruzione del passag-gio degli automezzi122.

121 Alberto Galeazzi. Resistenza e contadini nelle carte di un partigiano 1919-1949.

Argalia Editore Urbino 1980, pag. 220-225.

122 ANPI Pesaro, Fondo Antifascismo nella Provincia di Pesaro Urbino in copia dall’Ar-chivio Centrale di Stato, Serie “Relazioni trimestrali del Questore anno 1944”.

Il 29 giugno sono colpite la stazione ferroviaria ed alcune case, il 30 viene colpito in pieno un treno di munizioni fermo di fronte alla chiesa di S. Giovanni, i proiettili incendiati continuano a scoppiare dalle nove sino a mezzogiorno, con gravi danni alla chiesa e alle case vicine123.

Il fronte di guerra stava avanzando e le truppe germaniche arre-travano verso la Linea Gotica dove si preparavano a difendere ogni metro di terreno, in questo quadro il 14 giugno il comando tedesco comandava lo sfollamento di Marotta. I residenti erano riluttanti ad obbedire ed a dare esecuzione allo sgombro furono le truppe co-sacche giunte al seguito dei tedeschi, che iniziarono a terrorizzare l’intera popolazione, derubando tutto e distruggendo quanto non potevano asportare124.

Il 18 agosto l’esercito Alleato avanza e Marotta viene occupata dalle truppe polacche del generale Wladyslaw Anders125, le violenze cessano, lentamente il fronte di guerra si allontana verso nord e gli abitanti possono fare rientro nelle loro case devastate, la vita ripren-deva ma il ritorno alla normalità era un percorso ancora lungo, man-cavano acqua, legna, cibo, energia elettrica, e la massiccia presenza delle truppe Alleate che si erano stanziate nel territorio comunale aveva generato nuove problematiche.

A Mondolfo, il Comitato Comunale di Liberazione costituito in clandestinità dopo l’armistizio, il 20 agosto 1944 elegge Sindaco

123 Alessandro Berluti. Mondolfo e Marotta nella seconda guerra mondiale. Cap.XVIII I bombardamenti, 2002.

124 Alessandro Berluti. Mondolfo e Marotta nella seconda guerra mondiale. Cap.XX Dal territorio di Mondolfo gli abitanti se ne devono andare, 2002.

125 Blonie (Polonia) 11 agosto 1892 - Londra 12 maggio 1970. Generale Polacco, nel 1939 difende il suo paese dall’aggressione nazista e russa. Nel 1941 con i prigionie-ri polacchi prigionie-rilasciati dall’URSS costituisce un esercito che affiancò gli alleati nella campagna d’Italia dove si distinse nelle battaglie di Montecassino e di Ancona. Non venne onorato nè in patria nè all’estero, per sua volontà fu seppellito a Montecassino a fianco dei connazionali caduti.

Elio Tonelli126, nato in America da emigranti mondolfesi, il quale il 20 settembre nomina gli assessori: Sora Domenico, Innoncenzi Le-lio, Pierfederici Walter, Riccardi Romolo, Noya Edoardo e Cimarelli Bruno. Nella prima riunione il sindaco relaziona: di aver ricevuto dall’Ufficiale Finanziatore degli Alleati la somma di L. 8.000 per le spese più urgenti, ma la situazione era critica, era urgente provvedere alle riparazioni del cimitero danneggiato dai bombardamenti, e sod-disfare le necessità di acqua e di rifonimento dei viveri. La legna scar-seggiava e i cittadini la portavano ai forni per assicurare la cottura del pane, le interruzioni stradali non consentivano i rifornimenti, gli acquedotti erano fuori uso, a Marotta la cabina e il serbatoio di rac-colta dell’acqua erano stati distrutti dai tedeschi, per cui al momen-to l’assenza di materiali da costruzione e l’almomen-to cosmomen-to dell’intervenmomen-to faceva si che i frazionisti marottesi si rifornissero intanto con l’acqua di pozzi. L’acqua costituiva la priorità quotidiana ma la miseria nera che la guerra aveva lasciato non consentiva soluzioni rapide. Anche le cabine elettriche erano state sistematicamente distrutte dai tede-schi in ritirata. A Marotta molti fabbricati privati erano stati dan-neggiati e saccheggiati, la scuola era completamente priva di porte e finestre in parte distrutte in parte asportate, e la farmacia distrutta dai bombardamenti era stata trasferita in altro locale127.

126 Philadelphia (Usa) 21 febbraio 1916 - Pesaro 3 aprile 1991. insegnante. Sindaco di Mondolfo dal 20 agosto 1944 al 19 febbraio 1945.

127 Alessandro Berluti. Mondolfo e Marotta nella seconda guerra mondiale. Cap.XXVIII Un comune a pezzi, 2002.

La libertà ritrovata alimenta