Le Iniziative di Transizione
2. Fra teoria e prassi: Le Iniziative di Transizione.
2.1 Lo sviluppo prima di tutto.
2.1.4 Le resistenze e le innovazioni sociali verso la sostenibilità agro-alimentare.
Le riflessioni analitiche di Van der Ploeg (2006a, 2006b, 2006c, 2008) sul mondo contadino, hanno portato nel dibattito scientifico internazionale una rinnovata visione sulle interazioni tra natura viva e società. Lo studioso ha dimostrato come la “resistenza contadina”, in contrapposizione
65 Come spiegheremo a partire dalla descrizione dell’oggetto di studio del lavoro di tesi,
cercheremo di dimostrare come l’esperienza delle Città di Transizione si inserisce a pieno titolo all’interno di quei laboratori sociali che mettono in discussione queste disfunzioni create dai processi di modernizzazione, per la tutela dell’ambiente da un lato e la restituzione dei naturali processi di produzione e riproduzione del cibo.
alle omologazioni dei processi produttivi frutto delle forze della globalizzazione, ha prodotto nuove declinazioni di spazi rurali in cui imprese agricole tradizionali disegnano modelli di produzione eco – compatibili rinvigorendo la relazione tra natura e società.
Per resistenza si intende l’atto creativo dei nuovi contadini in contrapposizione ai modelli dominanti, attraverso questa categoria analitica Van der Ploeg restituisce al contadino un protagonismo, una fisicità che gli era stata negata da anni di politiche che accennavano ad una figura virtuale espropriandolo della sua capacità gestionale. I suoi studi mostrano come il contadino, utilizzando le proprie conoscenze acquisite nelle sue sperimentazioni, è in grado di migliorare le condizioni produttive garantendo la riproduzione delle risorse messe a rischio dall’omologazione del sistema agroindustriale dominante. Van der Ploeg sovverte le basi dell’immaginario dominante sul mondo contadino, dimostrando come l’agricoltore non è una vittima messa alla porta dall’era della modernizzazione in rapporto di dipendenza con le egemonie capitalistiche; piuttosto è in grado di innescare forme di autonomia sociale innovativa leggibili a partire dalle pratiche in cui si riduce la dipendenza dai sistemi tecnologici delocalizzati.
Questo tipo di innovazione sociale non è solo appannaggio del mondo contadino, è possibile traslare la stessa analisi sulle diverse pratiche di produzione e consumo in contrapposizione al mercato capitalistico in cui si esprime un’autonomia da parte dei protagonisti delle singole azioni nei confronti dei sistemi globali. Un esempio nel quale è possibile inserire alcune Iniziative di Transizione, sono le reti alimentari alternative:
La definizione di Alternative Food Network (AFN) è assunta per rappresentare le diverse forme di aggregazione di produttori, consumatori ed altri soggetti che praticano metodi alternativi a quelli stabiliti dal mercato convenzionale per la produzione e distribuzione dei beni alimentari. I comportamenti di produttori e consumatori, che si contrappongono alle regole stabilite dal complesso agro – alimentare dominante, sono stati interpretati come “svolta qualitativa”. Questa svolta riguarda in particolare la specificità delle relazioni socialmente dense, che
sostengono la produzione e la distribuzione di prodotti di qualità, ecologici, territorialmente definiti e distribuiti attraverso filiere corte. (Cavazzani, 2009: 116)
Le AFN possono naturalmente ascriversi all’interno di quelle strategie di resistenza messe in pratica dai produttori agricoli in contrapposizione al paradigma dominante della modernizzazione. La filiera corta, in cui è più facile determinare un rapporto diretto tra produttore e consumatore, incarna i principi di sicurezza e sovranità alimentare perseguendo tre diversi tipi di obiettivi: l’adozione di pratiche produttive sostenibili, cambiamento nei modelli di consumo e il cambiamento delle politiche (Cavazzani, 2009)66 .
Attraverso le AFN è possibile evidenziare come il consolidamento del tessuto sociale risulta essere fondamentale per la realizzazione di uno sviluppo sostenibile; le innovazioni si configurano come la migliore interpretazione di una ruralità che progredisce attraverso un processo localmente radicato e socialmente controllato (Cavazzani, 2009).
H. Tovey (2002) dimostra come i movimenti67 per un’agricoltura alternativa in Irlanda, contribuiscono allo sviluppo sostenibile. Il suo approccio teorico cerca di superare la dicotomia tra movimento sociale e movimento politico; la sua osservazione ed analisi empirica dimostra come, il movimento delle fattorie biologiche, lotta e si confronta con un
66Per un’analisi dell’innovazione sociale e delle strategie di connessione all’interno delle
AFN vedi Cavazzani A. (2009). Nel suo studio, sono state prese in considerazione le reti di produttori agricoli quali Via Campesina, Confedérération Paysanne, Réseau Semences Paysannes, Rete Semi Rurali, Associazione Rurale Italiana (ARI), Associazione Italiana di Agricoltura Biolagica (AIAB). Le reti di consumatori comprendono Terra e libertà/Critical Wine, Slow Food, i Gruppi di Acquisto Solidale (GAS). Le altre reti riguardano la Rete del Nuovo Municipio (RNM), la Rete di Economia Solidale (RES), i Gruppi di Azione Locale (GAL) e Terra Madre.
67Sulla definizione di movimento sociale nella letteratura contemporanea in sociologia,
Tovey, cita due differenti tradizioni teoriche: la prima, americana (Alexander 1996; McAdam, McCarthy, Zald 1998; Scott 1990, 1992; Zald, Mc Carthy 1987), che si concentra sulla capacità degli attori sociali di persuasione nei confronti degli obiettivi della politica attraverso strategiche mobilitazioni di risorse; la seconda, di tradizione europea, secondo cui l’incorporamento della classe lavoratrice all’interno del capitalismo, indirizza i movimenti come veicolo di un nuovo ordine sociale (Clark, Diani 1996; Scott 1990, 1996). Il primo orientamento può essere definito come un movimento più politico (Resource Mobilisation), il secondo culturale (identity-oriented).
dualismo tra scopi e valori che pone gli attori a discutere costantemente su scelte problematiche. Per esempio risulta assai difficile decidere di adottare delle tecnologie che migliorerebbero la produzione, ma con il rischio di incidere sulla natura e sulle relazioni sociali.
L’influenza di una visione ecologica olistica viene fuori nelle interviste pubblicate nello studio di H. Tovey (2002): le fattorie biologiche che hanno realizzato una connessione tra la produzione di un buon cibo e la conservazione dell’ambiente, includendo le persone, le relazioni sociali e le comunità locali, hanno raggiunto ottimi risultati nella direzione di uno sviluppo rurale sostenibile.
Uno degli attivisti afferma come la propria azione sviluppa un sustainable lifestyle:
I'm interested in the idea of setting up gardens where people can come and work more or less when it suits them. So you'd need an overall manager there and then you can have children there, you can have adults there, you can have unemployed, coming and working as they choose and getting from it what they need…It's very idealistic but I see it working as better than a co –operative system where you have maybe 12 guys on a FAS course in the room and if they don't get on, so what happens?68
Secondo la Tovey (2002), le azioni di movimento locali avviano dei processi di creatività che realizzano delle correlazioni tra mondo rurale e comunità urbana, innescando nuovi criteri di cooperazione per alternativi modelli alternativi di organizzazione socio –economica. Per cui, la qualità delle relazioni che si innescano, manifesta un alto livello di capitale sociale, l’elevato grado di fiducia che si stabilisce produce l’incorporazione nel network, nei gruppi e nelle istituzioni locali; si condivide un percorso culturale che si concretizza in una visione comune per i progetti futuri. Come si vedrà, esiste un insieme di iniziative e proposte che arrivano dal basso e che sono diffuse in molti territori, in cui si concretizzano proposte
68 Tovey. H (2002), Alternative Agricolture Movements and rural Development
innovative capaci di contribuire al disegno di modelli alternativi che spesso suscitano l‘interesse di diversi poli di ricerca a livello internazionale. Le alternative proposte producono nuove forme di vita, di valore, di beni comuni, di consumo e di socialità, così da mettere in discussione l’egemonia omologante dello sviluppo capitalistico, che fa della distruzione la strategia del rilancio dell’accumulazione, deprimendo la qualità della vita e dei diritti sociali (Harvey, 2003). L’azione locale, attraverso le sue forme autonome e auto –organizzate, è capace di individuare nuovi percorsi possibili per riformulare un nuovo paradigma attorno al tema dello sviluppo. Ri –orientare la ricerca sulle pratiche locali significa cogliere nuove forze che partecipano al cambiamento attraverso relazioni sociali in cui le persone, semplicemente rifiutando uno stile di vita malsano e grazie ad una spontanea creatività, producono nuovi modi di pensare il proprio futuro.