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La strutturazione dell’agro: divisioni catastali e centuriazione

Capitolo 2: Gli strumenti della conquista

2.7 La strutturazione dell’agro: divisioni catastali e centuriazione

Se il sistema dei vici e dei pagi sin qui analizzato rappresenta la struttura portante dell'assetto rurale dell'Italia romana, è necessario comprendere come questo schema, una sorta di tertium genus rispetto alla polarità colonie-municipi245, si colleghi al sistema fondiario e di divisioni agrarie

utilizzato da Roma nella strutturazione del territorio durante la sua colonizzazione. Come evidenziato in precedenza i pagi non rappresentano una specifica categoria di insediamento ma unità territoriali, circoscrizioni amministrative di settori dell'ager Romanus privi di centralizzazione. Si tratta quindi di quadri censitari che manterranno le loro funzioni fino all'età imperiale, sempre più legate all'organizzazione catastale del territorio, come testimoniano il catasto epigrafico di Volcei, alcune testimonianze letterarie e le tabulae alimentarie di Beneventum e di

Veleia246.

Dopo la guerra sociale, con il processo di strutturazione amministrativa e territoriale delle aree rurali legato alla municipalizzazione, la progressiva sospensione dell'invio dei praefecti e il decentramento giurisdizionale e censitario alle coloniae e ai municipia, il sistema del pagus viene convenientemente rifunzionalizzato all'interno del nuovo quadro municipale e a partire dall'età augustea costituisce uno strumento alternativo e complementare alle forme di catastazione basate sulla centuriatio247. É stato infatti evidenziato come il sistema di identificazione per pagos legato al

240 Gori 1993: 85-87. 241 Gori 1991 242 Luni 1987: 11

243 Per un riesame dell’abitato e l’esatto posizionamento di un edificio termale, cfr. Lilli 1997-1998.

244 Ermeti 1993: 48-49, n. 21-22. Manca un dettagliato resoconto dei rinvenimenti e una loro puntuale localizzazione cartografica.

245 Capogrossi Colognesi 2012b: 201. 246 Sisani 2012: 608; Di Cocco, Viaggi 2003. 247 Sisani 2012: 592.

censimento augusteo rappresenti un sistema di organizzazione del nuovo demanio territoriale “che

abbracciava insieme le antiche proprietà all'interno delle centurie delle colonie e dei municipi – nonché di terre attribuite viritim”248. La forma del pagus si presenta “con un disegno in qualche modo parallelo alla catastazione delle terre centuriate e, rispetto a questa, ancora più comprensivo”249. “In sostanza il pagus, diversamente dalle centuriae, non si presenta come il risultato di un organico e radicale intervento romano sul territorio, con l'imposizione di uno schema geometrico dato, ma appare il prodotto di un processo più articolato e prolungato nel tempo, dove il rapporto tra la comunità contadina e il territorio si definisce nel concreto della vicenda storica, seppure verosimilmente secondo forme proprie delle diverse tradizioni e culture e in relazione ai differenti assetti proprietari e produttivi”250.

Parallelamente al sistema per pagi la strutturazione del territorio durante la colonizzazione si organizza attraverso la definizione dell'assetto fondiario e in particolare con la delimitazione e divisione - limitatio - delle terre conquistate. La centuriazione, una particolare forma di limitatio251,

costituisce quindi lo strumento utilizzato per la divisio et adsignatio delle terre, che come è stato dimostrato non caratterizza l'intero ager Romanus ma solamente le terre delle colonie (latine – secondo il diritto loro proprio – e le coloniae civium Romanorum – secondo il diritto romano) e quelle delle distribuzioni viritane (assegnazioni viritim ovvero a singoli assegnatari in numero considerevole)252.

La presenza di distribuzioni viritane nell'ager Gallicus è testimoniata principalmente dal ben noto provvedimento legato al più volte ricordato plebiscito Flaminio che va sotto il nome di Lex

Flaminia de Agro Gallico et Piceno viritiim dividundo del 232 a.C.253. Come sottolineato in

precedenza, la proposta di Flaminio sancisce l'assegnazione viritana, ovvero a singoli beneficiari distribuiti nelle campagne divise in lotti senza la fondazione contemporanea di centri urbani, delle

248 Capogrossi Colognesi 2002: 207. 249 Capogrossi Colognesi 2002: 208.

250 Capogrossi Colognesi 2002: 209-210 nota 36.

251 Per quanto un quadro generale delle pratiche agrimensorie e in particolare della centuriazione si rimanda a

Misurare la terra 2003; Bonora 2000: 193-207; Rosada 2004; Dall'Aglio 2004; Giorgi 2014:270-282. Come noto la

centuriazione consisteva nella divisione del territorio in lotti regolari mediante il tracciamento di assi fra loro rispettivamente paralleli e perpedicolari che finivano per disegnare degli appezzamenti quadrati di dimensioni uguali e prestabilite. In origine questi quadrati dovevano ospitare 100 coloni, ad ognuno dei quali spettava un podere (heredium) di due iugera (da cui il nome di centuria assegnato al singolo quadrato e di centuriatio all'intera parcellazione). Gli assi principali di questa divisione erano il decumano massimo e il cardine massimo realizzati il più delle volte coerentemente con la situazione geografica del territorio e non seguendo i punti cardinali. Fissati gli assi principali venivano tracciati a intervalli regolari di 20 actus (710 m circa) i cardini e i decumani minori all'interno delle varie centurie, limites intercisivi o interiectivi, che dividevano i lotti. Cardini e decumani erano per lo più materializzati sul terreno da strade la cui ampiezza era fissata per legge.

252 Capogrossi Colognesi 2012b: 199-200; Gabba 1985. Il complesso panorama territoriale derivante da tale procedimento, insieme alla registrazione delle singole assegnazioni ai vari benificiari all'interno delle varie centurie territoriali, veniva poi registrato in vere e proprie mappe catastali, la forma della colonia.

253 Cic. Brut. 57; Cfr. Cic. Cato 11. Per riguarda l'estensione del provvedimento anche al Piceno (Cicerone e Polibio) o meno (Catone e Valerio Massimo) sulla base della titolatura riportata nelle fonti si veda da ultimo Sisani 2007: 132.

ampie porzioni di ager publicus populi Romani ancora libere dopo la fondazione delle colonie di

Sena e Ariminum nel territorio sottratto ai Galli Senoni e di Firmum in quello confiscato ai

Picenti254. Non è noto il numero esatto di individui coinvolti nel provvedimento, che tuttavia dovette

riguardare qualche decina di migliaia di individui, tutti cittadini romani sulla base di quanto desumibile dalle fonti255. Quest'ultimo elemento, secondo alcuni studiosi ma non tutti, sarebbe alla

base della forte resistenza da parte del senato al provvedimento, dal momento che lo stanziamento di nuclei consistenti del corpo civico in regioni così lontane da Roma, non avrebbe permesso loro di partecipare alle assemblee previste nell'Urbe e di fatto non esercitare i loro diritti politici.

Tale provvedimento dovette quindi implicare un forte cambiamento di ordine amministrativo, politico, socio-economico e di organizzazione territoriale.

Le distribuzioni viritane prevedono infatti lo stanziamento di coloni che sono cittadini romani o di individui ai quali è stata concessa la cittadinanza romana e pertanto soggetti al diritto romano senza la creazione di centri urbani autonomi e quindi dipendenti direttamente da Roma. Proprio per questo sotto il profilo giuridico e amministrativo, come già anticipato, viene adottata la soluzione della creazione delle praefecturae, comparti giudiziari che comprendono tutte le comunità di cittadini romani sottoposti all'autorità dei prefetti inviati da Roma, mentre sotto il profilo socio-politico i coloni vengono iscritti nelle tribù, circoscrizioni elettorali per esercitare i loro diritti di voto.

Al momento delle distribuzioni viritane nell'ager Gallicus, nel 232 a.C., in virtù della Lex Flaminia i coloni vengono quindi iscritti nella tribù Pollia, per estensione della tribù della colonia romana di

Sena Gallica dedotta nel 284 a.C.256. La diffusione della tribù Pollia dopo la metà del I sec. a.C. tra i

municipi dell'ager Gallicus conferma questo quadro tribale con due eccezioni: la colonia romana di

Pisaurum e il municipium di Suasa iscritti entrambi nella tribù Camilia.

Questa anomalia, se così si può definire, è stata recentemente oggetto di dibattito e due sono le possibili ipotesi ricostruttive avanzate. La prima, proposta da G. Paci, prende le mosse dalla colonia di Pisaurum la quale viene dedotta nel 184 a.C. e iscritta nella tribù Camilia e non la Pollia la tribù dell'ager Gallicus, e ipotizza un cambio di tribù, dalla Pollia alla Camilia appunto, al momento della successiva colonia triumvirale dedotta nel 42/41 a.C. L'autore sottolinea inoltre come la stessa

254 Per un'analisi più approfondita sul provvedimento, la sua estensione territoriale comprensiva del Piceno o meno, e le relative conseguenze nel quadro della politica romana e della colonizzazione dell'ager Gallicus, si veda la vasta bibliografia sull'argomento: Fraccaro 1919; Hermon 1989; Staveley 1989: 432-436, 451-455; Oebel 1993; Gabba 1994b; Caltabiano 1995; Cenerini 1995; Bandelli 2002; Bandelli 2005; Sisani 2007; Bandelli 2008: 187; Paci 1998; Paci 2008. Per quanto riguarda la figura di Gaio Flaminio e la sua importanza storica si veda inoltre Cassol 1962, Laffi 1988.

255 Bandelli 2008: 187. Il primo caso noto di assegnazioni viritane non riservate solamente a cives Romani ma esteso anche ai socii è quello del 173 a.C., Bandelli 2008: 203-204; Gargola 1995: 102-113, 223-225. Sul numero dei beneficiari delle assegnazioni del 232 a.C. si veda anche Feig Vishnia 1996: 20, 209.

256 Sul più antico documento della (quasi certa) pertinenza tribale, costituito da un'epigrafe tardo-repubblicana si veda Paci 1982: 37-68.

commissione triumvirale che dedusse Pisaurum, sempre nel 184 a.C. fonda Potentia nel Piceno iscrivendone i cittadini nella tribù Velina, tribù dell'agro Piceno dal 241 a.C. Questa ipotesi spiegherebbe anche l'anomalia del municipium di Suasa, dal momento che nello stesso periodo parte del suo territorio venne confiscato proprio per essere assegnato ai coloni Pisaurensi257.

La seconda soluzione proposta è quella di S. Sisani che ipotizza per il territorio di Pesaro una colonizzazione viritana promossa da Curio Dentato nel 284 a.C. o subito dopo la conquista dell'ager Gallicus. I coloni dedotti in quella occasione rappresenterebbero i primi tribuli iscritti nella Camilia, nella quale sarebbero poi stati inquadrati quelli dedotti nel 184 a.C.258 Tale ipotesi

parte da due presupposti: il primo legato al concetto di origo, quale elemento fondante del diritto di cittadinanza strettamente legato alla tribù di appartenenza e al pari di questa oggetto di trasmissione ereditaria per cui le tribù dei municipi rispecchiano il quadro di riferimento delle distribuzioni viritane di III-II sec. a.C.259; il secondo della presenza di una distribuzione viritana del 284 a.C.

Questa distribuzione viene ricostruita sulla base delle fonti letterarie ed epigrafiche e in particolare della menzione di due membri nel pieno III sec. a.C. del locale ordo matronarum, una Mania Curia e una Polla Livia. Nel primo caso, sulla base della rarità del gentilizio e della perfetta coincidenza del prenome, questo membro dell'aristocrazia locale viene ricollegato alla figura di Manio Curio Dentato, mentre nel secondo il collegamento viene fatto forse con un appartenente alla gens del

Livius Drusus ricordato da Svetonio in rapporto alla campagna del 284 a.C.260. Come noto si tratta

delle menzioni presenti su uno dei cippi del complesso epigrafico del lucus Pisaurensis261, che

secondo la giusta attribuzione proposta da F. Coarelli risale a una cronologia anteriore al 184 a.C. ma che non sembra risalire agli inizi del III sec. a.C.262.

A partire da questo presupposto l'attribuzione della tribù Camilia a Suasa viene coerentemente collegata alla presenza di coloni viritani risalenti allo stesso orizzonte cronologico di inizi III a.C. come confermano, secondo Sisani, alcuni dati archeologici263. La scelta di assegnare ai coloni di

Pesaro delle terre proprio nell'ager di Suasa, non contermine a quello della colonia, sarebbe quindi suggerita dalla comune e originaria attribuzione delle due aree alla stessa tribù e non il contrario, ovvero che Suasa fosse stata inclusa nella Camilia in virtù dell'impianto dell'enclave pesarese. Lo

257 Paci 1996-1997, Paci 1998: Paci 2010. 258 Sisani 2007: 135.

259 In questo senso è l'origo che determina la tribù e quindi municipes con origo comune e tribù distinta risulta giuridicamente inammissibile. Sisani 2007: 211.

260 Livius Drusus che secondo una tradizione avrebbe proprio a Pisaurum recuperato l'oro sottratto dai Galli Senoni durante il sacco di Roma. Sisani 2007: 135.

261 Per una breve sintesi sul corpus epigrafico del lucus si veda il capitolo 5.2. 262 Coarelli 2000.

263 In particolare l'autore attribuisce “certamente” al territorio di Suasa la necropoli e il santuario di Montefortino che sulla base della cronologia dei materiali rinvenuti contribuiscono a confermare la presenza viritana del 284 a.C.. Cfr. capitolo 8.7. Sisani 2007: 191-198.

stesso cambio di tribù da parte di Pisaurum, secondo Sisani, non tiene conto di quella che “sembra

essere una costante delle deduzioni di età triumvirale-augustea, l'attribuzione cioè ai veterani della tribù già propria del centro oggetto della colonizzazione”264.

Al riguardo Paci ha sottolineato come, se da un lato questa ricostruzione permette di definire più agevolmente l'attribuzione delle tribù nel caso di Pisaurum, dall'altro non spiega del tutto la scelta di Suasa, non conoscendosi le ragioni storiche di una colonizzazione viritina risalente al 284 a.C. proprio in questo sito dell'agro Gallico. Inoltre, lo stesso Paci ha aggiunto come l'ipotesi di una colonizzazione viritana nell'agro Gallico a Pesaro e a Suasa sulla base dei personaggi citati nelle epigrafi del lucus non sembri a suo avviso una dimostrazione sufficiente. Soprattutto in considerazione della portata del successivo plebiscito flaminio del 232 a.C. e dell'opposizione che ricevette da parte del senato all'assegnazione di terre a una certa quantità di cittadini romani per la prima volta in un territorio così lontano. Risulta dunque strano, secondo l'autore, il silenzio delle fonti di un'analoga iniziativa da parte di Curio Dentato nell'agro Gallico, cosa che invece è ben testimoniata nell'alta Sabina, in questo caso “su suolo italico e a due passi da Roma”, oggetto di colonizzazione viritana promossa dallo stesso Dentato265.La ricostruzione della colonizzazione della

Sabina sulla base delle fonti letterarie e archeologiche mette in evidenza l'articolata politica di strutturazione delle terre conquistate266. Qui, infatti, il progetto di colonizzazione viritana di Curio

Dentato trova dapprima una limitazione nell'area del fertile e più prossimo a Roma ager Curensis, dove i ceti ricchi beneficiano della maggior parte delle terre attraverso l'istituto della venditio

quaestoria, attuata per la necessità di risanamento dell'erario267 ma che al tempo stesso consentiva di

mascherare l'impossessamento dell'agro pubblico da parte della nobilitas268. Le prime assegnazioni

viritane piuttosto limitate avvengono quindi nei distretti di Cures e Forum Novum con la creazione di due praefecturae e l'inclusione dei coloni in due tribù la Sergia e la Clustumina269. Successivamente, dato il malcontento della plebe sfociato nella secessione del 287 a.C., inizia il progetto di colonizzazione dell'alta Sabina, che, nonostante il ritardo derivante da problemi tecnici, come la bonifica del lacus Velinus, e i fronti bellici nell'ager Gallicus (284-283 a.C.) e nell'Italia

264 Sisani 2007: 215; Thomas 1996: 91 e ss. 265 Paci 2010: 20; Hermon 2001.

266 In proposito si veda Sisani 2013; Torelli 1987. Alla prima fase nella conquista in sé di un territorio si accompagnava una semplice delimitazione dei nuovi confini (ager occupatorius). I nuovi terreni acquisiti venivano solitamente occupati abusivamente dai popoli vinti, o dai romani stessi, in attesa di una sistemazione ufficiale. Seguiva, quindi, una fase di consolidamento del potere nei territori conquistati, che terminava con una suddivisione ufficiale del territorio. La definizione giuridica dell’ager occupatorius era diversa da quella dell’ager publicus: Tibiletti fa presente che restava comunque “nella piena disponibilità dello stato” e specifica che in origine non era gravato di

vectigal, ma che poi ne fu affetto. “La figura giuridica dell’agro pubblico occupato era probabilmente quella del ‘possesso’, alla quale si sostituì poi, sopra alcune sezioni di terra, nell’atto che queste vennero gravate di vectigal, quella della locazione”. Tibiletti 1948: 190.

267 Liv., XXVII, 46, 4.

268 Torelli 1987: 45. e nota 20 per la definizione di ager quaestorius. 269 Sisani 2013: 10.

meridionale (282-275 a.C.), vede verosimilmente poco dopo il 275 a.C. la creazione delle

praefecturae di Reate, Amiternum e Nursia. A conferma del processo di colonizzazione proprio

nell'ager Nursinus sono state individuate le tracce di una centuriazione basata su un modulo di 10

actus (centurie di 10 actus) e su una metrologia (dimensioni di circa 702/703 m su distanza di 20 actus)270 ricorrenti in catasti “precoci” quali quello di Cures271, certamente da collegare all'attività

del Dentato272.

Figura di Manio Curio Dentato che lo stesso Sisani collega anche alla tribù Pollia, nella quale, come già anticipato, era iscritta la colonia romana di Sena Gallica, dedotta nel 284 a.C. e la cui fondazione viene collegata alla stessa matrice politica273. Il quadro ricostruito da Sisani per le

colonizzazioni viritane e le divisioni tribali dell'ager Gallicus nella prima metà del III sec. a.C. si completa poi con l'inserimento di Aesis nella tribù Pollia in una fase “precoloniale”, ovvero prima del 247 a.C., anno delle fondazione del forum di Aesis274. Le tracce di presenze coloniali della prima

metà del III sec. a.C. ad Aesis, come quelle di Suasa, posta lungo una viabilità precedente alla via

Flaminia diretta a Sena Gallica, sono secondo Sisani da collegare alla stessa politica legata alla

colonia marittima volta a caposaldare con delle piazzeforti (Aesis e Suasa) le prime deduzioni viritane nell'entroterra275. A queste fanno seguito altre distribuzioni viritane nell'ager Gallicus

ricostruite da Sisani sulla base delle fonti letterarie e archeologiche. La prima è la ben nota lex

Flaminia del 232 a.C. che dovette interessare i territori dei futuri municipi di Ostra, Forum Sempronii e Fanum Fortunae, con l'intento di completare l'opera iniziata dal Dentato, dove Ostra

colmava il vuoto tra Sena Gallica, Aesis e Suasa, mentre Forum Sempronii e Fanum Fortunae, di certo legate all'opera di Flaminio, come testimonia la loro collocazione lungo la futura via

Flaminia, costituivano il collegamento con il territorio già strutturato di Pisaurum. L'unitarietà

dell'operazione di Flaminio viene confermata dall'inserimento di tutti i centri in un'unica tribù, la

Pollia276.

La successiva distribuzione viritana è legata alle assegnazioni di terre ai veterani di Spagna, Sicilia e Sardegna tra il 200 e il 199 a.C. affidata al pretore urbano C. Sergius Plautus, che seguono le assegnazioni del 201 a.C. ai veterani di Scipione in Africa. Se per il provvedimento del 201 a.C. le fonti riportano che le distribuzioni, affidate a una commissione decemvirale, vengono limitate alle

270 Camerieri 2013.

271 Lib. col. 253-254 Lach.. Da questo passo del Liber Coloniarum si ricava la misura caratteristica della suddivisione dell'ager quaestorius in un quadrato di dieci actus per lato che costituisce una superficie di cinquanta iugeri, nel quale si potrebbe riconoscere il limite massimo dei possessi stabilito dalle leggi Licinie Sestie, Torelli 1987: 44-45. 272 Sisani 2013: 11.

273 Sisani 2007: 216; Hermon 2001. 274 Sisani 2007: 216.

275 Sisani 2007: 216. 276 Sisani 2007: 217.

zone di ager publicus in Apulia e nel Sannio, per le assegnazioni successive non sono indicate le aree oggetto delle distribuzioni, per le quali, come sottolinea lo stesso Sisani, è possibile formulare solamente delle ipotesi sulla base della disponibilità di ager publicus nel 200 a.C. e delle fondazioni coloniarie degli anni successivi. Esclusa la fascia di territorio strappato ai Galli Boi nel 191 a.C., non oggetto di assegnazioni viritane fino al 173 a.C., e quello conquistato nel 180 a.C. ai Ligures, le distribuzioni avranno riguardato le aree centrali e meridionali della penisola, contraddistinte negli stessi anni tra il 199 e il 181 a.C. da diverse fondazioni coloniarie277. Sulla base del confronto tra le

regioni di Apulia, Bruzio, Campania, Etruria, Piceno, Umbria et Ager Gallicus, Lucania, il numero delle colonie dedotte e degli assegnatari, possono essere individuate le ultime quattro come le possibili aree di ager publicus oggetto delle assegnazioni del 200-199 a.C. Nell'ager Gallicus, seppur probabilmente con una consistenza “latina” sul modello della nuove colonie romane di II sec. a.C., viene infatti dedotta solo la colonia di Pisaurum nel 184 a.C., molto probabilmente perché già oggetto delle assegnazioni del 200-199 a.C.278. A queste distribuzioni Sisani collega anche

l'estensione della tribù Lemonia a Sentinum, l'ultimo dei centri secondo lui pertinenti l'ager

Gallicus279, che dovette ricevere parte dei coloni dedotti da Sergio Plauto. A conferma della

colonizzazione dell'agro sentinate in questa fase richiama come terminus ante quem la datazione della nota decorazione architettonica del tempio di Civitalba, eretto poco dopo il 187 a.C., e collegato al gruppo politico degli Scipioni280.

L'ultima deduzione viritana nell'ager Gallicus indicata da Sisani è legata alla politica graccana che interessa in particolare i centri di Forum Sempronii e Fanum Fortunae già oggetto dell'attività coloniaria di Flaminio e che rispetta l'attribuzione della tribù Pollia281.

Il quadro sin qui descritto sulla base delle recenti ricerche mette ben in evidenza l'intimo rapporto tra colonizzazione viritana e sistema giuridico-amministrativo, tuttavia a partire dalla discussa distribuzione viritana del 284 a.C. legata alla figura del Dentato e della connessa questione della tribù Camilia, non tiene in considerazione o meglio non esamina nel dettaglio un aspetto importante, richiamato a livello generale nella prima parte del paragrafo, ovvero lo stretto rapporto tra centuriazione e distribuzioni viritane. Infatti lo stanziamento di coloni in forma viritana presuppone delle assegnazioni di terre a titolo individuale (anche senza la deduzione di una colonia) che implicano un sistema di divisione delle terre che dovrà essere stato in qualche modo materializzato nel territorio per procedere alla divisio et adsignatio delle terre stesse. Il sistema adottato per realizzare queste divisioni è come noto quello della limitatio e in particolare della

277 Sisani 2007: 137. 278 Sisani 2007: 138.

279 Per l'inclusione o meno del centro di Sentinum nell'agro Gallico vedi infra paragrafo 2.9.