Capitolo 3: La colonia di Sena Gallica
3.1 Storia degli stud
Nonostante la sua importanza all'interno delle politica espansionistica di Roma verso l'area adriatica agli inizi del III sec. a.C.6, pochi sono gli studi di carattere archeologico che si sono occupati della
colonia di Sena. L'origine celtica del suo nome e il collegamento con l'etnico Sénones viene già sostenuto da Polibio, il quale afferma inoltre l'identità del sito tra l'apoikia romana e il preesistente insediamento senonico7. La data di deduzione della colonia pone, come noto, dei problemi. Se
infatti Livio8 la colloca dopo i trionfi de Samnitibus e de Sabineis di Manio Curio Dentato, console
del 290 a.C., Polibio9 la presenta come diretta conseguenza dello sterminio dei Galli Senoni ad
opera dello stesso Dentato, praetor suffectus o pro consule nel 284 a.C. L'inconciliabilità delle due fonti rimane anche analizzando altri elementi dirimenti come la disponibilità di ager publicus necessario per la fondazione della colonia. Infatti coloro che seguono la cronologia alta, quella liviana, ipotizzano confische territoriali subite dai Senoni già all'indomani della battaglia di
Sentinum (295 a.C.) quale premessa di un trattato di alleanza con Roma, di cui rimarrebbe traccia
nei passi di Zonara e di Appiano, che li definisce evspondoi10, mentre coloro che preferiscono la
cronologia polibiana non hanno problemi dal momento che dopo l'intervento del Dentato del 284- 283 a.C. tutto l'ager Gallicus divenne non solo ager Romanus, ma anche ager publicus11.
Sebbene la versione polibiana sia quella maggiormente seguito dagli studiosi12, anche una datazione
al 290 a.C. non può essere del tutto esclusa e, considerando buona la notizia di un foedus romano- senone, troverebbe la sua giustificazione dal punto di vista militare nella creazione di una testa di ponte nella zona meridionale dell'agro Gallico a breve distanza dagli alleati Piceni. Considerazione che tuttavia rimane valida anche nel secondo caso.
6 L'importanza militare e politica di questo centro si deduce anche da alcune notazioni geografiche di Polibio, quando descrivendo la pianura padana, ne rileva la forma a triangolo, la cui base, costituita dalla costa adriatica, andrebbe da
Sena fino al Quarnero, Pol. II, 14, 11, e quando afferma che Sena è il limite della valle padana, Pol. II, 19, 13.
7 Pol. II, 19,.12. 8 Liv. Perioch., XI, 7. 9 Pol. II, 19,.12.
10 Zon. VIII, 1, 7; App. Samn., 6, 1, Kelt. 11, 1. 11 Bandelli 2002: 31.
Cercando di conciliare queste due tradizioni già N. Alfieri, nel primo studio storico-archeologico sulla colonia di Senigallia, aveva ipotizzato “una gradualità della presa di possesso romana, nel
senso che la data più alta si può riferire all'invio di un presidio militare, mentre poi si procedette alla vera e propria organizzazione della colonia, allorchè Manio Curio Dentato spopolò il territorio dei Senoni che fu annesso alla stato romano”13.
I coloni dedotti a Sena vennero iscritti nella tribù Pollia, scelta per alcuni collegata direttamente alla figura del Dentato14, come testimoniato dall'epigrafe tardorepubblicana, presente su un blocco
parallelepido di arenaria pertinente a un monumento funerario “a dado”15, dove sono riportate le
generalità anagrafiche del defunto, M(arcus) Asullius/ L(uci) f(iulius), Pol(lia tribu)16.
Meno problematica, a giudizio degli storici17, risulta invece la definizione del suo status giuridico
quale colonia civium Romanorum sulla base di due passi di Livio. La prima testimonianza è ex silentio e riguarda la non menzione all'interno dell'elenco delle diciotto colonie latine (su trenta, “triginta…coloniae Populi Romani”18) che proclamarono la loro completa disponibilità nei
confronti di Roma nella guerra contro Annibale. La seconda è la menzione nell’elenco delle sei
coloniae civium Romanorum che nel 207 a.C. chiesero l'esenzione dal fornire contingenti militari,
“sacrosancta vacatio”, cui pensava di avere diritto in quanto essa stessa base militare della repubblica19. Tradizionalmente viene inserita tra le coloniae marittimae, sulla base di quest'ultima
testimonianza di Livio, e per confronto con le realtà dell'area tirrrenica cronologicamente coeve e tutte disposte lungo la fascia costiera, con un numero di 300 coloni sulla base della notizia liviana dei coloni inviati nei centri di Terracina, Puteoli, Volturnum, Liternum, Salernum20.
Già Alfieri notava come la cifra di 300 coloni “documentata, in parte, per le deduzioni marittime di
vecchio tipo” “sembra piuttosto bassa, anche in relazione ai 250 fuochi pertinenti a Senigalllia in periodo di grande decadenza, allorchè il residuo urbanistico era ridotto a circa la metà dell'area occupata dalla primitiva colonia”, durante la crisi della metà del 1300 ricordata anche da Dante21.
13 Ortolani, Alfieri 1953; Ortolani, Alfieri 1978: 33.
14 Sisani 2007: 216, si veda capitolo 2.7.
15 Per una definizone tipologica di tale monumento si veda Torelli 1968: 32-54.
16 Sull’epigrafia di Sena si rimanda a Paci 1982. Attualmente tutte le epigrafi rinvenute a Senigallia sono state schedate da Fabiola Branchesi (Università di Macerata) in http://www.edr-edr.it/Italiano/index_it.php.
17 Bandelli 2002: 33. 18 Liv. XXVII, 9
19 Liv. XXVII, 38. Livio ricorda che tra i coloni, “etiam maritimos”, si presentarono in Senato “Ostiensis, Alsiensis,
Antias, Anxurnas, Minturnensis, Sinuessanus et, ab supero mari, Senensis”. É nello stesso contesto della seconda
guerra punica il ricordo della battaglia del fiume Metauro presente negli annalisti e detta apud Senam o Senense
proelium, ma da individuare nella zona di Fermignano secondo la ricostruzione di Alfieri 1988; Alfieri 1994, cfr.
capitolo 1.
20 Liv. VIII, 21, 11.
Sena viene poi ricordata nelle fonti solo in riferimento al saccheggio delle truppe di Pompeo nell'82
a.C.22 e per un'assegnazione triumvirale del suo territorio23. Significativa l'assenza nel passo di
Cesare relativo alla sua avanzata da Rimini ad Ancona nel 49 a.C.24.
Come lo stesso Alfieri sottolineava la colonia, “espletata la funzione militare e politica per la quale
era stata creata, entrò a far parte del novero delle città secondarie di provincia”25.
Lo studio dell'Alfieri, che per primo propose una ricostruzione della forma urbana della città, ricostruisce quindi una colonia proiettata verso la costa e orientata sulla base di alcune strutture murarie sottostanti la cinquecentesca Rocca Roveresca che poi è stato dimostrato non essere d'età romana26. Indipendentemente dall'interpretazione di queste strutture all'Alfieri va il merito di una
prima raccolta e schedatura di tutte le testimonianze di ritrovamenti archeologici nell'area urbana. Un secondo importante contributo si deve a S. Stefanini che, oltre ad aggiornare la carta archeologica redatta dall'Alfieri, ha avanzato una diversa ricostruzione dell'impianto urbano, collocando anch'essa il nucleo originario della città verso mare, indicativamente tra la zona dell’attuale Rocca Roveresca e via Pisacane, ma prendendo in considerazione un altro orientamento, sulla base di un’analisi della cartografia storica27. A completare il quadro degli studi archeologici su
Senigallia si devono aggiungere altri contributi della stessa Stefanini, di Mons. Polverari, di G. Paci, di M. B. Carre28, e di R. Perna, che recentemente ha informatizzato le carte archeologiche di Alfieri
e Stefanini e ha avanzato una nuova ipotesi ricostruttiva dell'impianto urbano basata su due fasi urbanistiche distinte29.
Tuttavia lo studio più importante e di riferimento per la ricostruzione della fisionomia della colonia di Sena, prima delle ricerche degli ultimi anni, è rappresentato dall'edizione dello scavo dell'area archeologica sottostante il teatro “La Fenice”, dove sono venute alla luce alcune domus all’interno degli isolati determinati dall’incrocio di due assi viari urbani30.
22 App. Bell. Civ., I, 88.
23 Lib. Col., I, 226, 11 e II, 258, 10-12 Lach. 24 Caes. b.c. I, 14, 4.
25 Ortolani, Alfieri 1978: 35.
26 La Stefanini nel 1989 ha provato che le strutture considerate in situ da Alfieri sono in realtà reimpieghi di età medievale, anche se conservano il medesimo orientamento delle costruzioni romane, Stefanini 1989: 1-9. Tuttavia l'orientamento individuato dall'Alfieri, pur non essendo a conoscenza dei nuovi scavi, si è dimostrato pressochè esatto rappresentando l'orientamento del piano programmatico della colonia di Sena, cfr. infra. Va inoltre ricordato che lo stesso Alfieri nella riedizione del suo articolo, la cui prima versione risale al 1953, ha sottolineato la probabile non pertinenza all’orizzonte romano di tali strutture e la necessità di una revisione dell’analisi topografica di quel settore urbano, Ortolani, Alfieri 1978: 70, nota 34bis; Stefanini 1991: 144; Stefanini 1989.
27 Stefanini 1991. Tuttavia, per quanto metodologicamente corretta, la ricostruzione proposta dalla Stefanini non rispecchia, come vedremo, la situazione reale, cfr. infra.
28 Stefanini 1994-1995; Polverari 1979; Paci 2004: 153-160; Carre 2002: 75-103.
29 Perna 2012a e Perna 2012b. Anche la proposta avanzata da Perna, se confrontata con la ricostruzione effettuata sulla base dei nuovi dati esposti nella presente ricerca, non risulta sostenibile.
30 Salvini 2003. L’Area Archeologica “La Fenice” di Senigallia è sempre stata l’unica vera “finestra” sul passato cittadino prima dei recenti ritrovamenti, ricavata al di sotto dell’attuale teatro e inaugurata come Area Archeologica nel