La politica dei Gracchi e delle forze che li sostenevano non aveva risolto la serie di problemi che avevano cercato di superare: la pressione degli Italici per ottenere la cittadinanza romana continuò a crescere e la crisi demografica delle campagne italiche a peggiorare, favorita dalla concorrenza della grande proprietà schiavistica nei confronti dei piccoli proprietari-contadini, un tempo nerbo delle legioni romane.
Gli effetti di questi problemi non tardarono a farsi sentire dando avvio a un secolo caratterizzato da un susseguirsi ininterrotto di eventi bellici e riforme costituzionali alla cui conclusione la stessa repubblica romana trovò la sua fine con il principato di Ottaviano Augusto.
Infatti “né i Gracchi con le leggi agrarie o con il loro disegno di una democrazia più avanzata, né
l'estensione della cittadinanza agli Italici, né Mario, con la prevalenza delle logiche militari sulla dimensione della politica, né lo stesso Silla, con il suo progetto di restaurazione della repubblica 241 Cfr. paragrafo 9.1.
242 Brizzi 1997: 290; Sisani 2007: 61. 243 App. Bell. Civ. I, 121.
aristocratica e con la separazione tra potere militare e civile, avevano saputo o potuto dare una risposta adeguata al problema di fondo che stava erodendo dalla fondamenta l'antico edificio repubblicano. Esso era infatti strettamente connesso alla politica imperialistica romana, da nessuno in verità rimessa seriamente in discussione.”245.
Nel corso del I secolo a.C. anche l'ager Gallicus fu dunque travolto dagli scontri legati prima al
bellum sociale e poi dalla guerra civile tra Mario e Silla.
Nel 91 a.C. il tribuno della plebe M. Livio Druso riportò al centro della politica romana il problema della concessione della cittadinanza romana ai socii italici, questione ormai sempre più urgente. A fianco di una legge frumentaria, la lex Livia agraria, volta a riprendere il contenuto delle leggi graccane, e della restituzione delle competenze giudiziarie al senato - togliendole ai cavalieri anch'essi favoriti dalla duplicazione dell'organico dei senatori -, Druso propose una legge che prevedeva la progressiva concessione della cittadinanza agli alleati italici. La maggior parte dei senatori e dei cavalieri, tuttavia, rifiutò la proposta di legge bloccando la sua approvazione246.
Nell'autunno dello stesso anno Livio Druso venne ucciso e con lui morì ogni speranza negli alleati italici di ottenere la cittadinanza attraverso provvedimenti legislativi. Scoppiò la “guerra sociale”, la cui scintilla ebbe luogo ad Asculum nel Piceno247, dove si susseguirono una serie di scontri che
videro come protagonista Pompeo Strabone, il quale ottenne l'unico trionfo sancito per la guerra sociale il 25 dicembre 89 a.C.248.
Lo scontro nel Piceno si concluse dunque con la piena vittoria di Roma e tra l'89 e l'88 a.C. la guerra terminò lentamente su tutti i fronti. A mutare decisamente le sorti del conflitto e a favorire la fine delle ostilità vi fu l'intervento del console Giulio Cesare che nel 90 a.C. fece votare la legge che concedeva la cittadinanza romana universo Latio, cioè a tutti gli alleati di diritto latino e ai socii italici rimasti fedeli, la lex Iulia de civitate Latinis et sociis danda. In conseguenza di questo provvedimento le colonie latine di Ariminum e Firmum vennero promosse a municipia civium
Romanorum249 mentre successivamente la lex Iulia fu integrata da altre due leggi, estendendo il
provvedimento anche al resto degli Italici250.
Gli anni immediatamente successivi continuarono comunque nel segno dell'instabilità con l'inizio della guerra civile, che vide contrapposte importanti figure delle politica romana quali Mario e i
245 Capogrossi Colognesi 2009: 260-216.
246 Badian 1958; Salmon 1962; Gabba 1954; Archeologia nelle Marche 2003: 93; Capogrossi Colognesi 2009: 242- 243.
247 Il pretore Servilio e il suo legato Fonteio, avendo ricevuto la notizia di scambi sospetti di ostaggi tra varie città, furono inviati nel territorio di Ascoli Piceno dove minacciarono la popolazione durante una festa. Gli ascolani si rivoltarono massacrando Servilio, il suo legato e tutti i cives romani presenti (App. Bel. Civ. I, 169-174).
248 Inscr. Ital. XIII 1: 85, 563.
249 Bandelli 1998a; Bandelli 1998b; Brizzi 1997: 315-316. 250 Capogrossi Colognesi 2009: 244-245.
suoi seguaci contro Silla e Pompeo, il figlio di Pompeo Strabone.
L'ager Gallicus fu direttamente coinvolto negli eventi bellici, in particolare negli anni finali del conflitto tra l'83 e l'82 a.C., quando la valle del fiume Esino fu teatro degli scontri tra Pompeo, in marcia dal Piceno, e i generali mariani251. É proprio nell'82 a.C. che l'antica colonia di Sena venne
assediata e poi saccheggiata da Pompeo, colpevole di aver sostenuto la fazione avversaria252. L'ager Gallicus fu dunque un'area per lo più schierata con la fazione filomariana, come testimoniano
questo episodio e il ruolo di roccaforte svolto da Ariminum253.
Non sorprende dunque che il programma politico di Silla, dopo la vittoria nella guerra civile, abbia riguardato da vicino l'ager Gallicus con distribuzioni di terre ai propri veterani espropriate agli esponenti della fazione avversaria anche con finalità di controllo sulla popolazione locale. Una testimonianza il tal senso potrebbe venire dal già citato cippo “graccano” di San Cesareo che ricorda un intervento di recupero di ager publicus da parte di Marco Terenzio Varrone Lucullo nella valle del Metauro, forse per sistemare i veterani alla fine dell'82 a.C. o 81 a.C.254.
Il periodo successivo fu privo di eventi traumatici per l'ager Gallicus fino allo scoppio di un nuovo
bellum civile, questa volta come noto tra Cesare e Pompeo, che ebbe inizio con il passaggio del
confine pomeriale rappresentato dal fiume Rubicone da parte di Cesare nel gennaio del 49 a.C. L'agro Gallico e il Piceno non furono direttamente interessati da scontri ma solamente dalla progressiva avanzata di Cesare che occupò le città della costa adriatica da Ariminum fino ad Ancona prima di procedere verso la roccaforte pompeiana del Piceno. L'occupazione avvenne senza scontri tanto che non vennero lasciati neppure dei presidi nelle città di Ariminum e Pisaurum. Neppure il Piceno oppose resistenza. Sebbene in tutta la regione fossero in atto operazioni di difesa come a
Auximum, Camerinum, Asculum e Cingulum, fortificata e rinnovata sul piano edilizio da Labieno,
tutte le città appoggiarono e aprirono le porte con entusiasmo all'arrivo di Cesare, agevolando la sua avanzata verso sud. I fatti successivi fino alla decisiva battaglia di Farsalo nel 48 a.C. non interessarono più direttamente l'ager Gallicus e il Piceno255.
Dopo la morte di Cesare, con l'ascesa sulla scena politica di Ottaviano e dei suoi avversari M. Emilio Lepido e Marco Antonio, la regione fu nuovamente coinvolta nelle operazioni militari sia durante il bellum Mutinense del 43 a.C. sia nel bellum Perusinum del 41-40 a.C., soprattutto come bacino di reclutamento di soldati. Tuttavia anche episodi di guerra toccarono l'ager Gallicus come
251 Archeologia nelle Marche 2003: 97. 252 App., Bel. Civ. I, 88.
253 Bandelli 1998a.
254 A tal proposito si veda anche l'ipotesi del rapporto tra devozione di Silla alla dea Fortuna e ritrovamenti di dediche nell'ager Gallicus quale elemento a sostegno delle distribuzioni delle terre ai veterani di Silla descritta in
Archeologia nelle Marche 2003: 97-100. Per una descrizione dettaglia del cosiddetto “cippo graccano” cfr.
paragrafo 2.7 e 4.5 e bibliografia citata. 255 Archeologia nelle Marche 2003: 101-103.
l'assedio da parte di Ottaviano e il successivo saccheggio a opera del suo generale Salvidieno Rufo di Sentinum durante la guerra di Perugia (41-40 a-C.).
Questo periodo si contraddistingue non solo per le vicende politico-militari ma anche per i cambiamenti e le trasformazioni dell'assetto amministrativo e socio-economico legati alla municipalizzazione dei centri della penisola e alla sistemazione dei veterani delle guerre civili concluse con la battaglia di Azio nel 31 a.C.
Dopo il 49 a.C., infatti, anche l'ager Gallicus vide la nascita dei municipi con i centri di Forum
Sempronii, Suasa, Ostra, preceduti nel 90 a.C. dalla comunità di Sentinum256.
Allo stesso tempo, subito dopo la battaglia di Filippi e prima della guerra di Perugia, Ancona fino ad allora rimasta città federata fu trasformata in colonia accogliendo due legioni di Antonio. Nei medesimi mesi a Pisaurum, già colonia romana dal 184 a.C., si procedette a una rifondazione, ovvero a una nuova deduzione coloniaria257. Molto probabilmente queste città ricevettero entrambe
un rincalzo coloniario anche da parte di Ottaviano.
Nello stesso periodo venne dedotta una colonia di veterani a Firmum Picenum, colonia latina del 264 a.C. e municipio romano dal 90 a.C., mentre altre deduzioni di colonie databili tra l'età triumvirale e l'età augustea, probabilmente dopo il 31 a.C., riguardarono i centri di Fanum Fortunae e Asculum Picenum258.
La sistemazione di decine di migliaia di soldati nei centri urbani e nel relativo territorio a danno di chi già vi risiedeva provocarono ovviamente profondi cambiamenti nell'assetto socio-economico e del territorio. In alcuni casi si dovette procedere anche ad alcune integrazioni come per i veterani destinati a Pisaurum per i quali fu ritagliata una enclave nella valle del fiume Cesano259.
Oltre alla deduzione di colonie militari260 vennero effettuate assegnazioni individuali di terre
all'interno di un certo numero di municipi come riportano i testi degli scrittori gromatici. Per quanto riguarda l'ager Gallicus assegnazioni di terre interessarono i centri di Sentinum, Sena Gallica e
Ostra261.
Questo periodo di intensi cambiamenti terminò con il riassetto politico-amministrativo augusteo che, come noto, portò alla suddivisione in regiones della penisola italiana che comprese le Marche settentrionali all'interno della VI regio, composta da Umbria et ager Gallicus262.
256 Sul problema della nascita dei municipi nell'agro Gallico vedi infra capitolo 2.9 e soprattutto Paci 1998; Paci 2003. 257 Gabba 1973: 459-471.
258 Ai quali si deve aggiungere anche Faleri, Paci 2008: 388. 259 Paci 1996-1997: 115-148.
260 Per il caso di Aesis vedi infra capitolo 6 e Paci 2008: 391-393.
261 Per una trattazione dettagliata e le relative fonti vedi infra capitolo 2.7 e i singoli paragrafi relativi al territorio dei centri urbani dell'ager Gallicus presi in esame nella seconda parte. Cfr. Delplace 1993: 161-167.