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Dal generale al particolare: la solidarietà intergenerazionale nel sistema pensionistico

pubblico e la problematica (in)sostenibilità dell’equità intergenerazionale.

Si è già accennato alla rilevanza della solidarietà intergenerazionale in ambito pensionistico.

Essa assurge a meccanismo di funzionamento in particolare dei sistemi

153 Cfr. J.RAWLS, op. cit.,“Arrivando ad un principio di giusto risparmio, pertanto, le parti si chiedono quanto

siano disposte a risparmiare in ciascuno stadio, assumendo che tutte le altre generazioni abbiano risparmiato nel passato e risparmieranno in futuro in base allo stesso criterio. Devono così considerare la loro volontà di risparmiare in ogni fase di civiltà, essendo consapevoli che i tassi di risparmio da loro proposti finiranno con il condizionare tutto il ritmo dell'accumulazione.”

154 Cfr. J. RAWLS, op. cit., “Le parti si chiedono che cosa sia ragionevole aspettarsi reciprocamente per i membri di

generazioni adiacenti a ciascuno stadio temporale. Essi cercheranno di mettere assieme un programma di giusto risparmio, bilanciano quanto essi saranno disposti a risparmiare per i più diretti discendenti con quanto si sentano in diritto di pretendere dai più immediati predecessori”.

155 Cfr. anche U.POMARICI, Generazioni future, identità personale, umanità, in R. BIFULCO, A. D'ALOIA (a cura di), Un diritto per il futuro già cit., p. 159.

pensionistici a ripartizione (pays as you go), caratterizzate dal fatto che le prestazioni pensionistiche attuali sono pagate ai contributi versati-prelevati sulla retribuzione dei lavoratori attuali.

Un tale sistema gode di una duplice garanzia:

- una, è rappresentata proprio dal suo carattere pubblicistico. La sua ‘forza’ deriva dal fatto di poter contare sul potere dello Stato di imporre prelievi fiscali- contributivi (a cui corrisponde l’obbligo dei lavoratore di versare i contributi previdenziali a favore degli attuali pensionati) e sulla capacità della intera comunità nazionale di produrre reddito;

- l’altra, è rappresentata dall’apertura alla dimensione futura: la solidarietà intergenerazionale diviene garanzia di sostenibilità del sistema intero.

Avvalendosi di spunti teorici sviluppati, in ambito economico,156 è possibile

spiegare le dinamiche della solidarietà intergenerazionale in ambito pensionistico, secondo la logica neocontrattualistica rawlsiana.

‘Calando’ in ambito previdenziale l’immagine del contratto stipulato nella posizione iniziale e del velo d’ignoranza, si può supporre che i contraenti iniziali, tutti contemporanei, siano consapevoli solo del fatto che la realizzazione dell’accordo stipulato dipenderà dall’atteggiamento delle generazioni future, che già dalla nascita, sanno dunque sia di doversi assumere un onere economico nei confronti dei ‘loro padri’, sia di poter avanzare ‘pretese creditizie’, per quanto versato, solo nei confronti della generazione successiva. Così facendo il sistema pubblico si presenta come ‹‹un insieme di rapporti aperti, caratterizzati dall’accavallarsi di

ruoli unilaterali per una serie indefinita di generazioni che sono motivate ad accettare gli oneri che il sistema impone a beneficio di quelle che le hanno precedute solo dall’aspettativa che quelle che le seguiranno manterranno lo stesso comportamento nei loro confronti››. In tale schema aperto al

futuro, dunque, la distinzione tra responsabilità verso le generazioni future, in quanto ancora non esistenti, e la responsabilità - solidarietà verso le generazioni esistenti, ma future rispetto al diritto di protezione sociale garantito dall’ordinamento costituzionale, finisce per annullarsi: tali aspetti sono concatenati, diventando facce di una stessa medaglia.157

156 Il riferimento va alla teoria sviluppata da E. SOMAINI, Equità e riforma del sistema pensionistico. Bologna, 1996.

157A tal proposito, ancor più chiaro è quanto scritto da E. SOMAINI, op. cit., “Le risorse liberate dai

contributi sono destinate a soggetti dai quali i lavoratori non ricevono alcunché. La controprestazione compensativa verrà formulata in modo altrettanto unilaterale dalle generazioni future che saranno attive e pagheranno i loro contributi quanto quelle che attualmente sostengono gli oneri del sistema, avranno cessato di esserlo e saranno entrate nella fase di pensionamento”.

Secondo il linguaggio rawlsiano, dunque, le generazioni future si presentano come contraenti impliciti, in quanto i contraenti diretti ‹‹consapevoli del fatto che i patti da

essi stipulati potranno essere rispettati solo con l’assenso delle generazioni future, saranno indotti a comportarsi come loro (indiretti) rappresentanti››.158

Da ciò si comprende bene come ciò che caratterizza i sistemi pensionistici a ripartizione sia una responsabilità collettiva e reciproca tra le diverse generazioni tale da indurre la generazione presente a mantenere un comportamento responsabile nei confronti delle generazioni successive che confidano nella solidità di quel patto sociale contratto.159

Alla luce di tali argomentazioni, si può ora capire quanto affermato in precedenza: la solidarietà intergenerazionale diviene garanzia di sostenibilità del sistema intero; essa si traduce, cioè, in ‹‹… capacità di rispondere, anche nel lungo periodo,

ai mutevoli bisogni della società e degli individui: bisogni che vanno dalla sicurezza di disporre di un reddito adeguato nei periodi di inattività e di vecchiaia…alla protezione sociale››.160

Ma l’‘endiadi’ solidarietà intergenerazionale-sostenibilità nel lungo periodo dei sistemi pensionistici può efficacemente funzionare solo ad una condizione: che siano predisposti, nel presente, meccanismi in grado di garantire l’equità intergenerazionale che si traduce, così, in criterio di giustizia sociale.

Un sistema pensionistico è in grado di soddisfare questo criterio solo se rende accettabile l’assunzione in capo ad una generazione di doveri che si impongono, rispetto ai diritti correlati, come equi. Nello schema pensionistico ‘aperto al futuro’, dunque, il dovere di farsi carico dell’onere contributivo posto in capo ad una generazione può dirsi equo se ad esso corrisponde l’esercizio, in futuro, di un diritto ‘equivalente’ a quello esercitato dalla generazione passata, laddove il parametro utilizzato per valutare questa equità è rappresentata non tanto dall’identità di mezzi attraverso cui è organizzato il sistema previdenziale italiano – da questo punto di vista, si è già ampiamente detto che l’art. 38 Cost. impone al legislatore l’assunzione di un’obbligazione di risultato e non di mezzo – né dall’entità economica del trattamento previdenziale di cui hanno goduto le generazioni passate, ma dal concetto di adeguatezza della prestazione previdenziale affinché anche la vita delle generazioni future (i lavoratori attuali) rifletta sempre l’immagine della dignità umana.

158 E. SOMAINI, op. cit.

159 Significativa a riguardo è l’espressione portoghese utilizzata dal Legislatore nella legge che istituisce “l’istituto di solidarietà e previdenza sociale” per il settore privato: “Il principio di solidarietà

implica una responsabilità collettiva e reciproca dei cittadini, in ambito nazionale, professionale e intergenerazionale”.

Viene da sé dunque che l’individuazione di una dimensione intergenerazionale dell’equità porta ad assegnare un ruolo centrale ai meccanismi giuridici in grado di garantire nel tempo la sostenibilità e la stabilità economica dei sistemi pensionistici.

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