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2. Fantasmi della gioventù, tra inquietudini e anomia sociale

2.7 Generazione

Come abbiamo richiamato già nelle precedenti pagine, se da una parte i giovani tunisini abitano quell’ecumene globale in cui, grazie ai mezzi di

24 Chiaramente la pluralizzazione della sfera pubblica non è che uno degli scenari possibili. La domanda di un ritorno a tradizioni ‘autentiche’ e gli usi conservativi più che ‘contestativi’ dei mezzi di comunicazione sono egualmente rappresentati nel contesto dell’età digitale.

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comunicazione digitali, vengono plasmati aspettative sociali e orizzonti culturali, dall’altra parte devono fronteggiare quei vincoli che limitano fortemente prospettive e opportunità esistenziali.

Se già le riflessioni di Pierre Bourdieu instillano più d’un dubbio rispetto alla delimitazione della giovinezza sulla base del solo criterio anagrafico, è evidente come lo statuto di ‘giovane’ sia socialmente costruito e definito dall’insieme di aspettative sociali, prescrizioni, responsabilità che si confanno al ruolo cui la popolazione giovane viene assegnata entro ogni ordine sociale (Honwana, De Boeck, 2005).

Ritornando sul suo studio dedicato alla socializzazione politica dei giovani marocchini negli anni Novanta (1994), la sociologa Mounia Bennani-Chraïbi appare esitante sulla validità della categoria empirico- analitica di ‘unità generazionale’ per inquadrare – fissare, delimitare – poetiche e pratiche all’opera in determinati periodi storici. Infatti, gli attori sociali possono risultare più o meno indifferenti a eventi, luoghi, momenti fondativi che parrebbero impregnare inesorabilmente una determinata generazione entro specifiche coordinate temporali.

La variabilità degli orientamenti politici manifesti nell’ambito del medesimo quadro generazionale (dovuti agli incroci imprevisti tra socializzazione primaria non univoca; micro-eventi che scandiscono le storie di vita di ogni persona; il ruolo di cerchie di socializzazione complementare) invita ad adottare le necessarie precauzioni metodologiche qualora si intenda sondare il nesso ‘giovani’-‘politica’ a partire dal prisma della generazione (Bennani-Chraïbi, 2007).

Tuttavia, credo che il concetto di generazione possa rivestire un’utilità tutt’altro che banale, già a partire dalle considerazioni dello stesso Karl Mannheim (1952), tra i primi a considerare la ‘generazione’ come categoria sociale e politica e non meramente cronologica, qualora la si adotti come ‘metodo’ e non come ‘oggetto’, dotato di una supposta intrinseca validità euristica. In tal senso, la generazione appare come la narrativa che dà forma a esperienze collettive e condivise (Murphy, 2012). Il vissuto di gran parte dei giovani tunisini delle classi medie e popolari contemporanee, così come emerge dal materiale etnografico, restituisce esperienze comuni, trasmesse e condivise entro i gruppi di pari e

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attraverso i social media, e – elemento non trascurabile – desiderio di libertà, giustizia e riscatto sociale.

È l’affinità nel collocamento (che Mannheim definisce location), ovvero il posizionamento – il rapporto tra aspettative e concrete esperienze di vita – a costruire l’unità generazionale, certo fluida ma verosimilmente rappresentabile. E la location non è un territorialmente ancorata25, essendo piuttosto incarnata nelle rivendicazioni globali di emancipazione e libertà in cui vasti strati di giovani sono assoluti protagonisti da un capo all’altro del pianeta – e del mondo ‘arabo’ in particolare, condividendo linguaggi, immagini, pratiche26.

Studi e istituti internazionali attestano che nell’area MENA l’investimento nell’educazione di massa – in Tunisia perseguito, come descritto nei precedenti capitoli, dai regimi di Bourguiba e Ben Ali – non ha prodotto né un miglioramento qualitativo della formazione né una maggiore integrazione nel mercato del lavoro (UNDP, 2009; World Bank, 2008). Gli alti livelli di disoccupazione giovanile nell’area, che riguardano tanto i Paesi arabi ad alto reddito (Arabia Saudita e Kuwait) quanto quelli a reddito medio (come Tunisia, Marocco, Egitto, Giordania), potrebbero essere assorbiti solo se entro il 2020 fossero creati 51 milioni di posti lavoro, chiamati a regolare gli ingressi nel mercato del lavoro.

Se la maggior parte delle letture, che stabiliscono generalmente l’equazione giovani-problema, si focalizzano sui dati macroeconomici, fotografando i deficit strutturali delle politiche economiche nei Paesi dell’area MENA e le lacune del sistema formativo nel suo rapporto con il mercato del lavoro, solo negli ultimi anni è maturato un crescente interesse nei confronti dello iato tra ruoli prescritti e aspettative dei giovani alle prese con la transizione all’età adulta.

In un importante lavoro che ha dato il via a questa prospettiva di ricerca, Navtej Dhillon e Djavad Salehi-Isfahani (2008) hanno esaminato tre istituzioni centrali della vita sociale – educazione, lavoro, famiglia – per

25 In questo, va riscontrata un’affinità col concetto di ‘località’ in Appadurai (2001), che corrisponde a una qualità fenomenologica delle interazioni sociali: prossimità, reciprocità, riconoscimento reciproco, fiducia.

26 È esemplificativa la rete transnazionale di cyber-resistenza messa in piedi dai giovani palestinesi (Khoury-Machool, 2010).

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postulare l’esistenza di uno stato di stallo (stalled youth) nelle transizioni dei giovani arabi all’età adulta27. Una condizione inedita rispetto alle

generazioni precedenti, le quali potevano fare affidamento su un contesto socio-familiare e comunitario più solido, e che si intensifica nella fase liberista della riarticolazione dello Stato-nazione e delle sue protezioni sociali.

Di fronte alla precarietà del lavoro e alla fragilità dei percorsi esistenziali28, molti giovani vivono una perdurante condizione di ‘attesa’, una sospensione (waithood), incastonata su quelli che possiamo definire concatenamenti dell’esclusione sociale, come emerge chiaramente dallo stralcio di un’intervista in cui a parlare è Hichem, venticinquenne studente di un centro di formazione professionale di Ben Arous.

Voi volete uscire dalla famiglia, avere l'autonomia?

Non abbiamo scelta... Vorrei, certo, ma non dipende da noi... Ci sono dei giovani che vivono soli, ma la maggior parte delle persone in Tunisia, dei giovani, vive con la famiglia... Se tu non hai i soldi, non puoi avere una casa, e se non puoi averla non puoi sposarti... […] Qui di solito a trent’anni ci si sposa.... Molti giovani trovano delle donne straniere per poter avere il documento... Si sposano così possono lasciare il paese. Sono i ragazzi tunisini che trovano donne straniere... [ridono].

A voi piacerebbe farlo?

Io vorrei prima di tutto un lavoro, fare un'esperienza, magari in Europa... Il matrimonio viene dopo. Qui il lavoro c'è ma il salario è troppo basso. Se voi non aveste il visa andreste in Europa irregolarmente?

Non credo. In quel caso resterei qui con la mia famiglia... Provare ad accumulare un po' di denaro e sposarmi... Per fare il viaggio ci vogliono troppi soldi... […]

Qui il matrimonio è il denaro. Se hai il denaro puoi fare il matrimonio. Ti

27 Il quadro rappresentato dagli autori appare convincente e pienamente conforme all’esperienza di terreno maturabile nell’area MENA. Tuttavia vorrei discostarmi dai suggerimenti orientati in senso liberista che indirizzano alle istituzioni politiche nazionali e internazionali una maggior deregolamentazione del mercato del lavoro e lo sviluppo del settore privato.

28 Tuttavia, Ridha Ben Amor (2010) invita a diffidare di costrutti precostruiti: in contesti sociali e culturali caratterizzati dalla preponderanza del settore informale e in cui il lavoro salariato non costituisce la cifra distintiva del reddito economico, la precarietà assume una significazione diversa da quella che riceve in contesti in cui il lavoro salariato rappresenta invece la forma preponderante di accesso al lavoro. In ogni caso, al di là dei rapporti di lavoro, la concezione di ‘precarietà’ cui faccio riferimento si riferisce sia al venir meno di un orizzonte di securitas sia alla tensione tra aspettative di autonomizzazione sociale e dipendenza dalle forme primarie di sostegno (in primo luogo familiari).

154 serve solo il denaro per avere il matrimonio.

Una volta la donna non aveva potere nella scelta dell'uomo. Era l'uomo che sceglieva la donna e basta. Oggi è il contrario. Oggi poi è la famiglia della ragazza che sceglie l'uomo, non è la ragazza e basta...

[…] Senza il prestigio l'uomo non è un uomo. Non hai carattere... Oggi la donna sceglie l'uomo. Oggi la vita è difficile... [...] Una volta le donne restavano a casa, la maggioranza. Oggi le donne lavorano, dunque hanno il potere di scegliere l'uomo, e noi aspettiamo che arrivi qualcuna [ridono]. Hanno il potere perché hanno il denaro, possono uscire da casa loro, dalla casa paterna (Tunisi, 18/11/2016)...

Va specificato che questa condizione va riferita a giovani tunisini urbani o migrati a Tunisi da alcuni anni in virtù dei loro studi. In contesti rurali è lecito attendersi che la pianificazione matrimoniale sia una strategia preferenziale29.

Nei contesti urbani della Tunisia, oggi, il matrimonio endogamico rappresenta senz’altro una traccia residuale, per effetto di una molteplicità di concause, quali la volatilizzazione dei patrimoni cui è andata incontro la classe media del Paese, la diffusione di immaginari transnazionali e l’affermazione di nuove configurazioni della soggettività individuale (Hart, 2007). E tuttavia, la scelta volontaria del o della partner convive con altre dinamiche quali l’individuazione della sposa da parte dei genitori – generalmente la madre, possibilità tenuta seriamente in considerazione da parte dei miei giovani interlocutori.

Senza lavoro non è possibile acquistare una casa e sposarsi, cioè accedere alla piena autonomia dalla famiglia e alla realizzazione personale. Il matrimonio ricopre ancora oggi una funzione centrale, al punto che Singerman (2007) lo considera il significato culturale dell’età adulta, specie tra i giovani dei ceti medio popolari le cui possibilità di imbastire relazioni sociali e sessuali con soggetti di genere femminile appaiono fortemente vincolate dalla contrazione del matrimonio. Inoltre, la tematizzazione del matrimonio è fortemente connessa al prestigio e all’onorabilità della persona.

29 Sul matrimonio preferenziale con la FBD (Father’s Brother’s Doughter), residuale nei centri urbani maghrebini (Tillion, 2007) ma maggioritario nei contesti rurali di Paesi come il Sudan (Delille, 2013) cfr. Barth (1954) e Cuisenier (1962).

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L’aspetto più sfibrante e frustrante della waithood, non risiede nella mera deprivazione economica, ma nella impossibilità di partecipare a reti di scambio di beni e servizi e a trame sociali di aiuto reciproco (l’“eccellenza nelle prestazioni”). Le esperienze quotidiane di omosocialità maturate nei gruppi di pari, come vedremo, e le relative economie morali, hanno molto a che vedere con l’acquisizione e il mantenimento di questo tipo di relazioni. È come se il problema del matrimonio andasse oltre la pur stringente necessità di poter avere dei rapporti sociali e sessuali stabili col genere femminile: sposarsi significa diventare uomini e cittadini, attori responsabili dello spazio pubblico (Driessen, 1983; Gilmore, 2007). Infatti, benché resista da un punto di vista retorico, la sanzione matrimoniale dei rapporti sessuali va incontro a una certa demitizzazione nelle interazioni verbali meno controllate, peraltro accompagnata dalla stigmatizzazione della donna che non arriva vergine al matrimonio, come traspare nelle parole di Boubakar, già incontrato nelle pagine precedenti.

E tu non pensi al tuo matrimonio?

No, no… Ci vogliono i soldi, il lavoro, è questo il difficile...

Ma è facile avere rapporti con le donne fuori dal matrimonio?

Io sono interessato, se hai una ragazza per me dimmelo [ride]. Si scherza, ma è diventata molto diffusa questa immagine in Tunisia. I ragazzi vogliono sposarsi ma non hanno i soldi, dunque cercano rapporti fuori dal matrimonio... Oggi non è difficile avere rapporti, non è un vero Paese arabo la Tunisia, è più semplice che in passato... Nel quartiere ci sono molte situazioni di questo tipo, ognuno fa come vuole. Io non lo farei però: non farei un figlio con una ragazza che ha avuto già rapporti sessuali (El Mourouj 4, 24/06/2018)...