Capitolo VIII: Conclusioni Verso la promozione dell’agency dell’infanzia nelle relazioni di cura
3. Giovani e caregiver: un’anomalia simbolica, una risorsa umana
La più eclatante e, proprio per questo negletta, forma di ‘infanzia impura’ e ‘fuori luogo’ in cui mi sono imbattuto in maniera incidentale nell’ambito di questa ricerca, è stato l’epifenomeno dei giovani caregiver.
L’attenzione rispetto ai giovani caregiver è patrimonio di ricerca piuttosto recente e si tratta di un asse tematico che è emerso con questa indagine in modo marcato sia dall’analisi della letteratura, sia dagli incontri con i testimoni significativi.
Rispetto alle esperienze internazionali, è risultato molto indicativo e utile il lavoro svolto nel Regno Unito, da autori come Joseph e altri i quali, oltre a richiamare l’attenzione sull’estensione quantitativa del fenomeno, hanno sviluppato una solida argomentazione riguardo quelli che definiscono “young carers” da intendersi come “children and young persons under 18 who provide or intend to provide care, assistance or support to another family member. They carry out, often on a regular basis, significant or substantial caring tasks and assume a level of responsibility that would usually be associated with an adult” (Joseph et al., 2012:1).
Più specifico, analitico e recente, è poi il contributo offerto da Spratt et al. (2018), che – con un focus territoriale sull’Irlanda del Nord – richiama l’attenzione di teorici e “practitioners” sulla complessità del vissuto dei giovani caregiver, soprattutto enfatizzando l’aspetto cumulativo esercitato dagli effetti di natura anche molto difforme che una simile esperienza di cura e di vita comporta nelle esistenze di ragazzi e ragazze.
In Italia, il tema ha trovato una trattazione sia teorica, sia programmatica soprattutto con i progetti TOYAC, EPYC e WE-ME, i cui rispettivi rappresentanti sono stati incontrati durante la fase empirica preliminare in qualità di testimoni significativi.133 In occasione di quegli incontri è stato possibile discutere i rapporti finali dei primi due progetti ora conclusi e questo approfondimento, oltre che fornire elementi di indirizzo preziosi alla realizzazione della fase empirica principale, hanno costituito un prezioso complemento per l’analisi delle narrazioni poi raccolte che hanno afferito ad esperienze di coinvolgimento sostanziale.
Ancora più pertinente rispetto alla mia ricerca, è poi apparsa la terza delle iniziative da poco attivata – il Progetto ME-WE – il quale concentra l’attenzione sui caregiver under-18; in questo caso, per la definizione del target sono stati adottati i criteri impiegati da Charles
133 * TOYAC – Together for Young Adult Carers – è un progetto europeo finanziato nell’ambito del programma
Grundtvig e realizzato da un partenariato composto da organizzazioni che si occupano di caregiver familiari operanti in Italia Regno Unito, Irlanda, Olanda e Germania. Si occupa di giovani adulti (18-24 anni) con responsabilità di cura nei confronti di propri familiari affetti da malattie, disabilità, dipendenze e implementa attività sui fronti della raccolta dati quantitativi e qualitativi, nonché della mappatura delle buone prassi di pertinenza per un confronto tra le diverse realtà paese in modo da armonizzare e sviluppare ulteriormente le metodologie di intervento per il supporto dei i giovani caregiver. I soggetti di implementazione in Italia sono la Cooperativa Sociale ‘Anziani e non solo’ di Carpi (MO) e l’ASP Distretto di Cesena.
* EPYC – Empowering Professionals to support Young Carers – è un progetto europeo co-finanziato dal Programma Erasmus+ e implementato in diversi paesi europei133 che ha come obiettivo lo sviluppo e il
rafforzamento delle competenze dei professionisti che operano in ambito sociale ed educativo con ruoli di potenziale supporto ai giovani caregiver. I partner di implementazione in Italia sono la Cooperativa Sociale ‘Anziani e non solo’ di Carpi (MO) e l’Istituto Professionale Versari Macrelli di Cesena.
* ME-WE - Psychosocial Support for Promoting Mental health and wellbeing among adolescent young carers in Europe - costituisce un'evoluzione dei due precedenti implementatata da un consorzio di partner operanti in dieci paesi europei finanziato dal Programma Horizon 2020. La componente di ricerca e ottimizzazione delle conoscenze, verrà impiegata, nella seconda fase, per il pilotaggio di un innovativo quadro di interventi per la prevenzione primaria da testare in 6 paesi133. Anche in questo caso la controparte italiana è la Cooperativa Sociale
168 (2011:27), secondo i quali rientrerebbe nella categoria ogni soggetto che può essere considerato come il principale prestatore di cure nell’ambito di un nucleo familiare un cui membro è colpito da una malattia, una disabilità, una dipendenza e che, per adempiere a tale ruolo, deve assumere responsabilità che vanno oltre quelle normalmente attese da un soggetto della sua età.
Molto interessante e costruttivo sarebbe il dibattito riguardo quel ‘normalmente’ a cui Charles fa riferimento134, in quanto riconduce a un significato che in realtà non è né scontato
né oggettivo in quanto socialmente costruito. Limitandoci in questa sede a coglierne il senso generale, la definizione resta comunque utile con riferimento ai soggetti che hanno partecipato alla mia indagine.
Secondo la ricerca di sfondo per il Progetto We-Me135 infatti, il profilo di caregiver under- 18 emerso come più ricorrente in Italia è quello di un’adolescente di sesso femminile impegnata nella presa in carico della nonna: come E1* e Y1* del mio campione di riferimento se non che, adottando nel dettaglio i criteri di Charles, nessuna delle due rientrerebbe in tale profilo.
Non coinciderebbe il coinvolgimento di E1* che resta – per gran parte della traiettoria di malattia – ignara della gravità della problematica, solo in seguito viene coinvolta e in maniera frammentaria. Non vi rientrerebbe l’impegno di Y1* che, per quanto costante e rilevante, ha avuto luogo ‘solo’ durante il primo periodo della malattia, interrompendosi in maniera drastica, una volta sopraggiunto un aggravamento che ha comportato una presa in carico di un livello superiore, esclusivo ed escludente da parte di altri soggetti adulti, in famiglia prima e in ospedale poi.
Anche tralasciando il criterio dei legami di parentela, non vi rientrerebbe infine neanche l’esperienza di S1*, in quanto per lei si è trattato di un impegno di cura della madre, sì importante, ma offerto in un lasso di tempo molto circoscritto ed espresso mediante un apporto che per quanto significativo non è stato né esclusivo, né primario. Ciò nonostante, tutte e tre, con le loro narrazioni hanno riproposto molti degli effetti positivi e negativi che potrebbero essere rilevabili in seguito a un coinvolgimento definibile da ‘giovane caregiver.’
Riguardo livelli di partecipazione e contributo di minore (ma comunque rilevante) entità quali quelli delle tre ragazze, Charles (2011:28) sottolinea come gli effetti del caregiving possano essere tanto nocivi quanto positivi in base a fattori determinanti molto eterogenei.
Innanzitutto, per esempio, se il carico di lavoro mina la possibilità di uno sviluppo psicofisiologico adeguato, le conseguenze dell’agito, per auspicabili e utili che possano essere, diventano inaccettabili. Altri criteri di rilievo, invece, sono il livello di reciprocità affettiva che sussiste con la persona di cui ci si prende cura e la negoziabilità della presa di decisioni congiunta. Molto significativo è anche il criterio analitico inerente all’accessibilità a servizi di supporto che fungano da rete di sicurezza per le situazioni di difficoltà maggiore, in quanto questi al contempo possono fungere anche da catalizzatore di capacità e risorse individuali del giovane caregiver e della famiglia di cui fa parte. Sostiene Charles (2011:29): “the more young carers can activate their own internal strengths and coping skills, the more they are to be able to experience positive outcomes from their experience.”
134 La definizione esatta che fornisce Charles (2011:26) è: “young carer is someone under the age of 25 who is
the main caregiver in a family due to parental illness, addiction, disability, or desertion who takes on responsibilities beyond normal expectations given ethnicity and age.”
135 INRCA (2019) Se a prendersi cura sono i più giovani. Pubblicato l’11 luglio 2019 sul profilo Facebook
aziendale di INRCA come https://www.facebook.com/pg/Inrca/posts/?ref=page_internal, anticipazione dei risultati della ricerca di sfondo.
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