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Le Iniziative di Transizione

2. Fra teoria e prassi: Le Iniziative di Transizione.

2.2. La Transizione: un progetto locale.

2.2.1 Il picco del petrolio.

Il petrolio ci circonda, è sbagliato pensare che sia solo appannaggio del mondo dei trasporti, pervade totalmente la nostra quotidianità, è contenuto in una miriade di oggetti d’uso quotidiano70 e sopratutto, la produzione di quasi la totalità delle cose che abbiamo intorno, ha richiesto l’uso di combustibile fossile e dell’energia derivata. Uno sguardo sulle statistiche71 ci pone di fronte a dati bizzarri: nel mondo occidentale, consumiamo una media di circa 16 barili di petrolio all’anno pro –capite; in Kuwait 36; in Cina 2 ed in India 1. Nel grafico che segue (Figura 1), si legge la preponderante e smisurata quantità di petrolio e gas estratta dal 1930. Questa straordinaria risorsa che si è formata tra 90 e 150 milioni di anni fa, proprio durante una fase di surriscaldamento globale, da una miscela di zooplancton e alghe preistoriche che combinandosi ad altri elementi sui fondali degli oceani in assenza di ossigeno, una volta trasformatasi in idrocarburi, è andata intrappolandosi nelle rocce dando vita a quelli che oggi comunemente chiamiamo giacimenti di petrolio e metano.

70 È sorprendente venire a conoscenza di quanti oggetti contengono petrolio, seguono

solo alcuni esempi: aspirine, nastro adesivo, scarpe da ginnastica, calze di licra, colla vernici coloranti, materassi in lattice, tappeti, nylon, poliestere, CD, DVD, bottiglie di plastica, lenti a contatto, gel per capelli, spazzole, spazzolini da denti, guanti di gomma, prese elettriche, spine elettriche, lucido per scarpe, cera per mobili,, computer, stampanti, candele, borse, giacche, pompe per l e ruote di biciclette, plastica per imballaggi, contenitori per i succhi di frutta, chiodi, carte di credito, materiale per l’isolamento, finestre in PCV, buste per la spesa rossetti, etc. (Hopkins, 2008)

FIGURA 2.1: L’intervallo petrolifero, il grafico illustra la produzione cumulativa di petrolio e gas. (sull’asse delle ordinate si leggono i miliardi di barili equivalenti di petrolio, Gboe)

Fonte: The Association for the Study of Peak Oil (ASPO),

http://www.peakoil.net/

Ne consegue che stiamo descrivendo una risorsa finita, ossia soggetta ad esaurimento, vale a dire che, una volta scoperto il giacimento e iniziata l’estrazione in qualsiasi paese o regione, la produzione è destinata ad avere un picco, che si stima normalmente intorno alla metà dell’estrazione massima, in seguito alla quale la produzione inizia il suo declino.

Il petrolio si conosce fin dai tempi dell’antichità, ma la sua estrazione è iniziata nel diciannovesimo secolo, in Pennsylvania e sulle rive del Mar Caspio. La rivoluzione industriale era in corsa, si alimentava attraverso i motori a vapore che funzionavano a carbone, nel 1860 un ingegnere tedesco inventa il motore a combustione interna: una macchina molto più efficiente che avrà una sete di petrolio insaziabile. La prima automobile fu accesa nel 1882 e il primo trattore per arare nel 1907. La straordinaria potenza di energia contenuta in queste macchine ha avviato dei processi di trasformazione ineguagliabili in tutti i settori: l’industria, i trasporti, il commercio, l’agricoltura. Si deve moltissimo al petrolio.

Il picco della scoperta di nuovi giacimenti petroliferi risale al 1960 (Figura 2.2), cioè cresce il divario tra la scoperta e la produzione di petrolio in moltissimi paesi, così da lasciare presagire che il picco della produzione mondiale sia sempre più vicino.

FIGURA 2.2: Il divario crescente tra scoperta e produzione di petrolio

Fonte: The Association for the Study of Peak Oil (ASPO),

http://www.peakoil.net/

I dati precisi non sono facili da trovare, soprattutto poiché le compagnie petrolifere li riferiscono con il massimo della cautela temendo gravi ripercussioni sui mercati finanziari; ad ogni modo Campbell nonostante le incertezze sui dettagli, sostiene che il declino dell’era del petrolio sia in atto in ragione del semplice depauperamento naturale (Campbell, 2005)72. Il primo ad osservare questo fenomeno è stato il geofisico statunitense M. King Hubbert73; all’inizio l'entourage scientifico aveva accolto con

72 Collin Campbell, conseguì un PhD in geologia presso l’università di Oxford e ha lavorato

per oltre 40 anni nel settore del petrolio come manager e consulente. Colin è ora un membro fiduciario Oil Depletion Analysis Centre (ODAC) nel Regno Unito, un'organizzazione di beneficenza londinese che si dedica alla ricerca sull’impatto del picco e il declino della produzione petrolifera mondiale. Le sue pubblicazioni hanno alimentato un animato e vivace dibattito internazionale. È fondatore e presidente onorario dell’ASPO.

73 Autore di diverse ricerche in ambito geofisico, le più importanti riguardano i giacimenti

petroliferi e di gas naturale. Formulò, nel 1956, una teoria sull’evoluzione temporale dei giacimenti di fonte fossile – partendo dai dati storici riferiti ai giacimenti della Pennsylvania, per poi definire una trattazione matematica generalizzata applicabile ad altri casi-, attraverso la quale si poteva prevedere la data di produzione massima della risorsa estratta oltre la quale, il graduale esaurimento, rende talmente elevati gli

sufficienza le sue trattazioni, ma negli anni settanta gli USA raggiunsero il loro picco e la concomitanza delle crisi petrolifere (1973, 1979) con le sue previsioni fecero radicalmente cambiare idea al mondo intero.

Se si guarda alle elaborazioni fatte negli ultimi anni, si conferma un altro elemento sul picco: la produzione mondiale di petrolio si aggirava nel 2005 intorno agli 85 milioni di barili al giorno, a fronte di altissimi costi ambientali, mentre l’economia globale continua a puntare sull’aumento dei consumi, il prezzo del greggio è salito dai 12 dollari al barile a 105. La domanda crescente si scontra con il limiti geologici che, oltre a dimostrarsi attraverso il calo della scoperta di giacimenti – così come abbiamo precedentemente osservato nella Figura 2.2 – manifesta anche il declino della portata della risorsa. La misura media dei giacimenti nel 1940 era di 1,5 miliardi di barili, nel 1960 era scesa a 300 milioni e nel 2004 era di soli 45 milioni e continua a diminuire (Strahan, 2007). Contestualmente il calo delle scoperte di nuovi giacimenti si accompagna di un costante aumento dei consumi, al giorno d’oggi consumiamo 4 barili al giorno per uno scoperto74 (Strahan, ibidem).

Tutti gli studi effettuati sul picco elaborati da gruppi di persone indipendenti dagli interessi governativi ed economici75 convengono sul fatto che:

investimenti necessari che questi non sono più sostenibili. La produzione raggiunge un massimo (picco di Hubbert).

74 Si potrebbe obiettare facendo riferimento alle relazioni delle compagnie petrolifere

(come BP, Arammo, Exxon e Shell), che effettivamente continuano a pubblicare dati attraverso i quali negano i problemi legati alle scorte. Un esempio che quanto affermano è falso, lo si intuisce dal fatto che la maggior parte delle compagnie petrolifere si sta addensando intorno ai giacimenti di bitume dell’Alberta in Canada e nel Golfo del Messico – sia nel caso del bitume che le piattaforme petrolifere in alto mare, richiedono delle tecniche di estrazione ben più complicate e costose, ma l’aumento del prezzo del petrolio e la crescente scarsità della risorsa, rende l’investimento sostenibile. Ebbene, perché ricorrere a tecniche così complicate e costose se le riserve non avessero toccato il picco? Un altro indicatore della prossimità del picco, è dato dal fatto che le compagnie più grosse, che determinano la loro forza sui mercati finanziari sulla base della portata delle proprie scorte petrolifere, stanno assorbendo quelle più piccole impadronendosi delle loro riserve.

75 Si fa riferimento agli studi dell’Association for the Study of Peak Oil (ASPO), del

Il mondo è all’inizio di una fase di cambio strutturale del suo sistema economico. Questo cambiamento sarà causato dal declino della disponibilità dei combustibili fossili e influenzerà quasi tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana. Il nuovo periodo di transizione che ci aspetta seguirà delle regole particolari, probabilmente valide solo per esso. Potrebbero accadere cose di cui non abbiamo alcuna esperienza e in cui non ci imbatteremo più una volta finita questa fase di passaggio. Il nostro modo di rapportarci al problema energetico probabilmente cambierà in modo radicale. (EWG 2007, in Hopkins, 2008, trad.it. 2009: 34)