Capitolo 2: Gli strumenti della conquista
2.8 La strutturazione dell’agro: la viabilità
Alla luce di quanto detto finora, risulta evidente la complessità alla base dell'organizzazione di un territorio a seguito della conquista romana. Numerosi sono gli aspetti da prendere in considerazione e tutti strettamente legati fra loro a costituire un quadro articolato e flessibile. Tra questi di particolare importanza è la strutturazione del sistema viario.
Il sistema stradale d'età romana si caratterizza infatti per la sua complessità. Tra IV e III sec. a.C. si lega direttamente alla politica espansionistica e militare di Roma con la realizzazione e l'apertura delle grandi viae publicae quali strumento per lo spostamento delle truppe e la strutturazione dei territorio conquistati. Allo stesso tempo però, come risulta dall'analisi delle fonti letterarie in particolare Siculo Flacco e Ulpiano, accanto alle strade di interesse “statale”, le vie consolari, nate per unire Roma con centri e regioni lontani, ne esistono altre a carattere regionale per collegare i centri urbani con le grandi arterie e altre ancora per connettere tutto il tessuto insediativo sparso nelle campagne con gli assi viari principali del territorio286. E di qui lo stretto legame con la 282 Seguendo la ricostruzione di Gabba in particolare a partire dal 268 a.C. con la fondazione di Ariminum e l'apertura
verso le fertili pianure dell'Italia settentrionale, Gabba 1985: 275-276. 283 Dall'Aglio 2010: 295.
284 Dall'Aglio 2010: 295.
285 Relativamente alla centuriazione in territorio marchigiano si vedano tra gli altri Moscatelli 1989; Dall'Aglio 1989; Dall'Aglio, Bonora Mazzoli 1991; Dall'Aglio 2010; Giorgi 2010; Giorgi 2014; Delplace 1993.
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centuriazione, dove cardini e decumani spesso vengono materializzati da strade, e con i centri minori, come nel caso dei fora che rappresentano centri fondati ufficialmente da un magistrato romano, di norma lungo il percorso di viae publicae, in connessione con deduzioni coloniali a carattere viritano287. Come noto questa articolazione si traduce anche in termini di tecniche
costruttive dove a fianco di ampie strade lastricate, esistono semplici strade inghiate o viottoli sterrati288. L'importanza delle strade è evidente anche a livello giuridico, tanto che negli statuti
coloniari oltre a registrare “l'inviolabilità e la perennità dei sistemi di viabilità, dei rifornimenti
idrici, delle fognature e degli scoli della città”, viene ribadito lo stesso principio anche “per le opere intraprese dai fondatori della colonia per il controllo delle acque nel territorio agrario e per la viabilità interna del comprensorio”289.
Data tale complessità esula dal presente paragrafo una descrizione dettagliata della viabilità a carattere sub-regionale dell'ager Gallicus, che in alcuni casi, utili ad aggiungere elementi alla genesi del fenomeno urbano, verrà presa in esame nella seconda parte della ricerca.
Risulta invece necessario richiamare brevemente la viabilità principale del sistema itinerario dell'ager Gallicus in relazione al quadro storico delle prime fasi della colonizzazione. La base di partenza per qualsiasi analisi dell'assetto viario d'età romana è costituita dagli itinerari antichi, come l’Itinerarium Antonini e la Tabula Peutingeriana, che ci hanno tramandato l’impianto principale del sistema stradale romano dell’Impero e dunque anche dell’area marchigiana, con le vie pubbliche e le diramazioni principali. Come noto per quanto riguarda le Marche due sono gli assi viari più importanti: le strade consolari della Salaria nel settore meridionale e della Flaminia in quello settentrionale. A queste si devono aggiungere alcuni diverticoli della via Flaminia: il primo, la cosiddetta via “Prolaquense”, che staccandosi dalla strada consolare all'altezza di Nocera Umbra percorreva la valle del fiume Potenza per poi piegare verso nord e raggiungere Ancona, il secondo che da Cagli (Ad Calem) raggiungeva la costa poco a nord di Senigallia passando lungo la valle del fiume Cesano290. Due percorsi vanno aggiunti ai precedenti, uno lungo la costa e l'altro
nell'entroterra, che grazie a un'epigrafe augustea rinvenuta nella valle del fiume Esino (lapis
Aesiensis) possiamo definire via Salaria Picena e via Salaria Gallica291. Si tratta di due diramazioni fonti scritte si veda Capogrossi Colognesi 1976: 1-115. In generale Basso 2007. Come noto le vie consolari e le loro diramazioni erano inserite nel sistema di posta imperiale (cursus publicus) e godevano di un servizio di manutenzione centralizzato (cura viarum). Esistevano poi le vie vicinali, che mettevano in comunicazione i centri minori del territorio (vici) e le strade private, di servizio alle abitazioni dei singoli proprietari (villae).
287 Ruoff Väänänen 1978.
288 Per una recente sintesi sulle tecniche costruttive delle strade con particolare riferimento all'area cisalpina si veda Matteazzi 2012: 21-42.
289 Capogrossi Colognesi 2012: 212.
290 Catani, Paci 2001: 175; Giorgi 2014:235. Per quanto riguarda la viabilità della valle del Cesano e della contigua valle del Misa si vedano i capitoli 3.7, 7.7, 8.7 e cfr. Dall'Aglio 1987: 325-348.; Dall'Aglio 1991: 12-24. 291 Per quanto riguarda il lapis Aesinensis si veda capitolo 6.5 e Alfieri, Gasperini, Paci 1989: 7-50. Per
della via Salaria. La Salaria Picena era la naturale prosecuzione della via consolare lungo la costa e collegava Castrum Truentinum (Martinsicuro) con Ancona, mentre la Salaria Gallica partiva da Ascoli e metteva in comunicazione le medie vallate fluviali passando per i centri romani qui presenti, fino a raggiungere Aesis per poi proseguire con ogni probabilità fino a Sena Gallica292.
L'importanza di questi assi viari non è stata sempre uniforme e identica nel corso dell'età romana e a seconda dei periodi hanno svolto un ruolo di maggiore o minore rilevanza, collegandosi direttamente con il processo di espansione e conquista di Roma verso l'area adriatica. La via Salaria ricalcando un antichissimo asse di percorrenza est-ovest metteva in comunicazione la costa tirrenica con la costa adriatica. Tale asse ha svolto un ruolo di primaria importanza per tutta l'età romana ma in particolare tra IV e III sec. a.C., quando costituisce l'asse viario principale per la conquista dell'alta Sabina e dell'ager Praetutianus prima e dell'ager Gallicus e del Piceno subito dopo. Ad essa va ricollegata anche la via Caecilia, via publica aperta nel periodo della deduzione delle colonie e delle assegnazioni viritane dell'ager Praetutianus, che staccandosi dalla Salaria all'altezza di Rieti percorreva la valle del Vomano sino al mare raggiungendo la colonia latina di Hatria. É stato recentemente sottolineato inoltre che la via Cecilia non dovrebbe essere considerata una ramificazione della via Salaria ma piuttosto una sua variante più antica databile almeno al III sec. a.C.293.
All'inizio del III sec. a.C. è dunque la Salaria294 con le sue diramazioni che consente a Roma di
controllare le nuove conquiste territoriali. Anche la Salaria Gallica, che dalla valle del Tronto saliva verso l'ager Gallicus, svolge un ruolo strategico e militare agli inizi del III sec. a.C., rappresentando la strada per la conquista del territorio dei Senoni. Conquista che, come testimonia Appiano295,
sarebbe avvenuta attraverso il territorio degli alleati Piceni, permettendo poi il collegamento con la colonia romana di Sena Gallica appena dedotta296. Con lo spostamento del baricentro della politica
espansionistica di Roma verso l'Italia settentrionale e la fondazione della colonia latina di Ariminum nel 268 a.C. si assiste a una variazione nella gerarchia degli assi viari. L'apertura della via Flaminia nel 220 a.C. a opera di G. Flaminio, oltre a colmare l'esigenza di collegamenti rapidi e sicuri tra Roma e Rimini, costituisce il nuovo collegamento diretto verso e per la colonizzazione dell'ager
Gallicus. Questo asse con i suoi diverticoli rappresenta infatti il principale sistema itinerario delle
Marche centro-settentrionale in età romana. La sua costruzione ha richiesto la realizzazione di importanti opere infrastrutturali attraverso un'attenta lettura delle caratteristiche fisiche del
sulla base di una rilettura del testo del lapis Aesinensis si veda Sisani 2012: 713-715. 292 Catani, Paci 2001: 175; Giorgi 2014:241-242.
293 Giorgi 2014: 235-236 e nota 14.
294 Sulla via Salaria si veda da ultimo Giorgi 2014 e bibliografia citata. 295 App. Celt. 11, Samn. 6.
territorio, al fine di attraversare la dorsale appenninica. La presenza di alcuni valichi nella conformazione dell'appennino umbro-marchigiano permette alla via Flaminia un passaggio agevole senza raggiungere quote troppo elevate. Attraverso il valico della Scheggia infatti raggiunge il versante adriatico per poi sfruttare la gola del torrente Burano e la gola del Furlo, scavata dal torrente Candigliano, da dove con l'ausilio della nota galleria arriva nella valle del fiume Metauro. Qui passando per Forum Sempronii raggiuge la costa presso Fanum Fortunae per poi proseguire verso nord per Pisaurum fino ad Ariminum, punto di arrivo, dove si collegherà con la via Amelia aperta nel 187 a.C.297. All'asse portante costituito dalla via Flaminia si collegheranno diversi
diverticoli che, attraverso le vallate fluviali, partendo dalla dorsale appeninica raggiungono la costa, come nel caso del già menzionato diverticolo della valle del fiume Cesano ricordato dagli itinerari antichi. É in questa fase che dovrà essersi strutturato anche l'asse intervallivo che partendo da Aesis metterà in collegamento il diverticolo della via Salaria, la via Salaria Gallica, con la via Flaminia. L'esistenza di questo collegamento è presupposta anche dalla necessità di creare un asse intermedio oltre alla via costiera e la stessa via Flaminia per servire i centri dell'ager Gallicus sorti per esigenze politiche e amministrative nelle medie valli (Ostra, Suasa, Forum Sempronii). La presenza di questo asse viario viene inoltre favorita dalla conformazione del territorio dal momento che le dorsali che separano le vallate dei fiumi appenninici delle Marche si caratterizzano per essere basse e facilmente superabili298.
Oltre allo studio degli itinerari antichi e dei resti archeologici, per la ricostruzione della viabilità è quindi necessaria un'attenta analisi della geografica fisica come gli stessi Romani sapevano fare299.
Proprio da un'attenta lettura del territorio deriva la ricostruzione proposta da P.L. Dall'Aglio dell'esistenza di un percorso di collegamento tra Roma e Sena Gallica attraverso il valico di Colfiorito, la valle sinclinale camerte e la valle del Misa300. Tale asse doveva sfruttare la
conformazione fisica dell'Appennino umbro-marchigiano che, nel suo settore centrale, è formato da tre quinte tra loro parallele, ad ovest la quinta umbra, al centro la dorsale principale e ad est la catena del San Vicino separate tra di loro da due valli sinclinali nord-sud, che, per la loro conformazione, rappresentano delle naturali direttrici di traffico. La valle sinclinale più orientale è quella camerte dove si trova Camerinum e termina a nord con la conca di Sassoferrato (Sentinum). Questa valle costituisce un naturale corridoio di percorrenza sud-nord, lungo il quale si aprono le incisioni aperte nella catena del San Vicino dai fiumi che nascono dallo spartiacque principale. In
297 Sulla via Flaminia in generale si veda Luni 1995: 39-105; Giorgi 2014 e bibliografia. Per quanto riguarda il tratto umbro e il suo rapporto con il quadro storico generale si veda Sisani 2007: 122-126.
298 Dall'Aglio 1991: 16.
299 Sull'importanza del rapporto tra topografia antica e geomorfologia nelle ricerche di archeologia del paesaggio si veda Dall'Aglio 2011: 7-24.
particolare, dalla conca di Sassoferrato partono il torrente Sentino che attraverso la Gola di Frasassi confluisce nell'Esino, diversi torrenti che confluiscono direttamente o attraverso il suo affluente di sinistra Nevola nel fiume Misa, e un secondo torrente Nevola che poco a monte di Castelleone di Suasa confluisce nel fiume Cesano. Dalla conca di Sentinum si dipartono quindi le direttrici per le valli dei fiumi Cesano e del Misa, che permettono di entrare nel cuore dell'ager Gallicus. Inoltre, la testata della valle del Sentino si apre nei pressi del Passo della Scheggia, valico che consente di superare la dorsale principale dell'Appennino, sfruttato come già sottolineato dalla stessa via Flaminia.
Secondo la ricostruzione di P.L. Dall'Aglio, il percorso Roma-Camerinum-Sentinum rappresenta un percorso funzionale al controllo dell'agro Gallico, funzione in cui si colloca la deduzione della colonia marittima di Sena Gallica alla foce del Misa, in una fase precedente all'apertura della via
Flaminia, il quale ricalca percorsi pre-protostorici probabilmente legati alla transumanza che
“avevano nel Piano di Colfiorito il punto di passaggio tra versante tirrenico e versante adriatico e
nella valle sinclinale camerte il naturale corridoio di scorrimento nord-sud”301. In particolare lungo
il tratto terminale Sentinum-Sena di questo sistema itinerario incentrato sulla valle sinclinale camerte si inseriscono le due direttrici lungo le quali sorgeranno i centri di Suasa e Ostra, posti rispettivamente nella valle del Cesano e del Misa, che non hanno “alcun legame con il sistema
legato alla via Flaminia”302.
A conferma dell'importanza strategica del settore legato alla conca di Sentinum e della valle camerte lo stesso Dall'Aglio riporta l'attenzione sulla battaglia del 295 a.C., combattuta proprio in quest'area, e sul trattato con Camerino che dal 308 a.C. consentiva ai Romani l'utilizzo della direttrice per la valle camerte.
Con l'apertura della via Flaminia questa organizzazione itineraria perde di importanza e gli assi viari lungo le vallate fluviali, direttamente collegate con questa direttrice nord-sud della valle sinclinale camerte, vengono sostituiti dai diverticoli legati alla Flaminia, come nel caso dell'asse che dalla conca di Sentinum attraverso il torrente Nevola raggiungeva il fume Cesano e percorreva la vallata fino alla costa tenendosi sulla destra idrografica del fiume, ora sostituito dal diverticolo della Flaminia che da Ad Calem raggiunge il mare lungo la sinistra idrografica del Cesano303.
301 Dall'Aglio 1991: 19.
302 Dall'Aglio 2008a. A conferma dell'inserimento di Suasa e Ostra all’interno di un sistema di direttrici verosimilmente già esistenti in età preromana, Dall'Aglio sottolinea che in particolare per quella della valle Misa non va dimenticato che è lungo di essa che si hanno i due siti di Civitalba e Montefortino. Il suo utilizzo anche in periodi precedenti è d'altra parte indicato dall'abitato protovillanoviano di Monte Croce Guardia e da quello di Conelle.
303 Dall'Aglio 2008a. Acquistano una maggiore importanza per esempio l’asse che, seguendo l’Esino, arriva al Valico di Fossato, così come quello che si sviluppa lungo la valle del Potenza, (via “Prolaquense”) che giunge allo spartiacque appenninico e alla cui testata si aprono i passi del Cornello e del Termine. L’importanza di questi due diverticoli della Flaminia è dovuta anche al fatto che permettono un rapido e diretto collegamento tra Roma e il
Pur nella sua indubbia validità storico-topografica, la ricostruzione di questo percorso non differisce nella sostanza dal tracciato proposto da G. Radke ed erroneamente riconosciuto come l'originale tracciato della via Flaminia304. Come ampiamente dimostrato nella sua attenta disamina da D.
Felicioli305, le considerazioni portate dal Radke a sostegno della sua tesi non sono valide, benché sia
da tutti riconosciuta l'esistenza di uno o più percorsi stradali preromani attraverso la sinclinale appenninica fra Camerinum e Sentinum e lungo la vallata del Misa, come per altro analoghi tracciati dovevano esistere anche nella stretta del Passo della Scheggia e lungo il corso del fiume Metauro306.
Come sottolinea la stessa Felicioli non desta stupore che al Passo di Colfiorito sono frequenti le testimonianze di antichi tracciati stradali, parte dei quali sono stati certamente regolarizzati dai Romani.Ma nessun autore o itinerario antico riferisce di una strada di III sec. a.C. che collegava i centri appenninici di Plestia (presso Colfiorito), Camerinum e Sentinum alla colonia di Sena, né tantomeno esistono miliari o fonti archeologiche testimonianti in modo incontrovertibile il passaggio della strada consolare Flaminia in questo punto307.
Queste considerazioni portate dalla Felicioli a dimostrazione dell'inesattezza della ricostruzione del Radke e qui brevemente sintetizzate, si potrebbero apportare in parte anche alla ricostruzione di Dall'Aglio. Se l'esistenza di un fascio di percorsi lungo il naturale “corridoio” rappresentato dalla valle sinclinale camerte è indubbia sia per il periodo preromano e poi per quello romano che vede la loro strutturazione, sicuramente nessuno di essi rappresenta il tracciato della via Flaminia né costituisce necessariamente l'unico percorso funzionale al controllo dell'agro Gallico.
Inoltre, ipotizzare la presenza di un percorso preferenziale lungo la valle sinclinale camerte nelle prime fasi delle colonizzazione immediatamente a seguito della battaglia del 295 a.C., deve tenere in considerazione anche il ruolo svolto dal centro di Matilica, riconducibile all'etnos umbro e situata proprio tra Camerinum e Sentinum. Come osservato da G. Paci308 bisognerebbe pensare
all'incameramento da parte di Roma del territorio matelicate all'indomani della battaglia di
Sentinum. Questo elemento insieme all'alleanza con i Sentinati più a nord avrebbe messo al sicuro il
controllo dei Romani sulle vie di collegamento sia nord-sud che est-ovest presenti nella valle camerte. Tuttavia, come sottolinea sempre Paci, non si individuano facilmente le ragioni specifiche
porto di Ancona, in particolare quello per la valle del Potenza con la sua deviazione per Osimo. 304 Radke 1971.
305 Felicioli 1987: 81-138.
306 A sottolineare la particolare rilevanza di questi valichi sia nel quadro delle comunicazioni transregionali preromane sia durante l'età romana vi è la continuità di frequentazione a cavallo tra un orizzonte cultuale preromano e uno romano dei santuari della dea Cupra, uno presso il valico di Colfiorito (dove sorgerà il municipio di Plestia) e l’altro presso Fossato di Vico (dove si organizza il vicus Hellvillum) e quello di Giove Appennino sul valico di Scheggia. Sui tre santuari si rimanda a Giontella 2012: 89-91; 115-117; Stopponi 2009 (che prende in considerazione i luoghi di culto del fabrianese e dall’alta Vallesina, individuabili in base al materiale sporadico); Destro 2009 (sul santuario di Iuppiter Appennino); Sisani 2007: 181-182; 2006: 141-142; 149- 150; 2001: 67-81. 307 Felicioli 1987: 138.
di un simile trattamento da parte dei Romani nei confronti dei Matelicates rispetto agli altri popoli umbri della zona. Possibili indicazioni a sostegno di questa ipotesi potrebbero essere costituiti dalla costituzione duovirale del municipio di Matilica, anomala rispetto agli altri centri umbri e tipica dei municipi del Piceno e dell'ager Gallicus incamerati da Roma al tempo delle conquiste dell'inizio del III sec. a.C., e dal ritrovamento di una necropoli “gallica” nel sito della città, il cui inquadramento etnico è stato tuttavia messo in discussione da G. Baldelli, che lo riconduce all'orizzonte “piceno”, secondo la dicitura convenzionale in termini archeologici per questo periodo309.
Una possibile alternativa al percorso della valle camerte nelle prime fasi di conquista, occupazione e controllo dell'agro Gallico potrebbe allora essere costituita dalla via Amerina che attraversa un'area che dal punto di vista storico svolge un ruolo strategico tra la fine del IV e l'inizio del III sec. a.C. La via Amerina, strutturata da Roma tra il 329 a.C. e il 312 a.C. e in origine limitata fino ad Ameria, secondo la recente ricostruzione proposta da S. Sisani avrebbe visto un suo prolungamento fino a Perusia entro i primi decenni del III sec. a.C.310. Tale prolungamento potrebbe
essere legato proprio alla conquista dell'ager Gallicus da parte di Manio Curio Dentato nel 284 a.C. Se questa ricostruzione storica coglie nel segno, anche dal punto di vista topografico tale ipotesi troverebbe la sua giustificazione. Infatti anteriormente all'apertura della via Flaminia, il collegamento tra Roma e l'area adriatica potrebbe essere costituito proprio dalla via Amerina grazie al diverticolo per Iguvium e da qui al Passo della Scheggia e dunque alla conca di Sassoferrato verso la colonia marittima di Sena Gallica311. In questo modo rimarrebbe invariata l'importanza del
sistema itinerario Sentinum-Sena incentrato sulle direttrici per le valli del Sentino, Nevola-Cesano, e Misa lungo cui sorgeranno i centri di Suasa e Ostra.
Questa seconda ipotesi, se non alternativa, potrebbe dunque affiancarsi o integrarsi a quella proposta da Dall'Aglio individuando più percorsi funzionali alla conquista e alla colonizzazione dell'ager Gallicus ai quali andranno sicuramente aggiunti ulteriori strade a carattere sub-regionale e che devono essere ancora ricostruite.