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Le Iniziative di Transizione

2. Fra teoria e prassi: Le Iniziative di Transizione.

2.1 Lo sviluppo prima di tutto.

2.1.3 La globalizzazione del cibo.

I processi di modernizzazione producendo una mercificazione del sistema vivente, hanno creato una forma di globalizzazione del cibo attraverso l’agricoltura industriale, in cui i beni alimentari sono trattati come merce, emancipati dai significati sociali e culturali insiti nell’alimentazione.

L'aumento di produttività dell'azienda agricola moderna è dovuto all'introduzione di specie "migliorate", di cicli fertilizzanti e alimentari forzati, di impianti automatici e di cicli farmacologici, tutto in ambienti a parametri controllati sempre più simili all'industria. [...] La tendenza alla monocoltura intensiva rompe il ciclo tradizionale della rotazione delle colture e relega al passato la messa a riposo della terra sfruttata. Così il processo biologico di riciclo del suolo è talmente alterato che diviene indispensabile l'apporto di concimi naturali e chimici, di acqua e lavoro tramite macchine perfezionate, di sementi ibride e ora anche geneticamente modificate. (N+1, 2001: 7)

McMichael (2005) utilizza il termine regime alimentare per descrive i processi che si esprimono in un preciso modo di produzione, riproduzione e distribuzione del cibo disegnato per veicolare un progetto di sviluppo globale. I suoi studi hanno dimostrato come in questa cornice emergono le contraddizioni del capitalismo in termini sociali ed ecologici; le Iniziative di Tradizione potrebbero essere inserite in quella che McMichael (2005) definisce come innumerevoli forme di sovranità alimentare che esprimono una relazione alternativa con la terra, l’agricoltura ed il cibo.

Se da una parte nel nord del mondo la parola crisi è entrata a far parte del senso comune di seguito del crollo finanziario che ha poi trascinato con sè l’economia reale; è meno comune la consapevolezza che la crisi finanziaria è stata preceduta da una crisi dei prezzi alimentari che ha percorso il sud del mondo a partire dal 2006. A livello globale si è imposta una spirale

63 Le iniziative di Transizione fondandosi su una visione sistemica che pone l’attenzione

sui valori sociali ed ecologici, possono essere poste al centro delle tematiche sulla critica allo sviluppo economico.

crescente dei prezzi del cibo come riso, grano, oli di semi; i Last Development Countries (Ldc) hanno subito un aumento dei costi dell’importazioni del 37% nel 2008. Secondo un rapporto ONU le importazioni alimentari annuali dei Lcd costano più del triplo rispetto al 2000, non a causa di un incremento del volume di tali importazioni ma a seguito dell’aumento dei prezzi (Bello, 2009).

Evidentemente il problema della fame non è meramente di tipo quantitativo, quando si parla di sicurezza alimentare sono da considerarsi altre dimensioni (Deriu, 2007):

– Una dimensione culturale: di sopravvivenza delle forme di organizzazione, produzione e relazione sociale e di disponibilità di cibo culturalmente appropriato.

– Una dimensione economica: di tutela del reddito della popolazione in modo che possa acquistare il cibo o i beni di cui ha bisogno e che sono presenti sul mercato locale.

– Una dimensione ecologica: di protezione ed uso sostenibile delle risorse naturali nel tempo.

– Una dimensione politica: di controllo sovrano sulle forme di produzione, distribuzione, conservazione, e commercio del cibo.

Spesso si legge nei rapporti, nelle relazioni, nelle comunicazioni delle istituzioni internazionali, di apporti nutrizionali, come se qualsiasi elemento contenente delle percentuali prefissate commestibili fosse equivalente ed interscambiabile. È banale specificare che l’uomo non si nutre di alimenti ma di cibo, o meglio detto di elementi culturali e sociali. Attraverso il cibo è possibile estrarre delle narrazioni che raccontano di luoghi, di visioni del mondo, di atteggiamenti politici e spirituali, le forme di organizzazione politica ed economica.

Rispetto alle dimensioni appena tracciate, i processi di mercificazione del cibo avrebbero prodotto una deculturazione dell’alimentazione che, passando per l’omologazione dei processi produttivi, ha compromesso i sistemi agroalimentari locali generando una fortissima emarginazione

sociale ed economica. La crisi alimentare non è quindi legata ad un deficit della produzione (Sen, 2000), ma trae origine nell’organizzazione economico –politica che ha creato un problema di controllo e utilizzo delle risorse.

Nel dibattito teorico, affianco alla sicurezza alimentare, il movimento contadino La via Campesina64 – citato dallo stesso McMichael (2006) – ha introdotto il concetto di sovranità alimentare che insiste sul fatto che il problema non è solamente l’autosufficienza alimentare, ma la questione si allarga sullo scenario economico –politico. Si tratta di poter decidere autonomamente quale forma di produzione e quale scelta agro – alimentare meglio si declina sulla propria cultura, sul proprio territorio, sulla necessità di poter tutelare l’ambiente e conservare il proprio patrimonio (Terra Madre, 2009).

La sovranità alimentare, così come la si legge attraverso il movimento della Via Campesina, propone un discorso sulla presa di coscienza che non esiste un modello economico unico e che oggi è possibile ammettere scelte politiche ed economiche differenti. I modelli di produzione e di consumo, così come le strategie economiche possono essere molteplici e diversificate, mettendo in discussione l’omologazione dei modelli di dominanti il mercato globale. In altre parole l’azione del movimento contadino di Via Campesina, ha come obbiettivo far si che la dimensione cruciale dell’alimentazione non sia oggetto di accordi commerciali e di liberalizzazione in sede WTO.

Ad essere rivendicato è dunque il diritto all’autonomia decisionale, la libertà di poter scegliere le proprie norme di qualità, praticare l’agro – ecologia in protezione dei propri territori riaffermando le reti alternative locali capaci di proteggere il diritto all’alimentazione (Cavazzani, 2008). Esistono almeno quattro dinamiche che minano gli equilibri di sistemi agro –alimentari immediatamente individuabili: le esportazioni dal nord al sud

64http://viacampesina.org/main_en/;

del mondo, che creano competizione sui mercati locali in cui non esistono sovvenzioni e sussidi alla produzione; l’obbligo di orientare l’agricoltura all’esportazione imposto ai paesi del sud, che implica la destrutturazione dei modelli agricoli locali; la standardizzazione ordinata sui sistemi agricoli, acerrima nemica della biodiversità; la liberalizzazione del mercato, che ha determinato il calo dei prezzi di prodotti agricoli su cui si basano le produzioni dei sistemi locali (Shiva, 2001).

La visione descritta ci riporta a parlare di imperialismo, in senso agricolo, ossia una crescente dipendenza dal mercato globale che si allontana sempre di più dai sistemi locali (Van Der Ploeg, 2006b). I modelli capitalistici adottano sistemi e processi di produzione del cibo che si collocano spesso in conflitto con la salute dell’ambiente; l’agricoltura intensiva ha posto nuove problematiche in termini di qualità dei prodotti determinando sempre più diversi scandali alimentari. Basta pensare a come le monoculture intensive, sostituendosi nella maggior parte dei casi ai sistemi tradizionali di produzione, contribuendo al deterioramento delle condizioni delle terre e delle acque finiscono per rinvigorire i problemi della povertà; si è creata una disfunzione di quel naturale processo di produzione e riproduzione della natura e delle sue risorse65.

2.1.4 Le resistenze e le innovazioni sociali verso la sostenibilità