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Per un confronto con la letteratura.

Le Iniziative di Transizione

2. Fra teoria e prassi: Le Iniziative di Transizione.

2.4. Transition Town, un movimento per il cibo locale?

2.4.3 Per un confronto con la letteratura.

Tra le iniziative di Transizione sono di primaria importanza quelle inerenti al cibo, che peraltro costituiscono la stragrande maggioranza dei progetti attivi e incarnano l’interesse primario di questo lavoro di ricerca. Nel materiale sull’esperienze di Transizione si può leggere come le comunità stesse auto –definiscono le proprie iniziative come un movimento per il cibo locale98. Ma possiamo definirlo tale?

Per rispondere alla domanda è necessario ricorrere ad alcune precisazioni di tipo squisitamente analitico.

L’esperienza della Transizione non può essere definita come movimento sociale, in riferimento alle categorie interpretative della sociologia dei movimenti. È necessario smussarne i confini ed rielaborare uno schema differente per comprendere la natura dell’azione collettiva. Attraverso la lettura della seguente tabella perverremo ad alcune osservazioni critiche, possibili attraverso un’attenta analisi delle fonti utilizzate per lo studio del fenomeno sociale.

CARATTERISTICA CHECK

1. Reti di relazioni informali Il network esiste ed è fortemente integrato, spesso decade l’informalità in relazione al ricorso delle istituzioni nelle azioni progettuali.

2. Credenze condivise e solidarietà Esistono una rappresentazione collettiva e delle tematiche comuni che corroborano ogni singola iniziativa.

3. Azione collettiva di tipo

conflittuale i partecipanti alle Iniziative rifiutano la categoria del conflitto

4. Ricorso alla protesta Non ricorrono mai ad azioni di protesta di tipo conflittuale

5. Dimensione cognitiva Le IdT producono molte azioni tese a definire una dimensione cognitiva comune

FIGURA 5: Movimenti sociali e Transizione FONTE: Personale elaborazione

1) Il sistema reticolare è al centro dell’esperienza della Transizione. Le varie iniziative a più livelli territoriali – regionale, nazionale e internazionale – sono fortemente connesse ed integrate. Vengono pianificati degli incontri periodici. Circolano fluidamente informazioni, competenze, risorse materiali. Per i singoli progetti spesso i partecipanti decidono di formalizzare alcuni processi attraverso il coinvolgimento delle istituzioni locali, in ragione di questo evidenziamo come l’informalità della mobilitazione sia essenzialmente

2) L’intero universo della letteratura sulla Transizione fornisce un dettagliato schema di riferimento sui temi, i frame e gli orientamenti della pluralità delle persone che decidono di aderire al network. Un esempio importante è lo statuto delle Città di Transizione che in pratica corrisponde ad un decalogo uniforme di pensieri a cui aderiscono la totalità delle Iniziative sul tappeto internazionale (si veda per esempio APPENDICE 3: Gli obiettivi di Leicester Transition, inseriti nello statuto di LeicesterTransition).

3) Nonostante di fatto le azioni della Transizione vanno della direzione di una proposta alternativa ad un sistema dominante, gli attori non si percepiscono come antagonisti, e continuamente – nei documenti naturali, come nei colloqui di intervista – prendono le distanze da un posizionamento di contrapposizione.

4) Di conseguenza rifiutano il ricorso alla protesta per qualsivoglia ragione; se contestano una condotta, lo fanno attraverso una proposta alternativa, senza mai assumere una posizione di opposizione.

5) La Transizione tende a definire una dimensione cognitiva per la lettura delle società e dei rapporti comunitari, tesa ad un’elaborazione collettiva di strategie per rendere i luoghi e le relazioni maggiormente resielinti.

L’analisi porta a riflessioni immediate: per quanto la Transizione voglia prendere le distanze dall’azione di tipo conflittuale, nel momento in cui pone al centro delle proprie iniziative i cambiamenti climatici, così come il picco del petrolio, non potrà a lungo esimersi dal collegare i temi alle evidenti radici storico –economiche e politiche.

La Transizione, può essere letta come un movimento culturale (Touraine, 2005), in cui la mobilitazione non è più esclusivamente rivolta ad un avversario, ma piuttosto propone un cambiamento a partire da se stessi attraverso la riproduzione di nuovi stili di vita quotidiana.

La nostra analisi è pertanto intenzionata ad inserire il movimento in quell’insieme di iniziative volte a determinare un’alternativa, attraverso il controllo democratico, in cui si realizza la coscienza di luogo e parallelamente un modo per contrastare il regime alimentare dominante. 2.4.4 Le reti alternative agro –alimentari.

Attorno al tema delle Alternative Food Network (AFN), si è sviluppato un vivace dibattito scientifico internazionale che ha coinvolto sociologi, economisti agrari, geografi e antropologi. Così come abbiamo accennato in precedenza, per AFN, si intendono le diverse forme di aggregazione di produttori e consumatori che interpretano modelli di produzione, riproduzione e distribuzione del cibo in alternativa alle forme di mercato dominanti. Le diverse ricerche sulle reti hanno assunto differenti approcci

(Cavazzani, 2008): la letteratura nord –americana si è concentrata sulle motivazioni dei consumatori utilizzando l’actor network theory per definire il rapporto tra produttori e consumatori; le ricerche europee hanno aperto il dibattito oltre che alle questioni relazionali dei modelli di consumo, anche alle politiche di sviluppo rurale e all’agricoltura sostenibile. In tal senso lo spettro delle analisi si è allargato sulle strategie di resistenza dei nuovi contadini (Ploeg, 2008) nei confronti dell’insostenibilità economica e sociale dell’agricoltura dominante. Le ricerche (si veda per esempio Holloway et al., 2007) mettono in luce le diversità insite nelle reti alternative, soprattutto in relazione all’introduzione di specifiche innovazioni connesse alle forme di produzione e distribuzione locale. Le diversità pare dipendano da peculiarità sociali e politiche come: origini, basi sociali, riferimenti culturali, obiettivi, rapporti con il mercato e le politiche locali. Gli attori possono essere:

Contadini tradizionali, che dimostrano di avere una capacità di resistenza sorprendente, dato l’ambiente sostanzialmente ostile in cui sono costretti ad operare. […] Gli agricoltori in crisi che, sottoposti a pressioni insostenibili da parte del sistema agro –industriale, trovano nella rete i riferimenti culturali ed economici necessari per ristrutturare l’attività aziendale. Infine, i nuovi contadini, che provengono da altri settori e che trovano in agricoltura una soluzione all’insoddisfazione per il lavoro o alla situazione di precarietà diffusa. Tra questi si trovano ex –impiegati, insegnanti, operai, giovani sottoccupati, pensionati, accomunati da forti motivazioni per la qualità della vita ed il rispetto per l’ambiente. (Cavazzani, 2008: 118 –119)

Contemporaneamente le diversità sociali, politiche e di composizione delle AFN convergono verso dei principi comuni da inscriversi in un quadro di produzioni di riferimenti culturali che mettono in discussione le egemonie dominanti in funzione di un orizzonte alternativo alla crescita economica, alla competitività e al profitto. Cavazzani (2008), attraverso un’analisi delle carte, manifesti, dichiarazioni di principi di differenti organizzazioni – come Slow Food, i manifesti per il Futuro dell’Alimentazione e dell’Agricoltura, il movimento di Confèdèration Paysanne, il Social Forum di Porto Allegre e Via Campesina – identifica un universo di riferimenti identitari attorno ai seguenti principi: autonomia, co–produzione, condivisione delle epserienze, scambio si saperi, cooperazione sociale.

In conclusione le AFN sono inscrivibili in una costellazione di pratiche che assumono il consolidamento del tessuto sociale per la realizzazione di uno sviluppo sostenibile, che fanno emergere le contraddizioni del capitalismo in termini sociali ed ecologici. Perchè le reti possano essere portatrici di mutamento sociale deve verificarsi una condivisione di valori alternativi ai mercati, una prevalenza di interessi collettivi e a volontà di riappropriazione sociale di beni e servizi collettivi.

L’esperienza delle Iniziative di Transizione collegate al cibo, secondo la nostra analisi, possono essere identificate come AFN poiché coincidono con gli elementi analitici appena emersi. Come vedremo più specificatamente attraverso gli studi di caso, sono appannaggio di una pluralità di attori che pone in essere una critica del regime alimentare dominante, condivide un bagaglio di valori che produce discorsi alternativi ai mercati e, attraverso le singole iniziative, pone in essere una forma di riappropriazione dei beni comuni, come la cura del patrimonio territoriale e il diritto alla terra e ad un cibo sano.