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Transition Leicester

5. Transition Leicester.

5.4 La comunità del cibo.

Ripartiamo ora dalla nostra seconda asserzione di studio: Le Iniziative di Transizione possono essere riconosciute come una forma di co- produzione, giacché attraverso le pratiche si delineano le modalità per realizzare una riduzione della distanza tra domanda e offerta di cibo in una relazione coevolutiva tra abitante e produttore. Utilizziamo il precedente schema di riferimento per quanto riguarda i temi rilevati nelle interviste in relazione al cibo attraverso la tavola 5.2.

Tavola n. 5.2 – I temi più citati in rapporto al cibo

Item N. 1. Produttori 12 2. Permacultura 12 3. Comunità 12 4. Responsabilità 11 5. Rurale 10

Il primo interrogativo di ricerca si proponeva di dimostrare se: È possibile rilevare forme di legame tra abitanti coinvolti nelle iniziative e produttori di cibo?

Per rispondere a questa domanda è utile richiamare in maniera più analitica l’esperienza della Community Harvest Whetstone. All’interno delle Iniziative di Leicester Transition, nel 2009 è nata una cooperativa di colture biologiche. Si osservi la scansione di una brochure divulgativa riportata nelle Figg. 4.8 e 4.9.

FIGURA 4.9: Volantino Community Harvest Whetstone (retro)

Il volantino titola precisamente “Local Vegetables for Local People” con dei precisi obiettivi comunitari: fornire cibo locale per persone del luogo, riconnettere le persone con la terra dove nasce e cresce il proprio cibo, creare lavoro locale, creare un modello sostenibile di produzione del cibo e sensibilizzare le persone a precisi comportamenti, aumentare il livello locale di sicurezza alimentare, educare le persone alla produzione di cibo, ridurre l’impronta ecologica del Leicestershire, rafforzare lo spirito e la coesione della comunità.

Il decalogo degli obiettivi dell’Iniziativa, almeno nelle intenzioni, centra perfettamente la questione della co–produzione nella forma specifica dell’agricoltura: realizza l’interazione con la natura viva. In questa cornice la “Community” diviene il Locus della co–produzione, ossia funge da legame tra natura e società, modificando i rapporti sociali e al contempo la natura riproducendo e diversificando le colture. Nonostante un regime tecnologico dominante, afferente dunque ad una struttura oggettiva, è possibile riconoscere nell’esperienza della “Community” una capacità

innovativa in quanto si porrebbe come alternativa ai lineari processi di sviluppo. L’azione locale, attraverso le proprie attività pone in discussione un paradigma tecnologico, producendo delle nuove filiere agro – alimentari. Le persone che contribuiscono al progetto – sia gli agricoltori che i consumatori – promuovono nuovi stili di vita e attivano relazioni dirette di scambio con la città. Si attivano delle reti locali con delle finalità innovative sia da un punto di vista sociale che culturale.

La stessa prospettiva è possibile rilevarla attraverso le interviste. Si prenda l’esempio di Dani quando parla del progetto “dell’Apple Press”:

Abbiamo anche fatto cose semplici, tipo l’Apple Press, cioè il torchio per pressare le mele, che è un frutto che cresce ovunque e per evitare che marcisca abbiamo organizzato degli Apple Day, per cercare di sfruttare una risorsa ed evitare che molti frutteti venissero perduti. Ognuno può maneggiare questo torchio comunitario se raccoglie delle mele, per fare succo di mele o sidro. (Dani, Community Harvest Whestone, Transizionista) Gli “Apple Day” di cui parla Dani, di fatto rappresentano dei momenti in cui gli abitanti della città coinvolti nella rete della Transizione possono partecipare ad un evento in cui si concretizza una forma di relazione tra natura viva e società. Il cittadino abituato all’acquisto del succo di mela nei supermercati, ha la possibilità di raccogliere i frutti dagli alberi, apprendere l’insegnamento per la trasformazione del frutto e auto – produrre – attraverso una relazione sinergica l’agricoltore – il proprio bene di consumo. Teniamo conto di come peraltro occasioni simili – così come abbiamo letto tra gli obiettivi della comunità di Harvest Whestone – rendono più coesa la comunità attorno a temi che si fanno sempre più spazio nelle menti delle persone.

Si leggano ora le parole di Julie:

Durante i green cafè si mangia e si beve: dolci, pizza, torte salate, patate, pomodori, insalate. La più brava in cucina è Lucy, lei vive in campagna mi ha insegnato molte cose, mi ha ospitato nella sua casa e insieme a lei ho fatto la mia prima esperienza in un orto. Spesso quasi tutti i prodotti che

mangiamo li ho visti crescere e ne ho avuto cura, alle persone che ci vengono a trovare racconto come questo accade. (Julie, studentessa, Transizionista)

Julie è una ragazza che fa parte da poco tempo del gruppo di Transizione di Leicester, ed è entusiasta della sua esperienza, soprattutto pone l’accento sulle attività che ha cominciato a svolgere nella campagna e di come ha imparato le tecniche dell’orto, ci parla di cura. Per Julie produrre cibo significa avere cura del cibo. Julie ha accorciato le distanze tra luogo di consumo e produzione, lei stessa mangia ciò che ha prodotto o ha visto crescere.

Mark a partire da un laboratorio didattico nelle scuole ci racconta:

Sto facendo un progetto nelle scuole, i bambini non sanno da dove viene il cibo. In aula quando inizio a parlare di ortaggi gli unici esempi che i ragazzi riescono a fare sono legati agli scaffali dei supermercati. Una volta un bambino mi ha chiesto se i pomodori crescessero dentro Tesco142, aveva

fatto anche un disegno con una strana macchina collegata a dei sotterranei dai quali uscivano frutta e verdura. Attraverso i nostri progetti le persone possono imparare cose semplici che però ancora non conoscono.

I bambini sono un veicolo forte, attraverso di loro sappiamo come sarà il futuro e non solo, a volte riescono ad essere più severi di chiunque altro ed una volta imparato qualcosa sanno come educare tutte le persone che gli stanno attorno. (Mark, grafico, Transizionista)

Mark dimostra, attraverso la sua esperienza, di come progetti legati al cibo – non necessariamente legati alle IDT – avviano processi di sensibilizzazione ed educazione alimentare che definiscono le modalità per colmare le distanze tra i luoghi della produzione e quelli del consumo in una rinnovata visione sinergica tra agricoltore e abitante.

Il progetto di agricoltura comunitaria e i “Green Cafè” in un quadro cooperativo spingono nella creazione di un rapporto comunitario in cui come ci spiega Dani:

Quello che fondamentalmente cerchiamo di fare noi che professiamo la permacultura e il concetto di transition è quello di dare risposte a problemi globali (climatici, ma anche sociali e finanziari) che si basano sul concetto di “comunity responsive”, e quindi riunire la gente e ricreare una società più coesa che riesca a dare risposte locali e comunitarie a problemi di carattere globale. (Dani, Community Harvest Whestone Transizionista)

A partire dalle risposte comunitarie ai problemi locali si disegna un quadro multifunzionale delle pratiche agricole.

Le modalità attraverso cui questo avviene è possibile riscontrarle nelle risposte al successivo interrogativo di ricerca: Come si presenta la relazione tra città e campagna?

La multifunzionalità e coproduzione si realizzano solo a partire dalla ricostruzione di un rapporto sinergico di reciprocità fra città e territorio. Rigenerare la relazione con il patrimonio territoriale ed ambientale significa disegnare delle forme autosostenibili di produzione e riproduzione della ricchezza. Un’interazione virtuosa tra città e campagna è leggibile a partire dagli atteggiamenti di sensibilità ecologica e sociale degli abitanti dei luoghi.

Le IdT della città di Leicester manifestano l’intenzione di realizzare un’agricoltura sostenibile, tracciando delle nuove strategie di cura e di attenzione nei confronti del paesaggio agrario attraverso le tecniche di permacultura. Tale tecnica – come abbiamo visto in precedenza – assicura un’osservazione continua dei terreni in una prospettiva sistemica, monitora le trasformazioni ambientali. Ma soprattutto si concentra nella realizzazione di un’interazione continua e continuativa tra città e campagna.

I “Green Cafè” possono essere letti come laboratori in cui concretizzare la riduzione della distanza tra città e campagna. Si guardi all’esempio contenuto in Fig. 4.10 che contiene l’appuntamento per una giornata dedicata al rabarbaro.

FIGURA 4.10: Volantino Green Cafè

Durante questo meeting i partecipanti hanno discusso delle tecniche di coltivazione del rabarbaro, dell’uso che se ne può fare, ma soprattutto di come inserirlo in un discorso di permacultura. In altre parole, si ragionava all’interno di un progetto sistemico che teneva conto della resilienza degli ecosistemi per accrescerne la ricchezza e la stabilità. Erano stati allestiti dei piccoli laboratori sotto forma di bancali per mostrare praticamente i processi, e a latere era stato preparato un piccolo banchetto in cui era possibile scambiare prodotti, semi, piantine, una sorta di cross book agro– alimentare. Nonostante l’incontro si tenesse in pieno centro di Leicester, era possibile stabilire una linea di contatto immaginaria con la campagna limitrofa. La gente contaminata dall’entusiasmo dei partecipanti si riservava di visitare gli orti e i frutteti coltivati dalla Comunità di Harvest Whestone.

Il concetto di permacultura, così come osservato in precedenza, può essere applicato alla vita quotidiana e discende dalle relazioni degli ecosistemi in natura, così come spiegano Dani e Robert:

Per me la permacultura è “senso comune in un mondo che non è più comune”, ossia buon senso in un mondo in cui il buon senso non lo usa più nessuno. In pratica è osservare la natura e imitarla, bisogna carpire i processi naturali e farli propri. In pratica è osservare la natura e imitarla, bisogna carpire i processi naturali e farli propri. Noi come animali dovremmo essere capaci di farlo, in realtà siamo la specie animale che ne è meno capace. L’uomo ha questa presunzione di saperne di più della natura, degli animali. Abbiamo avuto la fortuna nell’era fossile di aver scoperto questa fonte di energia concentrata che ci da la possibilità di andare contro natura. Ci vuole il buon senso di dire osserviamo la natura e andiamo con la natura. Se si presenta un problema bisogna vedere se è possibile risolverlo con un approccio naturale. (Dani, Community Harvest Whestone, Transizionista)

Molte volte i problemi non sono problemi, ma delle condizioni naturali che si risolvono. Per es. l’estate scorsa ho fatto uno stagno con le rane in modo che le rane si mangiano le lumache che vanno sugli ortaggi e non c’è bisogno di prodotti chimici per proteggere l’orto. Quando c’è stata un’invasione di parassiti dell’insalata ho aspettato fin quando non sono arrivate le coccinelle che mi hanno risolto il problema. Il gelo di questo inverno ha ghiacciato lo stagno le rane sono morte e c’era una puzza di marcio, io ho aspettato che venisse un po’ di caldo e la puzza se ne andata da sola, il problema l’ha risolto la natura. (Robert, impiegato, Transizionista)

Il concetto di sistema territoriale è alla base della permacultura che tiene conto dei meccanismi di interazione dell’ambiente.

Un elemento centrale delle Iniziative di Transizione è quello di intrecciare sempre nuove alleanze tra città e campagna, attraverso le quali costruire una comunità sempre più coesa:

The idea is that we develop a community around the project, and so to further the community element, we stage events, celebrations, and 'Community days', where we work, eat, and enjoy leisure activities together. http://www.community – harvest –whetstone.org.uk/philosophy

“Develop a community around the project”, sviluppare una comunità intorno ai progetti, significa porre le condizioni per motivare e stimolare la

partecipazione e così da riunificare la figura dell’abitante con quella del produttore. In risposta all’atomizzazione metropolitana, che ha depurato i luoghi collettivi proponendo una divisione degli spazi che impedisce i rapporti comunitari – se non in un quadro di strade mercato o centri commerciali – le IdT sembrerebbero innescare dei processi che tengono conto degli equilibri ecologici, sociali e produttivi, in grado di costituire dei ponti per la valorizzazione sistemica per avvicinare città e campagna. Peraltro le azioni transizioniste si propongono di realizzare progetti in grado di abbassare i costi ambientali ed energetici, ricostituendo un’armonia ecologica a livello locali attraverso rapporti di scambio di tipo solidale.