1.2 Sulla crisi ambientale nell’epoca dell’Antropocene.
1.2.3 Le manifestazioni del degrado
La questione più dibattuta della crisi ambientale è quella legata ai cambiamenti climatici31. Il clima cambia in ragione di contributi naturali e
immaginare uno sforzo tale per cui autoimporsi un regime di vita pauperista, accompagnato poi da una riduzione fittizia dell’uso della tecnologia per indebolire il controllo sulla natura (Osti, 2006).
28 Le critiche a questo orientamento riguardano innanzitutto l’eccessiva sfiducia nei
confronti del sottosistema politico che risulterebbe, secondo tale lettura, incapace di stipulare accordi fra imprese e autorità pubbliche per determinare delle pratiche maggiormente incisive per la tutela degli ecosistemi.
29 Ad esempio attraverso laboratori di analisi, centri di ricerca, reti di monitoraggio,
agenzie per l’educazione ambientale, imprese di accreditamento, etc. (Osti, 2006)
30 L’oggetto della presente ricerca è un movimento di cittadini, quello delle Città di
Transizione, potrebbe collocarsi sulla via della semplificazione. Si vedrà come le Iniziative di Transizione si inscrivono tra le buone pratiche di progetto locale che denunciano il degrado dello sviluppo e pongono in essere delle strategie per ridurne il prezzo ecologico, ricercando stili di vita di minor impatto sull’ambiente, più semplici ed autosufficienti nella riscoperta dei valori comunitari.
31 Il termine Cambiamenti Climatici, per lo standard IPCC (Intergovernmental Panel on
Climate Change), si riferisce a qualsiasi cambiamento del clima nel tempo, dovuto alla variabilità naturale o come risultato di attività umane. Questo significato differisce da quello usato nella United Nations Framework Convention on Climate Change, dove per cambiamenti climatici si intende un cambiamento attribuito direttamente o indirettamente
antropici. Per valutarne l’influenza in termini di riscaldamento o raffreddamento del clima globale,si utilizza un indicatore chiamato: “forzante radioattivo”32.
Nell’atmosfera le concentrazioni di anidride carbonica, metano e protossido di azoto, sono significativamente aumentate in relazione alle attività umane a partire dalla rivoluzione industriale – comprovate dalle analisi scientifiche delle carote di ghiaccio33 (Tab. 1.1). L’emissione esponenziale di anidride carbonica è frutto dell’uso di combustibili fossili e dei cambiamenti dell’uso del suolo; quella del metano e del protossido di azoto, invece, sono principalmente dovuti ai processi agroindustriali.
all’attività umana che alteri la composizione globale dell’atmosfera e che si aggiunga alla variabilità naturale osservata del clima per periodi di tempo comparabili.
32 Il forzante radiativo è la misura dell’influenza che un fattore ha nell’alterare il bilancio
di energia in entrata e in uscita nel sistema Terra-atmosfera ed è un indice dell’importanza del fattore stesso come un potenziale meccanismo di cambiamento climatico. I forzanti positivi tendono a riscaldare la superficie mentre quelli negativi tengono a raffreddarla. Nel rapporto dell’IPCC (2007) si leggono i valori dei forzanti radiativi relativi al 2005 rispetto alle condizioni pre-industriali stimate al 1750 espressi in W m-2.
33 Il carottaggio è una tecnica di campionamento che si pratica nei ghiacciai e nelle
calotte di ghiaccio; le carote estratte forniscono indicazioni sull'evoluzione delle condizioni climatiche della Terra dall'epoca attuale fino a un periodo di centinaia di migliaia di anni, grazie alla capacità della neve di mantenere le stesse proprietà chimiche dipendenti dalle condizioni climatiche presenti nel momento della precipitazioni.
Fonte: Climate Change 2007, IPCC
Così come si legge nel Rapporto dell’IPCC (2007), entriamo nel dettaglio delle concentrazioni:
L’anidride carbonica è il più importante gas serra prodotto dell’attività umana. La concentrazione globale di anidride carbonica è cresciuta da un valore pre – industriale di circa 280 ppm ad un valore di 379 ppm3 nel 2005. La concentrazione atmosferica di anidride carbonica nel 2005 supera notevolmente il range naturale degli ultimi 650000 anni (da 180 a 300 ppm) come determinato dall’analisi delle carote di ghiaccio. Il tasso annuo di crescita della concentrazione di anidride carbonica negli ultimi dieci anni (media 1995 –2005: 1.9 ppm all’anno) è stato il più alto da quando sono iniziate le misure dirette in continuo dell’atmosfera (media 1960 –2005: 1,4 ppm all’anno), nonostante vi sia una variabilità da un anno all’altro nei tassi di crescita. La fonte principale dell’incremento della concentrazione atmosferica di anidride carbonica rispetto al periodo pre – industriale deriva dall’uso dei combustibili fossili, e dai cambiamenti di uso del suolo, anche se questi ultimi apportano un contributo minore ma pur sempre significativo. Le emissioni annue di biossido di carbonio fossile sono cresciute da una media di 6.4 [da 6.0 a 6.8] GtC (23.5 [da 22.0 a 25.0] GtCO2) all’anno durante gli anni novanta, a 7.2 [da 6.9 a 7.5] GtC (26.4 [da 25.3 a 27.5] GtCO2) all’anno nel periodo 2000 –2005 (i dati del 2004 e 2005 sono stime provvisorie). Le stime delle emissioni di anidride carbonica associate al cambiamento di uso del suolo sono 1.6 [da 0.5 a 2.7] GtC (5.9 [da 1.8 a 9.9] GtCO2) all’anno dopo gli anni novanta, sebbene queste stime abbiano un elevato grado di incertezza34. (IPCC,
2007, Summary for Policymakers. In: Climate Change 2007:2 –3)
La concentrazione atmosferica globale di metano è cresciuta da un valore pre –
34 Le emissioni di biossido di carbonio fossile includono tutte quelle provenienti dalla
produzione, distribuzione e consumo di combustibili fossili e come risultato dalla produzione di cemento. Un’emissione di 1 GtC corrisponde a 3.67 GtCO2.
Tabella 1.1: Tassi di innalzamento del livello del mare osservati e stime dei contributi di diverse cause
industriale di circa 715 ppb a 1732 ppb nei primi anni novanta, ed ha raggiunto un valore di 1774 ppb nel 2005. La concentrazione atmosferica di metano del 2005 eccede abbondantemente il range naturale degli ultimi 650000 anni (da 320 a 790 ppb) come determinato dall’analisi delle carote di ghiaccio. I tassi di crescita sono diminuiti a partire dai primi anni novanta, consistentemente con le emissioni totali (somma delle sorgenti antropogeniche e naturali) che sono rimaste quasi costanti durante questo periodo. E’ molto probabile (“very likely”)6 che l’incremento osservato della concentrazione di metano sia dovuto alle attività antropiche, principalmente l’agricoltura e l’uso dei combustibili fossili, ma i contributi relativi delle diverse tipologie di sorgenti non sono ancor ben determinati. (IPCC, 2007, Summary for Policymakers. In: Climate Change 2007:3)
La concentrazione atmosferica globale di protossido di azoto è cresciuta da un valore pre –industriale di circa 270 ppb a 319 ppb nel 2005. Il tasso di crescita è rimasto approssimativamente costante dal 1980. Più di un terzo di tutte le emissioni di protossido di azoto sono antropogeniche e principalmente dovute all’agricoltura. (IPCC, 2007, Summary for Policymakers. In: Climate Change 2007: 3)
L’insieme di questi dati testimonia che il riscaldamento del sistema climatico è oggi un fatto inequivocabile, come è ora evidente dalle osservazioni dell’aumento delle temperature medie globali dell’aria e delle temperature degli oceani, dello scioglimento diffuso di neve e ghiaccio, e dell’innalzamento del livello del mare medio globale, e che avviene soprattutto in ragione di fattori antropici.
A corollario di quanto appena citato esistono una serie di osservazioni che attestano numerosi cambiamenti del clima di lungo termine alle scale continentali, regionali e di bacino oceanico che includono: variazioni delle temperature e dei ghiacciai nell’Artico, estese variazioni delle quantità delle precipitazioni, della salinità dell’oceano, delle strutture dei venti e delle tipologie di eventi estremi come siccità, forti precipitazioni, ondate di calore e intensità dei cicloni tropicali.
Gli anni tra il 1995 e il 2006 risultano fra i più caldi mai registrati dal 1850, ossia da quando si hanno misure globali di temperatura alla superficie. Il contenuto medio di vapore acqueo in atmosfera è aumentato a partire almeno dagli anni ottanta dello scorso secolo sia sulla terra ferma che sopra gli oceani così come nell’alta troposfera. Dal 1961 si registra l’innalzarsi delle temperature medie degli oceani che hanno assorbito
l’80% del calore aggiunto al sistema climatico provocando l’espansione dell’acqua marina e contribuendo al sollevamento del livello del mare, a cui si accompagna l’altrettanto nota e attestata diminuzione, su entrambi gli emisferi, dei ghiacciai montani e delle calotte di ghiaccio.
Il livello del mare medio globale è cresciuto ad un tasso medio di 1.8 [da 1.3 a 2.3] mm all’anno dal 1961 al 2003. Il tasso di crescita è stato maggiore durante il periodo 1993 –2003: circa 3.1 [da 2.4 a 3.8] mm all’anno. Non è chiaro se il più veloce tasso di crescita nel periodo 1993 –2003 rifletta la variabilità decennale o un incremento del trend nel lungo termine. Esiste un’alta confidenza che il tasso osservato di innalzamento del livello del mare sia aumentato dal XIX al XX secolo. La stima dell’innalzamento totale per il XX secolo è pari a 0.17 [da 0.12 a 0.22] m. (IPCC, 2007, Summary for Policymakers. In: Climate Change 2007: 5)
Le proiezioni sui futuri cambiamenti del clima, che si avvalgono di modelli di simulazione più complessi e articolati del forzante radiativo, indicano un riscaldamento di circa 0.2 °C per decennio. Continuando ad emettere gli stessi tassi di gas ad effetto serra – secondo l’IPCC – si provocherebbero delle crescenti variazioni, probabilmente maggiori di quelle osservate durante il ventesimo secolo. Anche se le emissioni venissero stabilizzate, il riscaldamento antropogenico e l’innalzamento del livello del mare continuerebbero comunque per secoli, a causa delle scale temporali associate ai processi climatici e ai feedback – a causa del tempo necessario per la rimozione di questi gas dall’atmosfera (Figura 1.2)35.
35 La figura che segue enuclea gli scenari di emissione dell’IPCC Special Report on
Emission Scenarios (SRES) e le proiezioni del riscaldamento medio globale alla superficie e dell’innalzamento del livello del mare medio globale. Le stime calcolate negli scenari corrispondono a degli esperimenti effettuati sulla base di una valutazione gerarchica di modelli che comprendono un schema climatico base, ed altri del Sistema Terra di intermedia complessità oltre ad un gran numero di modelli di Circolazione Generale Oceano-Atmosfera (AOGCM).
A1. La famiglia di scenari A1 descrive un mondo futuro caratterizzato da una crescita economica molto rapida, con la popolazione globale che raggiungerà un massimo a metà secolo per poi declinare, e con una rapida introduzione di tecnologie nuove e più efficienti. I temi dominanti sono le convergenze regionali, il capacity building e l’aumento delle interazioni culturali e sociali, con una sostanziale diminuzione delle differenze regionali di reddito pro –capite. La famiglia di scenari A1 si sviluppa in tre gruppi che descrivono direzioni alternative dei cambiamenti tecnologici del sistema energetico. I tre gruppi si distinguono dalla loro enfasi tecnologica in: fossile intensivo (A1FI), fonti di energia non fossile (A1T) o un bilancio fra tutte le fonti (A1B) (dove per bilancio si intende una non eccessiva dipendenza da nessun tipo particolare di fonte energetica, presumendo che si possa applicare a tutte le risorse energetiche e alle tecnologie finali tassi di miglioramento simili).
A2. La famiglia di scenari A2 descrive un mondo molto eterogeneo. Il tema dominante è l’auto –sufficienza e la preservazione delle identità locali. La natalità fra le regioni converge molto lentamente, con un conseguente continuo aumento della popolazione. Lo sviluppo economico è essenzialmente orientato su base regionale e la crescita economica pro –capite e i cambiamenti tecnologici sono molto frammentati e più lenti rispetti alle altre trame.
B1. La famiglia di scenari B1 descrive un mondo convergente con la stessa popolazione globale che, come per la trama A1, raggiungerà un massimo a metà secolo per poi declinare, ma con un rapido cambio delle strutture economiche verso un’economia dell’informazione e dei servizi, con una riduzione dell’intensità dei materiali e l’introduzione di tecnologie pulite e che sfruttano le risorse in modo efficiente. Viene data molta importanza alle soluzioni globali per l’economia, alla sostenibilità sociale ed ambientale, includendo un miglioramento dell’equità, ma senza ulteriori iniziative climatiche.
B2. La famiglia di scenari B2 descrive un mondo in cui l’enfasi è sulle soluzioni locali per la sostenibilità economica, sociale ed ambientale. E’ un mondo in cui la popolazione globale cresce continuamente, ad un tasso minore della famiglia A2, con livelli intermedi di sviluppo economico e cambiamenti tecnologici meno rapidi e più diversificati rispetto alle trame B1 e A1. Mentre anche lo scenario è orientato verso la protezione ambientale e l’equità sociale, si focalizza sui livelli locali e regionali.
Per ognuno dei sei gruppi di scenari A1B, A1FI, A1T, A2, B1 e B2 è stato scelto uno scenario illustrativo. Essi dovrebbero essere considerati tutti ugualmente plausibili. Gli scenari SRES non includono ulteriori iniziative climatiche, il che significa che nessuno scenario include gli effetti dell’implementazione della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite per i Cambiamenti Climatici (UNFCCC) o degli obiettivi di emissione del Protocollo di Kyoto.
Fonte: Climate Change 2007, IPCC36
36 IPCC, 2007: Summary for Policymakers. In: Climate Change 2007: The Physical
Science Basis. Contribution of Working Group I to the Fourth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change [Solomon, S., D. Qin, M. Manning, Z. Chen,