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Transition Leicester

5. Transition Leicester.

5.3 La coscienza di luogo.

In relazione all’unità d’analisi selezionata per lo studio di caso – ossia i componenti del gruppo di Transizione della città di Leicester – si è cercato di dare risposta a precisi interrogativi di ricerca a partire dalle asserzioni di studio.

Asserzione di studio: La coscienza di luogo nasce laddove si decide di tutelare i beni patrimoniali comuni, ossia le culture, i paesaggi urbani e rurali, le produzioni locali e i saperi. Questa presa di coscienza coincide con un percorso individuale e collettivo in cui diverse componenti sociali, unite da un progetto condiviso, si prendono cura dei luoghi.

Una traccia dell’orizzonte di senso esplorato, è possibile individuarla a partire dai temi più citati all’interno delle interviste, sintetizzati nella seguente tavola.

Tavola n. 5.1 – I temi più citati in rapporto alla coscienza di luogo Item N. 1. Locale 12 2. Luogo e territorio 12 3. Riduzione emissioni 11 4. Green Life 11 5. Partire dall’esistente 9

Il primo interrogativo di ricerca era Quali relazioni si creano con i luoghi attraverso le Iniziative di Transizione?

Come già intuito in una prima fase di analisi dello stato dell’arte sull’universo delle iniziative di Transizione di Leicester, l’azione dei gruppi si fonda sulla forza delle comunità locali e sullo stretto legame con i luoghi. L’osservazione partecipante ha permesso di mettere in luce tale relazione, è stato possibile identificarla nelle fasi di realizzazione delle iniziative, all’interno dei discorsi che emergono durante le assemblee dello steering group (gruppo guida) e nei singoli incontri realizzati in città. La maggior parte dei progetti a cui si fa riferimento sono basati sulle specificità locali.

Nel caso “dell’Apple Press”, per esempio, l’idea è nata da un bisogno specifico dell’area: un surplus di mele che andava perso poiché non riusciva ad essere consumato e neppure riusciva ad essere impiegato in processi di trasformazione. Il progetto è stato pensato dunque a partire da un problema specificatamente legato al territorio per il quale si sono innescate delle dinamiche comunitarie attraverso almeno due tipi di relazioni: tra il singolo e la propria terra, e tra l’individuo e la comunità. Il progetto “Footpaths”, allarga lo spettro d’interesse a dinamiche di tipo globale, ma specificatamente realizza delle azioni mirate a livello locale141. Gli incontri che si realizzano nel gruppo di Transizione elaborano delle strategie per la riduzione dell’impronta ecologica, in una relazione sistemica con il territorio abitato dai partecipanti – poiché si tratta di uno studio che si fa specificatamente a partire dall’organizzazione energetica di un dato territorio. Lo stesso vale per il progetto “Eco –Energy –Switch” che fa specifico riferimento al managment dell’energia in relazione alla disponibilità di fonti alternative.

L’iniziativa “Community Harvest Whestone” – come vedremo più specificatamente nel prossimo paragrafo – produce filiere alimentari locali di qualità che contribuiscono a ridefinire l’identità del luogo, a partire dalla valorizzazione e il recupero delle cultivar e dei saperi produttivi locali. In altre parole le singole Iniziative riescono ad incarnare il tema della tutela del patrimonio comune in un orizzonte solidale e partecipativo. La relazione con il luogo è comprensibile anche dalla percezione individuale degli intervistati, si leggano per esempio le parole di Andrew (Transizionista, Ricercatore):

Per me è molto importante studiare la permacultura perchè mi permette di conoscere meglio il luogo in cui vivo

141 un classico esempio si direbbe di approccio glocale cioè che tiene insieme le due

dimensioni: globale e locale. Locale per la sua collocazione spaziale, per i contenuti e il legame con il proprio territorio. Globale per le chiavi di lettura utilizzate, la relazione e la diffusione delle informazioni.

Sembrerebbe che a partire dalle Iniziative, e dai concetti a cui educa l’universo transizionista, le persone comincino ad interiorizzare un approccio differente alla vita in cui si sviluppa la conoscenza e la valorizzazione dei luoghi abitati.

La stessa immagine affiora nei tre colloqui di intervista con Sam (Transizionista, Chimico), Jessy (Transizionista, studentessa) e Doug (Transizionista, impiegato):

Nei progetti di Transizione per prima cosa ci interroghiamo su cosa serve dove noi viviamo. Tentiamo di capire i nostri modelli comportamentali e pensiamo a soluzioni alternative. Tenendo conto naturalmente del principio fondamentale del profitto sociale e del tipo di progetto da realizzare. (Sam)

Quando pensiamo a delle idee progettuali ci sono precise domande a cui il gruppo deve rispondere: come e cosa dobbiamo fare a partire dalle esigenze dei quartieri. Le soluzioni propongono delle strategie logiche rispetto alle risorse che abbiamo a disposizione. (Jessy)

Pianifichiamo le nostre azioni studiando le esigenze delle persone che vivono in città con l’obiettivo di ridurre le emissioni. Cerchiamo di capire cosa cambiare nei nostri gesti quotidiani in funzione delle possibilità che la città offre. (Doug)

Tutti e tre sottolineano come i progetti nascano a partire da una lettura dell’esistente, non scelgono soluzioni preconfezionate ma piuttosto le disegnano in funzione delle esigenze specifiche dei luoghi. Il concetto di relazione è alla base dell’agire dei diversi attori, le connessioni si determinano fluidamente tra diversi individui e in corrispondenza delle potenzialità del proprio territorio.

Un’altra testimonianza della precisa attenzione nei confronti dell’esistente che si esprime attraverso le dinamiche del movimento è stato possibile individuarla durante una riunione dello steering group, che aveva come obiettivo la realizzazione di un “Talk” sulle colture locali. La scelta di concentrasi sulle varietà autoctone in produzione nell’interland della città dimostra una particolare attenzione nei confronti del patrimonio dei propri luoghi, inoltre, durante l’assemblea i partecipanti si interrogavano

sistematicamente su come valorizzare le filiere locali e quali attori coinvolgere sul territorio.

La seconda domanda era Sono in atto dei processi di rilocalizzazione? Il concetto di rilocalizzazione è inteso – in relazione alle attività di Transizione – come una situazione economica in cui accorciare le filiere della produzione, necessaria in una realtà in cui lentamente la disponibilità di combustibili fossili sta diminuendo, e di conseguenza si riduce la capacità di spostare le merci da una parte all’altra del mondo, e dunque pretende la costruzione delle infrastrutture che favoriscono la produzione di merce a livello locale.

A Leicester il gruppo di Transizione ha avviato una profonda riflessione sulle possibili forme di emancipazione delle produzioni locali. Per prima cosa in relazione al cibo attraverso le molteplici iniziative legate al gruppo di “Community Harvest Whetstone”, ma soprattutto attraverso una puntuale campagna di sensibilizzazione per limitare i consumi e rilocalizzarli il più possibile che è la questione centrale agli incontri nominati “Green – Cafè”.

Si osservi per esempio la scansione di un volantino di un’iniziativa facente parte dell’osservazione partecipante (Fig. 4.6) “Crating a Vision of a New Local Economy”.

Fig. 4.6 Volantino: Crating a Vision of a New Local Economy

L’incontro era incentrato sul tema della rilocalizzazione, a partire da uno scenario immaginifico in cui la città di Leicester era emancipata dall’utilizzo del petrolio. I temi che si sono affrontati durante il meeting erano incentrati su possibili alternative ai modelli dominanti in relazione a differenti questioni: un’agricoltura locale e comunitaria, la messa in discussione del attuale sistema di crediti, nuove forme dell’abitare, creazione di sistemi energetici rinnovabili etc.

Anche le interviste fanno specifico riferimento al tema della rilocalizzazione:

Attraverso la Transizione si cercano nuove soluzioni per una green life, è tutto più chiaro, la gente parla insieme trova le soluzioni insieme. Lavora e

condivide tutto anche la stanchezza e la tristezza, è molto bello specie per me che sono genitore single. (Sam, Transizionista, Chimico)

Cerco di comprare poco, non mi piace spendere inutilmente, spendo per viaggiare, per studiare, faccio oggetti e mi piace molto riusare le cose, sistemarle e farle tornare a vivere. E’ interessante anche riusare i materiali. (Lucy, Transizionista, studentessa)

Mi piace cucinare, non faccio spesso shopping, coltivo da me la maggior parte del cibo, e vado sempre in bicicletta. (Lucy 2, Transizionista – gruppo Community Harvest Whetstone, Casalinga)

Sam parla della sua esperienza nelle Iniziative, mentre Lucy racconta di un pezzo della sua quotidianità, allo stesso modo Lucy 2 narra dei suoi stili di consumo; tutte e tre mettono in pratica il concetto della rilocalizzazione nella sua accezione di risparmio dell’energia fossile e accorciamento delle filiere. Sam fa specifico riferimento alla green life, Lucy pone una certa enfasi sul consumo critico, Lucy 2, con una fortissima naturalezza racconta della sua esperienza di vita che, senza troppi sforzi, le permette di risparmiare energia fossile.

A partire dalle narrazioni sulla rilocalizzazione: Gli abitanti coinvolti nei progetti percepiscono di aver avviato uno stile di vita differente?

Attraverso l’osservazione partecipante ed i colloqui di intervista sembrerebbe che le persone che partecipano alle IdT siano individui che, ancor prima di conoscere il network, avevano una particolare attenzione alle tematiche legate al benessere dell’ambiente. Si tratta dunque di un nodo problematico della rete che parrebbe capace di dialogare solo con persone aventi uno stesso episteme cognitivo di riferimento. Gli intervistati, per esempio, raccontano di esperienze passate legate a pratiche di democrazia comunitaria in cui molti già mettevano in discussione gli stili di vita dominanti.

A prescindere dai background delle persone sottoposte ad osservazione i diversi strumenti di ricerca utilizzati testimoniano una particolare attenzione sul tema della rilocalizzazione da parte del gruppo LT.

Prendiamo l’esempio delle due Lucy, nei precedenti stralci di intervista, entrambe descrivono uno stile di vita che Osti (2006) definirebbe particolarmente ascetico (che segue dettami ecologici) che è tale a prescindere dalle Iniziative. Andrew per esempio ci introduce ai sui stili di vita in maniera ancora più precisa:

È complicato descrivere il mio rapporto con il consumo, mi concentro sopratutto sulla selezione del cibo nel senso di ricerca di prodotti non di consumo, ma biologici, sani. Dieci, undici anni fa ho aderito al movimento per la liberazione degli animali, sono diventato vegano per un principio di rispetto vero verso gli animali.

(Andrew Transizionista, Ricercatore)

La particolare attenzione agli stili di consumo di Andrew, le sue riflessioni attorno al cibo, le considerazioni che produce a favore degli animali in relazione ai costi ambientali legati agli allevamenti intensivi, ci narrano di un percorso cognitivo lungo attorno alle tematiche condensate nell’esperienza della Transizione.

Altre persone, osservate durante gli incontri/eventi e all’interno delle interviste narrano percorsi simili a quelli di Andrew.

Il volantino rappresentato in Fig. 4.7, che introduce agli incontri, giochi e libri, testimonia l’intenzione del gruppo ad animare la comunità locale attorno al tema della riduzione dell’impronta ecologica.

FIGURA 4.7: Volantino Foothpaths: Community Carbon Reduction

Evidentemente il fulcro di queste iniziative si fonda sul desiderio di educare la comunità ad uno stile di vita che tenga conto della possibilità di ridurre le emissioni antropiche.

Sebbene la dimensione biografica degli attori – ricostruita soprattutto sulla base della trascrizione dei colloqui di intervista – abbia evidenziato un profilo comune rispetto agli stili di vita già tale prima dell’istaurarsi delle relazioni legate al network della Transizione, è possibile a questo punto, tenendo conto che le riflessioni emergono a partire da un contesto fortemente autoreferenziale, soprattutto poiché l’unità analitica di riferimento è il gruppo stesso, rilevare in TL l’intenzione di determinare le condizioni per influenzare le attività produttive, formative e comunicative, in un orizzonte solidale che propone di astrarre nuove forme di vita

quotidiana finalizzate alla cura e alla valorizzazione ambientale e territoriale.

Chi vive l’esperienza della Transizione mette in atto degli stili di vita che pongono in discussione i modelli di consumo dominanti e che si determinano nelle riflessioni critiche del modo di produzione capitalistico e i costi ambientali corrispondenti.