• Non ci sono risultati.

Le Iniziative di Transizione

2. Fra teoria e prassi: Le Iniziative di Transizione.

2.1 Lo sviluppo prima di tutto.

2.1.1 Il governo dell’economia.

Ancor prima dei processi di globalizzazione, a partire dall’epoca della civilizzazione industriale, le società occidentali sono state colonizzate dal pensiero economico che si è imposto in quella che Karl Polany chiamava Grande Trasformazione (1944). È in questa cornice che l’essere umano comincia ad evolversi in homo oeconomicus, un soggetto che inizia ad agire sotto l’impulso di moventi materiali. Le istituzioni, nota Polany, cominciano a rispondere alle economie di mercato.

Rispetto al passato una simile concezione non era altro che un anacronismo. Rispetto al futuro, era un mero pregiudizio. Eppure sotto l’influenza delle scuole di pensiero contemporanee, rafforzata dall’autorità della scienza e della religione, della politica e degli affari, quei fenomeni rigorosamente delimitati nel tempo

finirono con l’essere considerati eterni, trascendenti l’epoca del mercato. (Polany, 1974: 60).

“Economia di mercato” significa un sistema economico controllato, regolato e diretto dai mercati. Non si tratta di una tautologia, ma di un paradigma che è andato imponendosi attraverso degli specifici strumenti in cui la produzione e la distribuzione delle merci è assicurato solo dai prezzi:

Un’economia di questo tipo deriva dall’aspettativa che gli esseri umani si comportino in modo tale da raggiungere un massimo di guadagno monetario. Essa assume l’esistenza di mercati nei quali la fornitura di merci (e di servizi) disponibili ad un determinato prezzo sarà pari alla domanda a quel prezzo. Essa assume la presenza della moneta che funziona come potere d’acquisto nelle mani dei suoi possessori. La produzione sarà poi controllata dai prezzi poiché i profitti di coloro che dirigono la produzione dipenderanno da essi; anche la distribuzione delle merci dipenderà dai prezzi perchè i prezzi formano i redditi ed è per mezzo di questi redditi che le merci prodotte sono distribuite tra i membri della società. (Polany, 1974, 88 –89)

Di conseguenza l’economia di mercato ha pervaso tutti gli elementi dell’industria compresi il lavoro, la terra e la moneta, cioè gli esseri umani, parti costituenti della società e dell’ambiente, che in altre parole significa subordinare la società stessa alle leggi dei mercati (Polany, 1954). Terra e lavoro sono considerati merci, anzichè riconoscere la terra come natura e il lavoro come azione umana.

Il liberalismo economico che ha accompagnato questa trasformazione ha posto in essere una rivoluzione dei valori (Dumont, 1984), vale a dire che si è andato uniformando un unico modo per vedere le cose, cioè solo attraverso le lenti dell’interesse e dell’utile, emancipato dalla morale, a discapito della tradizionali forme di relazione solidali.

La modernità, attraverso il pensiero economico, ci ha restituito un’idea di prosperità che ha solamente a che fare con il materiale, l’utilitarismo ed una concezione dell’uomo come individuo, ossia privo delle proprie caratteristiche sociali. Crescita economica e benessere si vanno divaricando, intanto come ci suggerisce la riflessione di Bevilacqua (2008), in termini di appagamento: da quando abbiamo smesso di essere cittadini

per trasformarci in consumatori, la realizzazione dei nostri desideri sembra soddisfarci sempre meno:

Il tempo durante il quale un oggetto qualsivoglia ci dilettava veramente è assi limitato: e poiché gli oggetti acquistati allo scopo di contrastare la noia rivelano in una successione piuttosto rapida la loro incapacità a fare ciò in modo durevole, anzi continuano ‘a star lì attorno’, essi stessi cominciano a trasudare la noia che non sono stati capaci di vincere. (Hirschman, 1983 in Bevilacqua, 2008: 46)

All’arricchimento materiale sembra corrispondere l’impoverimento delle relazioni affettive disinteressate. Per esempio vivendo in una città fortemente in crescita, dove tutto scorre veloce, dove le relazioni sono finalizzate alla produzione, è sempre più difficile ritagliarsi degli spazi di buona vita. Da agenti produttivi e consumatori, assistiamo alla corrosione dei tessuti connettivi della vita sociale, perdendo il contatto con le identità singole e collettive.

C’è stato un tempo in cui al contrario chi pensava e riusciva ad accumulare ricchezze, piuttosto che diventare un modello a cui ambire, era socialmente disprezzato. In alcuni luoghi la dimensione della competizione non è ancora considerata come uno stimolo al miglioramento ma come una via per la disuguaglianza e la frammentazione sociale.

Una bella narrazione testimone di come la ricchezza risiede nelle relazioni sociali e anche nell’ambiente la si legge all’interno di una densa intervista ad una donna di Dakar in Senegal nel 1990, raccontata a Mahjid Rahhnema:

Ho un’amica che fa le pulizie in un servizio pubblico. Quando è in congedo di maternità faccio la supplenza. Allora prendo un salario di 30000 franche CFA(=85 euro) al mese: questo succede una volta ogni due anni in media. Grazie alle ferie, faccio dei rimpiazzi per un mese.

Ho anche un altro parente molto importante per me. È un sarto. Siamo cresciuti insieme, nella stessa strada. Quando devo far fare un vestito per me o per i miei bambini porto il tessuto e le guarnizioni necessarie a confezionarlo. Non mi domanda niente in cambio. In effetti ho due sarti. Noi ci siamo talmente frequentati che siamo diventati dei parenti. Quando il primo si è sposato mi ha presentato ufficialmente come sua cognata. Quando organizza una cerimonia familiare sono io che mi occupo di tutta l’organizzazione della festa. Quando i suoi figli vengono da me a farmi visita, gli faccio dei regali, un pezzo di tessuto e dei soldi. Il padre sta attento che non mi facciano visita troppo spesso, preoccupato di evitarmi tutti questi pesi. Conosce la situazione, sa che spesso devo andare a prestito per fare dei regali. Ciò nonostante quando non vengono per molto tempo vado io stessa da loro e distribuisco degli spiccioli a tutti.

Conto anche su un elettricista nelle mie relazioni. Siamo cresciuti insieme, mangiava gratuitamente da noi quando era più giovane. Io non mi sono mai confidata con lui, ma non mi ha mai fatto pagare niente e fa tutte le riparazioni che voglio. Lui sa che la mia mano non può raggiungere la mia schiena

[espressione che, in wolof, significa essere di condizione molto modesta]. Io beneficio così degli investimenti che la mia famiglia ha fatto nel passato. È la stessa cosa con il falegname: egli frequenta talmente la mia famiglia paterna che mi considera una sorella e non mi domanda niente in cambio quando fa qualche cosa per me. Mi ha appena fatto una tavola gratuitamente. Tre mesi fa mi aveva gentilmente regalato un letto.

I venditori di carbone sono per la maggior parte degli stranieri. Ma il carbonaio dell’angolo, di cui non conosco la famiglia che è restata in Guinea, è anche lui un parente per me. Mi presta del denaro o del carbone. […] Io gli offro spesso dei piatti o dell’acqua fresca. Fa parte della mia famiglia. Quando organizzo una festa famigliare lui è presente, è lui che mi dà il carbone per cucinare.

Per tutti i problemi di salute della famiglia, io ricorro anche ad un amica infermiera. Quando i miei bambini sono malati mi da gratuitamente delle medicine. Se non ne ha, le chiede ad un'altra infermiera; è solamente se anche questa non ne ha, che sono obbligata a pagare la ricetta. Una volta ho venduto un braccialetto per pagare le medicine. Questo mi è successo solo una volta. Ho sempre potuto rivolgermi a un partente o a un amico perchè i miei bisogni fossero soddisfatti. Ho amici nella maternità cui posso domandare in caso di bisogno per ottenere tutte le medicine necessarie. In più durante le gravidanze, ricevo molti visitatori che mi faranno numerosi regali. Posso allora fare delle economie per certe spese.

Sono spesso invitata a cerimonie, matrimoni, funerali, battesimi e faccio sempre dei regali ai miei ospiti. Il mio partner raddoppia sempre ciò che ho messo quando viene l’occasione di ricambiare.

La somma che io verso e le scadenze dei rimborsi dipendono dalla qualità delle relazioni. Se la relazione non è forte sono obbligata a pagare il mio debito il giorno stesso della cerimonia famigliare. Se non ho il soldi da restituire devo ricorrere a una terza persona per saldare il mio debito. Se invece si tratta di un amico o di un partente molto stretto posso differire il pagamento. Posso fare la visita un’altra volta senza che questo dia ombra alle nostre relazioni.62 (EC.CO.MI, 2005: 33)

La storia di questa donna suggerisce come il sistema di valori sociali ed ecologici non siano misurabili o monetizzabili. Le teorie sulla modernizzazione da un lato e le nuove forme di imperialismo dall’altro, hanno prodotto forme di mercificazione della natura, perdendo di vista il sistema vivente e la necessità di un rapporto equilibrato di reciprocità con le risorse del pianeta. L’imperialismo ha assunto negli anni sempre nuovi caratteri ridefinendosi ogni volta sulle basi del materialismo storico – geografico (Harvey, 2003) che ha determinato dei conflitti per le risorse e

62 Mahjid Rahhnema (2005), Intervista ad una donna di Dakar, Senegal 1990, tratta da

conflitti culturali in cui lo sviluppo e il benessere, secondo il modello occidentale, hanno corrisposto un altissimo prezzo ecologico63.