Capitolo 2: Gli strumenti della conquista
2.1 La fase formativa: avamposti e avanguardie
La ricostruzione dettagliata delle prime fasi di colonizzazione dell'ager Gallicus, a seguito del concretizzarsi dell'interesse di Roma nei confronti dell'Italia settentrionale, pone alcune difficoltà. Se la vittoria di Sentinum nel 295 a.C. e la definitiva sottomissione dei Galli Senoni nel 283 a.C. costituiscono punti fissi nella ricostruzione storica per l'acquisizione del dominio romano su tale territorio, il plebiscito del 232 a.C., noto come Lex Flaminia de agro Gallico et Piceno viritim
dividundo, e le conseguenti assegnazioni viritane rappresentano un momento chiave nella sua
strutturazione, sia nell'organizzazione fondiaria sia nella formazione delle realtà urbane. Tuttavia le fonti letterarie a nostra disposizione non permettono di delineare un quadro esaustivo e dettagliato delle prime fasi di occupazione tra la vittoria del 295 a.C. e il 232 a.C., ma solo di comprendere le
1 In base alla documentazione archeologica, un importante elemento per l'analisi delle prime fasi della romanizzazione e colonizzazione del territorio viene dallo studio del rapporto con l'elemento cultuale. É indubbio che “non dovrebbe essere negata all'azione coloniale romana una notevole carica sacrale” Zuffa 1970: 313. 2 Con particolare attenzione agli studi di diritto e alla storia delle istituzioni romane.
principali dinamiche.
Una volta inserito nell'ordinamento dello stato romano, l'ager Gallicus divenne ager publicus
populi Romani3, offrendo nuove opportunità per gli interessi economici delle classi dirigenti e per il
partito democratico che in quel momento riconosceva il suo principale esponente nella figura di Manio Curio Dentato. Tale situazione favorì l'inizio della colonizzazione del territorio strappato ai Senoni che, tuttavia, in una prima fase vide solamente la fondazione della colonia di diritto romano di Sena Gallica4, a differenza dell'ager Praetutianus, dove, dopo le vittoriose campagne dello stesso
Dentato nel 290 a.C., le operazioni coloniarie si concretizzarono negli impianti della colonia di diritto latino di Hatria, nella colonia civium Romanorum di Castrum Novum e nelle assegnazioni viritane nel territorio del conciliabulum di Interamna5.
Se la deduzione di Sena potrebbe essere inserita nel quadro delle operazioni militari e di colonizzazione legate all'azione del Dentato6, in questi decenni coinvolto non solo nella regio Pretutiana ma anche nella Sabina7, o più in generale collegata alla politica romana degli inizi del III
sec. a.C.8, si pone dunque il problema di definire le forme della colonizzazione del restante ager Gallicus nella prima metà del III sec. a.C., che in assenza di testimonianze dirette delle fonti
letterarie viene attestata dai dati archeologici.
Fenomeni di infiltrazione e occupazione delle zone appena conquistate da parte di gruppi di latini e centroitalici si verificarono con il consenso dello stato romano probabilmente nel primo quarto del III sec. a.C. Queste occupazioni precoloniali pur non avendo un carattere militare dovettero costituire un efficace strumento di presidio territoriale, portando alla creazione di aggregati di piccole comunità lungo la costa e nelle campagne9.
Una conferma in tal senso è costituita dai ritrovamenti di Rimini dove la presenza di uno stanziamento stabile precedente alla fondazione della colonia latina nel 268 a.C. è documentata dalla presenza di abitazioni a struttura lignea negli scavi di Palazzo Masssani e dalla serie monetale in aes grave con testa di Gallo, assimilabile ad altre monetazioni adriatiche di zecche locali collegate con gli interessi politici e commerciali di Roma10.
In particolare per quanto riguarda lo scavo di Palazzo Massani si tratta della costruzione di un
3 “Territorio di proprietà della civitas al cui sfruttamemto sono ammessi i cittadini romani secondo forme diverse, in
relazione alle varie categorie in cui si suddivide tale ager” Capogrossi Colognesi 2002: 293.
4 Per la problematica sulla data di fondazione sulla base delle fonti scritte si veda il capitolo precedente e il capitolo 3. Bandelli 2002: 21-53.
5 Bandelli 2005: 18; Bertrand 2013. 6 Bandelli 2005: 17; Sisani 2007. 7 Sisani 2013: 9-15.
8 Hermon 2001: 220-229. 9 Ortalli, Emilia Archeologica
(http://www.viaemiliaedintorni.it/opencms/export/sites/default/progettoViaEmilia/FileViaEmilia/ortalli.pdf) 10 Ercolani Cocchi, Ortalli 2012: 357-378.
grande edificio ligneo di forma rettangolare, databile sulla base della sequenza stratigrafica e dei materiali associati al secondo ventennio del III sec. a.C. (fase II della sequenza relativa dello scavo). Realizzato sullo spianamento di precedenti edifici abitativi di modesto impianto con tecniche costruttive di tradizione protostorica (metà del IV – inizi del III sec. a.C.), l'edificio ligneo era fronteggiato da un battuto stradale e presentava più ambienti disposti attorno a un cortile acciottolato con canalette laterizie di scarico. É inoltre interessante notare sotto il profilo urbanistico come il perimetrale dell'abitazione e il battuto stradale corrispondano rispettivamente ai limiti dell'isolato e al cardo maximus della successiva colonia, messi in luce nei livelli insediativi posteriori.
A questa fase precoloniale seguì infatti la rimozione e bonifica delle strutture dell'edificio ligneo e la preparazione dell'area per la disposizione e l'insediamento della colonia con l'estensivo rialzamento e livellamento dei piani di calpestio mediante riporti di terreno argilloso compatto sia nell'area privata dell'abitazione sia nella zona occupata dal battuto stradale, sopraelevato poi con ghiaia per costituire il cardo maximus della colonia. Definito fase III nella sequenza relativa l'insieme di questi interventi si data al momento di fondazione della colonia, tra il 268 a.C. e il 265 a.C. circa. Gli interventi successivi nell'area di Palazzo Massani testimoniano l'avvenuto stanziamento dei coloni con la realizzazione delle prime due abitazioni in materiali durevoli e la loro frequentazione (fasi IV, V – metà III – metà II sec. a.C.) e un successivo cambiamento nell'organizzazione degli spazi con la costruzione di tre nuovi edifici a seguito della demolizione dei precedenti (fase VI, entro la metà del II sec. a.C.)11.
La seconda importante testimonianza di una frequentazione precoloniale proveniente da Rimini è invece legata agli scavi condotti presso l'Arco di Augusto lungo il tracciato delle mura coloniali. Oltre a chiarire l'originaria conformazione dell'opera difensiva, le indagini hanno portato al ritrovamento nel terreno di rincalzo delle fondazioni della cinta dei resti di un emischeletro di cane immolato associato a tre monete. Oltre a sottolineare la sfera di religiosità alla base dell'azione rituale volta a consacrare e proteggere l'opera difensiva, l'importanza di tale ritrovamento risiede anche nella stessa tipologia delle monete. Si tratta di una semiuncia della serie fusa con testa di Gallo e di due esemplari della serie coniata riminese con legenda ARIMN, che sulla base dello studio numismatico sono da attribuirsi a elementi romani in una fase precedente alla fondazione della colonia per quanto concerne la serie fusa e ai coloni del 268 a.C. per la serie coniata12.
Grazie a queste scoperte si concretizza l'ipotesi già da tempo avanzata dagli storici della presenza di un precoce presidio alla foce del Marecchia, un conciliabulum, costituito dopo la sottomissione dei
11 Ortalli 2001: 25-58. 12 Ortalli Ercolani 2012.
Galli Senoni nel 283 a.C.13 e che dovette dunque precedere di una quindicina d'anni la fondazione
della colonia per la quale avrà costituito in qualche misura il nucleo generatore14.
Con la deduzione della colonia latina di Ariminum, la prima ufficialmente costituita dal Senato nella Galla Cisalpina, venne giuridicamente sancito il dominio romano al confine settentrionale dell'ager
Gallicus, anticipato da queste prime forme coloniarie legate a iniziative autonome prive di una
determinata direttiva politica di Roma. Il processo di colonizzazione continuò non solo in corrispondenza dei futuri centri urbani ma prese forma anche nel territorio con i primi nuclei di insediamento.
In tale senso le recenti indagini archeologiche condotte a Cattolica per la costruzione della nuova darsena hanno messo in luce i resti di una grande vasca destinata alla decantazione dell'argilla, riempita di una notevole quantità di frammenti ceramici, in particolare anfore e ceramiche comuni, probabilmente lo scarico dell'ultima fase di un complesso produttivo15. Lo studio dei reperti e dei
dati stratigrafici ha permesso di datare l'impianto a un periodo non successivo alla metà del III secolo a.C.16.
Il ritrovamento di Cattolica testimonia dunque un precoce sfruttamento agricolo precedente al 232 a.C. e alla Lex Flaminia da intendersi come una precolonizzazione del territorio. Tale insediamento avrà avuto un punto di riferimento nella colonia di Ariminum, che insieme alla colonia di Sena costituiva uno dei due baricentri “ufficiali” della colonizzazione romana in questo periodo17. Tracce
archeologiche di presenze precoloniali sono state individuate anche nei siti e nei territori di pertinenza dei successivi centri di Sena Gallica, Pisaurum, Aesis, Fanum Fortunae e Suasa18.
Questi ritrovamenti, che verranno analizzati nel dettaglio nella seconda parte della presente ricerca, tra i quali in particolare il corpus delle iscrizioni legate al lucus Pisaurensis19, come i dati finora
descritti provenienti da Rimini e Cattolica, pongono a livello generale un problema di definizione giuridico-amministrativa dei primi insediamenti e, nello specifico, inducono a un chiarimento nell'utilizzo del termine “precoloniali”20.
Due sono le ipotesi finora avanzate per la definizione di queste prime forme di occupazione dell'ager Gallicus: da un lato l'ipotesi avanzata da G. Bandelli che descrive questo fenomeno come
13 Susini 1973: 23; Bandelli 1988: 6. 14 Ercolani Cocchi, Ortalli 2012: 361. 15 Stoppioni 2008; Mazzeo 2014: 238-239.
16 Per un'analisi dettagliata del materiale ceramico si veda il capitolo 12. La datazione dello scarico viene garantita dal dato stratigrafico dal momento che “lo scarico era unitario ed era sigillato da un livello che riceveva il terminus
post quem da un aes grave di Ariminum databile alla metà del III secolo a.C., datazione confermata dallo studio dei reperti” Mazzeo 2014: 239.
17 Malnati 2008: 21-30. 18 Mazzeo 2014: 223-257.
19 Coarelli 2000; Bandelli 2005; Sisani 2007. 20 Cfr. capitoli 11-13.
occupatio, dall'altro la recente ricostruzione proposta da S. Sisani che riconduce queste prime
frequentazioni a distribuzioni viritane21.
In entrambi i casi si intende fenomeni di colonizzazione avvenuti in un territorio di pertinenza diretta dello stato romano ovvero ager publicus populi Romani.
Nel primo caso, con il termine occupatio vengono descritte queste prime frequentazioni come immigrazioni libere a cui segue lo stanziamento e l'occupazione di estensioni territoriali non riservate alle fondazioni coloniarie, ovvero di quella parte di territorio strappato ai Galli Senoni che non attribuito alle colonie manteneva lo statuto di ager publicus22. In questa fase si tratta dunque
delle tracce degli insediamenti di cives Romani e di socii fuori delle colonie di Sena Gallica e
Ariminum. A testimoniare la loro presenza vengono prese in considerazione dall'autore le poche
iscrizioni collocabili nel periodo iniziale, dal momento che “manufatti provenienti da regioni della
confederazione romano-latino-italica, nulla di sicuro” possono dire “sull'origine e sulla condizione giuridica degli acquirenti”23.
La ricostruzione proposta da Sisani per l'Umbria e l'ager Gallicus sottolinea invece l'importanza delle fonti archeologiche, pur nella difficoltà di riconoscere e interpretare le tracce della colonizzazione in assenza di fondazioni coloniarie, individuando negli ex-voto fittili il fossile guida per l'identificazione della presenza di coloni romani. Il riconoscimento di questi elementi in associazione alle altre classi di reperti archeologici, in particolare ceramici (ceramica a vernice nera, anfore greco-italiche), legati a produzioni di area laziale, permette infatti di definire le zone toccate dalla colonizzazione romana, come nel caso della Sabina ricordato dall'autore, dove gli ex-voto fittili compaiono nelle stipi votive delle colonie e delle aree soggette a deduzioni viritane24.
Partendo da questa base Sisani, integrando i dati archeologici a disposizione con documenti epigrafici e considerazioni storico-topografiche, individua distribuzioni viritane all'interno dell'ager
Gallicus già nel 284 a.C., legate alla figura di Manio Curio Dentato, nell'area di Pesaro e Suasa25.
Da una prima analisi delle due posizioni è chiaro che se in entrambi i casi si tratta di una frequentazione caratterizzata dallo stanziamento di gruppi di individui allogeni, cives Romani o
socii, su un territorio di recente acquisizione e ridotto alla condizione di ager publicus, la differenza
consiste nella forma giuridica con la quale viene definita tale occupazione e nella sua gestione da parte di Roma. Se nel primo caso si configura come un'immigrazione libera non soggetta a controllo, nel secondo caso delle distribuzioni viritane si tratta di un processo regolato dallo stato
21 Bandelli 2005; Sisani 2007: in particolare p.224 e Tav. 18. 22 Bandelli 2005: 24.
23 Bandelli 2005: 23 e nota 86. 24 Sisani 2007: 152.
25 Sisani 2007. Per un'analisi dettagliata degli elementi disponibili a sostegno di questa ipotesi per i tre centri appena citati si vedano la seconda e la terza parte della presente ricerca.
romano e soggetto al suo diritto, dal momento che prevede un'assegnazione di terre viritim26.
La definizione giuridica di questa prima occupazione risulta dunque sostanziale per la comprensione dei tempi della colonizzazione dell'ager Gallicus e della genesi del fenomeno urbano. Come verrà evidenziato nei seguenti paragrafi esiste un netto rapporto tra forma giuridica e forme di organizzazione territoriale e dei centri abitati. Delineare le caratteristiche di questi primi insediamenti cercando possibili indicatori archeologici costituisce quindi un elemento di particolare rilevanza anche per la comprensione dell'assetto giuridico-amministrativo con cui fu gestito e organizzato il processo di colonizzazione dell'ager Gallicus.
Ulteriori difficoltà per la definizione delle prime forme di stanziamento nell'ager Gallicus di genti provenienti da Roma, e dal Lazio in generale, derivano inoltre dal loro riconoscimento quali veri e propri coloni in “avanscoperta” o semplici mercatores temporaneamente stanziati, nella quasi assenza di resti strutturali e in presenza della sola cultura materiale27.Un ruolo importante della
figura dei mercatores durante le prima fasi di frequentazione di territori di confine non ancora conquistati militarmente viene suggerita dalle fonti letterarie. Alcuni passi di Giulio Cesare ricordano per esempio la necessità di inviare nelle regioni alpine una legione e la cavalleria comandate da Servio Galba proprio per aprire il cammino che i mercanti già percorrevano attraverso le Alpi28, oppure riportano la notizia di come i nemici uccidano, in alcuni casi, i cittadini
romani che si trovano nelle loro città per motivi di commercio29.
Anche il già ricordato passo di Livio, relativo agli avvenimenti del 309-308 a.C. e al passaggio nella
Silva Cimina, può essere interpretato in tal senso30. Per sottolineare quanto fosse impenetrabile
questa selva, che fino a quel momento nessun romano aveva infatti oltrepassato, il testo liviano evidenzia che “ne mercatorum quidem” l'aveva attraversata. Questa annotazione indica come le penetrazioni commerciali fossero una forma della penetrazione romana, la quale non era affidata unicamente alle armi e in alcuni casi poteva precedere la stessa conquista militare o rimanere l'unica forma della presenza romana in un determinato territorio31.
L'esistenza di flussi commerciali e di opportunità economiche caratterizza infatti il mondo ellenistico e la penisola italica tra IV e III secolo a.C, portando allo spostamento di gruppi o di
26 Cfr. paragrafo 2.7. Capogrossi Colognesi 2012: 211.
27 Sulla possibilità di riconoscere l'arrivo dei primi coloni sulla base della cultura materiale, in particolare della ceramica da fuoco del cosiddetto “servizio” laziale, e del concetto di conservatorismo delle pratiche alimentari si veda il capitolo 12 e Mazzeo 2014: 223-242.
28 Caes., BG 3, 1: “Causa mittendi fuit quod iter per Alpes, quo magno cum periculo magnisque cum portoriis
mercatores ire consueverant, patefieri volebat”.
29 Caes., BG 7, 3 e 7, 42: “…qui (i cittadini romani) negotiandi causa ibi (nella città) constiterant…”.
30 Liv., IX, 36, 1: "magis tum invia atque horrenda quam nuper fuere Germanici saltus, nulli ad eam diem ne
mercatorum quidem adita”.
singoli artigiani in cerca di fortuna32.
In tal senso un importante ruolo aggregativo durante le prime fasi di occupazione del territorio, forse in alcuni casi precedente alla vera e propria colonizzazione da parte di Roma, è costituito dai luoghi di culto e dai santuari, in certi contesti direttamente connessi con le successive sedi coloniali.